Miglior Risposta Max Aquila , 06 aprile 2015 - 10:40
Happygiraffe ha chiesto come e perche' usare un esposimetro separato.
Corollario:
innanzitutto gli esposimetri separati continuano ad esistere ed a servire;
quando?
Certamente in tutte quelle condizioni nelle quali si abbia il tempo di effettuare con esso le misurazioni a luce incidente, che sono la cartina di tornasole del funzionamento del nostro set di ripresa:
1) perche' un esposimetro a luce riflessa incontra nel suo percorso tanti, troppi elementi, che possono deviare la sua precisione ed attendibilita'
2) perche' la lettura a luce incidente serve a stabilire con precisione affidabile DOVE il grigio medio vada posto nel set (o la media dei grigi medi dei luoghi in cui vengano effettuate le misurazioni), ed in questo non puo' venire superato da nessun esposimetro spot a luce riflessa per i motivi di cui al punto 1)
3) perche' con il ragionamento che deriva dall'utilizzo dell'esposimetro a luce incidente, finalmente, il frutto dell'esposizione che otteniamo e' di stretta proprieta' intellettuale del Fotografo in questione e non dell'ingegnere nipponico del Matrix di turno
Quindi, senza voler apparire retrogrado o eccessivamente assertivo, sostengo come aveva in prima battuta affermato Tiziano che, ogni strumento che aiuti ad ottenere "on camera" il risultato desiderato, non soltanto evita lavoro inutile di pp, ma sopratutto avvia il risultato della nostra "fatica" verso un binario di riuscita e soddisfazione professionale.
Fermo restando il diritto di ognuno di adottare ogni altra scappatoia empirica e/o approssimativa per arrivare a ...qualcosa di accettabile.
Ma siccome non molti di voi hanno esigenza di risparmio del tempo (come invece avrebbe giustappunto Tiziano, dato il suo lavoro specifico), la domanda di Giovanni "happygiraffe" e' fondata e necessita di approfondimento diretto.
Mettiamoci alla prova e vediamo se riusciamo ad imparare qualcosa di piu' a vantaggio della nostra voglia di ottenere belle immagini fotografiche:
Allora,
cercando di allontanarci da luoghi comuni come:
- io non uso il flash perche' non mi piace
a cui da oggi potremo aggiungere
- io non uso l'esposimetro perche' preferisco fare ad occhio
Un esposimetro separato oggi mantiene per intero il suo senso rispetto le regolazioni ad occhio per un paio di cosette:
1) la principale: MISURAZIONE DELLA LUCE INCIDENTE sul soggetto
Valutazione questa che puo' portare a risultati ben differenti da qualsiasi valutazione condotta con esposimetri anche spot o a matrice ma a luce riflessa che, in quanto tali, riportano al sensore della fotocamera tutto quello che incontrano nel viaggio di Andata/ Ritorno tra fotocamera-soggetto-fotocamera, obiettivo compreso, che aggiunge le sue trasmissioni fotoniche e cromatiche alla valutazione della cellula esposimetrica.
Infatti, con la valutazione in luce incidente, si misura con precisione la quantita' di luce occorrente (ambiente e/o flash) perche' la zona dalla quale effettuiamo la misurazione sia restituita dal sensore della fotocamera come esposta al 18% del grigio medio che diventa il punto nel quale stiamo effettuando la misurazione.
Va da se' che se la guancia della modella o della punta da tornio (nel caso delle foto di Tiziano...) sia illuminata dalla luce del set (parlo di set ma ovviamente intendo la scena inquadrata) in modo tale da essere al di sopra o al di sotto della densita' di quel 18% del grigio di riferimento (cartoncino Kodak, grey scale, color checker, etc) tutto il bilanciamento cromatico della scena inquadrata dipendera' da questa variazione voluta dal fotografo proprio perche' ricercata attraverso quella misurazione.
Va altrettanto da se' che, se il soggetto ed i tempi a disposizione lo consentano (non parliamo quindi di sport, reportage, street, se non effettuando preventivamente delle premisurazioni con un soggetto accondiscendente, ma che potra' essere asseverante con una certa approssimazione), le misurazioni in luce incidente sul set possono (spesso debbono) essere molto piu' di una per stabilire non solo una media ponderata (dal fotografo? si...ma anche dallo strumento che lo consenta, come quasi tutti gli esposimetri a luce incidente) ma sopratutto per determinare il successivo parametro fondamentale in questa materia:
2) il RAPPORTO DI CONTRASTO luminoso, tra le zone nelle quali si sta conducendo questa misurazione plurima.
Come correttamente a questo riguardo ha gia' scritto Tiziano, riferendosi ai generi piu' congeniali a questa esigenza da rispettare (quella di un rapporto di contrasto che non superi determinati livelli) generi come fashion, macro, food, packaging, editoria in genere, per favorire la pubblicazione di un lavoro che passi agevolmente attraverso le forche caudine di un editor o, anche prima di lui, di un art director, bisogna in fase di ripresa avere contezza del rapporto di contrasto tra le sorgenti luminose di cui ci stiamo avvalendo, affinche' il risultato sia quello progettato e per evitare penosi salti mortali in postproduzione che spesso riducono a zero lo sforzo espressivo che una buona idea poteva manifestare.
Ovviamente solo con una lettura a luce incidente seguita da una ponderazione strumentale (o anche basata sull'esperienza visiva del fotografo... non parlo di "a occhio" ma di "a memoria") si puo' riuscire a stabilire il correttop posizionamento e la giusta potenza delle sorgenti luminose che stiamo probabilmente utilizzando (ambiente o flash)
aggiungo per usi rigorosi e particolari, per nulla empirici
3) la TEMPERATURA COLORE della sorgente di luce utilizzata e quella complessiva: alcuni esposimetri separati come questo C700 da 1500 dollari servono a registrare lo spettrogramma complessivo (ed individuale) risultante dalle sorgenti di luce presenti sul set.
Diciamo che con strumenti del genere bilanciare il bianco risulti piu' affidabile della valutazione "ad occhio" del risultato sul...monitor della macchina? E che fotografi che spendono i soldi che necessitano all'acquisto di strumenti simili probabilmente hanno esigenze realizzative che non possono derogare da certi parametri?
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