[natura] Garzette, garzaie, risaie...
Anche questo è un recupero "critico" di due dei miei articoli nello scadente (nel senso che sta per scadere ) blog di Nikonland Fotografi. Di nuovo ho modificato, tolto foto ed aggiunto foto.
Dove riprendere gli ardeidi, uccelli interessanti, eleganti belli a vedersi?
Ci sono diverse possibiltià ma le situazioni più comuni sono tre:, uno sono le aree umide protette ("oasi") le risaie, che sono il sostituto creato dall'uomo delle paludi dove un tempo cacciavano questi ucelli, infine le aree dove si riproducono, le cosiddette "garzaie", anche loro spesso protette come "oasi".
Cominciamo dalle garzaie: sono i luoghi dove le varie specie di aironi si fermano in primavera/estate per nidificare, riprodursi ed allevare i piccoli. Di solito si tratta di gruppi più o meno grandi di alberi alti, isolati, spesso vicini o addirittura circondati dall'acqua (che serve anche come protezione).
Gruppo di Aironi guardabuoi in una garzaia del novarese.
Immaturo di nitticora alla Garzaia di Valenza Po, (zona protetta), Sigma 500 f4.5 EX, da capanno.
Essendo siti di riproduzione, bisogna usare cautele ed estrema attenzione per non diventare agenti perturbatori. In pratica non si fotografa "nella" garzaia, anche perché ci si troverebbe al di sotto dei soggetti con risultati estetici scarsi e ...pioggia di escrementi.
Si fotografa a distanza (ci vogliono i supertele, o ... i tele che abbiamo + converter) in modo da avere un angolo di ripresa buono e poter riprendere gli animali da una distanza sufficiente a non infastidirli. Se non si sentono disturbati, gli uccelli della garzaia non si cureranno di noi e sara possibile osservarli e riprenderli in una varietà di atteggiamenti (accoppiamento, combattimenti per il territorio, cura dei piccoli) che altrimenti non mostrerebbero, per cui ci guadagna anche il fotografo.
Un airone guardabuoi adulto (becco giallo) nutre il giovane.
Affettuoso saluto fra il genitore in cova e il compagno che gli porta da mangiare.
La varieta degli abitanti è notevole e si va da "inquilini" abbastanza comuni, che troviamo quasi in ogni garzaia, come gli aironi cenerini, le garzette (da cui il nome ...) o le nitticore, ad altri più singolari che rendono caratteristica e differenziano una garzaia dal'altra, in una possono esserci gli ibis sacri, "immigrati" africani ormai naturalizzati, o il raro mignattaio. Inoltre d'inverno molte garzaie, abbandonate dagli occupanti estivi, diventano i dormitori serali per i cormorani.
Il cormorano, occupante invernale (ma non solo) delle garzaie. Tipica posa di "asciugatura" delle ali.
Oasi di Baggera.
E' anche divertente riprendere il viavai degli uccelli in volo intenti alla costruzione del nido e a procurare il cibo.
Insomma fotografare alle garzaie in genere è garanzia di buoni risultati, ci si diverte e si può imparare molto sul comportamento degli animali che ci vivono.
Le garzaie sono un tesoro naturalistico del nostro territorio e un ottimo posto per fotografare, ma rappresentano anche una situazione molto particolare, come luogo di nidificazione, quindi estremamente delicato. Gli uccelli per riprodursi devono sentirsi sicuri, per cui la scelgono attentamente, perchè non sia soggetta a disturbo.
Quindi non dobbiamo diventarlo noi.
Il grande Domenico Ruiu ha scritto che l'obiettivo del fotografo naturalista é riuscire ad ottenere la totale indifferenza dei soggetti nei suoi confronti . Un fotografo naturalista rinuncia a fotografare (e si leva di torno) piuttosto che disturbare gli animali. Chi per ottenere "la" foto insiste a causare stress ai soggetti o, peggio, provoca l'abbandono di un nido (con conseguente morte della covata), più che un fotonaturalista, lo definirei un...balordo.
Per fortuna, resisi conto di questo rischio, la maggior parte dei responsabili di siti e forum di fotografia naturalistica hanno imposto severe restrizioni, o addirittura divieti, di pubblicare foto di nidi, nidiacei e siti di riproduzione. Questo é necessario perché la foto ad un nido fatta da un esperto che sa dove stare o come muoversi, di per sé non reca disturbo, ma puç suscitare desiderio di emulazione in altri molto pi§ ricchi di entusiasmo (o di smania) che di esperienza di natura, questi,ultimi, anche in buona fede, finiscono per causare disastri.
Passiamo a paludi e risaie.
Le lanche, le paludi le sponde alcuni meandri dei fiumi sono territorio di caccia ideale per gli ardeidi e di conseguenza, per chi li fotografa. Purtroppo di zone umide non ne restano molte, però alcune, sia naturali, come certe oasi del cuneese o le Lame del Sesia, altre artificiali, come Torrile (ex casse di colmata di uno zuccherificio) sono protette e attrezzate con capanni, per cui si hanno buone opportunità:
Airone bianco maggiore, Torrile.
Airone rosso, Torrile.
Tarabuso, Torrile.
Sgarza ciuffetto, Torrile.
E le risaie?
Fino a non molto tempo fa erano un ottimo surrogato della palude, ma i nuovi metodi di coltivazione, con antiparassitari, livellatura laser, cicli di asciutta e così via, ne hanno diminuito enormemente il potenziale per il fotonaturalista.
Gli insetticidi e i periodici prosciugamenti han fatto sì che quello che era un paradiso di libellule (e di zanzare), sia diventato un deserto di insetti. Questo a cascata si riflette sui loro predatori, che si sono ridotti, così ci sono un po' meno uccelli acquatici e via dicendo. Certo, la risaia è mantenuta per produrre il riso e non per fare un favore al fotonaturalista, però rimane po' di rammarico
Oltre alla valenza paesaggistica (le risaie allagate, o quando il riso comincia appena a spuntare dall'acqua sono davvero splendide), la risaia rimane comunque un luogo di notevole interesse per riprendere avifauna di un certo tipo.
Garzetta sull'argine fra due risaie, trovo che il colore del riso novello sia meraviglioso.
Non è semplice riprendere gli uccelli in risaia per via della distanza di fuga esagerata che gli animali (a ragione) hanno nel nostro paese. Di solito percorro le stradine (quelle consentite) che fiancheggiano le risaie usando l'auto come capanno, individuato il soggetto rallento progressivamente fino a fermarmi, poi provo a riprenderlo opure si va con un amico, a turno uno guida e uno fotografa. Purtopppo sia l'obiettivo della fotocamera che il fucile hanno un aspetto simile e agli animali non piace vederseli puntare addosso. Occorre non far sporgere (troppo) l'ottica e stare un po' distanti. A volte va bene a volte no, gli obiettivi stabilizzati "aiutano" . .
Mi è capitato (raramente) di riprendere soggetti vicini, più spesso ottengo foto ambientate. Queste ultime però sono secondo me molto interessanti perchè, se si sfruttano le caratteristiche dello sfondo e la qualità della luce, si possono ottenere delle immagini a mio parere molto valide, spesso meno banali di un "ritrattone".
Airone rosso in caccia in risaia
Airone guardabuoi in controluce.
Nitticora in risaia semiasciutta, con effetto "salina".
Nel periodo di asciutta le risaie possono essere sempre interessanti, come accade nei campi durante l'aratura, quando passano i trattori che livellano e rovesciano zolle di terreno, al loro seguito c'è sempre una schiera di ardeidi che "ripuliscono" il terreno da insetti, roditori e altri piccoli animali portati alal luce dalla scoperchiatura porta alla luce.In questo caso è possibile sia riprendere i soggetti isolandoli dal contesto, oppure al contrario mostrare questa interazione uomo-animale includendo tracce dell'elemento umano.
Ciao,
Silvio
Sei ancora andato in garzaia dopo quella volta?
Io vorrei farci una capatina in maggio, tempo permettendo.