La rinascita degli inchiostry dye-based
La stampa inkjet usa due tipi di inchiostri: quelli a soluzione acquosa detti anche dye-based (e che chiameremo qui semplicemente "dyes") e quelli a pigmenti.
I dyes furono i primi inchiostri a essere sviluppati mentre i pigmenti furono introdotti successivamente per ovviare al principale difetto dei dyes e cioè la scarsa durata nel tempo dovuta alla bassa inerzia chimica e resistenza agli agenti atmosferici, soprattutto alla luce e all'ozono presente nell'aria.
I dyes infatti sono inchiostri in cui i "coloranti" sono composti chimici "sciolti" nell'acqua, si tratta cioè di un sistema a una fase.
I pigmenti invece possono essere immaginati come microscopici granelli colorati che vengono tenuti in sospensione con degli appositi agenti inclusi nella formulazione. Si tratta quindi un sistema a due fasi.
La costituzione fisica dei pigmenti spiega la loro maggiore resistenza legata appunto alla loro inerzia chimica. Nei dyes invece all'effetto fisico si somma un'importante componente chimica che viene attivata in presenza di raggi UV e di ozono (a causa del suo elevato potenziale di ossidazione e della sua affinità elettronica ha "fame" dei doppi legami presenti nelle molecole dei coloranti).
NB nel corso dell'articolo ci faremo accompagnare da Stana che ci allieterà con immagini della "sua" stampa mentre parliamo di cose molto serie e profonde.
Eccola qui che ci osserva per vedere se lavoriamo bene
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