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Sarnico, fototm, e il Bel Renč

Inviato da Tiziano Manzoni fototm , 04 marzo 2016 · 1586 visualizzazioni

vallanzasca. fotom
Sarnico, fototm, e il Bel Renč

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«Come vedo il mio futuro?» conclude Vallanzasca. «Dare una risposta è impossibile. Sono in galera da tanto tempo, da prima ancora che l’uomo andasse sulla Luna. Posso capire chi pensa che per un assassino come me non sarebbero abbastanza neanche cent’anni di prigione. Ma resta il fatto che io possa e debba continuare a sperare».
 
Queste parole sono di Renato Vallanzasca, il bel Renè, l’uomo dagli occhi di ghiaccio.
Io quegli occhi li ho incontrati,  li ho visti da vicino.
Quando penso a Vallanzasca mi nasce un tormentato odio-amore, perché di fatto ho sempre subito il fascino dei malavitosi anni 70, quelli che avevano un codice d’onore, quelli che mai e poi mai avrebbero rubato l’auto a un operaio, o strappato una borsetta a una vecchietta. Nella mia vita ne ho conosciuti tanti, alcuni ancora oggi in galera a cui ho sempre portato rispetto.  Un buon fotoreporter cerca le notizie e non sottilizza da dove arrivano, stringe amicizia con tutti, puttane, baristi, malavitosi, giudici, guardie, tutti sono possibili fonti.
La colpa del fascino di certi delinquenti, forse va ai film di quei tempi visti e rivisti negli anni 80 ripetuti nelle tv private, e parlo di “Banditi a Milano”, o di “ Il cinico, L’infame, e il violento”, o “squadra volante!” sono loro ad avermi inculcato in un certo qual modo il fascino criminale.
 
Il Bel rene quando io nascevo il 29 luglio 1969, finiva per la prima volta al gabbio a San Vittore. Inutile scrivere delle sue peripezie che trovano l’epilogo peggiore della sua storia proprio a Bergamo.
 
Era il 1977 con la sua banda della Comasina uccise gli agenti della polizia stradale Luigi D'Andrea e Renato Barborini durante un conflitto a fuoco. al casello di Dalmine dell’autostrada A4. 
Ogni anno, da quando faccio il fotografo se a Febbraio e precisamente il 6, sono operativo per un quotidiano mi tocca la commemorazione che avviene al casello dove vi è un monumento ai due agenti.

Conosco la vedova D’andrea, che è molto attiva e non perde occasione per far sentire il suo sdegno a chi gli ha preso un marito, e il padre dei suoi figli.
 
                                                          Immagine Allegata
 
Dieci anni dopo, riesce a fuggire e memorabile l'intervista rilasciata alla radio:
 
"Intanto, il mondo stava cambiando. Gran parte dei vecchi amici della banda o non erano più in vita o erano in galera. Anche la “mala” era un’altra: i banditi e i rapinatori come lui avevano fatto il loro tempo, adesso imperava la droga. «Ma che malavita, quella ormai era solo mala vita» dice Vallanzasca. «Per quella gente l’onore era un optional, la parola data non valeva niente e ciò che contava era quasi esclusivamente il dio denaro. Era chiaro che avevo fatto il mio tempo. Mi sentii come un pesce fuor d’acqua»"
 
Ma dalla commemorazione a incrociare gli occhi del boss della Comasina, ce ne vuole e il destino rende l’incrocio fattibile.
Agosto 2005, Renato Vallanzasca, il «bel René», simbolo di una vita criminale vissuta al top negli anni '70 è uscito dal carcere e ogni mattina si reca a Sarnico. Non per vacanza, s'intende. Ma per lavoro. Notte in prigione e buona parte del giorno al lavoro.
Per la terza volta, ha ottenuto l'opportunità di lavorare fuori dal carcere sbarcando in Bergamasca, a Sarnico.

 Vallanzasca lascia la mattina presto la sua brandina del penitenziario di Bollate nel milanese e raggiunge il nostro lago, dove è impegnato in un magazzino e come assistente in una realtà commerciale. In queste calde settimane di una estate che pare non finire mai, la novità della sua presenza è circolata a rilento sotto gli ombrelloni e nei vicoli del centro storico. Ma con il passare dei giorni, le voci ed i primi indizi si sono convertiti in certezze. "Sarà proprio lui? Pare proprio di sì" e cosi che mi appresto ad appostarmi per poterlo fotografare, sono uno dei primi ad arrivare sul posto, e sono certo che a breve nel giro di un paio d’ore si scatena l’inferno mediatico, in quanto è estate, ce poco da mettere nelle pagine e la questa storia appare ghiotta anche ai settimanali…
In prima battuta entro nel negozio e mi faccio servire da Renato Vallanzasca e mi compro tre camice in offerta… Lui simpatico fa anche il brillante, io fingo di non riconoscerlo…
E nel mentre con il cellulare iphone scatto alcune foto di lui al negozio che lavora…

 
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Poi chiacchierando riesco a carpire che mangeranno a un ristorante lì vicino, esco e mi apposto…
 
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Scatto altre foto ma non sono soddisfatto… complice l’agosto altri colleghi non ne vedo, e decido di giocarmi il tutto
Entro nel negozio, vado da Renato e gli dico: “senti sono un giornalista, sono qua perché devo fotografarti” lui mi guarda sorride, mi fissa con i suoi occhi di ghiaccio e mi dice: “mi vuoi rovinare?” chiedo: “perché?”
Mi dice che il giudice di sorveglianza si incazza e gli toglie la possibilità di uscire e di lavorare…  
Io dico, permettimi di rubarti delle foto…
Mi rifissa con un ghigno, mi dice:
“ senti un po’, hai i coglioni, ma non credere che io fuori non abbia nessuno, io mi presto, ma dopo non ti voglio più vedere, dammi la mano”
Gli do la mano e nel farlo sorrido, lui mi guarda con ghigno che mi fa accapponare la pelle, mi stringe forte la mano e mi dice: “per che giornale lavori?” “corriere della sera”
“il giornale milanese! Fai il giro del portico entra e io esco dal retro a fumare una sigaretta, fai le tue foto e non fare coglionate, e poi sparisci e non farti più vedere…!”
Faccio come mi dice e scatto le mie foto, e come promesso non ritorno più se non diversi medi dopo quando poi il negozio viene dato alle fiamme, credo per altri motivi.
Il “bel Rene” viene licenziato pochi giorni dopo, il bailame mediatico ha fatto accorrere troppi media che hanno assediato il negozio, la vedova D’andrea giustamente si è ribellata, e ha fatto tutto il possibile per fermare questa cosa che con ogni probabilità è sfuggita a qualche giudice che non ha compreso che forse a Bergamo non era il caso di farlo lavorare! Il giorno dopo il servizo venni chiamato dal mio allora direttore Finazzi per ritornare sul posto e mi rifiutai, non per paura ma solo per rispetto, perché in fondo dentro di me, se pur avessi di fronte la persona che ha ucciso, e fatto il peggio possibile, io sono un uomo e lo sono anche con le persone maledette la mia parola ha un seguito!!!
 
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le foto di quel giorno uscirono su un numero significativo di quotidiani e setimanli...
 
qui l'ultima commemorazione ai due agenti con i figli e la vedova Febbraio 2016
 
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danighost
mar 05 2016 09:22

Anche un ex-ospite lo ha conosciuto, ma perché in carcere con lui ... ogni tanto mi raccontava ...

Fantastico reportage di una avventura vissuta.

Anche io mi ricordo di Vallanzasca da bambino, è ancora un personaggio a suo modo :)