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[luoghi] Abbazia di S. Eustachio
Inviato da
Alberto73
,
27 aprile 2016
·
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abbazia; S. Eustachio;
Dell’abbazia di S. Eustachio oggi non rimangono che pochi resti abbandonati. Risalente al XI secolo, fu edificata, su un possedimento donato da Ottone III a Regimbaldo di Treviso (appartenente a quella che passerà poi alla storia come la famiglia dei Collalto) come segno di riconoscenza per la sua indomita fedeltà in battaglia.
Fu costruita per volere di Rambaldo III di Collalto e dalla madre, la contessa Gisla, con lo scopo di limitare il potere dei vescovi di Treviso con un'istituzione che dipendesse direttamente dal pontefice, il quale dal canto suo non vedeva di buon occhio l'espansione del potere temporale e religioso dei vescovi trevigiani, sostenitori dell'imperatore.
L’abbazia, in seguito, ottenne dal successore Rambaldo IV ricche donazioni, seguite da una serie di privilegi ed esenzioni da parte dei Papi (nel 1231 papa Gregorio IX riconosceva a Sant'Eustachio il controllo di trentacinque tra pievi e cappelle poste in tutto il territorio trevigiano sino a Mestre), diventando così uno dei siti monastici di primaria importanza dal punto di vista politico e culturale dell’epoca. Il monastero, così, poteva contare su vasti possedimenti ampliati nel corso dei secoli e, a conferma della totale autonomia dell'istituzione, i rettori delle chiese si formavano presso il seminario della stessa abbazia.
Al periodo di massimo splendore fece seguito la gravissima crisi trecentesca (scisma d'Occidente, peste nera, invasioni degli Ungari) della quale i vescovi approfittarono per estendere la propria influenza sui possedimenti dell'abbazia.
Nel 1521, ormai decaduta e nota per il malcostume dei suoi frati, l'Abbazia fu soppressa a seguito di una Bolla del Papa Leone X e divenne una prepositura della famiglia dei Collalto.
Tra il Cinquecento e il Seicento l'abbazia divenne un importante polo culturale. Qui vennero ospitati, tra gli altri, Pietro Aretino, Gaspara Stampa e tra il 1553 ed il 1555 vi si stabilì anche Monsignor Giovanni Della Casa, che proprio qui trovò ispirazione per la stesura del suo Galateo.
Tra il 1744 e il 1819 il complesso fu guidato dal preposito Vinciguerra VII di Collalto, uomo colto e capace che lo trasformò in un'importante azienda agricola retta da esperti e studiosi. Fu grazie a lui che la prepositura sopravvisse alle soppressioni napoleoniche di inizio Ottocento, che invece colpirono la vicina certosa di San Girolamo (di cui oggi non rimane alcuna traccia).
Nel 1865, tuttavia, le autorità ecclesiastiche giudicarono inutile e obsoleta questa istituzione che fu definitivamente soppressa, e il titolo di abate trasferito al vescovo di Treviso.
Durante la prima guerra mondiale, dopo la rotta di Caporetto, con il conseguente spostamento del fronte sulla nuova linea Altipiani-Grappa-Piave, l’abbazia venne a trovarsi nel mezzo dello scontro armato. Il sito abbaziale di Nervesa venne fatto presidiare da contingenti della Royal Artillery Britannica. L’artiglieria Austriaca, di conseguenza, sparò numerose salve di cannone sull’edificio, danneggiando irrimediabilmente la struttura.
Fu costruita per volere di Rambaldo III di Collalto e dalla madre, la contessa Gisla, con lo scopo di limitare il potere dei vescovi di Treviso con un'istituzione che dipendesse direttamente dal pontefice, il quale dal canto suo non vedeva di buon occhio l'espansione del potere temporale e religioso dei vescovi trevigiani, sostenitori dell'imperatore.
L’abbazia, in seguito, ottenne dal successore Rambaldo IV ricche donazioni, seguite da una serie di privilegi ed esenzioni da parte dei Papi (nel 1231 papa Gregorio IX riconosceva a Sant'Eustachio il controllo di trentacinque tra pievi e cappelle poste in tutto il territorio trevigiano sino a Mestre), diventando così uno dei siti monastici di primaria importanza dal punto di vista politico e culturale dell’epoca. Il monastero, così, poteva contare su vasti possedimenti ampliati nel corso dei secoli e, a conferma della totale autonomia dell'istituzione, i rettori delle chiese si formavano presso il seminario della stessa abbazia.
Al periodo di massimo splendore fece seguito la gravissima crisi trecentesca (scisma d'Occidente, peste nera, invasioni degli Ungari) della quale i vescovi approfittarono per estendere la propria influenza sui possedimenti dell'abbazia.
Nel 1521, ormai decaduta e nota per il malcostume dei suoi frati, l'Abbazia fu soppressa a seguito di una Bolla del Papa Leone X e divenne una prepositura della famiglia dei Collalto.
Tra il Cinquecento e il Seicento l'abbazia divenne un importante polo culturale. Qui vennero ospitati, tra gli altri, Pietro Aretino, Gaspara Stampa e tra il 1553 ed il 1555 vi si stabilì anche Monsignor Giovanni Della Casa, che proprio qui trovò ispirazione per la stesura del suo Galateo.
Tra il 1744 e il 1819 il complesso fu guidato dal preposito Vinciguerra VII di Collalto, uomo colto e capace che lo trasformò in un'importante azienda agricola retta da esperti e studiosi. Fu grazie a lui che la prepositura sopravvisse alle soppressioni napoleoniche di inizio Ottocento, che invece colpirono la vicina certosa di San Girolamo (di cui oggi non rimane alcuna traccia).
Nel 1865, tuttavia, le autorità ecclesiastiche giudicarono inutile e obsoleta questa istituzione che fu definitivamente soppressa, e il titolo di abate trasferito al vescovo di Treviso.
Durante la prima guerra mondiale, dopo la rotta di Caporetto, con il conseguente spostamento del fronte sulla nuova linea Altipiani-Grappa-Piave, l’abbazia venne a trovarsi nel mezzo dello scontro armato. Il sito abbaziale di Nervesa venne fatto presidiare da contingenti della Royal Artillery Britannica. L’artiglieria Austriaca, di conseguenza, sparò numerose salve di cannone sull’edificio, danneggiando irrimediabilmente la struttura.
Grazie Alberto, nonostante siano solo resti, credo sia una bella proposta per una gita