[reportage] Su e giu' per Mosca
Se la Russia e' una potenza, Mosca e' di certo il suo esponente, elevato al cubo. Forse anche al ...metro cubo.
Quasi tredici milioni di abitanti per un territorio metropolitano di oltre 2500 km quadrati... (quanto l'intero Lussemburgo), prima citta' d'Europa per popolazione e tra le prime dieci al mondo: la citta' della Piazza Rossa, del Cremlino e della Guerra Fredda.
Fondata nel 1147 sulle rive della Moscova, espansa nei secoli lungo direttrici concentriche, in uno sviluppo infinito che manifesta il concetto alla cui base questa megalopoli esiste: dimostrare di per se stessa e con i suoi onnipresenti simboli il concetto di potere !
Cio' che colpisce in Mosca,
forse piu' che l'immaginario collettivo costituito dai suoi storici e opulenti monumenti
e' certamente la imponenza e maestosita' della sua edilizia di ogni epoca,
da quella neoclassica dei primi del Novecento a quella stalinista e poi ancora, sovietica;
in continua competizione con ogni altro esempio di architettura nel mondo:
una sensazione quasi opprimente di forza: davanti alla quale non si puo' che abbozzare, cosi' come i cittadini di questa Utopia, credo, facciano quotidianamente.
Ecco come, andando giu' per la metropolitana piu' profonda del mondo,
non basta il primato della vastita' del sistema di comunicazioni e linee realizzate in meno di un secolo,
ma il senso di quel potere si estrinseca nella varieta' di decori e ornamenti delle piu' belle tra le stazioni,
come quelle di Komsolskaya, Kievskaja e Teatralnaya,
il cui traffico passeggeri e' formato in considerevole numero anche da parte di chi non viaggia per viaggiare ma per ammirare. E la grande frequenza del passaggio dei treni diventa solo un dettaglio di questa ulteriore dimostrazione di forza.
Mentre restando su, accolti a Piazza della Rivoluzione dal famoso busto di Karl ,
Пролетарии всех стран, соединяйтесь! (proletari di tutto il mondo, unitevi!)
ammantato da un sorriso direi bonario,si entra nella Piazza Rossa
ormai divisa da uno spartiacque non materiale, non visibile, ma decisamente tangibile, tra il Mausoleo a Lenin,
nel quale al corpo (vero o mistificato che sia) dello statista, non bastano le lastre di granito dell'edificio che abita per impedirgli di vedere cio' che di fronte, siano diventati i Magazzini GUM: da emporio del regime sovietico a icona del capitalismo piu' sfrenato,
contrasto acuito dalla nettamente differente frequentazione dei due (un tempo piu' coerenti) siti.
Mosca zarista, comunista oppure ortodossa sono a mio avviso la stessa cosa: adorazione dell'icona.
Che sia in mostra sull'iconostasi di una delle sue innumerevoli chiese, o esposta al pubblico sotto forma di sepolcro, mausoleo, o edificio (monumentale o industriale).
E allora sia che si tratti delle cupole di San Basilio sulla Piazza Rossa
come del Cinquecentesco Monastero delle Novizie,
con una iconostasi straordinaria
e dagli spettacolari pavimenti a "puzzle" di ghisa
sia delle incommensurabili Cattedrali dell'Annunciazione al Cremlino
e della Dormizione,
sempre all'interno della cittadella fortificata che resse anche all'incendio di Mosca perpetrato dalle truppe napoleoniche
cosi' come i cannoni francesi, sottomessi a quelli russi
o la campana piu' grande del mondo
oppure ancora ammirando i tesori esposti nel Palazzo dell'Armeria
ogni passo su e giu' per Mosca
conduce a ritenere che l'autoconsiderazione di questo popolo cosi' diverso dall'Europa in cui e' politicamente incluso, la cui valuta (il rublo) e' l'unica non negoziabile all'interno del Continente, la cui voglia di vivere si materializza nell'ormai raggiunta (e superata) occidentalizzazione,
vada di pari passo con il desiderio di tracciare sempre una linea, al di qua della quale posizionarsi.
Ogni cosa che posseggono l'hanno pagata con denaro sonante o a duro prezzo (comprese le innumerevoli opere d'arte dei Musei del Paese).
Ma questo conto possono presentarlo ormai solo alla Storia.
Max Aquila photo © per Nikonland 2016
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