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Sei soltanto un treppiedi !

treppiedi

Metto qui a beneficio di tutti, anche mio, non una recensione di uno specifico prodotto, ma solamente la sintesi delle mie avventure treppiedistiche raccolte in quasi 25 anni di pellegrinaggio fotografico. Io non fotografo in studio, ma fuori in "campagna", con ogni meteo possibile. Insomma quando posso esco e becco quel che c'è. E il treppiedi fin dall'inizio è stato uno strumento necessario. Spesso mi sono state poste domande su questo argomento. Gli interessati hanno ricevuto risposte "fluviali", tuttavia sono convinto di non essere mai stato veramente esaustivo. Ho visto poi tanta gente commettere gli stessi errori che ho commesso io prima di loro e mi spiace rimanere lì come un babbeo e non poter dire nulla. Quindi ecco qua una sorta di taccuino degli appunti, una raccolta di riflessioni utili o inutili non so, a voi il giudizio. Certamente io non sono stato baciato in fronte dalla dea della Verità (!!), quindi questa mia va presa come una informazione utile a fare riflettere e magari ad aiutare nella scelta. Le mie, di scelte, sono tutte qui e non me ne rimangio neanche una!
Tutte le attrezzature illustrate in questo post sono quelle che uso normalmente; alcuni di questi oggetti, essendo un po' datati, non sono più in commercio, ma ho verificato che i produttori in oggetto non hanno veramente dismesso questi strumenti, li hanno solo rimodernati e ringiovaniti.




Perché uno Stativo? Pesa un accidente ed è grosso
Oggi sono in molti a considerare il treppiede come un accessorio. Peccato che l'essere umano non è una statua del Canova e la prima causa di perdita di definizione di un'immagine fotografica è dovuta al mosso/micro-mosso. E poi, perché non sfruttare tutti tempi di otturazione offerti dalla tendine della nostra bella reflex, lasciandoci condurre nell'imprevedibile realtà delle lunghe esposizioni e nella vertigine della profondità di campo estesa all'infinito? Beh ci serve un bel treppiede. A seguire un paio di esempi dove senza un treppiede la foto, semplicemente, non si fa.

Immagine Allegata: 23_PLS_0417.jpg
Nikon D700, Nikon AF-s 17-35/2.8 Gitzo GT3541LS testa Arca B1, polarizzatore


Immagine Allegata: 02_0058.jpg
Minolta X700, Minolta MD 20/2.8 Ilfochrome 100 Manfrotto 055 testa Manfrotto 168


Immagine Allegata: 24_CAN_0852.jpg

Nikon D700, Nikon AF-s 200-400/4 @ 400 Gitzo GT3541LS testa Arca B1, cappello (*)


Immagine Allegata: 24_PLS_0108.jpg
Nikon D3 e Nikon AF-S 600/4 VR Gitzo GT5541LS testa PC74N: 1/20 f/4 ISO 1600 VR ON normal.

Immagine Allegata: 23_ITA_0059.jpg
Nikon D3 e Nikon AF-S 24-70/2.8 + polarizzatore
Gitzo GT5541LS testa Arca B1g prima che me li ciulassero.

(*) vedi Tips on Tripod


Quale treppiede? Ce ne sono mille mila in commercio!
Sì, ce ne sono proprio tanti, oggi più di ieri, e di ottima qualità. Ma attenzione! Ci sono anche delle costruzioni che millantano un credito eccessivo!

Quali caratteristiche per un buon treppiede?
Quanto pesa la mia macchina fotografica? E' questa la vera domanda. Lo stativo giusto non può prescindere dalla fotocamera che deve sorreggere. Assunto questo, però, ci sono dei particolari che possono fare la differenza, delle banalità? Non so, io le metto qui.
  • Colonna centrale: di solito è presente e può essere utile. E' importante però che il sistema di serraggio sia bello robusto e non introduca "giochi" dannosi alla stabilità dell'insieme.
  • Chiusura delle gambe: qualsiasi sia la soluzione adottata dal costruttore è bene che il serraggio sia solido e pratico. Se si riesce ad aprire e estrarre una sezione di gamba con una mano sola allora è un buon sistema.
  • Altezza massima del treppiede: non serve che porti la fotocamera fino al nostro occhio, possiamo fare lo sforzo e abbassare noi la capoccia quel tanto che basta.
  • Numero di sezioni per gamba: 4 è il limite, ma 3 è meglio. Oltre a 4 sezioni siamo davanti ad un generatore armonico di oscillazioni spontanee.
  • Altezza minima del treppiede cioè massima apertura delle gambe: più si possono allargare le gambe, meglio è; conviene anche osservare quante tacche di posizionamento nell'angolo d'apertura sono disponibili. Più ce ne sono, meglio è.
  • Dimensione da chiuso: dobbiamo portarlo a spasso: se è un mastodonte, sarà ben dura. La misura ideale è quella del nostro zaino da montagna preferito, chissà come mai.
Manfrotto l'alluminio e la fotografia.
La bella sviolinata che segue la faccio volentieri per i Manfrotto in Alluminio. Perché, secondo me, Manfrotto questo sa fare ed è con questo materiale che ha sbaragliato (anzi: rilevato!) la concorrenza. Per intenderci: non credo proprio che Manfrotto sarebbe arrivata dove è oggi con i 190 e 055 Carbon. Sono sì più leggeri dei corrispettivi in alluminio, ma altrettanto meno stabili. Allora tanto vale cercare altrove. I treppiedi Manfrotto, invece, realizzati in alluminio anodizzato e/o verniciato a polvere, sono delle realizzazioni estremamente valide. Dalla serie economica a quella più "impegnativa", questi stativi sono solidissimi e molto stabili, temono poco gli agenti atmosferici, risultando degli strumenti efficienti anche dopo diversi anni di uso ed abuso. Qui ci sono in bella mostra i miei gloriosi "vecchietti".

Immagine Allegata: 24_VAR_0166-167.jpg

Io ho fotografato con le serie 055, 190 e 475 (con colonna a cremagliera). Lo 055 è, a parer mio, il principe degli stativi Manfrotto per il 35mm. In grado di gestire pesi ragguardevoli, fino a 4Kg se abbinato ad una buona testa, ha dalla sua una colonna rapida modulare, un peso non eccessivo e una versatilità nel posizionamento seconda a nessuno. Sul mio 055 ho apportato una modifica. Ho accorciato parte della colonna centrale, in modo da non creare impiccio, sotto la crociera, durante gli appostamenti con il treppiede a gambe divaricate. La nuova versione dello 055 classic è stata migliorata proprio nel blocco della colonna. Esistono altre versioni dello 055, anche un po' più complicate, ma la sostanza non cambia di molto.


Immagine Allegata: MaxAquila_055.jpg
Max ha una predilezione, che io condivido, per questo riuscitissimo treppiede di manfrotto

Immagine Allegata: 24_VAR_0170-176.jpg
Smontaggio colonna e inversione della medesima: va che bello.

Immagine Allegata: 22_LAP_0984.jpg
055 in appostamento finlandese.

Il Manfrotto 190 è un modello più piccino e quindi più debole, ma, pesando decisamente meno, diventa un compagno di escursione non troppo invadente. Ho verificato che è possibile impiegarlo con focali lunghe fino a 300 mm e pesi prossimi ai 5kg. Anche sul 190 la sega da ferro ha avuto buon uso, riducendolo ad una versione Short ... sì, perché nel 1994 Manfrotto non aveva ancora introdotto la serie corta e io li ho anticipati. Così il 190 è più pratico per trasporto a zaino e con questo assetto mi ha accompagnato su e giù per le montagne di casa e per altre montagne un po' più lontane. Non solo: per una particolare esigenza di "immersione" al 190 ho sostituito tutta la viteria di serie con viti inox. Questo mi consente di immergerlo completamente senza alcun pensiero.

Immagine Allegata: 20_DEV_0688.jpg
Il 190 in alta valle.

Questi interventi CUSTOM li ho potuti realizzare solo grazie alla caratteristica di completa "smontabilità" che solo Manfrotto offre. I Manfrotto alla fin fine sono degli strumenti "rustici" e non richiedono molta attenzione nell'uso quotidiano. Il mio 055 è stato investito da un'automobile (gli è passata sopra) riportando solo qualche graffio; il 190 è caduto in una pozza di marea, l'ho sciacquato in acqua dolce ed è tornato come prima. Entrambi i treppiedi hanno affrontato un po' di tutto, dalla neve alle sabbie costiere, dal fango all'immersione totale in acque non proprio cristalline, e dopo tanti anni sono ancora qui pronti all'uso e al 100% delle loro possibilità.



Gitzo: la differenza c'è e si vede.
Da felice utilizzatore di treppiedi Manfrotto per anni ho guardato ai Gitzo come si guarda a un oggetto di lusso, tanto bello quanto inutile. A spingermi verso il sistema Gitzo in verità è stato il Nikon Ais 600/4 con la sue masse aggettanti. Per ottenere la ricercata stabilità inizialmente ho fatto ricorso ad un possente Studex G5 armato di testa Arca Swiss B1g. I quasi 7kg di stativo sono una bella sfida per il trasporto. Diversi strappi ai tricipiti e dolorosi crampi ai muscoli addominali mi hanno fatto decidere per il Carbonio. Rimpiango di non aver fatto prima questa scelta!! Quante foto non ho scattato perché il treppiede era rimasto in macchina, a casa o nel garage! Adesso è sempre con me, adesso bastano i soli 2,5 Kg scarsi del Gitzo GT3541LS + Arca B1 per fotografare di tutto, montandoci sopra quasi tutto! Infine una considerazione: i Gitzo in carbonio costano cari, ma anche le nostre macchine e i nostri obiettivi sono dolorosamente costosi. Proprio sul supporto alla nostra attrezzatura ci vengono le "braccine corte"?

Immagine Allegata: 24_VAR_0157.jpg
Gitzo Sytematic in carbonio.

La modularità della serie Gitzo Systematic (sia in alluminio che in carbonio) è allo stato attuale insuperata. Poter asportare la colonna centrale è molto utile in quanto consente di posizionare il punto di attacco testa esattamente al centro della crociera gambe e non, come sui Manfrotto, sollevato due - tre centimetri più in alto. In questo modo Gitzo permette di eliminare una "cerniera", punto di blocco della colonna centrale, che è generatore di micro movimenti dannosissimi, e inoltre di annullare ulteriori amplificazioni delle vibrazioni dovute ad un inutile "braccio aggiuntivo" di sollevamento.

Immagine Allegata: 24_VAR_0163.jpg
Attacchi testa a confronto: Gitzo versus Manfrotti, una gara in famiglia.

In luogo della colonna centrale o del piattello è possibile inserire un adattatore per teste a culla sferiche tipiche del settore cine. Gitzo propone infine anche un tipo di testa semisferica che si incastra nel vano piattello e consente il massimo della stabilità. Questo tipo di soluzione è adottata da Berlebach sui più grossi treppiedi in legno; però dati i costi, non minimali, i pesi e gli ingombri ad essi ho preferito di gran lunga la serie Gitzo Systematic in carbonio.

Peculiarità distintiva Gitzo è il serraggio gambe. Mentre Manfrotto si è affidata da sempre in soluzioni a chiavetta, Gitzo ha utilizzato ghiere di chiusura coassiali alla gamba. I detrattori di questa soluzione osservano che questo tipo di chiusura può essere danneggiata da infiltrazioni di granelli di sabbia che si possono incastrare nelle filettature. Non nego che sia opportuno un minimo di attenzione, ma quanto vale in termini di ingombro la scelta Gitzo!!

Immagine Allegata: 24_SAR_0622.jpg
L'ombra mia e del GT3541LS sulle dune di Piscinas in Iglesiente.

Immagine Allegata: 23_GRP_0638.jpg
Valerio con GT3541LS a prender freddo al Nivolet in Dicembre

Immagine Allegata: Silvio_G4.jpg
Silvio (Wendigo) e il solidissimo Gitzo Studex G4 con testa video Manfrotto.
Un assetto di stabilità estrema per il Nikon 200/4 micro!

Un appunto sulle nuove tendenze Gitzo. Gitzo nel 2012 ha rimodernato la sua serie Systematic. Le innovazioni introdotte sono di poco conto, ma non sono nella direzione di un effettivo miglioramento, anzi. Gitzo ha ridisegnato la crociera facendola bella "spigolosa". Si vede che i bordi arrotondati della serie precedente avevano una linea un po' antiquata. Questa nuova modernissima forma farà parlare i molti fotografi che si procureranno qualche livido in più urtando queste stilose puntute curve. E' stata poi aggiunta una chiavetta per lo sgancio del piattello: una cosa che mi lascia veramente perplesso. Ma in Gitzo credono che siamo lì ogni 5 minuti a togliere e rimettere la colonna centrale? O credono che chi si porta sulle spalle un treppiede in carbonio si porti appresso anche colonna centrale e piattello sostitutivo? E se anche lo facesse, quale guasto gli arrecherebbe infilarsi in tasca la chiave torques Gitzo da 7 grammi (è nella scatola del treppiede)? In compenso adesso con un colpetto ben assestato, e ovviamente involontario, è possibile allentare la ganascia della crociera e tanti auguri!! Bah, beata fantasia! Io ho fatto appena a tempo a procurarmi l'ultimo GT5541LS in magazzino, in sostituzione di quello che mi è stato rubato dal baule dell'automobile.



Ora è opportuno fare una comparazione sintetica dei ferri descritti. Qui riporto una tabellina nella quale per ogni stativo è indicato il peso del cavalletto + testa e il carico massimo (come peso e Lunghezza Focale) con cui ho realizzato con successo riprese in posa B. Chiaramente tali riprese sono state effettuate con scatto a filo e mirror up, con cavalletto aperto all'altezza ottimale e su terreno solido non sdrucciolevole.


Stativo: Gitzo Studex G5 + colonna G526 + testa Photo Clam PC74N oppure Arca Swiss B1g.
PESO: 8,0 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 600mm =< 10kg

Stativo: Gitzo Studex G5 senza colonna + testa Photo Clam PC74N oppure Arca Swiss B1g.
PESO: 6,5 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 600mm anche << 10kg

Stativo: Gitzo GT5541LS senza colonna testa Photo Clam PC74N oppure Arca Swiss B1g.
PESO: 4,5 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 600mm fino a 10kg

Stativo: Gitzo GT3541LS senza colonna + testa Arca Swiss B1.
PESO: 2,5 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 400mm fino a 6-7Kg

Stativo: Manfrotto 055 Classic + testa Arca Swiss B1.
PESO: 3,3 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 400mm fino a 5Kg

Stativo: Manfrotto 190 short + testa Benro KS0.
PESO: 1,9 Kg
Carico max gestibile: Fotocamera e 300mm fino a 4Kg

Sono ovviamente dati parecchio empirici, ma ottenuti sul campo. Mettimaola così, questi sono gli assetti che mi garantiscono di portare a casa la foto.


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La testa, no, non perdiamola!
A chi è arrivato a leggere fin qui si sarà accorto che parlo solo di teste a sfera, per la precisione Arca Swiss. Uno stativo può essere valutato solo in abbinamento ad una testa, che è una parte delicata e nevralgica delle capacità di ancoraggio di uno stativo. Le teste a 3 movimenti sono molto diffuse, ma non sono in grado di fornire la stabilità offerta da una buona testa a sfera, oltre a non essere altrettanto pratiche nelle regolazioni di posizionamento. Poi la forma compatta delle teste a sfera, senza pomoli e leve che sporgono, le rende praticissime per il trasporto. Detto questo, quali teste a sfera? Ce ne sono un milione e mezzo. La svizzera Arca Swiss è stata capace di progettare delle teste in grado di reggere i pesanti banchi ottici. Nell'uso delle macchine a corpi mobili è necessaria una assoluta immobilità dei serraggi di regolazione. Con questo vincolo stringente Arca Swiss sviluppò la Monoball creando uno standard copiato a più non posso da tantissimi costruttori. Oggi ci sono diversi produttori in grado di offrire oggetti equivalenti alla Arca Monoball. Nessuno di questi però è a buon mercato. Quindi da italiano e vicino di casa della comunità elvetica, tendo a preferire sempre e comunque l'originale, salvo casi di estrema necessità.

Immagine Allegata: 24_VAR_0145.jpg
Collezione di teste.

Qualcuno mi ha dato del matto per il mio modo di utilizzare la testa a sfera nell'impiego con i grossi teleobiettivi. L'osservazione che viene spesso mossa nei confronti delle teste a sfera è il rischio di caduta laterale. La sfera libera di muoversi non ha una direzione privilegiata di movimento, quindi può succedere che spostamenti laterali del baricentro dell'apparecchiatura fotografica conducano alla "caduta" su un fianco. Io rispondo solo che è una questione di abitudine e di testa utilizzata. Le teste a sfera ben costruite hanno una regolazione fine della frizione di serraggio e questo aiuta a limitare il rischio di crollo. Con le Arca il movimento laterale è inoltre frizionato maggiormente rispetto al movimento frontale (la sfera Arca non è proprio sferica). Ciò nonostante un rischio latente permane, specialmente se si lascia la sfera non serrata o pochissimo frizionata, ma io preferisco fare un po' di attenzione pur di conservare tutti gli altri vantaggi offerti da questi dispositivi.

Cosa chiedo ad una testa a sfera?
Delle molte teste a sfera oggi in commercio sono poche quelle che effettivamente garantiscono ottimi risultati in termini di manovrabilità e stabilizzazione. Punti salienti per una disamina generica possono essere i seguenti.
  • Dimensione della sfera: più è grossa, meglio è. Sfera piccola significa poca superficie di contatto con le ganasce di frenatura, quindi riduzione del carico massimo bloccabile.
  • Modularità della frizione: poter allungare a proprio piacimento l'escursione del serraggio della manopola principale è molto utile specialmente nel caso di carichi pesanti. Con i lunghi tele, ad esempio, è comodissimo poter manovrare la forza di serraggio con movimenti sostanziosi e non micrometrici (non riesco a spiegarlo meglio).
  • Altezza della testa: una testa molto alta riduce le capacità di stabilizzazione, quindi più il profilo è basso maggiore sarà il potere di smorzamento vibrazioni.
  • Sgancio rapido: è una faccenda molto soggettiva. Io mi trovo molto bene con le piastre in alluminio a coda di rondine Arca Swiss style di fabbricazione Wimberley e Acratech. In passato ho usato le Manfrotto sia le esagonali che le più piccole rettangolari, entrambe a sgancio rapido. A malincuore le ho abbandonate per le Arca. Dopo tanti anni di uso devo dire che le piastre Arca sono un po' più stabili e più pratiche, infatti hanno un profilo molto sottile e non impacciano l'attrezzatura. Le lascio montate sulle macchine e me ne dimentico.
  • Leve e pomelli di serraggio: escludendo il pomolo di rotazione orizzontale, ho notato che molti produttori muniscono le loro sfere di 2 distinti pomelli di serraggio: uno per la regolazione della frizione ed un secondo per lo sblocco della sfera. In pratica su queste teste risultano due pomoli di sblocco: uno fine e uno grossolano, e si finirà per utilizzare solo il secondo. Le Arca hanno un solo pomolo e su di esso vi è una regolazione della corsa della frizione. Con una sola manopola è difficile sbagliarsi e, senza guardare si impara rapidamente a governare la testa a sfera, capacità utilissima con i lunghi teleobiettivi.
  • Carico massimo: un buon costruttore deve fornire questo dato. Con esso si deve intendere il peso limite che una testa a sfera riesce a mantenere bloccato in posizione. Le Arca Swiss Monoball hanno dei dati di targa impressionanti ... e li confermo tutti.
  • Materiale di costruzione: il cuore di questo tipo di teste è la sfera. Tutte le migliori teste montano sfere di alluminio o di lega di alluminio, anodizzate quindi maggiormente irrobustite e pronte a resistere agli agenti atmosferici e alle infiltrazioni di zozzo!!
Le teste a Culla. Da diversi anni vanno molto forte le teste a culla. Introdotte sul mercato dall'americana Wimberley, si sono diffuse rapidamente con il diffondersi di supertele dall'autofocus super veloce. E' doveroso citare l'italiana Photoseiki, produttore di una molto apprezzata testa a culla molto leggera. In effetti la testa a culla offre una mobilità insuperabile, utilissima nell'inseguimento di soggetti in rapido movimento. Per contro queste teste sono molto ingombranti e hanno poca utilità per riprese con focali corte, cioè quando siamo costretti a montare la fotocamera al treppiedi! Io di "legna verde" a spasso me ne porto sempre troppa, ma sta volta ho detto NO. Già ho con me treppiede e testa a sfera. Si vede che non sono stato il solo a ragionare così, perché Wimberley ha prodotto un adattatore Side kick che trasforma una buona testa a sfera in una valida testa a culla! Due al prezzo di una e mezzo (sigh).

Immagine Allegata: 24_VAR_0162.jpg Immagine Allegata: 24_VAR_0156.jpg
La Photo Clam PC74N in versione "nature" e "trasformer"


Qualche nome, un po' di pubblicità a gratis.
Certo di fare torto a qualcuno e piacere a qualcun altro, metto qui qualche nome per fare un po' di web-letteratura. Tutti i modelli seguenti sono disponibili con morsetto compatibile Arca Swiss style; del resto soluzione che funziona non si cambia, ci si adegua e si copia. Nel seguente elenco faccio esplicitamente riferimento di paragone con i prodotti Arca Swiss che sono al momento ancora un riferimento assoluto.
  • Arca Swiss: gli inventori della testa a sfera per fotografia hanno recentemente rinnovato il panorama della loro produzione. I modelli Z1 però sono i veri eredi delle B1 Monoball.
  • Linhof: come Arca Swiss la Linhof è famosa per la realizzazione di macchine a corpi mobili e come Arca ha sviluppato una serie di teste a sfera per supportare le sue magnifiche folding e i banchi. Le teste Linhof anno un profilo forse un pelo più alto di altre realizzazioni, ma sono oggetti di grande qualità costruttiva e funzionale.
  • Graf StudioBall: è una testa poderosa adatta a mille utilizzi. Una via di mezzo tra le Arca B1 e B1g. Ha una grossa leva di serraggio che non mi entusiasma, ma rimane un oggetto di grande interesse.
  • FLM: questi qui non scherzano. Le teste FLM sono molto robuste e apprezzate. Sono una vera alternativa alle Arca B1 (Z1).
  • Acratech: costruttore americano innovativo, si fregia di produrre le teste a sfera più leggere sul mercato. In grado di competere con Arca swiss e la sua serie B1 (Z1), non ha purtroppo in produzione nulla che si avvicini alla mastodontica e robustissima B1g.
  • Really Right Stuff: questi americani hanno fatto una religione delle teste a sfera. Profilo bassissimo e qualità costruttiva eccezionale. Purtroppo come per Acratech non hanno in produzione un modello comparabile alla B1g di Arca.
  • Kirk Enterprises: non è l'astronave di Star trek, ma un altro produttore americano che fabbrica due ottime teste a sfera. La più grossa è equivalente alla Arca B1. Kirk è famosa anche per i suoi piattelli dedicati, sculture anatomiche disegnate per ogni specifica marca - modello di corpo macchina. Il morsetto è simile al classic di Arca, ma in più include due livelle a bolla. Sono molto comode!
  • Burzinski: costruttore artigianale polacco (mi pare), realizza una semisfera imbrigliata tra due ganasce, la cui scocca si avvita al cavalletto come una normalissima testa a sfera. Indicata per i lunghi teleobiettivi, ha un profilo bassissimo, ma non consente riprese verticali con la fotocamera montata direttamente alla testa. Per questa applicazione occorre ricorrere ad un L-brachet!! Onestamente, se avessi da gestire un 300-800/5.6 Sigma o il vecchio 800/5.6 Ais Nikon, un pensierino ce lo farei.
  • Novoflex: ha un modello a sfera grande di notevole qualità e notevolissimo costo. Da non confondersi con la testa a sfera a joystic: quella neanche se me la tirassero dietro (che può pure fare male).
  • Markins: comincia con questo nome la sequela di liberi costruttori che si sono "ispirati" alle soluzioni Arca swiss. Markins produce una testa a sfera assolutamente equivalete alla B1 Arca. Costa qualcosa meno, ma garantisce la stessa prestazione e durata (così dicono).
  • Feisol: realizzano una serie di teste a sfera in in linea con le costruzioni Arca Swiss, proponendo però delle varianti abbastanza interessanti. Non ho mai avuto il piacere di maneggairne una, ma ci sono andato molto vicino. Poi però ho preferito rivolgermi al costruttore che segue.
  • Photo Clam: i miei salvatori. Questo produttore coreano ha un catalogo di teste sfera invidiabile. Dal modello piccolo piccolo al mastodonte, sono assolutamente simili alle Arca B1 Monoball. Allo stato attuale questo è l'unico costruttore che propone una testa a sfera equivalente alla B1g di Arca Swiss, la PC74N. Il morsetto rapido di Photo Clam è identico a quello di Kirk: si vede che in Corea hanno studiato bene la concorrenza prendendo il meglio da tutti. Questa scelta fa sì che Photo Clam non sia un produttore a buon mercato!
  • Benro, Induro e i Cinesi in genere: Questo è un capitolo a parte. L'entrata in scena delle produzioni cinesi ha creato qualche scompiglio. Le loro produzioni sono di buona qualità e di vario dimensionamento. Hanno il serraggio sfera a due pomoli assolutamente confondibili (!). Il costo vantaggioso non tragga d'inganno, la qualità costruttiva non è paragonabile a qualunque dei precedenti fabbricanti, quindi per quello che si compra ... si spende troppo. Temo però che il prezzo che arriva a noi occidentali sia aggravato notevolmente da ricarichi di "distribuzione".
  • E Gitzo e Manfrotto?: producono anch'essi una certa sequela di buone teste a sfera. Sono costruzioni anche di pregio, e dal costo non irrilevante. Ciò nonostante secondo il mio parere non sono comparabili alle costruzioni sopra elencate (cinesi a parte). Già a partire dalla scelta dei piattelli a sgancio rapido a Bassano del Grappa farebbero bene a farsene una ragione: l'attacco Arca Swiss style è più pratico! Per il resto negli ultimi venti anni hanno rivoluzionato di continuo la loro proposta di teste a sfera. Prima erano cromate, poi in materiale plastico quindi in alluminio con frizione fluidodinamica. Tutta questa "evoluzione" a me ha fatto capire una cosa sola: che in Manfrotto, sul fronte teste a sfera, le idee sono ancora un po' confuse.
Immagine Allegata: 24_VAR_0165.jpg
Questi sono i miei ancoraggi preferiti.

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Tips on tripod: qualche trucco, da conoscere.
Su come usare un treppiede. Non estenderlo fino alla lunghezza massima e se possibile agganciare qualche peso aggiuntivo (la borsa foto) alla crociera, sono le due accortezze principali per ottimizzare la stabilità del treppiedi. Non si dice mai nulla però su dove lo si piazza. Sembra una banalità, ma è frustrante trovarsi nel punto apparentemente migliore, piazzare tutto il necessario, sedersi dietro al nostro teleobiettivo e solo allora scoprire che tutto il il sistema ottico oscilla e vibra come un budino per via della gamba di sinistra del treppiede che è infilata in un bel cuscino di muschio!

Immagine Allegata: 22_LAP_0531.jpg
055 on the rocks

Torcicollo. Un modo per sapere se un treppiede è bello solido è la prova torsione. Apritelo all'altezza che vi è più congeniale e mettetelo in posizione su un terreno solido e non scivoloso; quindi impugnate la crociera, dove si avvita la testa, ed imprimete una torsione progressiva orizzontale. Tanto meno fletterà sotto la vostra azione manuale, tanto più quel treppiede vi darà garanzia di stabilità.

Immagine Allegata: 24_VAR_0179.jpg
Torsione

Il Cappello, il teleobiettivo e la posa B. Si sa che con i lunghi tele è tanto più difficile ottenere immagini incise quanto più il tempo di posa è lungo, il tutto a causa della vibrazione indotta dal ribaltamento specchio e scatto otturatore. La prima vibrazione può essere eliminata utilizzando una fotocamera con funzione di blocco specchio (M-up). La seconda no. Fortunatamente, se si utilizza un buon stativo, questa seconda vibrazione ha una durata veramente breve, è quindi necessario attendere che si concluda. Ma come? Con il cappello! Un bel cappello posto davanti, ma non in contatto, con il paraluce del tele può fungere da prima tendina otturatore. Si opera così: supponiamo che il tempo di esposizione sia di 6 secondi, si imposta un tempo leggermente maggiore tipo 8s. Quindi si pone il cappello davanti al tele, si aziona l'otturatore, si attende un secondo circa utile a fare smorzare la vibrazione della prima tendina di otturazione, e si leva il cappello. Maggiorare l'esposizione serve per dare tempo all'insieme di smorzare la vibrazione indotta dalla tendina e per darci il tempo di levare il cappello. L'esposizione terminerà da sé e non ci frega un tubo della vibrazione generata dalla seconda tendina tanto la foto è già stata esposta!

Immagine Allegata: 24_CAN_0724.jpg
il cappello aiuta ma non ce la fa a tener fermi i gabbiani!
D700 Nikon 200-400/4 @ 400 ISO 800 t:20sec f/5.6 VR Off.
treppiede Gitzo GT3541LS testa Arca Swiss B1.

Due euro e cinquanta e un po' di pazienza: bendaggi alle gambe. Da una decina d'anni (ma facciamo anche 16) va forte la copertura di neoprene per la sezione esterna delle gambe del cavalletto. In effetti specialmente nei mesi freddi, è fastidioso impugnare il treppiede, specie se di alluminio. Anche con i guanti finisce che gelano le dita. Poi se la nostra passione è fotografare nella natura prima o poi, contro rocce e tronchi, si finisce per graffiarlo, e spiace. Se inoltre il treppiedi è di un bel color alluminio brillante, è impossibile mimetizzarlo tra le frasche del bosco. Beh, il neoprene è una bella trovata, ma per me non è piacevolissimo al tatto. Ho preferito a questo materiale la bella soluzione dei soldati della Grande Guerra. Con pochi euro mi sono procurato della fettuccia verde di 2,5 cm di altezza, con cui ho avvolto le gambe dei miei treppiedi, anche di quelli in carbonio. Così la presa è più salda, il mimetismo è garantito e non mi preoccupo più di graffi e abrasioni. Ah sì, con l'acqua si bagna, ma in pochi minuti, proprio pochi, si asciuga.

Immagine Allegata: 24_VAR_0178.jpg
i colori delle fettucce sembravano tutti uguali...

Tappiamoci le gambe. Quando si immerge un treppiede nell'acqua, la sezione terminale delle gambe si allaga. E fin qui niente di che. Peccato che all'ora di tornare a casa l'acqua rimasta imprigionata nelle gambe scivolerà lentamente fuori dal treppiede, inzuppandoci i vestiti durante il trasporto, o più probabilmente colerà nel baule dell'automobile, bagnando qui e là. Per ovviare al problema è sufficiente tappare l'ultima sezione delle gambe ad entrambe le estremità, con dei tappi di plastica e un po' di silicone. Sui Manfrotto è una operazione molto semplice, si svitano tre bulloni e il gioco è fatto. Sui Gitzo invece la cosa è più delicata, ma i Gitzo hanno i piedini svitabili quindi basta rimuoverli per fare colare fuori l'acqua!

Immagine Allegata: 24_VAR_0183.jpg
stappo il tappo

Basta un disco di carta spessa. E' quello che serve per impedire alla nostra testa di svitarsi dal treppiede. Certo si può ricorrere alla vite di fermo presente sotto il piattello di attacco testa (sia Manfrotto che Gitzo ne dispongono), ma se vogliamo smontarla quando siamo in giro nei boschi (e può essere utile), dovremo avere con noi la chiave per allentare i dadi di fermo. Io preferisco usare un trucchetto che sfrutta l'attrito e la minima compressione del cartoncino leggero. Basta infatti un dischetto di carta forato nel centro, da interporre tra la testa e l'attacco treppiede, per impedire svitamenti indesiderati e consentire lo smontaggio della testa con la sola forza delle mani.

Immagine Allegata: 24_VAR_0182.jpg
Il dischetto sullo 055.


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Sicuro di avervi sfinito vi saluto e vi auguro di fare buone foto, tante buone foto. Che poi è quello che conta.

Valerio

PS
la foto che segue mi è finita dentro per errore, ma già che c'è ecco i suoi dati di targa
Nikon D3 ob Nikon AF 20/2.8 Polarizzatore. Treppiede Manfrotto 190 e testa Arca B1.
Immagine Allegata: 20_DEV_0362.jpg


91 Comments

.. alla faccia della recensione,complimenti!
L'unica domanda è: hai provato uno 055 in carbonio per essere così sicuro che siano meno stabili dell'equivalente in allumino? in quali condizioni l'hai utilizzato?
Mi interessa perchè ne ho appena ordinato uno,da affiancare allo 055prob in allumino.

Di gitzo non sopporto il sistema di sblocco dell'inclinazione delle tre gambe della crociera,dopo un paio di dita nere ho deciso di non comprarlo.Non ho avuto modo di testarlo quindi mi fido delle tue impressioni.

Un saluto!
Foto
Valerio Brùstia
ott 24 2012 07:33
Prima di svenarmi con i Gitzo secondo te non ho cercato alla disperata qualcosa di alternativo? Da quando li hanno messi in produzione i Manfrotto carbon, non c'è stato Photoshow in cui non andassi a smanacciarli. Non mi è servito caricarci nulla, mi è bastata , tutte le volte, la prova torsione per farmi scappare via.

Ho letto il tuo post e quando ho visto della tua decisione ... era troppo tardi. Magari poi, sul campo sarai entusiasta. Ma guarda che il tuo 055 in alluminio ti darà delle garanzie in +.

Sui fermi Gitzo delle gambe alla crociera sono uno scotto che pago veramente volentieri, perché tutto il resto è "lusso". Lo so che ci puoi pinzare dentro la pelle e ci sto attento. In effetti, converrai con me, che non è quello il punto dove afferrare il treppiede !

ciao
Bellissima recensione, complimenti. Per altro a me molto utile per la scelta del treppiede che dovro' fare. Per l'uso che ne faro' vorrei qualcosa di "facile" e non troppo ingombrante. Sarei indeciso sul 190 o su un Bernro 1980 (piu' piccolo essendo a 4 sezioni e meno ingombrante). Sulla testa non saprei. Non volevo svenarmi e pensavo anche qui ad una Benro della serie B..
Ciao. Nicola
Ottimo lavoro!
Io da un po' uso treppiede in carbonio e testa entrambi della Fiesol e mi trovo bene
Foto
Adriano Max
ott 24 2012 16:21
Splendida recensione, davvero bella ! Io possiedo un manfrotto #55 alluminio a cui è da un po' che devo sostituire la testa ... l'altro è un piccolo Giottos che comunque mi dà soddisfazione: l'ingegneria costruttiva è molto simile a quella dei Gitzo (copiati) ...
:)

Le fettucce che hai preso sono da merceria, in cotone telato, semplici semplici, vero ?
;)

Ciao, grazie,
Adri.
Foto
Valerio Brùstia
ott 24 2012 17:59
Ciao Adri,
si è cotone normalissimo da merceria. Chiedi color verde oliva o verde "marcio", bene o male le colorazioni son quelle... ma non ce ne sono 2 uguali: bah!

Sono contento che troviate la faccenda interessante. Io ho aspettato quasi 4 settimane a proporlo. Ho cercato di limitarmi, ho snellito il testo a + non posso. Il mio timore era di dare un'idea di eccesso di zelo...ma per me il treppiede è veramente importante.

Propongo però una cosa a tutti quanti: contribuite.
Si perché sarebbe bello ampliare lo spettro di questo vademecum.
Per esempio, Spinoza che usi Feisol (belli i cavalletti ed interessantissime quelle teste) se mi dai qualche dato lo aggiungiamo al post.
Poi se c'è qualche utilizzatore Acratech, FLM , RRS. Ergassia e qualcuno che fotografa a Barcellona (mi sfugge il nome, perdoneme) so che usano Markins. Poi ci sono i Manfrottisti. Insomma ce n'è per arricchire il discorso. Servono dati e impressioni d'uso di medio-lungo periodo.

un saluto
Foto
Valerio Brùstia
ott 24 2012 18:07
Nicola vedo solo ora!


190 TUTTA LA VITA versione short c'è ancora a tre sezioni. E' bassino ma sufficiente per 90% delle esigenze. Testa ? lassa stà le Benro. Vuoi risparmiare. Photo Clam ha tanti modelli. Quelle più piccole sono delle B1 in miniatura. Sul 190 ci sta bene un modello Photo Clam medio piccolo. Perché ho già la Benro Ks0, ma la cambierei volentieri con una di quelle.

ciao

Prima di svenarmi con i Gitzo secondo te non ho cercato alla disperata qualcosa di alternativo? Da quando li hanno messi in produzione i Manfrotto carbon, non c'è stato Photoshow in cui non andassi a smanacciarli. Non mi è servito caricarci nulla, mi è bastata , tutte le volte, la prova torsione per farmi scappare via.

Ho letto il tuo post e quando ho visto della tua decisione ... era troppo tardi. Magari poi, sul campo sarai entusiasta. Ma guarda che il tuo 055 in alluminio ti darà delle garanzie in +.

Sui fermi Gitzo delle gambe alla crociera sono uno scotto che pago veramente volentieri, perché tutto il resto è "lusso". Lo so che ci puoi pinzare dentro la pelle e ci sto attento. In effetti, converrai con me, che non è quello il punto dove afferrare il treppiede !

ciao


L'ho preso esclusivamente per le scampagnate in montagna,quelle in cui anche mezzo chilo fa la differenza.
Farò la prova torsione,ammesso che non la passi sarò ugualmente soddisfatto del risparmio di peso ed ingombro rispetto alla versione in alluminio. Mi preoccupano di più le 4 sezioni,non vorrei si trasformasse in un oscillatore forzato e crolli come il ponte ti tacoma :)
Tra 6 mesi,dopo un duro test,posterò le miei impressioni.

Un saluto!!

PS: il problema della torsione pensi sia dovuto alla crociera ?
Di fronte ad una recensione cosí puntuale ed articolata, la mia esperienza é modestissima, e non so se posso contribuire in maniera utile.

Ho ormai da anni un Manfrotto 055, versione "Nat" verde opaco (io sono uno di quelli che si trovano molto bene con il Neoprene), ed il treppiedi non mi ha mai dato motivo di lamentarmi.
L'ho usato sul campo, ma piú che altro in studio ed on site per i lavori di cataloghi e pubblicitá per hotel, agriturismi, ristoranti e cantine.
Facevo un po' ridere con il mio treppiedi verde, ma il suo lavoro l'ha sempre fatto egregiamente.

Molto menola testa, a tre movimenti sempre della Manfrotto, che sconsiglio un po' a tutti.
Meglio le teste a sfera, piú solide ed adatte ai tele.

Per un corpo con un obbiettivo corto la mia 141RC va benissimo, ma se solo si usa un 70-00 é assolutamente sottodimensionata, a dispetto dei 4.5Kg di targa.
Inadeguata.

Ma ora faccio un uso cosí sporadico del treppiede che ho delle remore a cambiarla.
In questo momento la uso piú che altro per lunghe esposizioni in uscite mirate, al massimo con la D700 (ora D800) ed il 24-70, o il 150mm, per cui é piú che sufficiente.
Il 500mm non lo monto mai su treppiede.
a_
Una domanda...

Qualcuno ha mai provato le teste a sfera decentrate, tipo la Gitzo G1276M?

Mi ha sempre interessato, per la maggiore flessibilitá rispetto alle teste a sfera classiche, che vedo utile soprattutto per le uscite macro.
La penso sempre in abbinamento al Manfrotto 055, come unica testa per foto con obbiettivo zoom corti o comunque fino a 150mm, e con un utilizzo assolutamente sporadico del tele lungo da 500mm.
a_
Foto
Valerio Brùstia
ott 24 2012 20:18
Tacoma è caduto per la risonanza del vento. Non aprilo al vento sto Manfrotto.

No il problema è dovuto al tipo di carbonio e ai serraggi gambe. Quelle chiusure vanno bene con l'alluminio, con quel carbonio si vede di no.
La serie Carbon Manfrotto è un compromesso. E' nata sull'onda del successo dei Gitzo Mountaineer (o come pippa si scrive) è stata un po' il colpo battuto da Bassano del Grappa per fare sapere al mondo che in Manfrotto non si dormiva ed erano attenti alle richieste del mercato. Fatto sta quello che risparmi in peso sullo 055 in carbonella lo risparmiavi su un 190 in alluminio e come sai (ho visto il tuo bel post) i Manfrotto in alluminio sono smontabili completamente e te li puoi modificare come vuoi. Non so , non credo che sia lo stesso per quelli in carbonio (incollaggi?).

Comunque dai, è fatta, vedi di non aprirlo a tutte e 4 le sezioni (pure a 4 sezioni lo hai preso!) a meno che ci monti su la V2.

Alla fin fine non è che hai comprato il cesso dei cessi, anzi! E' sempre un Manfrotto, diamine.

un saluto
Visitatore
ott 24 2012 23:22
Eh si vbpress,oramai è andata.. pensavo di aver fatto la cosa giusta evitando i cinesi tipo triopo o benro ma forse ho steccato.
Ho scelto lo 055 perchè teneva più kg del 190,va be pazienza..toccherà abbassare la schiena :)

un saluto
x andre_ avevo la 804rc2 simile alla tua,ma l'ho rivenduta dopo il primo utilizzo.
Piuttosto stavo pensando ad una a cremagliera come la junior della manfrotto

ps: il commento sopra è il mio.
complimente anche da parte mia, lettura olto utile :)
io ho un Manfrotto 190 in alluminio e mi trovo bene anche se non lo utilizzo moltissimo.

per le tenste invece un disastro o meglio i miei acquisti non mi hanno convinto, non nego che un articolo come il tuo mi avrebbe permesso di fare una scelta più consapevole...

PS. per la cronaca sono, in ordine di acquisto la 804RC2 e la 494RC2
Foto
Valerio Brùstia
ott 25 2012 11:05
Ma scusate,
per le teste a sfera... ma ci sono una enorme quantità di produttori (lasciando perdere Arca che vuole dei bei danè) con l'attacco rapido Arca Style che è veramente vantaggioso rispetto a qualunque altra soluzione (in Mafrotto-Gitzo propongono 45 soluzioni differenti nessuna arca compatibile e NESSUNA altrettanto valida).

Una domanda...
Qualcuno ha mai provato le teste a sfera decentrate, tipo la Gitzo G1276M?


Veramente, Andre!
Ma quella testa Gitzo non te la regalano mica! vogliono dei bei soldi per una testa "fuori asse" !! Che è già una bestemmia in sè, se poi aggiungi la massa di quel popò di morsetto rapido che sta SOPRA alla sfera e quindi è da aggiungere alla massa della tua fotocamera + obiettivo, è un bel capolavoro di scienza! Con la stessa cifra ti compri una Acratech da paura, o un Photo Clam media o una Markins o una teutonica FLM.

Il vero motivo dell'utilizzo sporadico del treppiede è che siamo pigri. C'è da portarselo dietro è ingombrante, bisogna aprirlo piazzarlo, montarci su la fotocamera. Poi se l'inquadratura non va bene tocca rifare tutto da capo...

Avete mai osservato Art Wolf in azione? Lui il suo GITZO GT3541LS (prima serie) armato di testa Kirk Bh1 non lo molla MAI! E' quasi un'ossessione.

Certo che deve essere un sistema pratico e veloce per non farci venire la noia addosso! Io ci metto veramente pochi secondi a sganciare il Gitzo dallo zaino, piazzarlo e montarci la fotocamera. Onestamente con altri sistemi ero più lento è sì, anch'io USAVO sporadicamente i treppiedi.
Viva i piattelli a coda di rondine, sempre e comunque.

ciao
Foto
Raffaele Pantaleoni
ott 25 2012 11:45
Grazie per questa recensione! Ho un piccolo problema che forse hai avuto e se lo hai avuto sicuramente lo hai risolto! Ho una testa Manfrotto 496RC2, ottima per il mio utilizzo attuale e per le masse che ci metto in gioco. Ho però un problema con la piastra RC2: per quanto la stringa a morte sotto il collarino del Sigma 400 dopo un po' che uso l'attrezzatura il serraggio tende ad allentarsi cioè mi accorgo che il collare tende ad allentarsi. Niente di tragico perché per smontarsi dovrebbe fare diversi giri, però la cosa è molto scocciante. Spero di essermi spiegato in maniera chiara! Consigli?

Grazie.
Raffaele
Foto
Valerio Brùstia
ott 25 2012 13:31
Non c'è modo con quei piattelli lì, sono fatti per le fotocamere, con gli obiettivi fanno a pugni.

Quindi:
Kit di trasformazione (vai a vedere sul sito della Kirk o della Wimberley), togli quel morsetto e monti un morsetto arca style; ti procuri una piastra Wimberley P2 e sei a posto per tutta la vita, anzi lo lasci in eredità. Vedrai come ti cambiano le cose con il tuo Sigma!

ciao
vbpress ,mi stai convincendo a trasformare la piastra manfrotto del 486rc2!Mentre per il nuovo cavalletto sono indeciso,cosa mi consigli ? Sempre a sfera e su quell'ordine di prezzo?
Foto
Valerio Brùstia
ott 25 2012 14:13
Sto aspettando una mail da Photo Clam per avere un ordine di idee sui prezzi correnti e l'indirizzo di un distributore europeo. La mia l'ho presa direttamente da loro, ma è un cinema acquistare dalla Corea.

Secondo me su una capoccia seria almeno 150-200 neuri vanno spesi. Sotto ste cifre si compra "altro". Non è una questione di prezzo assoluto ma di manifattura e materiale. L'alluminio ha avuto un incremento di prezzo considerevole nell'ultimo anno. Le lavorazioni sono di precisione e un'anodizzazione fatta bene costa energia e tempo. Quindi c'è poco da risicare di risparmio.

Cerca sul web i nomi che ho elencato (scusa ma sul mio blog ho inserito anche i link: qui su Nikonland mi sembrava brutto...)

ciao

Valerio

Sto aspettando una mail da Photo Clam per avere un ordine di idee sui prezzi correnti e l'indirizzo di un distributore europeo. La mia l'ho presa direttamente da loro, ma è un cinema acquistare dalla Corea.

Secondo me su una capoccia seria almeno 150-200 neuri vanno spesi. Sotto ste cifre si compra "altro". Non è una questione di prezzo assoluto ma di manifattura e materiale. L'alluminio ha avuto un incremento di prezzo considerevole nell'ultimo anno. Le lavorazioni sono di precisione e un'anodizzazione fatta bene costa energia e tempo. Quindi c'è poco da risicare di risparmio.

Cerca sul web i nomi che ho elencato (scusa ma sul mio blog ho inserito anche i link: qui su Nikonland mi sembrava brutto...)

ciao

Valerio

Valerio appena hai notizie puoi girarle?. Grazie mille.
Nicola

Veramente, Andre!
Ma quella testa Gitzo non te la regalano mica! vogliono dei bei soldi per una testa "fuori asse" !! Che è già una bestemmia in sè, se poi aggiungi la massa di quel popò di morsetto rapido che sta SOPRA alla sfera e quindi è da aggiungere alla massa della tua fotocamera + obiettivo, è un bel capolavoro di scienza! Con la stessa cifra ti compri una Acratech da paura, o un Photo Clam media o una Markins o una teutonica FLM.

Non stavo affatto pensando ai soldi.
Se un oggetto vale la pena, sono sempre ben spesi.

Stavo pensando alla maggiore comoditá di una testa asimmetrica.
Se peró é visibilmente meno stabile, no. A qualunque prezzo. ;)
a_
Foto
Silvio Renesto
ott 25 2012 18:39
Provo a contribuire con la mia minima esperienza.
Ho avuto il Manfrotto 055 in varie incarnazioni (pro, ProB.), un Gitzo monumentale su cui potevi mettere anche un obice, ed ora ho un Gitzo in carbonio simile ad uno dei tuoi.
Prima cosa, non sei l'unico matto ad usare una testa a sfera con i tele, almeno siamo in due. Ho una possente Linhof che fa tutto quel che mi serve. Rispetto alle teste basculanti (che ho avuto) sono forse meno veloci, ma trovo abbiano una maggiore versatilità come campo di impiego.
Attacco Arca: da quando l'ho conosciuto è stato amore a prima vista. Non l'ho più lasciato, sulla Linhof infatti ho un attacco Arca.
Lo consiglio a chiunque. Anche in versione cinese Benro che ultimamkente fa cose piuttosto buone.
Apertura del cavalletto, per me che faccio molta macro è importante che si possa arrivare quasi a livello terra, per questo ho preso per i miei cavalletti delle colonne opzionali corte, che uso al posto di quelle lunghe che tengo nel cassetto; tanto a mio parere alzare la colonna significa introdurre vibrazioni a non finire. Il vecchio modello 055 aveva invece una colonna divisibile a metà. Non era proprio lo stesso ma funzionava abbastanza.
Ciao,

Silvio
Foto
Valerio Brùstia
ott 25 2012 20:45
Cappero le Linhof me le sono scordate!!! Corro ai ripari.

Noterai che il mio 055 non è di primo pelo.. la colonna è divisa in due. La parte sopra, lato attacco testa, l'ho accorciata col seghetto. Sarà stato il 1992, bah chi si ricorda.. Fatto sta che al tempo la colonna corta di ricambio la Manfrotto mica la faceva.
Non sono certo ma credo che la Gitzo abbia cominciato come ... produttore di supporti per mitragliatrice (!!).
Sullo Studex G5 una Browning (o come si scrive) secondo me ci va.

ciao

Valerio
Gitzo, nome che evoca tanto.. tantissimo ma, per motivi di daneè.. mai avuto, solo manfrotto.. ed ora è un pò tardi..

valerio, non hai fatto una recensione, ma un romanzo.. piacevole però..
grazie.
E' arrivato il manfrotto in carbonio, anzitutto la crociera è un pò più piccola dello 055prob e credo sia la stessa dell'ultima versione in alluminio ,il sistema di basculaggio lo trovo "leggerino" e alza troppo il baricentro,anche l'attacco delle gambe è più piccolo.
Sto eseguendo dei test comparativi pratici ,non scientifici ovviamente, sulla differenza di assorbimento delle vibrazioni che pubblicherò al più presto , ma il vincitore del test di torsione sembra essere il carbonio,di pochissimo.

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