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La D300, l'obsolescenza dell'attrezzatura e il senso di fare fotografie.
ago 25 2014 01:00 |
Valerio Brùstia
in Editoriali
Nel marzo del 2013, come tutti gli anni, ho visitato presso il forte di Bard in Val d'Aosta, la mostra del BBC Wildlife Photographer of the Year (edizione. 2012). Tra le meravigliose stampe mi colpì molto lo scatto perfetto di Sergey Gorshkov di una volpe polare che bisticcia con una coraggiosa oca delle nevi, scatto realizzato sull'isola di Wrangel nel gelido mar bianco a nord della siberia continentale. Come d'uso per questa mostra, nella didascalia di questa immagine, una stampa superba formato 50x70, erano riportati i dati di ripresa: Nikon D300s, ob. Nikon 600/4, exp: 1/2000 f/5 iso 640; Gitzo tripod. Sobbalzo: D300s?! Accantono la nozione, poi a Maggio il National Geographic Magazine, seguito a Ottobre BBC Wildlife Magazine, pubblicano buona parte de lavoro di Sergey Gorshkov nel gelo polare. Sono immagini magnifiche e, se tanto mi da tanto, molte di queste vengono da un sensore 12Mp D300s.
Tra il numero di Maggio di NG Magazine e l'edizione di Ottobre di BBC Wildlife, abbiamo trovato il tempo per fare un viaggio in Costa Rica. In questa terra stupenda, che offre milioni di opportunità fotografiche, l'unica vera esperienza che vale la pena evitare è quella del furto dell'attrezzatura (oltre che dei documenti, soldi ecc …). Rimasti in brache di tela in quel del Centro America tropicale, con oltre metà vacanza ancora da trascorrere, mi si è prospettata concretamente la peggiore delle situazioni: non poter più fotografare in un luogo così spettacolare e meraviglioso. O meglio, non è che si può fare tutto con il 200-400 !! Fortunatamente avevo con me la D300 con l'intenzione di utilizzarla per le (poche) riprese subacquee. Così la D300 è uscita dallo scafandro e accoppiata con l'esasperato (ma divertentissimo) Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM mi ha consentito di scattare quelle immagini caraibiche che per tanti anni ho immaginato di vedere con i miei occhi. In questa sfortunata occasione la D300 ha fatto da backup a D800 e D700 sottratte da abili “ladrones”. Nelle riprese di paesaggio wide, con l'uso di un buon cavalletto e, dove necessario, il ricorso al bracketing da ricomporre in HDR, la D300 mi ha consegnato le foto che cercavo, il tutto operando ad oltre 30° con un tasso di umidità superiore al 90%, umidità tanto intensa da mantenere perennemente madide d'acqua le fasciature in tela con cui ricopro le gambe del Gitzo GT3541LS.
L'esperienza centro americana e le foto di Gorshkov del BBC Wildlife, mi hanno fatto riflettere sul perenne ed inarrestabile meccanismo che ci fa sbavare per il modello nuovo di fotocamera fino a lasciar languire nell'inutilizzo il modello sorpassato, vecchio, obsolescente (??). La D300 è stata la mia prima fotocamera digitale. Mi aveva affascinato con la sua capacità di registrare sfumature di colore e di toni perché, con le dia 35mm, alcuni colori si perdevano inesorabilmente. Fu uno scatto ad una rosa canina, fatto al parcheggio della Fagiana al Parco del Ticino di Ponte Vecchio di Magenta, che fece la differenza. Pur nei limiti del monitor, il delicato tono rosa dei fiori era stato registrato, così come il verde delle foglie e l'azzurro del cielo, e questo era uno scatto impossibile per qualsiasi pellicola invertibile. Se questo era il prodotto della D300, figuriamoci cosa avrei potuto registrare con la D3! Infatti ne fui stregato, tanto da affiancare all'ammiraglia, non appena mi fu possibile, una più piccola e maneggevole D700. La D300 già dopo due anni finiva così nelle retrovie, usata più per il suo ritaglio DX che per altre qualità specifiche.
Rosa Canina, Parco del Ticino - Maggio 2008
Nikon D300 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED, Manfrotto 055 Arca B1.
Quando iniziai a frequentare attivamente Nikonland, la D3 era sul mercato da un anno e la “mia” D3 era da pochi giorni divenuta compagna e compendio della D300. Leggendo recensioni e commenti sul forum, feci un'amara previsione. Mi vidi in un prossimo futuro nel quale avrei fatto la parte del dinosauro, del conservatore, ancorato a macchine vecchie, superate, antiche. Sì perché non riuscivo a figurarmi, e tutt'ora ho serie difficoltà, qualcosa di meglio dei file D3. Ovviamente nei limiti del caso, perché già con la D3s gli ISO sono saliti, con la D4 e D4s sono aumentati i pixel, eccetera eccetera, tutte cose che sappiamo. Vero, come vera si è confermata la mia previsione. Leggo post, discussioni, interventi, ci penso e non capisco. Trovo dichiarazioni di chi si arrovella nel voler sostituire la D3s con la D4, chi dopo pochi mesi di D800 vorrebbe cambiarla con non si sa cosa, chi vende il 500mm perché tra un paio d'anni uscirà il modello nuovo e il modello corrente sarà troppo deprezzato (bravo, e intanto con cosa fotografi, col tubo dello scottex?). Ho letto veraci dichiarazioni d'amore per la D600/610. Non metto affatto in dubbio che sia una fotocamera dotata di un ottimo sensore, ma è anche la FF di casa Nikon di fascia Entry level, in buona sostanza non ci rammarichiamo se un mese dopo quell'acquazzone estivo, imprevisto, la nostra D600 possa presentare qualche problemino...
Come tutti, nel materiale fotografico ricerco la praticità d'uso e il risultato appagante. Come per molti, il mio fotografare è una ricerca di opportunità fotografiche, cioè occasioni per divertirmi a produrre qualche immagine che mi soddisfi. Di certo la mia non è la caccia all'ottimo optoelettronico assoluto. Da sempre utilizzo gli strumenti che mi posso permettere e che ho a disposizione, in buona sostanza non rinuncio ad un'occasione di ripresa solo perché con uno strumento migliore potrei sfruttare meglio quell'opportunità. Sembra un'osservazione bizzarra, ma se ci si pensa, con onestà, non lo è poi così tanto.
La spinta a rinnovare il nostro equipaggiamento dovrebbe partire dalle nostre reali necessità di utilizzo. Il tambur battente del mercato ovviamente spinge in direzioni che apparentemente coincidono con la nostra urgenza pratica, ma se si guarda con maggiore attenzione non si può non riconoscere che quei messaggi sono solo operazioni di marketing, e dovremmo essere in grado di mantenere l'opportuno distacco da utenti maturi e consapevoli. Ecco, appunto, il condizionale è d'obbligo, perché nella pratica siamo troppo spesso in balia del vento che tira, finendo per immaginare chissà quali vantaggi e superlativi risultati ottenibili con il nuovo modello di fotocamera ed obiettivo.
Questa corsa agli armamenti, questo perenne “rush” che da oltre dieci anni ci coinvolge, me compreso, temo vada a danneggiare, più che a migliorare, le nostre produzioni fotografiche. Scrivo queste note proprio per rifletterci sopra e cercare di sollevare quella che per ora è solo un'intuizione, l'intuizione di qualcosa di irrazionale, dissennato, un po' folle. Nell'era digitale, per arrivare ad una conoscenza solida di un particolare modello di fotocamera, ci va del tempo. Non è più come ai tempi del film quando, una volta individuato il posizionamento comandi, ben poco rimaneva da conoscere per padroneggiare al 100% la nuova fotocamera. Si finisce quindi per dismettere un apparecchio ben prima d'averlo usato per l'interezza delle possibilità offerte; come dire che non si è neppure completata la fase transitoria di conoscenza dello strumento, e il regime produttivo rimane una chimera, un target da trasferire al prossimo modello e poi a quello dopo ancora, così via.
Cambiare macchina e obiettivi, in modo quasi compulsivo, non migliora le nostre foto. A crescere sono solo i profitti dei venditori (e, mi auguro, anche dei costruttori). Considerando lo stato di concreta maturazione del settore digitale, forse è tempo di riflettere serenamente al nostro modo di produrre immagini più che allo strumento che usiamo per farle. In altri termini, per citare un caro vecchio amico fotografo, è sempre utile spremere a dovere le nostre macchine e i nostri obiettivi, mediando tra ciò che questi arnesi possono dare e quello che noi vorremmo ottenere. I risultati di queste mediazioni portano sistematicamente a buone immagini. Del resto questa nozione la conosciamo per bene tutti quanti, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. E allora, ogni tanto, è bene ravvivarne la memoria.
La mia esperienza con la D300 conferma le perplessità fin qui raccontate. Passata in quarta fila, dopo l'ingresso della D800, è tornata, per forza maggiore, in prima linea e mi ha fatto riscoprire ciò che in verità avrei già dovuto sapere, cioè che da quella fotocamera si possono ottenere valide immagini. Anche se non visiterò mai l'isola di Wrangel nel nord della Siberia, so che dai file della D300 posso produrre stampe enormi di ottima qualità. Insomma, sta a me usarla bene, ed è una parte de mio corredo a cui difficilmente posso (non “voglio”) rinunciare.
Valerio Brustia - Nikonland Agosto 2014
Tra il numero di Maggio di NG Magazine e l'edizione di Ottobre di BBC Wildlife, abbiamo trovato il tempo per fare un viaggio in Costa Rica. In questa terra stupenda, che offre milioni di opportunità fotografiche, l'unica vera esperienza che vale la pena evitare è quella del furto dell'attrezzatura (oltre che dei documenti, soldi ecc …). Rimasti in brache di tela in quel del Centro America tropicale, con oltre metà vacanza ancora da trascorrere, mi si è prospettata concretamente la peggiore delle situazioni: non poter più fotografare in un luogo così spettacolare e meraviglioso. O meglio, non è che si può fare tutto con il 200-400 !! Fortunatamente avevo con me la D300 con l'intenzione di utilizzarla per le (poche) riprese subacquee. Così la D300 è uscita dallo scafandro e accoppiata con l'esasperato (ma divertentissimo) Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM mi ha consentito di scattare quelle immagini caraibiche che per tanti anni ho immaginato di vedere con i miei occhi. In questa sfortunata occasione la D300 ha fatto da backup a D800 e D700 sottratte da abili “ladrones”. Nelle riprese di paesaggio wide, con l'uso di un buon cavalletto e, dove necessario, il ricorso al bracketing da ricomporre in HDR, la D300 mi ha consegnato le foto che cercavo, il tutto operando ad oltre 30° con un tasso di umidità superiore al 90%, umidità tanto intensa da mantenere perennemente madide d'acqua le fasciature in tela con cui ricopro le gambe del Gitzo GT3541LS.
L'esperienza centro americana e le foto di Gorshkov del BBC Wildlife, mi hanno fatto riflettere sul perenne ed inarrestabile meccanismo che ci fa sbavare per il modello nuovo di fotocamera fino a lasciar languire nell'inutilizzo il modello sorpassato, vecchio, obsolescente (??). La D300 è stata la mia prima fotocamera digitale. Mi aveva affascinato con la sua capacità di registrare sfumature di colore e di toni perché, con le dia 35mm, alcuni colori si perdevano inesorabilmente. Fu uno scatto ad una rosa canina, fatto al parcheggio della Fagiana al Parco del Ticino di Ponte Vecchio di Magenta, che fece la differenza. Pur nei limiti del monitor, il delicato tono rosa dei fiori era stato registrato, così come il verde delle foglie e l'azzurro del cielo, e questo era uno scatto impossibile per qualsiasi pellicola invertibile. Se questo era il prodotto della D300, figuriamoci cosa avrei potuto registrare con la D3! Infatti ne fui stregato, tanto da affiancare all'ammiraglia, non appena mi fu possibile, una più piccola e maneggevole D700. La D300 già dopo due anni finiva così nelle retrovie, usata più per il suo ritaglio DX che per altre qualità specifiche.
Rosa Canina, Parco del Ticino - Maggio 2008
Nikon D300 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED, Manfrotto 055 Arca B1.
Quando iniziai a frequentare attivamente Nikonland, la D3 era sul mercato da un anno e la “mia” D3 era da pochi giorni divenuta compagna e compendio della D300. Leggendo recensioni e commenti sul forum, feci un'amara previsione. Mi vidi in un prossimo futuro nel quale avrei fatto la parte del dinosauro, del conservatore, ancorato a macchine vecchie, superate, antiche. Sì perché non riuscivo a figurarmi, e tutt'ora ho serie difficoltà, qualcosa di meglio dei file D3. Ovviamente nei limiti del caso, perché già con la D3s gli ISO sono saliti, con la D4 e D4s sono aumentati i pixel, eccetera eccetera, tutte cose che sappiamo. Vero, come vera si è confermata la mia previsione. Leggo post, discussioni, interventi, ci penso e non capisco. Trovo dichiarazioni di chi si arrovella nel voler sostituire la D3s con la D4, chi dopo pochi mesi di D800 vorrebbe cambiarla con non si sa cosa, chi vende il 500mm perché tra un paio d'anni uscirà il modello nuovo e il modello corrente sarà troppo deprezzato (bravo, e intanto con cosa fotografi, col tubo dello scottex?). Ho letto veraci dichiarazioni d'amore per la D600/610. Non metto affatto in dubbio che sia una fotocamera dotata di un ottimo sensore, ma è anche la FF di casa Nikon di fascia Entry level, in buona sostanza non ci rammarichiamo se un mese dopo quell'acquazzone estivo, imprevisto, la nostra D600 possa presentare qualche problemino...
Come tutti, nel materiale fotografico ricerco la praticità d'uso e il risultato appagante. Come per molti, il mio fotografare è una ricerca di opportunità fotografiche, cioè occasioni per divertirmi a produrre qualche immagine che mi soddisfi. Di certo la mia non è la caccia all'ottimo optoelettronico assoluto. Da sempre utilizzo gli strumenti che mi posso permettere e che ho a disposizione, in buona sostanza non rinuncio ad un'occasione di ripresa solo perché con uno strumento migliore potrei sfruttare meglio quell'opportunità. Sembra un'osservazione bizzarra, ma se ci si pensa, con onestà, non lo è poi così tanto.
La spinta a rinnovare il nostro equipaggiamento dovrebbe partire dalle nostre reali necessità di utilizzo. Il tambur battente del mercato ovviamente spinge in direzioni che apparentemente coincidono con la nostra urgenza pratica, ma se si guarda con maggiore attenzione non si può non riconoscere che quei messaggi sono solo operazioni di marketing, e dovremmo essere in grado di mantenere l'opportuno distacco da utenti maturi e consapevoli. Ecco, appunto, il condizionale è d'obbligo, perché nella pratica siamo troppo spesso in balia del vento che tira, finendo per immaginare chissà quali vantaggi e superlativi risultati ottenibili con il nuovo modello di fotocamera ed obiettivo.
Questa corsa agli armamenti, questo perenne “rush” che da oltre dieci anni ci coinvolge, me compreso, temo vada a danneggiare, più che a migliorare, le nostre produzioni fotografiche. Scrivo queste note proprio per rifletterci sopra e cercare di sollevare quella che per ora è solo un'intuizione, l'intuizione di qualcosa di irrazionale, dissennato, un po' folle. Nell'era digitale, per arrivare ad una conoscenza solida di un particolare modello di fotocamera, ci va del tempo. Non è più come ai tempi del film quando, una volta individuato il posizionamento comandi, ben poco rimaneva da conoscere per padroneggiare al 100% la nuova fotocamera. Si finisce quindi per dismettere un apparecchio ben prima d'averlo usato per l'interezza delle possibilità offerte; come dire che non si è neppure completata la fase transitoria di conoscenza dello strumento, e il regime produttivo rimane una chimera, un target da trasferire al prossimo modello e poi a quello dopo ancora, così via.
Cambiare macchina e obiettivi, in modo quasi compulsivo, non migliora le nostre foto. A crescere sono solo i profitti dei venditori (e, mi auguro, anche dei costruttori). Considerando lo stato di concreta maturazione del settore digitale, forse è tempo di riflettere serenamente al nostro modo di produrre immagini più che allo strumento che usiamo per farle. In altri termini, per citare un caro vecchio amico fotografo, è sempre utile spremere a dovere le nostre macchine e i nostri obiettivi, mediando tra ciò che questi arnesi possono dare e quello che noi vorremmo ottenere. I risultati di queste mediazioni portano sistematicamente a buone immagini. Del resto questa nozione la conosciamo per bene tutti quanti, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. E allora, ogni tanto, è bene ravvivarne la memoria.
La mia esperienza con la D300 conferma le perplessità fin qui raccontate. Passata in quarta fila, dopo l'ingresso della D800, è tornata, per forza maggiore, in prima linea e mi ha fatto riscoprire ciò che in verità avrei già dovuto sapere, cioè che da quella fotocamera si possono ottenere valide immagini. Anche se non visiterò mai l'isola di Wrangel nel nord della Siberia, so che dai file della D300 posso produrre stampe enormi di ottima qualità. Insomma, sta a me usarla bene, ed è una parte de mio corredo a cui difficilmente posso (non “voglio”) rinunciare.
Valerio Brustia - Nikonland Agosto 2014
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75 Comments
per il resto una macchina, anzi un sistema, granitico.
di certo l'adoziona di quel particolare otturatore a scorrimento orizzontale avra' ben avuto il suo perche. che si e' poi tradotto in 18 anni di presenza in listino, secondo solo alla k1000 pentax, se non erro.
credo che -onestamente- in comune abbiano il disegno del bocchettone e la nominazione "dx" ..... e poco altro.
ma e' incredibile la dimensione dello specchio della d50. ci hai fatto caso ? ... sembra uno specchio da macchina a pellicola !.....
E non solo, stessi numeri di punti AF della D1h e della ... F100!!! ... 5 punti AF!!!
Infatti con la D300 tutt'altra cosa l'AF ...
Ciao Mauro,
ho pensato e ripensato a queste tue parole tutto il giorno. Coinvolge molto anche a me l'idea di impiegare le mie risorse, tempo e soldi, per concretizzare quanto ho fatto e quello che farò. Quindi fotografare quel che mi piace, stamparlo come si deve e farne dei libri. Che il futuro remoto non lo conosciamo ma la nostra anima, la mia anima, credo e spero si capisca guardando le mie foto. E che gli essere umani che la conoscono per altra via li conto sulle dita di una mano, massimo due. E non è detto che siano li, a ricordami come oggi sono quando e se sarò domani e non mi ricorderò più.
Un pensiero molto profondo, il tuo.
Spero di stringerti presto la mano, che se non è più stato è per colpa mia.
Massimo
Io ho ancora la D70 scafandrata per la fotosub!
Raffinato e profondo articolo.
Quanto a me:
se lo vendessero, comprerei il tempo.
Con tutti i vetri che ho mi diverto un mondo a scattare con un vecchio 300 f/4,5 e non lo ho ancora capito bene...
Una D700 che mi permette delle stampe 30 x 45 da meraviglia ed un amico che aspetta da due anni che gliela venda...
Una D3x usata che per me ha più valore del nuovo perché vissuta ed amata. Un valore aggiunto per uno strumento che può dare ancora tante emozioni...
No, non è ancora ora di cambiare.
Il pensiero era per sottolineare il senso che vogliamo dare a Nikonland e il motivo per cui questo articolo è stato scelto come editoriale di agosto.
Siamo qui per essere informati sul meglio che offre la tecnologia ma scegliere al solo scopo di fotografare. Che significa riprendere, stampare e riguardare negli anni le nostre opere.
Ci vedremo, a tavola, appena capita
In fondo si può fotografare anche con i soli occhie e una matita per scrivere o disegnare ciò che vediamo... avendone il tempo e l'ispirazione, senza perdere le parole o il tratto. Fotografare è un'altro media - forse più preciso di altri, ma pur sempre un'emulazione dello sguardo - e chiaramente il dettaglio tecnico è importante, trattandosi di un media tecnologico, ma i limiti tecnologici non sono quasi mai limiti alla creatività ... piuttosto vale l'inverso. Sorprendersi di belle foto fatte con apparecchi cosiddetti obsoleti è frutto di un'induzione consumistica ben sviscerata dalle parole di Valerio e da tutti i commenti fin qui prodotti.
Grazie Valerio e agli altri tutti che pensano che è possibile.
Ciao,
Adri.
.... e dovremmo essere in grado di mantenere l'opportuno distacco da utenti maturi e consapevoli.
Non è o non dovrebbe essere una questione che riguarda solo la fotografia naturalmente. Un po' di equilibrio non fa altro che bene. Condivido quindi senza riserve le tue riflessioni che, diventando convincimenti, potrebbero diventare anche uno stile di vita.
Ciao Valerio!
uh ... oh .... io sono squilibrato dall'altra parte. uso giornalmente il mio fido, fidissimo motorino dal '98. sempre lo stesso. 210.000 km, "girati" giusto questa mattina. e' molto probabile che nel mondo occidentale ci sia solo io.
Certo!
http://www.nikonland...281-blue-shark/
Servirebbe la tua D300 con il Dome Port per fare cose di qualità
Si, ma sono più importanti le Verdesche. Bravo!!!
Hai centrato perfettamente il punto Valerio: qui bisogna fotografare per produrre immagini che, stampate, ci facciano spalancare gli occhi. E per farlo bisognerebbe conoscere a menadito la resa degli strumenti che abbiamo in mano.
Sono uno di quelli che ha dismesso fior di fotocamere senza essersi preso il tempo di spremerle a fondo.
E tutto per una manciata di pixel in più, un poco di latitudine di possa in più, e via di questo passo.
Cito: "Questa corsa agli armamenti, questo perenne “rush” che da oltre dieci anni ci coinvolge, me compreso, temo vada a danneggiare, più che a migliorare, le nostre produzioni fotografiche".
Qui mi metto su una posizione diversa: miglioriamo, di poco magari ma miglioriamo, perchè secondo me non è il tastino dedicato spostato di 1 mm. che ti cambia la situazione, è il saper leggere e interpretare la luce. E vogliamo mettere sul piatto il tempo che ciascuno di noi dedica a fotografare? Quello conta tantissimo, forse più di tutto.
"All'inizio usi il fucile di precisione, poi più diventi bravo e più ti avvicini, l'ultima arma che si impara è il coltello" (di che film si tratta???)
Sì, ma cha fatica col coltello, dico io!
Grazie per l'editoriale.
Bruno, mi fai venir voglia di scrivere un articolo sullo stile di un vecchio libro di successo, lo intitolerei "lo Zen e l'arte di fotografare con fatica". Ma, riflettendoci , non so se lo farò. Vedremo.
PS, Per chi non lo conoscesse, il libro a cui mi riferisco è "Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta" di M.Pirsig, un capolavoro per alcuni (fra cui il sottoscritto) e una noia mortale per altri. Nessuno in mezzo.
Letto anch io er libro ... mi sà che è giunta l'ora di rileggerlo ...
Pensate a chi detesta le motociclette e non penserebba mai a farsi la manutenzione da se (il sottoscritto ).
Per confortare il punto di vista di Bruno : con l'età viene meno la voglia di portarsi in spalla un 600/4 e il relativo complesso testa+treppiedi. In compenso non si può rinunciare ad un autofocus rapidissimo e ad una raffica che consenta di compensare la ridotta reattività del fotografo.
Quindi il coltello sarà come minimo laser e fatto di adamantio, magari pilotato in wireless altro che pugnale da ranger messo tra i denti
Stiamo attenti a mediare posizioni semplicemente conservatrici con lo sviluppo tecnologico. Se ne esce sempre ridimensionati ... vedi discorso sui droni fotografici e video
io la metto giu' calzata a pennello sulla mia persona.
quando acquisto cerco di mediare tra il portafoglio e l'offerta sul mercato, se posso e se ne vedo un beneficio, piuttosto faccio uno sforzo e mi porto a casa quello che credo sia il meglio per le mie necessita'.
punto.
ovvio che con i tempi che corrono ogni sei mesi c'e' una novita', ma non la rincorro in quanto sono perfettamente cosciente che non mi porterebbe un gran beneficio. e di certo sarebbe un discreto esborso.
(ovvio che una Df darebbe gran soddisfazione al mio ego, ma della 700 ne caverei pochetto e allora .... bocce ferme)
ma non sono un professionista. quello potrebbe avere necessita' differenti, anche se comunque deve fare i conti (e anche molto bene, di sti tempi).
portare la motoretta dal meccanico ???? giammai . SOLO IO posso sapere dove-come-perche-quando bisogna metterci le mani. e LEI si fida di me ciecamente. si fa fare di tutto per poi ripartire al primo colpo.
Al di là dei parallelismi Zen,
quello su cui vorrei richiamare l'attenzione non è certamente l'inutilità dei miglioramenti tecnologici, no altrimenti non li chiamerei e non li riconoscere tali, ma la sclerotizzazione della furia del desiderio, della scimmia del nuovo a tutti i costi (in tutti i sensi), dell'acquisto che diventa compulsivo. Chiaro che, salvo fregature, il nuovo è più performante, ma anche e semplicemente "nuovo" quindi meglio dell'"usato" che abbiamo in borsa. In un mondo ideale dove la risorsa $$ è infinita, ogni due uscite sarebbe opportuno rinfrescare il guardaroba, ma non è così, suvvia, per nessuno.
Il marketing punta sull' umana debolezza per il desiderio del "meglio assoluto", è il suo mestiere. Ma questo "meglio" per noi amanti della fotografia risiede nello strumento o in ciò che con esso produciamo? Chiaro che se ciò che otteniamo è deludente, dobbiamo correre in qualche modo ai ripari. Il fatto è che, da un po' d'anni, ste macchinette non espellono file scadenti, no accidenti.
E allora, dobbiamo abbandonarci a questo torrente sempre in piena che svuota i nostri conti corrente, oppure andiamo un momento sulla riva, ci asciughiamo un un poco e riflettiamo sul nostro essere uomini o schegge di legno alla deriva? Beh, io penso che sia ora e, badate bene, non sono il solo ad aver colto questa realtà un po' deviata. Proprio la nostra Nikon, annusato l'odore di "stagnazione", sta sparando modelli di fotocamera a più non posso. E quelli, signori cari, sono proprio proiettili al "bersaglio grosso", cioè in fin dei conti, al punto debole di cui sopra.
ciao
Ma il passaggio a macchine potenti come le DSLR attuali (ho in mente D4s e 1D-X) alle omologhe mirrorless sarà un balzo tecnologico importante di cui le attuali mirrorless sono solo un barlume di luce mentre le attuali DSLR di fatto altro non sono se non le vecchie SLR con il sensore al posto della pellicola e la scheda di memoria ... sempre al posto della pellicola.
Il passaggio al digitale in fondo ha comportato più uno sforzo sul piano del dopo ... inteso come sviluppo e stampa ... che nella ripresa.
Con mirrorless ... potenti (insisto su questo aspetto) avremo potenzialmente sviluppi adesso limitati solo ... dalla spinta conservatrice (forma, mirino, impugnatura).
A me fanno ridere ma i vari cosi Sony che si applicano ad uno smartphone o ad un tablet sono un primo approccio svincolante.
Ma potenzialmente in futuro ci saranno cosi sempre più destrutturati ma soprattutto, in grado di offrire un approccio ben diverso da quello cui siamo abituati oggi.
Domani, probabilmente l'obsolescenza si dovrà applicare ... ai fotografi
E' giusto che il vero progresso si possa definire come un netto "balzo in avanti" rispetto al "prima", ma è pur vero che ha quasi sempre bisogno di uno "sviluppo tecnologico", a volte anche lungo e ripido, perché offra concretamente qualcosa di più e quindi sia effettivamente fruibile... dopodiché si arriva sovente in una fase di "appiattimento della curva", in cui la tecnologia è ben fruibile, in attesa di un nuovo "progresso rivoluzionario"...
Io ho sempre visto l'evoluzione teconologica nel campo della fotografia come ampliamento delle possibilità di scatto.
Pensiamo di fatto alle nuove possibilità fotografiche offerte dalla D3 rispetto la pellicola 35mm... Foto in luce ambiente a mano libera dove la luce non c'è, stellati notturni ad esempio e tanto altro, oltre ad affinare fotografie che si facevano già egregiamente con la pellicola, ma quest'ultimi per me sono davvero dettagli, di fondo c'è la velocità e la comodità d'uso e workflow, dal click alla stampa.
Ecco oggi una D810, rispetto a una D3 offre sostanzialmente poco e nulla, se teniamo lo stesso metro di paragone tra D3 e Pellicola 35mm...
Da qui ognuno di noi puo' avere o trovare necessità che lo spingono a cambiare una D3 o una D700 per un corpo più recente.
Il vero progresso si presenta nei fatti solo ogni tot anni/periodi, e ad oggi nell'intermezzo c'è un obsolescenza programmata figlia di marketing spietati e di tecnologia venduta in ritardo col contagocce, facendo leva sull'acquisto compulsivo di molti.
Boh, io me la vivo tranquillo, seguo con curiosità il tutto, poi quando effettivamente escono cose che mi permettono nuove possibilità di scatto che mi interessano, valuto, attendo e colpisco...
Anche la D1 però ti permetteva cose che con la migliore fotocamera a pellicola non potevi fare (rivedere ed elaborare immediatamente le tue immagini, sul posto, oppure mandarle all'altro capo del mondo alla redazione del giornale, oppure scattare a colori sotto sorgenti di luce con diverse temperature colore senza doversi portar dietro un set di filtri o la rare pellicole per luce al tungsteno, e così via...)
Però bisogna vedere uno cosa deve farci, quelle sopra possono essere cose d'importanza vitale o al contrario di scarsa rilevanza (a me non poteva fregarne di meno, per esempio ), e viceversa la differenza qualitativa fra la detta D1 e un 100 Delta, in daylight, ben sviluppata e ben stampata, beh, quella magari poteva importare parecchio...
Vero, ma tutto questo non rientra nelle nuove possibilità di scatto... Sono nuove comodità che permettono un uso più veloce e pratico ed economico (costo D1 a parte...) della foto, del processo di sviluppo, e di tanto altro. Indubbiamente una svolta importante... Prima ancora della D1 ricordo anche le Nikon a pellicola con i primi grip digitali Kodak... giravano cifre tipo 30.000.000 di Lire e anche oltre per quei Frankestein digitanalogici...!
Nel mio caso, e credo per molti altri, la vera rivoluzione del digitale é stata la possibilitá di cambiare la sensitivitá al bisogno, letteralmente ad ogni scatto.
Mi ha fatto innamorare immediatamente, annullando l'esigenza di avere sempre due corpi con me (analoghi ma con pellicole diverse).
Quella é stata *la* rivoluzione: tutte le pellicole del mondo sempre con me.
Credo sarebbe il caso di distinguere sempre tra sviluppo dei sensori (ovviamente rapido all'inizio, come ogni nuova tecnologia, e poi piú stabile dalla D3 in poi) e sviluppo delle macchine (meno che marginale dalla F5 ad oggi).
La brama per i nuovi modelli risulta essere ancora meno giustificata.
a_