Cantava così a metà anni '60 (il film "Indovina chi viene a cena", prototipo dell'integrazione interraziale doveva ancora venire) il gallico e biondo Nino Ferrer, stabilendo che per cantare la black music sarebbe stato desiderabile avere la pelle nera. Proposito magari lodevole ma certamente irrealizzabile e forse inutile. Perché voler essere qualcun altro quando si può essere completamente se stessi ?
Un bell'interrogativo anche oggi.
Ma questo editoriale non ha nulla a che vedere con quel proposito. O almeno non in quella luce.
Siamo nel 21° secolo e le due principali produttrici di fotocamere (Nikon e Canon) hanno cambiato pelle, lasciando la vecchia veste di costruttori di nicchia (fornitori di prodotti di livello per pochi clienti) per investire sempre di più il mercato mass-market, quello fatto di milioni di pezzi con bassi margini, dove il prezzo fa premio rispetto alle caratteristiche del prodotto.
O meglio, dove le caratteristiche del prodotto sono di massa. E devono essere prodotte a milioni (milioni di Coolpix, milioni di reflex entry-level in policarbonato lucido, milioni di obiettivi 18-55 stabilizzati e kittoni) in fabbriche tailandesi o cinesi, esposte nei centri commerciali e lasciate a portata di mano dell'acquirente che passa con il carrello della spesa o a discrezione di commessi che confrontano i vari modelli leggendo la scheda esposta nello scaffale.
In questo scenario é normale che nel nikonista d'annata (definizione che sta entrando nel gergo di Nikonland) aleggi il malessere.
Gli apparecchi sono sempre più complessi e fanno tante cose, non sempre quelle più utili o le più desiderate. I manuali somigliano a piccoli estratti dell'enciclopedia britannica ma soprattutto le macchine sono sempre più dotate di autocoscienza (non sempre indirizzata a quello che vuole il fotografo), vogliono essere assecondate, esigono di essere utilizzate in un certo modo ... altrimenti si arrabbiano, sono impegnative, voluminose, ponderose, costose, rapidamente obsolete.
E le ottiche sempre più plasticose, progettate al risparmio con materiali non all'altezza del passato, con una estetica più pensata per contenere tutto quello che dentro deve essere compresso (quanto un 105 dell'epoca d'oro necessitava di 5 lenti, adesso ne richiede 13 e certi zoom anche 23 ...). Che tutto dicono tranne, vai tranquillo, sarà sempre al tuo servizio per decenni ...
E' giocoforza che l'idea di una nuova generazione di strumenti fotografici appaia più con l'incubo del cambiamento (nuovi sistemi, nuove cose da imparare, nuove batterie, nuovi accessori, tutto da capo ...) al posto di generare sogni beati e tranquilli, quelli che gli strumenti meccanici di 20 o 30 anni fa inducevano. Ah, un giorno, quando potrò permettermelo avrà un 300/2.8 ...
... oggi scopri che quando te lo puoi permettere é quasi del tutto inutile perché non é più all'altezza delle aspettative della fotografia attuale, superato da sensori iperdefiniti e nitidezze che mettono alla prova anche pochi micron di errore di messa a fuoco.
Di qui il rifiuto dell'eccesso di tecnologia e i sogni che ritornano al passato, accarezzando una telemetro Nikon, una novella RFSP dotata del sensore full-frame della D3s, in grado di accettare le vecchie ottiche delle telemetro, capace di funzionare con una batteria piccola e leggera, in tutto manuale (sia fuoco che esposizione), secondo i tempi del fotografo, per le esigenze del fotografo.
Una provocazione del genere su un forum statunitense ha suscitato cori di approvazione da parte di decine di vecchi nikonisti, disposti a comprare non una ma due macchine così.
Insieme magari ad una novella FM3D o, al più, una F3D. Cui attaccare ogni obiettivo AI e dedicarsi alla pura e semplice fotografia come una volta.
Macchine a telemetro o reflex dotate del più classico dei sistemi di messa a fuoco ad immagine spezzata. Semplici, affidabili quanto gli occhi. longeve, compatte ed esteticamente classiche, non plasticose.
Ma il signor Nikon non sembra ascoltare. Lui vuole creare nuovi mercati, espandersi sui social network, creare community di condivisione, integrare dispositivi vari, ognuno dei quali fa un pò di tutto e nulla in modo eccellente.
Non importa se i più fedeli tra i suoi clienti provano le Sony Nex con i vecchi AI, o se si fanno allettare da oggetti come questi :
Download attachment: 3403345077_f8e2845219.jpg Download attachment: Fuji-X100-side.jpg
pensati per quel tipo di fotografo, prodotti che peraltro consentono quei margini economici cui Nikon era abituata nel secolo scorso, margini che le consentivano di sviluppare qulle meraviglie che, pur uscite da tempo dal catalogo, continuano ad affascinare e a soddisfare non solo le passate ma anche le attuali generazioni di fotografi.
In mancanza dovremmo quindi comperarci una Leica o una Fuji ? Desiderare quindi di cambiare pelle ?
Signor Nikon, che ci frega di una Nikon EVIL con un sensore ridicolo ed un sistema di ottiche nuovo.
Noi abbiamo già tutto quello che ci serve, vorremmo poterlo utilizzare (anche) come eravamo abituati una volta.
Controllando il tutto con il nostro cervello, con i nostri occhi, con le nostre mani.
Dobbiamo cantare che vorremmo la pelle nera per farci ascoltare ?
Fai meno prodotti, falli pagare quanto é giusto ma falli come una volta.
Ehi, signor Nikon, diciamo a te !
Lei aveva naturalmente the black spirit, non solo la pelle.
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