[reportage] Sardegna SudOvest, tra fenici e... fenicotteri
Sono davvero tanti gli itinerari possibili in Sardegna, forse la regione italiana piu' densa di contenuti appartenenti ad epoche antecedenti quelle storiche.
Come ben chiaro da questa, apposita, carta archeologica, dalla quale si evince la distribuzione dei luoghi di interesse, sparsa su tutto il territorio, di 24mila kmq, che occupa al centro del Mediterraneo, in una posizione che ne ha fatto centro di interesse economico fin dalle ere piu' antiche.
Gli ultimi due giorni dei quattro trascorsi ad aprile in Sardegna, durante i quali ho avuto modo di sottoporre a ulteriore test il Sigma Art 12-24/4 ci siamo lasciato alle spalle Cagliari ed i suoi stagni, meravigliosamente popolati da tutte le specie possibili di uccelli stanziali e migratori, tra i quali spiccano per carattere e immanenza i fenicotteri del titolo
dirigendoci a sud attraverso strade che mi hanno regalato l'emozione di panorami indimenticabili su verdi insenature e spiagge bianchissime come solo in quest'isola e' dato di trovare,
anche in questo caso (come per i fenicotteri) senza doversi rivolgere per forza a latitudini e culture del tutto diverse da quelle che hanno dato vita alla nostra civilta' mediterranea.
Ed in questo percorso, che ci ha condotto fino alle isole di Sant'Antioco e San Pietro, all'estremita' sudovest della Sardegna, ci siamo potuti rendere conto della straordinaria varieta' di testimonianze di questo passato, non del tutto remoto da queste parti, come e' invece nel resto del nostro Paese.
Il concetto alla base di questa mia considerazione e' la natura geologica della Sardegna, diversa da quella della Penisola italiana, non soggetta ai moti erciniani che tanta devastazione nei millenni hanno apportato alle testimonianze del passato altrove che non qui.
Subito dopo la zona estrattiva industriale di Sarroch, barcamenandosi nella caratteristica tendenza sarda a non segnalare le zone di maggiore interesse turistico
arriviamo quindi alla zona archeologica di Nora, la citta' piu' antica in Sardegna, fondata dai Fenici nel IX sec. AC, poi divenuta il piu' importante centro cartaginese, quindi capitale romana, dal 238dC, della provincia sarda.
Delle vestigia fenicie resta ben poco di visibile, se non poco dopo l'ingresso il tempio di Tanit, purtroppo appannaggio esclusivo di una colonia di gabbiani i quali,
se anche lo proteggono, di certo non lo trattano come quelle antiche pietre meriterebbero...
Ma delle pavimentazioni romane delle terme e delle abitazioni e templi prospicienti, resta di certo un ricordo indelebile sia per la spettacolare posizione all'estremita' del promontorio di Pula,
sia per l'eleganza dei mosaici e dei manufatti,
Superata quindi la baia di Chia e le relative spiagge, ,
come quella della Tuerredda,
dove a quanto pare Ligabue (the singer, not the painter)
uscendo dalla sua villa, prima di tuffarsi in acqua, gode di questo panorama.
Doppiato Capo Malfatano
ci approssimiamo ad attraversare l'istmo artificiale che collega fin dal tempo dei romani, la "terraferma" all'isola di Sant'Antioco,
fondata dai Fenici nell' VIII sec AC con il nome di Sulki (no...non questo... )
e forse per cio' stesso, attorniati nel percorso di accesso dai "soliti" fenicotteri
(singolare accrescimento linguistico: fenic OTTER i)
SantuAntiògu in sardo, conserva nella sua notevole estensione territoriale (108 kmq) che ne fa la quarta isola italiana, dopo Sicilia, Sardegna ed Elba tutte le caratteristiche del territorio sardo, sia geomorfiche sia naturalistiche sia, infine, storiche, con l'alternanza di tutte le fasi della civilta', da quella preistorica e nuragica a quelle, appunto, fenicie, puniche e poi romane, dopo la II guerra punica, nella quale la flotta cartaginese aveva usato l'isola come base logistica.
La sua, omonima, citta' principale, importantissimo porto commerciale per gli scambi di materie prime, metalli preziosi in primo luogo, che transitavano per suo tramite dalle regioni della Sardegna, che le valse l'appellativo tolemaico di insula plumbaria e' oggi un insieme di opportunita' di interesse che spaziano dai nuraghi inghiottiti dalla vegetazione lussureggiante, (favorita dalla sua natura vulcanica),
talvolta persino monumentali, come il gigantesco gruppo nuragico della sperduta (un impresa trovarla)
GruttiAcqua
alle testimonianze fenicie costituite dal tofet, il cimitero dei bambini mai nati o prematuramente morti (la mortalita' infantile a quell'epoca toccava quote impensabili e raccapriccianti)
dove su un'altura distante dal centro abitato e dalle normali sepolture
una distesa di vasi di coccio, semi-sepolti, contenenti le ceneri dei prematuri, alcune ancora interrate
sfruttavano i naturali incavi delle rocce, o apposta realizzati,
destinando la protezione del loro spirito al culto di Bes, divinita' autoctona poi assimilata a Baal in periodo punico e rispettata nel suo culto fino all'epoca dei romani.
In prossimita' dei resti antichi di Sulki, senza soluzione di continuita', l'abitato moderno, che comprende delle abitazioni ipogee, frutto del riutilizzo in epoca medioevale, delle necropoli punica e romana
impossibili da identificare dall'esterno
nelle quali il senso della transizione tra Vita e Morte, devo dire, si sente in pieno,
osservando le nicchie ove un tempo furono adagiati i defunti, oggi scaffali per le masserizie...
e francamente, nonostante l'abitudine nella visita di catacombe e affini, corre lungo la schiena un brivido... che non deriva certo dalla frescura della quale gia' ad aprile in questi luoghi si gode
Nella piazza principale,
la Basilica paleocristiana di Sant'Antioco Martire,
di un romanico dalla purezza raramente osservata
l'unica della Sardegna munita di catacombe
Alla sera ottima pizza e birra artigianali nella birreria piu' trendy dell'isola
ed al mattino presto, al porto di Calasetta
per imbarcarci alla volta di Carloforte,
il principale centro della vicina isola (questa davvero) di San Pietro, del tutto differente dalla precedente, in quanto colonia genovese offerta ai profughi dell'isola tunisina di Tabarka nel Settecento, sede ancora oggi di una delle ultime tonnare attive nel Mediterraneo, ubicata in una posizione strategica,
nella strettoia che si crea rispetto la prospiciente isola Piana
Isola fenicia anch'essa, quindi... popolata dai fenicotteri... talmente incuranti da consentirmi qui di fotografarli con il 70-200mm
dai romani detta "Accipitrum insula", ossia dei falchi, a causa di una notevole colonia di falco Eleonorae,
tutelata dalla LIPU che nella meravigliosa caletta di Cala Fico ha la sede di una delle sue oasi
Strapiombi mozzafiato
e colori stupefacenti anche nelle natura geologica dei costoni
e delle falesie che caratterizzano quest'isola
Dalle spiaggie di sabbia finissima
all'interno dell'isola domina indiscussa la natura, palesemente ancora integra
Ma la caratteristica che differenzia Carloforte da ogni altro paese della Sardegna e' la assoluta condizione di colonia genovese che traspare dai colori delle case
e delle strade, come i carrugi liguri,
oltre che dal marcato accento degli abitanti, fieri di questa loro condizione.
Inutile dire che a tavola si mangia il Tonno in tutte le sue infinite accezioni che si accompagna, se gradito,
Veniamo via, non senza saudade da San Pietro,
e prima di tornare all'isola nostra, una volta traghettati in Sardegna, scopriamo (per puro caso) una delle piu' belle Acropoli mai visitate di persona o per il tramite delle riprese altrui, quella di monte Sirai, presso Carbonia, assolutamente poco segnalata perfino sulla stessa statale da cui vi si ha accesso.
Il caposaldo difensivo delle colonie appena visitate di SantuAntiògu e SantuPedru, dei Fenici provenienti da Tiro e poi dei Cartaginesi, eccezionale punto di osservazione su una vasta fetta del Mediterraneo sudoccidentale,
prima costituito come abitato
e solo successivamente fortificato
dotato di un Mastio centrale con funzioni sacrali
presumibilmente dedicato a due divinita', Ashtart e Bes
una donna, l'altro uomo
In un'immensa distesa che riserva ulteriori sorprese, se soltanto le campagne di scavo potessero proseguire, si trovano le necropoli fenicia e punica con le caratteristiche differenze tra ipogei e tholos, proprie delle rispettive civilta',
dalle quali si esce sempre con stupore misto a....sollievo
cosi' come l'inevitabile tofet,
come al solito ben isolato dalla vasta necropoli, a significare il profondo solco esistente anche per questi uomini di quattromila anni fa,
tra il senso della vita per chi l'avesse vissuta e per questi piccoli sfortunati assenti
Un senso immanente dell'esistenza, la considerazione del quale mi accompagnera' fino alla prossima visita in questa Sardegna:
splendida, selvaggia, piena di umanita'
Max Aquila photo © per Nikonland 2017
la conversione in sRGB...
e i maledetti profili colore di Adobe rispetto quelli Nikon: si, certamente potrebbero essere migliorati in PP
In piu', rimando da troppo tempo l'acquisto di una nuova sonda di calibrazione...