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Sei soltanto un treppiedi !

treppiedi

Metto qui a beneficio di tutti, anche mio, non una recensione di uno specifico prodotto, ma solamente la sintesi delle mie avventure treppiedistiche raccolte in quasi 25 anni di pellegrinaggio fotografico. Io non fotografo in studio, ma fuori in "campagna", con ogni meteo possibile. Insomma quando posso esco e becco quel che c'è. E il treppiedi fin dall'inizio è stato uno strumento necessario. Spesso mi sono state poste domande su questo argomento. Gli interessati hanno ricevuto risposte "fluviali", tuttavia sono convinto di non essere mai stato veramente esaustivo. Ho visto poi tanta gente commettere gli stessi errori che ho commesso io prima di loro e mi spiace rimanere lì come un babbeo e non poter dire nulla. Quindi ecco qua una sorta di taccuino degli appunti, una raccolta di riflessioni utili o inutili non so, a voi il giudizio. Certamente io non sono stato baciato in fronte dalla dea della Verità (!!), quindi questa mia va presa come una informazione utile a fare riflettere e magari ad aiutare nella scelta. Le mie, di scelte, sono tutte qui e non me ne rimangio neanche una!
Tutte le attrezzature illustrate in questo post sono quelle che uso normalmente; alcuni di questi oggetti, essendo un po' datati, non sono più in commercio, ma ho verificato che i produttori in oggetto non hanno veramente dismesso questi strumenti, li hanno solo rimodernati e ringiovaniti.




Perché uno Stativo? Pesa un accidente ed è grosso
Oggi sono in molti a considerare il treppiede come un accessorio. Peccato che l'essere umano non è una statua del Canova e la prima causa di perdita di definizione di un'immagine fotografica è dovuta al mosso/micro-mosso. E poi, perché non sfruttare tutti tempi di otturazione offerti dalla tendine della nostra bella reflex, lasciandoci condurre nell'imprevedibile realtà delle lunghe esposizioni e nella vertigine della profondità di campo estesa all'infinito? Beh ci serve un bel treppiede. A seguire un paio di esempi dove senza un treppiede la foto, semplicemente, non si fa.

Immagine Allegata: 23_PLS_0417.jpg
Nikon D700, Nikon AF-s 17-35/2.8 Gitzo GT3541LS testa Arca B1, polarizzatore


Immagine Allegata: 02_0058.jpg
Minolta X700, Minolta MD 20/2.8 Ilfochrome 100 Manfrotto 055 testa Manfrotto 168


Immagine Allegata: 24_CAN_0852.jpg

Nikon D700, Nikon AF-s 200-400/4 @ 400 Gitzo GT3541LS testa Arca B1, cappello (*)


Immagine Allegata: 24_PLS_0108.jpg
Nikon D3 e Nikon AF-S 600/4 VR Gitzo GT5541LS testa PC74N: 1/20 f/4 ISO 1600 VR ON normal.

Immagine Allegata: 23_ITA_0059.jpg
Nikon D3 e Nikon AF-S 24-70/2.8 + polarizzatore
Gitzo GT5541LS testa Arca B1g prima che me li ciulassero.

(*) vedi Tips on Tripod


Quale treppiede? Ce ne sono mille mila in commercio!
Sì, ce ne sono proprio tanti, oggi più di ieri, e di ottima qualità. Ma attenzione! Ci sono anche delle costruzioni che millantano un credito eccessivo!

Quali caratteristiche per un buon treppiede?
Quanto pesa la mia macchina fotografica? E' questa la vera domanda. Lo stativo giusto non può prescindere dalla fotocamera che deve sorreggere. Assunto questo, però, ci sono dei particolari che possono fare la differenza, delle banalità? Non so, io le metto qui.
  • Colonna centrale: di solito è presente e può essere utile. E' importante però che il sistema di serraggio sia bello robusto e non introduca "giochi" dannosi alla stabilità dell'insieme.
  • Chiusura delle gambe: qualsiasi sia la soluzione adottata dal costruttore è bene che il serraggio sia solido e pratico. Se si riesce ad aprire e estrarre una sezione di gamba con una mano sola allora è un buon sistema.
  • Altezza massima del treppiede: non serve che porti la fotocamera fino al nostro occhio, possiamo fare lo sforzo e abbassare noi la capoccia quel tanto che basta.
  • Numero di sezioni per gamba: 4 è il limite, ma 3 è meglio. Oltre a 4 sezioni siamo davanti ad un generatore armonico di oscillazioni spontanee.
  • Altezza minima del treppiede cioè massima apertura delle gambe: più si possono allargare le gambe, meglio è; conviene anche osservare quante tacche di posizionamento nell'angolo d'apertura sono disponibili. Più ce ne sono, meglio è.
  • Dimensione da chiuso: dobbiamo portarlo a spasso: se è un mastodonte, sarà ben dura. La misura ideale è quella del nostro zaino da montagna preferito, chissà come mai.
Manfrotto l'alluminio e la fotografia.
La bella sviolinata che segue la faccio volentieri per i Manfrotto in Alluminio. Perché, secondo me, Manfrotto questo sa fare ed è con questo materiale che ha sbaragliato (anzi: rilevato!) la concorrenza. Per intenderci: non credo proprio che Manfrotto sarebbe arrivata dove è oggi con i 190 e 055 Carbon. Sono sì più leggeri dei corrispettivi in alluminio, ma altrettanto meno stabili. Allora tanto vale cercare altrove. I treppiedi Manfrotto, invece, realizzati in alluminio anodizzato e/o verniciato a polvere, sono delle realizzazioni estremamente valide. Dalla serie economica a quella più "impegnativa", questi stativi sono solidissimi e molto stabili, temono poco gli agenti atmosferici, risultando degli strumenti efficienti anche dopo diversi anni di uso ed abuso. Qui ci sono in bella mostra i miei gloriosi "vecchietti".

Immagine Allegata: 24_VAR_0166-167.jpg

Io ho fotografato con le serie 055, 190 e 475 (con colonna a cremagliera). Lo 055 è, a parer mio, il principe degli stativi Manfrotto per il 35mm. In grado di gestire pesi ragguardevoli, fino a 4Kg se abbinato ad una buona testa, ha dalla sua una colonna rapida modulare, un peso non eccessivo e una versatilità nel posizionamento seconda a nessuno. Sul mio 055 ho apportato una modifica. Ho accorciato parte della colonna centrale, in modo da non creare impiccio, sotto la crociera, durante gli appostamenti con il treppiede a gambe divaricate. La nuova versione dello 055 classic è stata migliorata proprio nel blocco della colonna. Esistono altre versioni dello 055, anche un po' più complicate, ma la sostanza non cambia di molto.


Immagine Allegata: MaxAquila_055.jpg
Max ha una predilezione, che io condivido, per questo riuscitissimo treppiede di manfrotto

Immagine Allegata: 24_VAR_0170-176.jpg
Smontaggio colonna e inversione della medesima: va che bello.

Immagine Allegata: 22_LAP_0984.jpg
055 in appostamento finlandese.

Il Manfrotto 190 è un modello più piccino e quindi più debole, ma, pesando decisamente meno, diventa un compagno di escursione non troppo invadente. Ho verificato che è possibile impiegarlo con focali lunghe fino a 300 mm e pesi prossimi ai 5kg. Anche sul 190 la sega da ferro ha avuto buon uso, riducendolo ad una versione Short ... sì, perché nel 1994 Manfrotto non aveva ancora introdotto la serie corta e io li ho anticipati. Così il 190 è più pratico per trasporto a zaino e con questo assetto mi ha accompagnato su e giù per le montagne di casa e per altre montagne un po' più lontane. Non solo: per una particolare esigenza di "immersione" al 190 ho sostituito tutta la viteria di serie con viti inox. Questo mi consente di immergerlo completamente senza alcun pensiero.

Immagine Allegata: 20_DEV_0688.jpg
Il 190 in alta valle.

Questi interventi CUSTOM li ho potuti realizzare solo grazie alla caratteristica di completa "smontabilità" che solo Manfrotto offre. I Manfrotto alla fin fine sono degli strumenti "rustici" e non richiedono molta attenzione nell'uso quotidiano. Il mio 055 è stato investito da un'automobile (gli è passata sopra) riportando solo qualche graffio; il 190 è caduto in una pozza di marea, l'ho sciacquato in acqua dolce ed è tornato come prima. Entrambi i treppiedi hanno affrontato un po' di tutto, dalla neve alle sabbie costiere, dal fango all'immersione totale in acque non proprio cristalline, e dopo tanti anni sono ancora qui pronti all'uso e al 100% delle loro possibilità.



Gitzo: la differenza c'è e si vede.
Da felice utilizzatore di treppiedi Manfrotto per anni ho guardato ai Gitzo come si guarda a un oggetto di lusso, tanto bello quanto inutile. A spingermi verso il sistema Gitzo in verità è stato il Nikon Ais 600/4 con la sue masse aggettanti. Per ottenere la ricercata stabilità inizialmente ho fatto ricorso ad un possente Studex G5 armato di testa Arca Swiss B1g. I quasi 7kg di stativo sono una bella sfida per il trasporto. Diversi strappi ai tricipiti e dolorosi crampi ai muscoli addominali mi hanno fatto decidere per il Carbonio. Rimpiango di non aver fatto prima questa scelta!! Quante foto non ho scattato perché il treppiede era rimasto in macchina, a casa o nel garage! Adesso è sempre con me, adesso bastano i soli 2,5 Kg scarsi del Gitzo GT3541LS + Arca B1 per fotografare di tutto, montandoci sopra quasi tutto! Infine una considerazione: i Gitzo in carbonio costano cari, ma anche le nostre macchine e i nostri obiettivi sono dolorosamente costosi. Proprio sul supporto alla nostra attrezzatura ci vengono le "braccine corte"?

Immagine Allegata: 24_VAR_0157.jpg
Gitzo Sytematic in carbonio.

La modularità della serie Gitzo Systematic (sia in alluminio che in carbonio) è allo stato attuale insuperata. Poter asportare la colonna centrale è molto utile in quanto consente di posizionare il punto di attacco testa esattamente al centro della crociera gambe e non, come sui Manfrotto, sollevato due - tre centimetri più in alto. In questo modo Gitzo permette di eliminare una "cerniera", punto di blocco della colonna centrale, che è generatore di micro movimenti dannosissimi, e inoltre di annullare ulteriori amplificazioni delle vibrazioni dovute ad un inutile "braccio aggiuntivo" di sollevamento.

Immagine Allegata: 24_VAR_0163.jpg
Attacchi testa a confronto: Gitzo versus Manfrotti, una gara in famiglia.

In luogo della colonna centrale o del piattello è possibile inserire un adattatore per teste a culla sferiche tipiche del settore cine. Gitzo propone infine anche un tipo di testa semisferica che si incastra nel vano piattello e consente il massimo della stabilità. Questo tipo di soluzione è adottata da Berlebach sui più grossi treppiedi in legno; però dati i costi, non minimali, i pesi e gli ingombri ad essi ho preferito di gran lunga la serie Gitzo Systematic in carbonio.

Peculiarità distintiva Gitzo è il serraggio gambe. Mentre Manfrotto si è affidata da sempre in soluzioni a chiavetta, Gitzo ha utilizzato ghiere di chiusura coassiali alla gamba. I detrattori di questa soluzione osservano che questo tipo di chiusura può essere danneggiata da infiltrazioni di granelli di sabbia che si possono incastrare nelle filettature. Non nego che sia opportuno un minimo di attenzione, ma quanto vale in termini di ingombro la scelta Gitzo!!

Immagine Allegata: 24_SAR_0622.jpg
L'ombra mia e del GT3541LS sulle dune di Piscinas in Iglesiente.

Immagine Allegata: 23_GRP_0638.jpg
Valerio con GT3541LS a prender freddo al Nivolet in Dicembre

Immagine Allegata: Silvio_G4.jpg
Silvio (Wendigo) e il solidissimo Gitzo Studex G4 con testa video Manfrotto.
Un assetto di stabilità estrema per il Nikon 200/4 micro!

Un appunto sulle nuove tendenze Gitzo. Gitzo nel 2012 ha rimodernato la sua serie Systematic. Le innovazioni introdotte sono di poco conto, ma non sono nella direzione di un effettivo miglioramento, anzi. Gitzo ha ridisegnato la crociera facendola bella "spigolosa". Si vede che i bordi arrotondati della serie precedente avevano una linea un po' antiquata. Questa nuova modernissima forma farà parlare i molti fotografi che si procureranno qualche livido in più urtando queste stilose puntute curve. E' stata poi aggiunta una chiavetta per lo sgancio del piattello: una cosa che mi lascia veramente perplesso. Ma in Gitzo credono che siamo lì ogni 5 minuti a togliere e rimettere la colonna centrale? O credono che chi si porta sulle spalle un treppiede in carbonio si porti appresso anche colonna centrale e piattello sostitutivo? E se anche lo facesse, quale guasto gli arrecherebbe infilarsi in tasca la chiave torques Gitzo da 7 grammi (è nella scatola del treppiede)? In compenso adesso con un colpetto ben assestato, e ovviamente involontario, è possibile allentare la ganascia della crociera e tanti auguri!! Bah, beata fantasia! Io ho fatto appena a tempo a procurarmi l'ultimo GT5541LS in magazzino, in sostituzione di quello che mi è stato rubato dal baule dell'automobile.



Ora è opportuno fare una comparazione sintetica dei ferri descritti. Qui riporto una tabellina nella quale per ogni stativo è indicato il peso del cavalletto + testa e il carico massimo (come peso e Lunghezza Focale) con cui ho realizzato con successo riprese in posa B. Chiaramente tali riprese sono state effettuate con scatto a filo e mirror up, con cavalletto aperto all'altezza ottimale e su terreno solido non sdrucciolevole.


Stativo: Gitzo Studex G5 + colonna G526 + testa Photo Clam PC74N oppure Arca Swiss B1g.
PESO: 8,0 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 600mm =< 10kg

Stativo: Gitzo Studex G5 senza colonna + testa Photo Clam PC74N oppure Arca Swiss B1g.
PESO: 6,5 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 600mm anche << 10kg

Stativo: Gitzo GT5541LS senza colonna testa Photo Clam PC74N oppure Arca Swiss B1g.
PESO: 4,5 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 600mm fino a 10kg

Stativo: Gitzo GT3541LS senza colonna + testa Arca Swiss B1.
PESO: 2,5 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 400mm fino a 6-7Kg

Stativo: Manfrotto 055 Classic + testa Arca Swiss B1.
PESO: 3,3 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 400mm fino a 5Kg

Stativo: Manfrotto 190 short + testa Benro KS0.
PESO: 1,9 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 300mm fino a 4Kg

Sono ovviamente dati parecchio empirici, ma ottenuti sul campo. Mettimaola così, questi sono gli assetti che mi garantiscono di portare a casa la foto.


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La testa, no, non perdiamola!
A chi è arrivato a leggere fin qui si sarà accorto che parlo solo di teste a sfera, per la precisione Arca Swiss. Uno stativo può essere valutato solo in abbinamento ad una testa, che è una parte delicata e nevralgica delle capacità di ancoraggio di uno stativo. Le teste a 3 movimenti sono molto diffuse, ma non sono in grado di fornire la stabilità offerta da una buona testa a sfera, oltre a non essere altrettanto pratiche nelle regolazioni di posizionamento. Poi la forma compatta delle teste a sfera, senza pomoli e leve che sporgono, le rende praticissime per il trasporto. Detto questo, quali teste a sfera? Ce ne sono un milione e mezzo. La svizzera Arca Swiss è stata capace di progettare delle teste in grado di reggere i pesanti banchi ottici. Nell'uso delle macchine a corpi mobili è necessaria una assoluta immobilità dei serraggi di regolazione. Con questo vincolo stringente Arca Swiss sviluppò la Monoball creando uno standard copiato a più non posso da tantissimi costruttori. Oggi ci sono diversi produttori in grado di offrire oggetti equivalenti alla Arca Monoball. Nessuno di questi però è a buon mercato. Quindi da italiano e vicino di casa della comunità elvetica, tendo a preferire sempre e comunque l'originale, salvo casi di estrema necessità.

Immagine Allegata: 24_VAR_0145.jpg
Collezione di teste.

Qualcuno mi ha dato del matto per il mio modo di utilizzare la testa a sfera nell'impiego con i grossi teleobiettivi. L'osservazione che viene spesso mossa nei confronti delle teste a sfera è il rischio di caduta laterale. La sfera libera di muoversi non ha una direzione privilegiata di movimento, quindi può succedere che spostamenti laterali del baricentro dell'apparecchiatura fotografica conducano alla "caduta" su un fianco. Io rispondo solo che è una questione di abitudine e di testa utilizzata. Le teste a sfera ben costruite hanno una regolazione fine della frizione di serraggio e questo aiuta a limitare il rischio di crollo. Con le Arca il movimento laterale è inoltre frizionato maggiormente rispetto al movimento frontale (la sfera Arca non è proprio sferica). Ciò nonostante un rischio latente permane, specialmente se si lascia la sfera non serrata o pochissimo frizionata, ma io preferisco fare un po' di attenzione pur di conservare tutti gli altri vantaggi offerti da questi dispositivi.

Cosa chiedo ad una testa a sfera?
Delle molte teste a sfera oggi in commercio sono poche quelle che effettivamente garantiscono ottimi risultati in termini di manovrabilità e stabilizzazione. Punti salienti per una disamina generica possono essere i seguenti.
  • Dimensione della sfera: più è grossa, meglio è. Sfera piccola significa poca superficie di contatto con le ganasce di frenatura, quindi riduzione del carico massimo bloccabile.
  • Modularità della frizione: poter allungare a proprio piacimento l'escursione del serraggio della manopola principale è molto utile specialmente nel caso di carichi pesanti. Con i lunghi tele, ad esempio, è comodissimo poter manovrare la forza di serraggio con movimenti sostanziosi e non micrometrici (non riesco a spiegarlo meglio).
  • Altezza della testa: una testa molto alta riduce le capacità di stabilizzazione, quindi più il profilo è basso maggiore sarà il potere di smorzamento vibrazioni.
  • Sgancio rapido: è una faccenda molto soggettiva. Io mi trovo molto bene con le piastre in alluminio a coda di rondine Arca Swiss style di fabbricazione Wimberley e Acratech. In passato ho usato le Manfrotto sia le esagonali che le più piccole rettangolari, entrambe a sgancio rapido. A malincuore le ho abbandonate per le Arca. Dopo tanti anni di uso devo dire che le piastre Arca sono un po' più stabili e più pratiche, infatti hanno un profilo molto sottile e non impacciano l'attrezzatura. Le lascio montate sulle macchine e me ne dimentico.
  • Leve e pomelli di serraggio: escludendo il pomolo di rotazione orizzontale, ho notato che molti produttori muniscono le loro sfere di 2 distinti pomelli di serraggio: uno per la regolazione della frizione ed un secondo per lo sblocco della sfera. In pratica su queste teste risultano due pomoli di sblocco: uno fine e uno grossolano, e si finirà per utilizzare solo il secondo. Le Arca hanno un solo pomolo e su di esso vi è una regolazione della corsa della frizione. Con una sola manopola è difficile sbagliarsi e, senza guardare si impara rapidamente a governare la testa a sfera, capacità utilissima con i lunghi teleobiettivi.
  • Carico massimo: un buon costruttore deve fornire questo dato. Con esso si deve intendere il peso limite che una testa a sfera riesce a mantenere bloccato in posizione. Le Arca Swiss Monoball hanno dei dati di targa impressionanti ... e li confermo tutti.
  • Materiale di costruzione: il cuore di questo tipo di teste è la sfera. Tutte le migliori teste montano sfere di alluminio o di lega di alluminio, anodizzate quindi maggiormente irrobustite e pronte a resistere agli agenti atmosferici e alle infiltrazioni di zozzo!!
Le teste a Culla. Da diversi anni vanno molto forte le teste a culla. Introdotte sul mercato dall'americana Wimberley, si sono diffuse rapidamente con il diffondersi di supertele dall'autofocus super veloce. E' doveroso citare l'italiana Photoseiki, produttore di una molto apprezzata testa a culla molto leggera. In effetti la testa a culla offre una mobilità insuperabile, utilissima nell'inseguimento di soggetti in rapido movimento. Per contro queste teste sono molto ingombranti e hanno poca utilità per riprese con focali corte, cioè quando siamo costretti a montare la fotocamera al treppiedi! Io di "legna verde" a spasso me ne porto sempre troppa, ma sta volta ho detto NO. Già ho con me treppiede e testa a sfera. Si vede che non sono stato il solo a ragionare così, perché Wimberley ha prodotto un adattatore Side kick che trasforma una buona testa a sfera in una valida testa a culla! Due al prezzo di una e mezzo (sigh).

Immagine Allegata: 24_VAR_0162.jpg Immagine Allegata: 24_VAR_0156.jpg
La Photo Clam PC74N in versione "nature" e "trasformer"


Qualche nome, un po' di pubblicità a gratis.
Certo di fare torto a qualcuno e piacere a qualcun altro, metto qui qualche nome per fare un po' di web-letteratura. Tutti i modelli seguenti sono disponibili con morsetto compatibile Arca Swiss style; del resto soluzione che funziona non si cambia, ci si adegua e si copia. Nel seguente elenco faccio esplicitamente riferimento di paragone con i prodotti Arca Swiss che sono al momento ancora un riferimento assoluto.
  • Arca Swiss: gli inventori della testa a sfera per fotografia hanno recentemente rinnovato il panorama della loro produzione. I modelli Z1 però sono i veri eredi delle B1 Monoball.
  • Linhof: come Arca Swiss la Linhof è famosa per la realizzazione di macchine a corpi mobili e come Arca ha sviluppato una serie di teste a sfera per supportare le sue magnifiche folding e i banchi. Le teste Linhof anno un profilo forse un pelo più alto di altre realizzazioni, ma sono oggetti di grande qualità costruttiva e funzionale.
  • Graf StudioBall: è una testa poderosa adatta a mille utilizzi. Una via di mezzo tra le Arca B1 e B1g. Ha una grossa leva di serraggio che non mi entusiasma, ma rimane un oggetto di grande interesse.
  • FLM: questi qui non scherzano. Le teste FLM sono molto robuste e apprezzate. Sono una vera alternativa alle Arca B1 (Z1).
  • Acratech: costruttore americano innovativo, si fregia di produrre le teste a sfera più leggere sul mercato. In grado di competere con Arca swiss e la sua serie B1 (Z1), non ha purtroppo in produzione nulla che si avvicini alla mastodontica e robustissima B1g.
  • Really Right Stuff: questi americani hanno fatto una religione delle teste a sfera. Profilo bassissimo e qualità costruttiva eccezionale. Purtroppo come per Acratech non hanno in produzione un modello comparabile alla B1g di Arca.
  • Kirk Enterprises: non è l'astronave di Star trek, ma un altro produttore americano che fabbrica due ottime teste a sfera. La più grossa è equivalente alla Arca B1. Kirk è famosa anche per i suoi piattelli dedicati, sculture anatomiche disegnate per ogni specifica marca - modello di corpo macchina. Il morsetto è simile al classic di Arca, ma in più include due livelle a bolla. Sono molto comode!
  • Burzinski: costruttore artigianale polacco (mi pare), realizza una semisfera imbrigliata tra due ganasce, la cui scocca si avvita al cavalletto come una normalissima testa a sfera. Indicata per i lunghi teleobiettivi, ha un profilo bassissimo, ma non consente riprese verticali con la fotocamera montata direttamente alla testa. Per questa applicazione occorre ricorrere ad un L-brachet!! Onestamente, se avessi da gestire un 300-800/5.6 Sigma o il vecchio 800/5.6 Ais Nikon, un pensierino ce lo farei.
  • Novoflex: ha un modello a sfera grande di notevole qualità e notevolissimo costo. Da non confondersi con la testa a sfera a joystic: quella neanche se me la tirassero dietro (che può pure fare male).
  • Markins: comincia con questo nome la sequela di liberi costruttori che si sono "ispirati" alle soluzioni Arca swiss. Markins produce una testa a sfera assolutamente equivalete alla B1 Arca. Costa qualcosa meno, ma garantisce la stessa prestazione e durata (così dicono).
  • Feisol: realizzano una serie di teste a sfera in in linea con le costruzioni Arca Swiss, proponendo però delle varianti abbastanza interessanti. Non ho mai avuto il piacere di maneggairne una, ma ci sono andato molto vicino. Poi però ho preferito rivolgermi al costruttore che segue.
  • Photo Clam: i miei salvatori. Questo produttore coreano ha un catalogo di teste sfera invidiabile. Dal modello piccolo piccolo al mastodonte, sono assolutamente simili alle Arca B1 Monoball. Allo stato attuale questo è l'unico costruttore che propone una testa a sfera equivalente alla B1g di Arca Swiss, la PC74N. Il morsetto rapido di Photo Clam è identico a quello di Kirk: si vede che in Corea hanno studiato bene la concorrenza prendendo il meglio da tutti. Questa scelta fa sì che Photo Clam non sia un produttore a buon mercato!
  • Benro, Induro e i Cinesi in genere: Questo è un capitolo a parte. L'entrata in scena delle produzioni cinesi ha creato qualche scompiglio. Le loro produzioni sono di buona qualità e di vario dimensionamento. Hanno il serraggio sfera a due pomoli assolutamente confondibili (!). Il costo vantaggioso non tragga d'inganno, la qualità costruttiva non è paragonabile a qualunque dei precedenti fabbricanti, quindi per quello che si compra ... si spende troppo. Temo però che il prezzo che arriva a noi occidentali sia aggravato notevolmente da ricarichi di "distribuzione".
  • E Gitzo e Manfrotto?: producono anch'essi una certa sequela di buone teste a sfera. Sono costruzioni anche di pregio, e dal costo non irrilevante. Ciò nonostante secondo il mio parere non sono comparabili alle costruzioni sopra elencate (cinesi a parte). Già a partire dalla scelta dei piattelli a sgancio rapido a Bassano del Grappa farebbero bene a farsene una ragione: l'attacco Arca Swiss style è più pratico! Per il resto negli ultimi venti anni hanno rivoluzionato di continuo la loro proposta di teste a sfera. Prima erano cromate, poi in materiale plastico quindi in alluminio con frizione fluidodinamica. Tutta questa "evoluzione" a me ha fatto capire una cosa sola: che in Manfrotto, sul fronte teste a sfera, le idee sono ancora un po' confuse.
Immagine Allegata: 24_VAR_0165.jpg
Questi sono i miei ancoraggi preferiti.

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Tips on tripod: qualche trucco, da conoscere.
Su come usare un treppiede. Non estenderlo fino alla lunghezza massima e se possibile agganciare qualche peso aggiuntivo (la borsa foto) alla crociera, sono le due accortezze principali per ottimizzare la stabilità del treppiedi. Non si dice mai nulla però su dove lo si piazza. Sembra una banalità, ma è frustrante trovarsi nel punto apparentemente migliore, piazzare tutto il necessario, sedersi dietro al nostro teleobiettivo e solo allora scoprire che tutto il il sistema ottico oscilla e vibra come un budino per via della gamba di sinistra del treppiede che è infilata in un bel cuscino di muschio!

Immagine Allegata: 22_LAP_0531.jpg
055 on the rocks

Torcicollo. Un modo per sapere se un treppiede è bello solido è la prova torsione. Apritelo all'altezza che vi è più congeniale e mettetelo in posizione su un terreno solido e non scivoloso; quindi impugnate la crociera, dove si avvita la testa, ed imprimete una torsione progressiva orizzontale. Tanto meno fletterà sotto la vostra azione manuale, tanto più quel treppiede vi darà garanzia di stabilità.

Immagine Allegata: 24_VAR_0179.jpg
Torsione

Il Cappello, il teleobiettivo e la posa B. Si sa che con i lunghi tele è tanto più difficile ottenere immagini incise quanto più il tempo di posa è lungo, il tutto a causa della vibrazione indotta dal ribaltamento specchio e scatto otturatore. La prima vibrazione può essere eliminata utilizzando una fotocamera con funzione di blocco specchio (M-up). La seconda no. Fortunatamente, se si utilizza un buon stativo, questa seconda vibrazione ha una durata veramente breve, è quindi necessario attendere che si concluda. Ma come? Con il cappello! Un bel cappello posto davanti, ma non in contatto, con il paraluce del tele può fungere da prima tendina otturatore. Si opera così: supponiamo che il tempo di esposizione sia di 6 secondi, si imposta un tempo leggermente maggiore tipo 8s. Quindi si pone il cappello davanti al tele, si aziona l'otturatore, si attende un secondo circa utile a fare smorzare la vibrazione della prima tendina di otturazione, e si leva il cappello. Maggiorare l'esposizione serve per dare tempo all'insieme di smorzare la vibrazione indotta dalla tendina e per darci il tempo di levare il cappello. L'esposizione terminerà da sé e non ci frega un tubo della vibrazione generata dalla seconda tendina tanto la foto è già stata esposta!

Immagine Allegata: 24_CAN_0724.jpg
il cappello aiuta ma non ce la fa a tener fermi i gabbiani!
D700 Nikon 200-400/4 @ 400 ISO 800 t:20sec f/5.6 VR Off.
treppiede Gitzo GT3541LS testa Arca Swiss B1.

Due euro e cinquanta e un po' di pazienza: bendaggi alle gambe. Da una decina d'anni (ma facciamo anche 16) va forte la copertura di neoprene per la sezione esterna delle gambe del cavalletto. In effetti specialmente nei mesi freddi, è fastidioso impugnare il treppiede, specie se di alluminio. Anche con i guanti finisce che gelano le dita. Poi se la nostra passione è fotografare nella natura prima o poi, contro rocce e tronchi, si finisce per graffiarlo, e spiace. Se inoltre il treppiedi è di un bel color alluminio brillante, è impossibile mimetizzarlo tra le frasche del bosco. Beh, il neoprene è una bella trovata, ma per me non è piacevolissimo al tatto. Ho preferito a questo materiale la bella soluzione dei soldati della Grande Guerra. Con pochi euro mi sono procurato della fettuccia verde di 2,5 cm di altezza, con cui ho avvolto le gambe dei miei treppiedi, anche di quelli in carbonio. Così la presa è più salda, il mimetismo è garantito e non mi preoccupo più di graffi e abrasioni. Ah sì, con l'acqua si bagna, ma in pochi minuti, proprio pochi, si asciuga.

Immagine Allegata: 24_VAR_0178.jpg
i colori delle fettucce sembravano tutti uguali...

Tappiamoci le gambe. Quando si immerge un treppiede nell'acqua, la sezione terminale delle gambe si allaga. E fin qui niente di che. Peccato che all'ora di tornare a casa l'acqua rimasta imprigionata nelle gambe scivolerà lentamente fuori dal treppiede, inzuppandoci i vestiti durante il trasporto, o più probabilmente colerà nel baule dell'automobile, bagnando qui e là. Per ovviare al problema è sufficiente tappare l'ultima sezione delle gambe ad entrambe le estremità, con dei tappi di plastica e un po' di silicone. Sui Manfrotto è una operazione molto semplice, si svitano tre bulloni e il gioco è fatto. Sui Gitzo invece la cosa è più delicata, ma i Gitzo hanno i piedini svitabili quindi basta rimuoverli per fare colare fuori l'acqua!

Immagine Allegata: 24_VAR_0183.jpg
stappo il tappo

Basta un disco di carta spessa. E' quello che serve per impedire alla nostra testa di svitarsi dal treppiede. Certo si può ricorrere alla vite di fermo presente sotto il piattello di attacco testa (sia Manfrotto che Gitzo ne dispongono), ma se vogliamo smontarla quando siamo in giro nei boschi (e può essere utile), dovremo avere con noi la chiave per allentare i dadi di fermo. Io preferisco usare un trucchetto che sfrutta l'attrito e la minima compressione del cartoncino leggero. Basta infatti un dischetto di carta forato nel centro, da interporre tra la testa e l'attacco treppiede, per impedire svitamenti indesiderati e consentire lo smontaggio della testa con la sola forza delle mani.

Immagine Allegata: 24_VAR_0182.jpg
Il dischetto sullo 055.


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Sicuro di avervi sfinito vi saluto e vi auguro di fare buone foto, tante buone foto. Che poi è quello che conta.

Valerio

PS
la foto che segue mi è finita dentro per errore, ma già che c'è ecco i suoi dati di targa
Nikon D3 ob Nikon AF 20/2.8 Polarizzatore. Treppiede Manfrotto 190 e testa Arca B1.
Immagine Allegata: 20_DEV_0362.jpg


91 Comments

Foto
Max Aquila
giu 08 2017 07:54
In effetti una lancia a favore del quidefinito "carciofo" 222 mi sento di spezzarla.
Non comprerei una testa a sfera con action grip come quella per riprese statiche.
La posseggo dalle riprese con fujichrome Velvia tirata a 32iso (trentadue) ed MTO 1000mm f/10 dietro le mie Nikon. O in tempi piu recenti con 400/3,5 su D2x e D300 .
Ha fatto sempre il suo degno lavoro consentendomi veloci traslazioni e repentini blocchi di inquadratura mentre contemporaneamente mettevo a fuoco a mano.
Che era il motivo della sua esistenza.

Non so se allora ci fossero altre cose migliori, ma io non la boccerei cosi radicalmente.

Est modus in rebus...

In effetti una lancia a favore del qui definito "carciofo" 222 mi sento di spezzarla.
Non comprerei una testa a sfera con action grip come quella per riprese statiche.
Ha fatto sempre il suo degno lavoro consentendomi veloci traslazioni e repentini blocchi di inquadratura mentre contemporaneamente mettevo a fuoco a mano.

per me il problema principale della 222 è la sfera piccola (34mm) in resina ed il movimento che se regolato per bloccare bene non è fluido e ben modulabile quando sganciato con la leva. se a questo aggiungiamo che è alta e pesante (quasi 800 grammi) completiamo il quadro.

 

cmq, incredibilmente il carciofo è stato venduto! :banana:

Valuta seriamente la xb52 x lo 055! A mia esperienza una boccia più grossa offre vantaggi importanti oltre ad un profilo basso che va incontro proprio alla minimizzazione del braccio crociera-asse ottico. E poi, inutile che cerchi di convincermi, prima o poi di un 70-200 et simila ne sentirai il bisogno, ma già con il 105 micro sei in zona "cesarini" quindi ... ;)

ciao,

 

sono stato per 20 anni con una tripletta 28/50/85 zeiss, adesso ho uno zoom 24-35 ed il micro 105 e già mi sono quasi pentito per gli ingombri ed i quasi 2 chili... :huh:

 

non prenderò mai nessun tele semplicemente perchè non li utilizzo nelle mie foto (viaggi, poco still-life e pochi ritratti) e perchè anche a causa di una periartrosi alle mani difficilmente riuscirei a portarmeli dietro.

 

eliminando la colonna dello 055 sono parecchio basso, (almeno 30 mm sotto al piattello standard) e quindi per me non è giustificato spendere già i 220 euro delle XB44, figuriamoci gli oltre 300 della XB52.

 

l'ellitticità delle sfere sunwayfoto nell'utilizzo rappresenta un plus importante o meglio prenderla non ellittica ma semplicemente più grossa?

 

in ogni caso ho preso pure una piastra ad L universale economica, (9,90 euro) in modo da rimanere in asse con la testa nelle inquadrature verticali, vedremo cosa arriverà... ;)

 

se proprio la testa per lo 055 deve essere grande e con sfera oltre i 50 mm propenderei per la Sirui K40x, che esce molto bene dalle recensioni/comparative (sfera da 54mm, 700 grammi di peso e base da 73mm).

 

https://www.dpreview...-heads-tested/7

per lo 055 se riesci a metter insieme qualcosa di pratico mostracelo che siamo curiosi

aggiornamenti/prove fissaggio testa su crociera 190 con eliminazione colonna (sto utilizzando lo stesso sistema per lo 055 e la testa a sfera da 54mm) e relativa farfalla di regolazione.

 

ho fatto realizzare in torneria una flangia in delrin con la parte superiore da 57mm (lo stesso diametro della base testa sunwayfoto FB44II) e quella inferiore di centraggio a diametro colonna (25.2mm). la flangia ha un foro passante da 9,5mm per la vite di fissaggio testa da 3/8" e tre fori @120° con sedi viti TCE per l'ancoraggio superiore alla crociera. il fissaggio richiede solo la sostituzione delle tre viti TCE esistenti con altre un piu' più lunghe.

 

NtKgLLE.jpg

 

gdlucIL.jpg

 

complessivo assemblato:

GsuBbul.jpg

 

ksm1MBa.jpg

modificato anche il 055, in questo caso la flangia superiore è rastremata per raccordarsi al maggiore diametro della testa Sirui K-40X (con sfera da 54mm).

 

oUsWdjU.jpg

 

1SxyCyJ.jpg

Foto
Max Aquila
giu 16 2017 19:04
Io sono molto curioso di una cosa: sbalordito dalla creazione di questi affusti per artiglieria di medio calibro che realizzate su treppiedi nati per scopi differenti come il Manfrotto 190....(che ho sempre considerato il fratellino malaticcio dello 055), mi chiedo...
ma se la focale più tele da usarvi sopra nel tuo caso è un 105mm....ma a che pro questo sforzo?
Quali condizioni di ripresa necessitano dell'eliminazione della colonna centrale (pure se del tutto abbassata)in entrambi i modelli per di più...
forse pose di più di un ora?
Micro(non macro) fotografia di esemplari pianparalleli al treppiede?

Qualche foto esplicativa delle riprese in questione mancherebbe questa mia febbre.... ;-)

max, i miei treppiedi hanno almeno 20 anni, sono stati acquistati strausati e non certamente come nuovi.

 

nel 190 in particolare la colonna centrale era tutta ammaccata da serraggi "a morte" e non traslava in maniera fluida.

nello smontaggio della crociera mi sono accorto anche che mancava una boccola in acciaio in una delle articolazioni, (che ho ricostruito). ne ho anche approfittato per pulire gli snodi ed applicare del nuovo grasso al bisolfuro di molibdeno.

 

il 190 sarà il mio treppiedi leggero da viaggio, da portarmi appresso il più spesso possibile senza rompermi una spalla o rimpiangere di non averlo lasciato a casa. in questa configurazione con la testa sunwayfoto FB44II sfiora i 2 chili, un peso gestibilissimo.

 

il mio 055 aveva la colonna telescopica; ghiera e coprighiera del blocco telescopico erano ballerini, inoltre esteticamente non mi piaceva il piattello sopraelevato, ho preferito eliminarlo tanto più che non mi serviva l'ulteriore estensione. quando possibile (auto vicina ai siti) cercherò di utilizzare questo e non il 190.

 

alla fine in entrambi i treppiedi ho tolto tutto quando (per me)  non indispensabile per limitare peso, ingombri ed impigli in modo da poter reinvestire il peso risparmiato in teste fluide e robuste. le modifiche sono completamente reversibili, ma difficilmente penso che tornerò indietro.

 

cmq, sia il Sigma 24-35 che il micro 105 sono obiettivi da quasi un chilo...

Foto
Max Aquila
giu 16 2017 23:05

max, i miei treppiedi hanno almeno 20 anni, sono stati acquistati strausati e non certamente come nuovi.

 

...

 

cmq, sia il Sigma 24-35 che il micro 105 sono obiettivi da quasi un chilo...

comprendo.

 

Immagino modifiche di quel genere per teleobiettivi superluminosi in postazione fissa o per applicazioni di astrofotografia e riprese di svariate decine di minuti o cose simili.

 

Da qui il motivo della mia curiosita'.

 

I miei tre 055 hanno avuto solo testa 144 o la 222 su cui ho caricato prevalentemente teleobiettivi pesanti come il 400/3,5 AiS su F3+MD4, o i megalitici 400/4,5 ed 800/8 non Ai a teste intercambiabili su montature Nikon e Zenza Bronica dedicate.

 

Non conoscevo di queste opportunita' di teste su crociera, ma di certo non ho mai preso in considerazione per obiettivi di questo peso oggetti come il 190, che ho visto utilizzato piu' come treppiede leggero, portato in spalla per...ogni evenienza (che non arrivava mai).

 

Concordo col giudizio negativo sulla terza sezione di gamba dello 055 che e' in sostanza piu' grossa della seconda del 190...

 

Oltre lo 055 non vado (ne' in piu' ne' in meno) per usi da campo.  Anzi... privilegio obiettivi stabilizzati al treppiede, fino a che i miei generi fotografici me lo consentano

Foto
Valerio Brùstia
giu 17 2017 12:10

Grande Adriano!

 

Così si fa, che vedesse Manfrotto cosa si ricerca per usare un treppeiede per lo scopo per il quale lo abbiamo acquistato: eliminare il mosso.

 

Come noto con la D800 a mano libera per focali intorno al 50 mm siamo già nei guai ad 1/60 che ai tempi del film era il tempo di sicurezza (1/f). Con la D610 a parer mio non siamo poi troppo lontani da una situazione simile, quindi il treppiede va usato eccome. Certo dipende dalle proprie applicazioni fotografiche, ma nella mia esperienza alle 18.30 nel mese di giugno è bene aver con se un buon treppiede.

 

Immagine Allegata: 29_ITA_0207.jpg

Immagine Allegata: 29_ITA_0210.jpg

Immagine Allegata: 29_ITA_0213.jpg

Immagine Allegata: 29_ITA_0215.jpg

Immagine Allegata: 29_ITA_0216.jpg

 

Mercoledì 14 giugno 2017, tempesta nel basso piacentino, cala il buio e salgono i tempi di otturazione.

Tutte Nikon D800e + Nikon AFs 24-70/2.8 su treppiede Gitzo GT5541LS testa PC-74BNS. 

 

Non c'è la foto del Valerio che tampona le infiltrazioni dalla finestra con gli asciugamani dell'albergo :(

Arrivata la Sirui K-30X che amazon ha spedito nonostante l'immediato annullamento ordine.

 

il confronto con la sunwayfoto FB44II è inevitabile.

 

la Sirui è più fluida sia come sfera (probabilmente per l'anodizzazione lucida) ma sopratutto come panning.

 

tutta la costruzione in generale sembra più curata, l'unica cosa che mi piace meno è la gommatura delle manopole. il blocco di sicurezza interferisce con lo scorrimento delle piastre con viti di fine corsa installate.

 

se fosse arrivata prima della sunway sarebbe rimasta, invece è stata subito rispedita come da accordi con amazon.

 

per il manfrotto 055 ho ordinato la sorellina maggiore K-40X con sfera da 54mm presa su ebay in proposta di acquisto ad un prezzo leggermente inferiore a quello della sorellina più piccola.


Miniature Allegate

  • Immagine Allegata: 20170621_124553.jpg

aggiornamento: ricevuta la Sirui K-40X

 

al pari della sorellina minore K-30X esternamente è molto bella e rifinita.

 

WLjKLiM.jpg

 

appena tirata fuori dall'imballo però la prima impressione è stata che la testa avesse subìto un danno da trasporto.

 

l'imballo era sicuramente inadeguato per una spedizione internazionale di un oggetto abbastanza pesante e spigoloso.

la scatolina originale, avvolta solo in pellicola termoretratta, presentava un angolo ammaccato:

 

uPIRdg3.jpg

 

da una prima sommaria verifica notavo che la manopolina del blocco panoramico non era in posizione perfettamente radiale.

 

qkFzUmF.jpg

 

provandola riscontravo degli impuntamenti quando la manopola era leggermente sbloccata (1/4  di giro) nessun impuntamento e movimento fluidissimo se sbloccata del tutto.

 

dopo le contestazioni di rito (inutili per un venditore cinese con hub europeo che non risponde alle email e paypal che per il rimborso pretende la rispedizione veloce e tracciata in cina...) ho rilasciato un bel feedback negativissimo e dato un'occhiata all'interno per capire la causa del problema.

 

innanzitutto l'asse della manopola non è storto ma semplicemente hanno forato/montato male il tubo guida filettato in acciaio.

 

l'ingegnerizzazione meccanica interna è molto grossolana ed economica, il bloccaggio panoramico avviene tramite l'asse della relativa manopolina che preme la sua punta troncoconica contro un anello di serraggio in allumino.

 

Q2bzcia.jpg

 

in pratica la punta troncoconica incide una impronta sull'anello ad ogni serraggio.

 

s1tciGV.jpg

 

è quindi inevitabile che se si allenta leggermente la manopola ogni impronta lasciata sull'anello di serraggio interferirà con il movimento panoramico.

 

ho provveduto ad arrotondare la punta del perno di bloccaggio, eliminato le asperità sulle impronte e lubrificato il tutto con un velo di grasso per alte pressioni al bisolfuro di molibdeno.

 

9hKPGrg.jpg

 

xP5Vcrj.jpg

 

adesso lo sblocco è più graduale e sopratutto non lascia impronte nette sull'anello, più in avanti ricostruirò l'anello di serraggio in bronzo.

 

confronto con sunwayfoto:

 

la Sirui è imho più bella esteticamente, la rotazione panoramica (quando completamente sbloccata) è più fluida ed anche i movimenti della sfera dalla superficie anodizzata lucida sono po' più fluidi.

 

se però guardiamo dentro la sunwayfoto è ingegnerizzata/costruita meglio (bloccaggi acciaio su acciaio, viti torx a passo metrico per la sunway vs acciaio su alluminio e viti autofilettanti con testa a croce della sirui).

 

Immagine Allegata: sunwayfoto FB44II inside.jpg

Foto
Valerio Brùstia
lug 19 2017 21:04
Adriano
Santo subito

A dimostrazione che nessuno regala un cacchio, ecco qui l'esempio più fulgido di applicazione meccanica da stronzi.
Ma dico io, ma con che coraggio una parte di frizione meccanica la si produce in alluminio, ma vergognatevi.

Un monito a tutti quelli che negli ultimi sette anni mi hanno fraccato le borse facendomi passare per scemo io e le mie <costosissime> arca swiss "che tanto ci sono le sirui che sono UGUALI".

Ecco, uguali, proprio.

Un saluto
Foto
Massimo Vignoli
lug 19 2017 21:20

Adriano
Santo subito
A dimostrazione che nessuno regala un cacchio, ecco qui l'esempio più fulgido di applicazione meccanica da stronzi.
Ma dico io, ma con che coraggio una parte di frizione meccanica la si produce in alluminio, ma vergognatevi.
Un monito a tutti quelli che negli ultimi sette anni mi hanno fraccato le borse facendomi passare per scemo io e le mie <costosissime> arca swiss "che tanto ci sono le sirui che sono UGUALI".
Ecco, uguali, proprio.
Un saluto


Valerio, io sono proprio sicuro di aver comprato la testa giusta per te. Uniqball!
Foto
Valerio Brùstia
lug 19 2017 21:25

Valerio, io sono proprio sicuro di aver comprato la testa giusta per te. Uniqball!


Ah fichissima e come ti trovi con il doppio incastro? È soprattutto, come funziona?
Foto
Massimo Vignoli
lug 19 2017 21:31
Galattica, ho smesso di usare la basculante
Foto
Valerio Brùstia
lug 19 2017 21:44

Galattica, ho smesso di usare la basculante


Ahhh cosa leggo!!! Incredibile il Massimo che non usa piu il braccio sbilenco!

Prima o poi ci devi illustrare per bene la trovata copernicana della pallaUniqua

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