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La D300, l'obsolescenza dell'attrezzatura e il senso di fare fotografie.
ago 25 2014 01:00 |
Valerio Brùstia
in Editoriali
Nel marzo del 2013, come tutti gli anni, ho visitato presso il forte di Bard in Val d'Aosta, la mostra del BBC Wildlife Photographer of the Year (edizione. 2012). Tra le meravigliose stampe mi colpì molto lo scatto perfetto di Sergey Gorshkov di una volpe polare che bisticcia con una coraggiosa oca delle nevi, scatto realizzato sull'isola di Wrangel nel gelido mar bianco a nord della siberia continentale. Come d'uso per questa mostra, nella didascalia di questa immagine, una stampa superba formato 50x70, erano riportati i dati di ripresa: Nikon D300s, ob. Nikon 600/4, exp: 1/2000 f/5 iso 640; Gitzo tripod. Sobbalzo: D300s?! Accantono la nozione, poi a Maggio il National Geographic Magazine, seguito a Ottobre BBC Wildlife Magazine, pubblicano buona parte de lavoro di Sergey Gorshkov nel gelo polare. Sono immagini magnifiche e, se tanto mi da tanto, molte di queste vengono da un sensore 12Mp D300s.
Tra il numero di Maggio di NG Magazine e l'edizione di Ottobre di BBC Wildlife, abbiamo trovato il tempo per fare un viaggio in Costa Rica. In questa terra stupenda, che offre milioni di opportunità fotografiche, l'unica vera esperienza che vale la pena evitare è quella del furto dell'attrezzatura (oltre che dei documenti, soldi ecc …). Rimasti in brache di tela in quel del Centro America tropicale, con oltre metà vacanza ancora da trascorrere, mi si è prospettata concretamente la peggiore delle situazioni: non poter più fotografare in un luogo così spettacolare e meraviglioso. O meglio, non è che si può fare tutto con il 200-400 !! Fortunatamente avevo con me la D300 con l'intenzione di utilizzarla per le (poche) riprese subacquee. Così la D300 è uscita dallo scafandro e accoppiata con l'esasperato (ma divertentissimo) Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM mi ha consentito di scattare quelle immagini caraibiche che per tanti anni ho immaginato di vedere con i miei occhi. In questa sfortunata occasione la D300 ha fatto da backup a D800 e D700 sottratte da abili “ladrones”. Nelle riprese di paesaggio wide, con l'uso di un buon cavalletto e, dove necessario, il ricorso al bracketing da ricomporre in HDR, la D300 mi ha consegnato le foto che cercavo, il tutto operando ad oltre 30° con un tasso di umidità superiore al 90%, umidità tanto intensa da mantenere perennemente madide d'acqua le fasciature in tela con cui ricopro le gambe del Gitzo GT3541LS.
L'esperienza centro americana e le foto di Gorshkov del BBC Wildlife, mi hanno fatto riflettere sul perenne ed inarrestabile meccanismo che ci fa sbavare per il modello nuovo di fotocamera fino a lasciar languire nell'inutilizzo il modello sorpassato, vecchio, obsolescente (??). La D300 è stata la mia prima fotocamera digitale. Mi aveva affascinato con la sua capacità di registrare sfumature di colore e di toni perché, con le dia 35mm, alcuni colori si perdevano inesorabilmente. Fu uno scatto ad una rosa canina, fatto al parcheggio della Fagiana al Parco del Ticino di Ponte Vecchio di Magenta, che fece la differenza. Pur nei limiti del monitor, il delicato tono rosa dei fiori era stato registrato, così come il verde delle foglie e l'azzurro del cielo, e questo era uno scatto impossibile per qualsiasi pellicola invertibile. Se questo era il prodotto della D300, figuriamoci cosa avrei potuto registrare con la D3! Infatti ne fui stregato, tanto da affiancare all'ammiraglia, non appena mi fu possibile, una più piccola e maneggevole D700. La D300 già dopo due anni finiva così nelle retrovie, usata più per il suo ritaglio DX che per altre qualità specifiche.
Rosa Canina, Parco del Ticino - Maggio 2008
Nikon D300 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED, Manfrotto 055 Arca B1.
Quando iniziai a frequentare attivamente Nikonland, la D3 era sul mercato da un anno e la “mia” D3 era da pochi giorni divenuta compagna e compendio della D300. Leggendo recensioni e commenti sul forum, feci un'amara previsione. Mi vidi in un prossimo futuro nel quale avrei fatto la parte del dinosauro, del conservatore, ancorato a macchine vecchie, superate, antiche. Sì perché non riuscivo a figurarmi, e tutt'ora ho serie difficoltà, qualcosa di meglio dei file D3. Ovviamente nei limiti del caso, perché già con la D3s gli ISO sono saliti, con la D4 e D4s sono aumentati i pixel, eccetera eccetera, tutte cose che sappiamo. Vero, come vera si è confermata la mia previsione. Leggo post, discussioni, interventi, ci penso e non capisco. Trovo dichiarazioni di chi si arrovella nel voler sostituire la D3s con la D4, chi dopo pochi mesi di D800 vorrebbe cambiarla con non si sa cosa, chi vende il 500mm perché tra un paio d'anni uscirà il modello nuovo e il modello corrente sarà troppo deprezzato (bravo, e intanto con cosa fotografi, col tubo dello scottex?). Ho letto veraci dichiarazioni d'amore per la D600/610. Non metto affatto in dubbio che sia una fotocamera dotata di un ottimo sensore, ma è anche la FF di casa Nikon di fascia Entry level, in buona sostanza non ci rammarichiamo se un mese dopo quell'acquazzone estivo, imprevisto, la nostra D600 possa presentare qualche problemino...
Come tutti, nel materiale fotografico ricerco la praticità d'uso e il risultato appagante. Come per molti, il mio fotografare è una ricerca di opportunità fotografiche, cioè occasioni per divertirmi a produrre qualche immagine che mi soddisfi. Di certo la mia non è la caccia all'ottimo optoelettronico assoluto. Da sempre utilizzo gli strumenti che mi posso permettere e che ho a disposizione, in buona sostanza non rinuncio ad un'occasione di ripresa solo perché con uno strumento migliore potrei sfruttare meglio quell'opportunità. Sembra un'osservazione bizzarra, ma se ci si pensa, con onestà, non lo è poi così tanto.
La spinta a rinnovare il nostro equipaggiamento dovrebbe partire dalle nostre reali necessità di utilizzo. Il tambur battente del mercato ovviamente spinge in direzioni che apparentemente coincidono con la nostra urgenza pratica, ma se si guarda con maggiore attenzione non si può non riconoscere che quei messaggi sono solo operazioni di marketing, e dovremmo essere in grado di mantenere l'opportuno distacco da utenti maturi e consapevoli. Ecco, appunto, il condizionale è d'obbligo, perché nella pratica siamo troppo spesso in balia del vento che tira, finendo per immaginare chissà quali vantaggi e superlativi risultati ottenibili con il nuovo modello di fotocamera ed obiettivo.
Questa corsa agli armamenti, questo perenne “rush” che da oltre dieci anni ci coinvolge, me compreso, temo vada a danneggiare, più che a migliorare, le nostre produzioni fotografiche. Scrivo queste note proprio per rifletterci sopra e cercare di sollevare quella che per ora è solo un'intuizione, l'intuizione di qualcosa di irrazionale, dissennato, un po' folle. Nell'era digitale, per arrivare ad una conoscenza solida di un particolare modello di fotocamera, ci va del tempo. Non è più come ai tempi del film quando, una volta individuato il posizionamento comandi, ben poco rimaneva da conoscere per padroneggiare al 100% la nuova fotocamera. Si finisce quindi per dismettere un apparecchio ben prima d'averlo usato per l'interezza delle possibilità offerte; come dire che non si è neppure completata la fase transitoria di conoscenza dello strumento, e il regime produttivo rimane una chimera, un target da trasferire al prossimo modello e poi a quello dopo ancora, così via.
Cambiare macchina e obiettivi, in modo quasi compulsivo, non migliora le nostre foto. A crescere sono solo i profitti dei venditori (e, mi auguro, anche dei costruttori). Considerando lo stato di concreta maturazione del settore digitale, forse è tempo di riflettere serenamente al nostro modo di produrre immagini più che allo strumento che usiamo per farle. In altri termini, per citare un caro vecchio amico fotografo, è sempre utile spremere a dovere le nostre macchine e i nostri obiettivi, mediando tra ciò che questi arnesi possono dare e quello che noi vorremmo ottenere. I risultati di queste mediazioni portano sistematicamente a buone immagini. Del resto questa nozione la conosciamo per bene tutti quanti, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. E allora, ogni tanto, è bene ravvivarne la memoria.
La mia esperienza con la D300 conferma le perplessità fin qui raccontate. Passata in quarta fila, dopo l'ingresso della D800, è tornata, per forza maggiore, in prima linea e mi ha fatto riscoprire ciò che in verità avrei già dovuto sapere, cioè che da quella fotocamera si possono ottenere valide immagini. Anche se non visiterò mai l'isola di Wrangel nel nord della Siberia, so che dai file della D300 posso produrre stampe enormi di ottima qualità. Insomma, sta a me usarla bene, ed è una parte de mio corredo a cui difficilmente posso (non “voglio”) rinunciare.
Valerio Brustia - Nikonland Agosto 2014
Tra il numero di Maggio di NG Magazine e l'edizione di Ottobre di BBC Wildlife, abbiamo trovato il tempo per fare un viaggio in Costa Rica. In questa terra stupenda, che offre milioni di opportunità fotografiche, l'unica vera esperienza che vale la pena evitare è quella del furto dell'attrezzatura (oltre che dei documenti, soldi ecc …). Rimasti in brache di tela in quel del Centro America tropicale, con oltre metà vacanza ancora da trascorrere, mi si è prospettata concretamente la peggiore delle situazioni: non poter più fotografare in un luogo così spettacolare e meraviglioso. O meglio, non è che si può fare tutto con il 200-400 !! Fortunatamente avevo con me la D300 con l'intenzione di utilizzarla per le (poche) riprese subacquee. Così la D300 è uscita dallo scafandro e accoppiata con l'esasperato (ma divertentissimo) Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM mi ha consentito di scattare quelle immagini caraibiche che per tanti anni ho immaginato di vedere con i miei occhi. In questa sfortunata occasione la D300 ha fatto da backup a D800 e D700 sottratte da abili “ladrones”. Nelle riprese di paesaggio wide, con l'uso di un buon cavalletto e, dove necessario, il ricorso al bracketing da ricomporre in HDR, la D300 mi ha consegnato le foto che cercavo, il tutto operando ad oltre 30° con un tasso di umidità superiore al 90%, umidità tanto intensa da mantenere perennemente madide d'acqua le fasciature in tela con cui ricopro le gambe del Gitzo GT3541LS.
L'esperienza centro americana e le foto di Gorshkov del BBC Wildlife, mi hanno fatto riflettere sul perenne ed inarrestabile meccanismo che ci fa sbavare per il modello nuovo di fotocamera fino a lasciar languire nell'inutilizzo il modello sorpassato, vecchio, obsolescente (??). La D300 è stata la mia prima fotocamera digitale. Mi aveva affascinato con la sua capacità di registrare sfumature di colore e di toni perché, con le dia 35mm, alcuni colori si perdevano inesorabilmente. Fu uno scatto ad una rosa canina, fatto al parcheggio della Fagiana al Parco del Ticino di Ponte Vecchio di Magenta, che fece la differenza. Pur nei limiti del monitor, il delicato tono rosa dei fiori era stato registrato, così come il verde delle foglie e l'azzurro del cielo, e questo era uno scatto impossibile per qualsiasi pellicola invertibile. Se questo era il prodotto della D300, figuriamoci cosa avrei potuto registrare con la D3! Infatti ne fui stregato, tanto da affiancare all'ammiraglia, non appena mi fu possibile, una più piccola e maneggevole D700. La D300 già dopo due anni finiva così nelle retrovie, usata più per il suo ritaglio DX che per altre qualità specifiche.
Rosa Canina, Parco del Ticino - Maggio 2008
Nikon D300 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED, Manfrotto 055 Arca B1.
Quando iniziai a frequentare attivamente Nikonland, la D3 era sul mercato da un anno e la “mia” D3 era da pochi giorni divenuta compagna e compendio della D300. Leggendo recensioni e commenti sul forum, feci un'amara previsione. Mi vidi in un prossimo futuro nel quale avrei fatto la parte del dinosauro, del conservatore, ancorato a macchine vecchie, superate, antiche. Sì perché non riuscivo a figurarmi, e tutt'ora ho serie difficoltà, qualcosa di meglio dei file D3. Ovviamente nei limiti del caso, perché già con la D3s gli ISO sono saliti, con la D4 e D4s sono aumentati i pixel, eccetera eccetera, tutte cose che sappiamo. Vero, come vera si è confermata la mia previsione. Leggo post, discussioni, interventi, ci penso e non capisco. Trovo dichiarazioni di chi si arrovella nel voler sostituire la D3s con la D4, chi dopo pochi mesi di D800 vorrebbe cambiarla con non si sa cosa, chi vende il 500mm perché tra un paio d'anni uscirà il modello nuovo e il modello corrente sarà troppo deprezzato (bravo, e intanto con cosa fotografi, col tubo dello scottex?). Ho letto veraci dichiarazioni d'amore per la D600/610. Non metto affatto in dubbio che sia una fotocamera dotata di un ottimo sensore, ma è anche la FF di casa Nikon di fascia Entry level, in buona sostanza non ci rammarichiamo se un mese dopo quell'acquazzone estivo, imprevisto, la nostra D600 possa presentare qualche problemino...
Come tutti, nel materiale fotografico ricerco la praticità d'uso e il risultato appagante. Come per molti, il mio fotografare è una ricerca di opportunità fotografiche, cioè occasioni per divertirmi a produrre qualche immagine che mi soddisfi. Di certo la mia non è la caccia all'ottimo optoelettronico assoluto. Da sempre utilizzo gli strumenti che mi posso permettere e che ho a disposizione, in buona sostanza non rinuncio ad un'occasione di ripresa solo perché con uno strumento migliore potrei sfruttare meglio quell'opportunità. Sembra un'osservazione bizzarra, ma se ci si pensa, con onestà, non lo è poi così tanto.
La spinta a rinnovare il nostro equipaggiamento dovrebbe partire dalle nostre reali necessità di utilizzo. Il tambur battente del mercato ovviamente spinge in direzioni che apparentemente coincidono con la nostra urgenza pratica, ma se si guarda con maggiore attenzione non si può non riconoscere che quei messaggi sono solo operazioni di marketing, e dovremmo essere in grado di mantenere l'opportuno distacco da utenti maturi e consapevoli. Ecco, appunto, il condizionale è d'obbligo, perché nella pratica siamo troppo spesso in balia del vento che tira, finendo per immaginare chissà quali vantaggi e superlativi risultati ottenibili con il nuovo modello di fotocamera ed obiettivo.
Questa corsa agli armamenti, questo perenne “rush” che da oltre dieci anni ci coinvolge, me compreso, temo vada a danneggiare, più che a migliorare, le nostre produzioni fotografiche. Scrivo queste note proprio per rifletterci sopra e cercare di sollevare quella che per ora è solo un'intuizione, l'intuizione di qualcosa di irrazionale, dissennato, un po' folle. Nell'era digitale, per arrivare ad una conoscenza solida di un particolare modello di fotocamera, ci va del tempo. Non è più come ai tempi del film quando, una volta individuato il posizionamento comandi, ben poco rimaneva da conoscere per padroneggiare al 100% la nuova fotocamera. Si finisce quindi per dismettere un apparecchio ben prima d'averlo usato per l'interezza delle possibilità offerte; come dire che non si è neppure completata la fase transitoria di conoscenza dello strumento, e il regime produttivo rimane una chimera, un target da trasferire al prossimo modello e poi a quello dopo ancora, così via.
Cambiare macchina e obiettivi, in modo quasi compulsivo, non migliora le nostre foto. A crescere sono solo i profitti dei venditori (e, mi auguro, anche dei costruttori). Considerando lo stato di concreta maturazione del settore digitale, forse è tempo di riflettere serenamente al nostro modo di produrre immagini più che allo strumento che usiamo per farle. In altri termini, per citare un caro vecchio amico fotografo, è sempre utile spremere a dovere le nostre macchine e i nostri obiettivi, mediando tra ciò che questi arnesi possono dare e quello che noi vorremmo ottenere. I risultati di queste mediazioni portano sistematicamente a buone immagini. Del resto questa nozione la conosciamo per bene tutti quanti, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. E allora, ogni tanto, è bene ravvivarne la memoria.
La mia esperienza con la D300 conferma le perplessità fin qui raccontate. Passata in quarta fila, dopo l'ingresso della D800, è tornata, per forza maggiore, in prima linea e mi ha fatto riscoprire ciò che in verità avrei già dovuto sapere, cioè che da quella fotocamera si possono ottenere valide immagini. Anche se non visiterò mai l'isola di Wrangel nel nord della Siberia, so che dai file della D300 posso produrre stampe enormi di ottima qualità. Insomma, sta a me usarla bene, ed è una parte de mio corredo a cui difficilmente posso (non “voglio”) rinunciare.
Valerio Brustia - Nikonland Agosto 2014
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75 Comments
Questo mese l'onore dell'editoriale di Nikonland spetta a Valerio Brustia che è sempre più abile di penna di me
Un mix di saggezza e di ironia che rendono sempre piacevolissima la lettura.
Anch'io ho avuto un ottimo rapporto con la D300, e poi mi riconosco in molti aspetti fra quelli descritti, nel bene e nel male.
In pratica devo rivalutare le mie D1h e D50? ...
La D300: la mia prima - e per ora, unica - reflex digitale!
Ho apprezzato molto il tuo articolo, che peraltro mi sembra tu abbia ampiamente plagiato da un noto(?) blog... , e ho ritrovato tante considerazioni che mi sento di sottoscrivere anche in base alla mia personale esperienza.
Concordo sul fatto che sia quasi impossibile conoscere perfettamente ed utilizzare appieno altrettanto correttamente tutte le caratteristiche che una moderna reflex digitale offre, e che ripartire ogni volta con una macchina nuova possa essere a scapito della qualità delle foto stesse che si desiderano ottenere.
Concordo anche sul fatto che con una macchina non proprio giovanissima sia possibile ottenere ottime foto anche laddove altri sistemi consentono prestazioni migliori (sebbene fino ad oggi io abbia fatto di necessità virtù ) e, per quanto mi riguarda, posso affermare che ultimamente gli scatti che mi hanno dato più soddisfazione sono stati quelli effettuati con la piccola ed economica V1, le cui potenzialità non sono certo paragonabili a quelle di una moderna reflex.
E, nel tuo caso, si conferma ancora una volta che è sempre il manico che fa la differenza, indipendentemente dal materiale usato...
Bell'articolo, che condivido ampiamente nella sua filosofia di fondo.
La mia prima digitale fu la D80, presa usata d'occasione... ma ero felice a metà poichè tra il corpo, il crop e il sensore non ero troppo soddisfatto... Probabilmente mi aspettavo qualche possibilità che andava ben oltre la pellicola, specie a sensibilità elevate...
Detto fatto il mio datore di lavoro mi mise in mano una D300 per i servizi: amore a prima vista per il corpo, finalmente un'ergonomia adatta alle mie non piccole mani, un CMOS in grado di arrivare alle massime sensibilità delle pellicole ma con un qualità ben diversa, un AF fulmineo e pressochè infallibile... Ero estasiato.
Neanche 10 mesi dopo uscì la D700 e ricordo che fu un colpo al cuore: feci due mesi a pane e acqua a momenti per comprarla... una D300 con sensore full frame e alti ISO stellari... per me fu un sogno diventato realtà.
E' ancora con me oggi, e farò di tutto per tenerla...
Tuttavia il crop che permette la D810 è cosa non da poco dove si usa il tele... E qui purtroppo mi scontro con un fattore fisico che non è arginabile con la filosofia ma solo con i soldi (per i tele...).
Bei ricordi la serie D3-D700-D300-D90... quando i corpi Nikon uscivano perfetti al primo colpo... trovatemi delle DSLR più affidabili di queste...
Dimenticavo ... mi sono tremendamente pentito di aver venduto (per 400€ a NOC) la D300, una volta presa la D700 ...
Condivido quanto scritto da Valerio e me ne rendo sempre più conto con il tempo che passa
Te credo... condividono anche tutti gli accessori praticamente. Cosa più o meno irripetibile in Nikon, che ben si guarda di solito dal fare accessori universali...!
Io invece vendetti la D80 a un'amica una settimana prima che arrivasse la D700...
Considerazioni condivisibilissime, articolo sopraffino.
Non per nulla io alla D3 mi son fermato e ancora ho molissssime perplessità a passare ad esempio ad una DF perché son certo che non caverei nulla di meglio rispetto a quello che già produco.
Bè ... hai detto D3, mica D300
Io credo che le considerazioni di Valerio siano più che altro da prendere sul lato filosofico, filosofia della fotografia.
Non conta tanto il materiale, non l'ultimo grido, ma la capacità di trarne il massimo in termini di fotografia. Così puoi vincere il contest anche con la D90 se ne sei capace.
Ma io sono sicuro che con il 600/4 VR II uno capace, oggi caverebbe di meglio con una D810 rispetto ad una D300 ... non sarebbe certo una questione di costi il corpo da mettere dietro a quel bestio.
Mentre uno incapace nulla di buono.
Ma, lo ribadisco, secondo me tutto il discorso deve essere messo al servizio della fotografia, non ad un rigurgito nostalgico e autarchico, luddita o nichilista
E purtroppo, hai voglia a conoscere a fondo D50, D1h e D1x. Sono non più che dissipatori di energia se confrontati anche con la mirrorless più rachitica presente alla Photokina 2014
Esatto Mauro,
lo strumento è bene usarlo per quel che può dare. Sono anni che non monto la D300 sul 600mm, per una serie di ragioni prima fra tutte la "vita" a guardarci dentro. Lì ci sta la D3, ma per altre cose la D300 risulta ancora validissima.
Sono rientrato venere mattina dalla Sardegna (fine ferie). Ho usato pesantemente la D300 sott'acqua dove si conferma uno strumento estremamente valido (luci flash, ritaglio DX quindi matrice AF che copre ampio campo di inquadro). Certo oggi c'è la D7100 e se dovessi scafandrare ex novo un DX penserei a quella fotocamera, ma la D300 già c'è, è lì nella mia borsa.
Quindi Duccio la DF quando la prenderai andrà benissimo ad affiancare la tua D3, non a sostituirla.
Una nota. E' vero nel mio "cortile" virtuale avevo già scritto due righe sulla D300, ma si trattava di una dedica personale ad uno strumento che, mi accorsi allora al momento di quella stesura, mi aveva consentito di realizzare veramente una camionata di immagini da ricordare. Queste note parlano invece di una cosa un po' differente, la D300 è un pretesto. Queste note sono rivolte espressamente a chi mangia pane e foto, cioè il pubblico fruitore di Nikonland, non ad un pubblico generalista, più interessato alle indicazioni sui ristoranti, che è il tipico frequentatore del mio "cortile" telematico.
La D810 mi attira molto. La ragione di questa attenzione è sostanzialmente legata alla mio modo di intendere il corredo. Ora uso 4 fotocamere, tutte diverse. E' una rottura di marroni: comandi in posizioni leggermente distinte, batterie diverse. In passato ho sempre scattato con più corpi dello stesso tipo. Non sarebbe male passare ad una coppia di 810 e fare ordine, ma oltre il costo non trascurabile, la verità è che a me la D700 e la D3 vanno bene, mi danno quello che mi aspetto e mi consentono di produrre immagini che ogni volta non solo mi soddisfano, ma spesso mi stupiscono.
E allora preferisco togliermi il "pane di bocca" per cercare occasioni per usarle 'ste macchinette, occasioni come l'Islanda di Antonio o la Kamchakta di Takephoto.
Ma anche le montagne dietro casa vanno bene, occorre solo la risorsa più preziosa di tutte: il Tempo! Maledetto Tempo.
Spero di aver insinuato qualche sano dubbio a chi troppo spesso si lascia andare alla smania del "rinnovo" parco macchine.
Grazie a tutti, e soprattutto a Nikonland, e aspetto altre riflessioni, che servono anche a me!
Hai toccato un punto dolente di casa Nikon, l'impossibilità di utilizzare batterie comuni.
Al momento io mi concentro su D4 e D810 perchè monto su entrambe la EN-EL18. Con D3 e D810 non sarebbe possibile.
La D3 non ha lo sgrullapolvere e fu quello uno dei motivi per cui decisi il passaggio alla D4. Che adesso, pur essendo una macchina eccezionale, è pure sovradimensionata per le mie esigenze.
Ma il punto nodale è un altro e lo hai detto bene : inutile comprare il nuovo 400/2.8 fluoritico - che sarà probabilmente eccezionale - se poi ti manca il tempo o gli sghei per andare in Kamchatka o al Gran Paradiso.
O se poi i bandidos ti alleggeriscono di borsa e borsino.
Credo che nell'immediato futuro (le scelte le ho appena fatte, smobilizzando quasi tutti i miei lunghi e gli zoom) il mio impegno economico e di tempo andrà su tre versanti anzichè sul materiale :
- fotografare tante, tante belle robe, spendendo per farlo quanto é necessario;
- stampare bene e in grande, senza badare a spese e appendere tanta roba alle pareti di casa da rimirare ogni giorno per ricordarmi perchè ho tutta quella roba nera là;
- farmi tanti libri che mi riportino questi bei giorni alla memoria, quando la memoria non ci sarà più.
Meditate gente, meditate.
Questo è l'editoriale di Nikonland di Agosto, firmato da Valerio Brustia, mica roba da cortile
Editoriale scritto in maniera raffinata, che invita a profonde e giuste riflessioni sulla frenetica ed a volte inutile evoluzione dei corpi macchina. Ricordo con nostalgia le presentazioni delle ammiraglie (Nikon F, F2, F3), reflex che segnavano un'epoca e che restavano sul mercato per anni, prima di essere sostituite. Oggi, invece, assistiamo ad introduzione di novità a getto continuo, che solo in rare occasioni riescono a costituire vere e proprie pietre miliari.
Gianni, macchè sostituite!
La F3 (hp) era in servizio vicino alla F5! Porca miseria.
Accidenti a me e a ricordarmi queste cose .. sembra ieri e invece son passati quasi vent'anni.
Sì usare le foto, farle ed usarle, usarle per noi prima di tutto, e poi se a qualcuno interessa sono lì , da vedere.
La pietra miliare la determinano gli utenti, non Nikon.
La F3 era una macchina in ritardo su tutto, fuori tempo massimo. Eppure gli utenti ne hanno fatto un mito.
Lo stesso succede con quasi ogni Leica.
Insomma, credo che la colpa sia completamente e tutta di chi usa Nikon e si affretta a comprare il modello successivo senza averne davvero bisogno.
L'editoriale di cui stiamo discutendo, che trovo fatto benissimo e di cui ringrazio sinceramente Valerio, a mio parere ha un solo limite: nell'esperienza di Valerio la D300 rappresenta "qualcosa".
Credo invece che in maniera piú oggettiva (ovviamente opinabilissima) la D300 sia l'ultima delle macchine "vecchie".
La D3/D700 segnano la boa intorno a cui la tecnologia ha fatto un salto in avanti, ed ha raggiunto delle prestazioni che hanno in qualche modo superato finalmente la pellicola in tutto.
Finalmente.
Oggi certamente sarei in grado di fare delle ottime foto con quell'attrezzo medioevale che é la D1x (la mia prima digitale), ma per assurdo la successiva D2x non mi permetterebbe di fare piú praticamente nulla di decente.
La pietra miliare é un qualcosa di completamente avulso dallo sviluppo tecnologico, ma é fatta da chi la usa e decide che lo diventerá.
Sarebbe tanto bello se invece di continuare a discutere di vaporwaves ad ogni pié sospinto, si parlasse di cosa si riesce a fare oggi… con le nostre macchine eccezionali.
a_
Sì è così, la D300 è stata l'ultima di quella generazione.
Proprio per questo è paradigma per quanto è successo dopo, perchè se non ottima è una Buona macchina con la B maiuscola. In tutta franchezza a vederla in vendita a 350 euro (poi c'è da vedere com'era combinata) ci trovo qualcosa di perverso, ci vedo altro dal fare fotografie.
Il dopo a cui mi riferisco è il dopo D3. Appurato che lo sgrullapolvere è importante e la D3 non ce l'ha, la corsa al dopo D3 mi ha lasciato un poco sconcertato. Comprendo il fotocalciatore che ha fatto 400mila scatti e ha sciolto vernice e gomme dell'apparecchio, ma non sono mica molti quelli che hanno questo problema di sfinimento.
Ti porto due esempi illustri. Unterthiner in una bella chiacchierata mi ha confessato che le sue D3s andranno in pensione solo quando non ce la faranno proprio più. Biancarelli, a cui ho sottoposto queste mie perplessità, mi ha quasi riso in faccia, ma poichè è persona cauta e cortese, mi ha fatto notare che il primo problema di un fotografo è cercare di mettere qualcosa davanti all'obiettivo, non altro. Ecco, su questo vorrei focalizzare l'attenzione, che le nostre energie, mentali economiche e di tempo, vadano spese più per la fotografia che per la fotocamera. Adesso è il tempo, sette anni fa no di certo.
Massimo!
Ben ritrovato. Ma no dai, questa D800 (che non mi hai venduto lo scorso anno) la tieni e la usi che è un gioiellino come non ne abbiamo mai avuti in mano. La 810 sarà + veloce, + stabile, con uno zic in + di definizione che secondo me per le foto che facciamo noi ce ne accorgiamo solo a metterne due identiche fianco a fianco (forse, ma non so), ma il gioco ne vale la spesa? Non credo Massimo, non credo.
E' solo una sirena Massimo, una sirena dai capelli biondi e fluenti che sta chiamando anche me da un po' di settimane; finisce che sta volta la insulto per bene quel mignottone acquatico!!!
ciao
Grazie infinite Valerio per aver scritto quest'articolo. Ne condivido in toto il concetto e, finalmente, ho conferma da altre fonti che il mio pensiero, riguardo l'evoluzione (?) digitale, non era/è solo un mio delirio.
Sopratutto riguardo al Tempo per fare fotografia ....quanta ragione hai!!
io ho inizato con la d200, che reputo una signora macchina.
io la considero una "macchina a rullino digitale" nel senso che come tale si comporta.
l'ho corredata a suo tempo del vetrino katzeye in versione superbright e non c'e' santo che tenga, e' il miglior mirino che mi sia mai capitato (finora).
ci ho smenato nel 2006 mille neuri usata (con 8k scatti).
riallacciando il discorso di partenza , adesso non vale + niente (e comunque ben di meno di una d300) per cui sta li dove e'. e continuo ad usarla.
G.
io posso parlare per la d50.
ne tengo una in ufficio per uso pesante. per dove va a finire da risultati ottimi. costa pochissimo (90 E da adorama) , non patisce niente. acchiappare botte, mani lorde, ambienti ultrazozzi .... posti dove nessuna parsona di senno porterebbe una qualsiasi Dqualcosaltro. e dove le altre compatte che abbiamo lasciano il tempo che trovano.
il guaio e' che digerisce unicamente sd da 2 giga. le ultime le ho raccimolate al mark (fiera di genova).
me la son portata appresso al concerto degli iron maiden, non tanto maqualcosa e' uscito, basta accontentarsi.
Valerio, quanta saggezza nelle tue parole.
Basterà il tuo pezzo a tenera in gabbia, per qualche giorno almeno, quelle scimmie che tanto spesso ci tormentano?
André, non metto in dubbio quanto afferma circa la F3, che "era una macchina in ritardo su tutto", ma forse era propri quello che all'epoca era ritenuto necessario per coltivare la professione o l'hobby della fotografia, atteso il successo commerciale e la permanenza sul mercato della macchina, seppure con modeste modifiche e/o migliorie. Oggi i costruttori ci propinano novità a getto continuo che, salvo rare eccezioni come quelle da Lei citate (D700 - D3), a mio modesto parere lasciano il tempo che trovano, in quanto sovente non consentono di toccare o meglio di osservare concretamente i miglioramenti qualitativi decantati.
Parole sante .. parole sante ... anche se come DX c'è la D7100 che spinge ...
Sono perfettamente d'accordo.
Con la fine di quel post volevo dire proprio questo.
a_