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C'erano 17 risultati taggati con macro

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  1. Sigma 180mm f2.8 Macro OS, the Macrosaur (field...

    Thanks to a kind loan by  Mauro Maratta, I had the chance to fulfill a wish: trying the  Sigma 180mm f2.8 Macro OS on the field, and thus here are my impressions on that lens for what concerns  macrophotography.
     
    Here on Nikonland it has been already written about this lens. Bruno Mora wrote an in-depth analysis from the point of view of construction and optical rendition, and also made a mini- comparison with the Nikon Micro-nikkor 200mm f4 IF ED. 
     
    I will try to complement  what Bruno wrote, with my impressions about field use in macro photography.
     
    The lens:
     
    The 180mm f2.8 Macro OS, as Sigma says, is the only tele-macro of large aperture that reaches a reproduction ratio (RR) of 1:1, and this is true. 
    Sigma several yeras ago, made another 180mm f2.8 Macro, but it reached only a RR of  1:2 (0,5) and it was a real nightmare as for ergonomy, weight and Af speed were concerned.
     
    As a paleontologist, I cannot resist to parallel the evolution of this "beast" of a lens with another very famous beast, the Tyrannosaurus :)
    Decades ago Tyrannosaurus, like most other Dinosaurs, was seen as a slow, cumbersome giant, unfitted for survival; while now, after Dinosaur Renaissance in science and a few Jurassic Park in the movies, we see Tyrannosaurus like an awesome, powerful and sleek animal (despite its size).
     
    [attachment=83007:trexold.jpg] the dumb Zallinger's Tyrannosaurus
     
    [attachment=83008:trex.jpg] the new look of Tyrannosaurus
     
     
    Well, the same happened with the 180mm Sigma f2.8!
     

    [attachment=83009:180old.jpg]

     

    The old 

     

     

    [attachment=83010:180new.jpg]

     

    and the new one.

     

     


    I never shoot with the old 180 Sigma  f2.8 Macro (keeping it in hand and hearing the af sound in a shop was enough...) thus I cannot judge its optical quality.
     
    But let's come back to the new Sigma 180 f2.8 Macro OS:  it's huge, being as big as the older incarnation, a real dinosaur among macro lenses, but it is built in a completely different, and immeasurably better, way. It is a modern lens, well balanced and equipped of a detachable tripod collar that makes sense contary to the ergonomical hallucination one of the old one. Lens hood is really big, and doubled, a first section to be used on full format cameras and a second part to be added when the lens is used with an APS-C camera. Even the first part  is a bit too large to be practical, at least  for macrophotography.
     
    Just a few data:
     

    The focus distance window has the distances marked in feet and meters and, like in any macro worth the name,  there is also the reproduction ratio at shorter distances. 
    From these data, with few calculations  it is possible to know the actual focal length at different reproduction ratios and consequently at different focusing distances. 
    As usual by now (this doesn't mean it's a good thing anyway), actual focal length decreases  approaching the minimum focusing distance. At 47cm  it becomes 117mm.
     

    [attachment=83011:feffettiva.jpg]

     

    Actual focal length variation with reproduction ratio (abscissa)

     

     

    [attachment=83012:distanzaOS.jpg]

     

    Focusing distance vs reproduction ratio (abscissa)

     

     
     

    In macro it is even more imoprtant the working distance (the distance between the subject and the front lens). With the same focusing distance a lens with lower working distance (e. g. because the lens  barrell extends a lot at short distances) will be less practical than one with a grater working distance, and there will be  more chances to scare the subject if the latter is animated and mobile. 
    The greater working distance is one of the main reasons that make many macrophotographer (me included) to prefer "long" tele macros (180-200mm) with respect to more moderate 90-105mm macros.
     
    If we compare different tele-macro lenses, working distance varies as follows:
     
    The Sigma 180mm f2.8 Macro OS subject of this test, has a working distance of 22,5cm
     
    The discontinued  Sigma 180mm f3.5 Macro EX  had a working distance of 23,5cm
     
    The Sigma 150mm f2.8 Macro OS has a working distance of 18,5cm
     
    The Nikon 200mm f4 micro-nikkor AfD ED has a working distance of  26cm.
     
    These values are referred to the sole lens without the hood, that in the case of the two Sigma 180mm are rather huge, or really huge. 
     
    As far as the working distance is concerned, the  200mm f4 micro-nikkor has a clear advantage. But, even if longer is better, there are other variables into play, as we will see.  
     
     

    Aperture
    The wide aperture makes the new Sigma 180 very useful also for portraits and general photography, while it is not so much important for macrophotography, where  depth of field is always very small. It allows however to use a converter without losing too much f/stops, that may be of help for precise focusing.
    As for all other macro lenses, actual aperture decreases at shorter distance, becoming f3.2 at 1,5m, f3.5 at 90cm, f4 at 80cm and f5 at shorter distances. The actual f/stop value appears on the camera display and in the exif data.
     




    • ago 31 2015 13:16
    • da Silvio Renesto
  2. Sigma 105mm f2.8 Macro OS ... in macro

    In vita mia, un po' per lavoro e un po' per hobby, credo di aver provato quasi tutti gli obiettivi macro con montature  compatibili con la baionetta Nikon, prodotti negli ultimi trent'anni, spesso in più versioni. Ho quindi accettato con piacere l'offerta di provare la versione più recente del  105mm f2.8 Macro Sigma, quella stabilizzata.
     
    Le specifiche tecniche e la descrizione generale sono già nell'articolo  di Mauro Maratta per cui  non le ripeto e cercherò di evitare il più possibile le ridondanze, descrivendo soprattutto le mie impressioni d'uso in macrofotografia.
     
    Costruzione ed ergonomia.
     

     

    Possedendo ed utilizzando costantemente per lavoro il 105mm f2.8  micro-nikkor AfS G anche a me viene spontaneo fare dei paragoni.  Il sigma è un po' più stretto e lungo come ha scritto Mauro, la ghiera di messa a fuoco è leggermente più stretta che nel Nikon e l'obiettivo da' la sensazione di essere pochino più leggero e il barilotto sembra un po' più delicato. 
    La ghiera di messa a fuoco gira in senso opposto a quella del Nikon. Ma la cosa non mi ha dato particolare fastidio, ci si abitua subito.
     
    Fra i due obiettivi ci sono molte somiglianze: Stesso passo filtri (62mm) Entrambi sono IF (internal focus) ossia il barilotto mantiene le stesse dimensioni a qualsiasi distanza di messa a fuoco e questa è un'ottima cosa. Avevo provato anni fa la versione precedente del Sigma 105mm f2.8 macro, denominata  EX.  L'avevo trovato più che soddisfacente per la nitidezza, ma poco comodo  per via dell'eccessivo allungamento del barilotto alle brevi distanze (come nel 90mm f2.8 Tamron), cosa che riduceva notevolmente la distanza di lavoro (la distanza fra il soggetto e la lente frontale dell'obiettivo), che è importante sia per gestire le luci, che per fotografare  sul campo soggetti animati che potrebbero fuggire (o pungere, mordere, succhiare masticare e tutto quello che la  temibile fantasia evolutiva degli invertebrati ha messo a loro disposizione). 
     
    Il rivestimento esterno è quello della nuova generazione degli obiettivi Sigma, elegante e piacevole al tatto, enormemente meglio del granuloso rivestimento EX.
    La ghiera di messa a fuoco anche se più stretta di quella del micro nikkor, è comunque larga a sufficienza, ha un buona resistenza che la rende pienamente utilizzabile nella messa a fuoco manuale di precisione, caratteristica importante in macrofotografia. 
    Nell'esemplare che ho provato la ghiera è distintamente più "dura" del mio 105mm f2.8 micro-nikkor AfS G, ma direi che nell'uso pratico non ci sono differenze, forse, è addirittura meglio il Sigma.
     

     

    Il Sigma ha due paraluce, uno per corpi macchina con sensore a formato pieno ed uno per corpi con sensore Aps-C. Pur utilizzando una fotocamera con sensore Dx ho usato il solo paraluce per Fx  senza problemi trovandolo molto meno ingombrante di quello del Nikon. Solo in casi estremi di forte luce laterale, potrebbe essere leggermente meno efficace di quello unico del micro-nikkor ed allora conviene montare la combinazione per Dx.
     
    Una differenza importante fra i due obiettivi sta nei selettori delle distanze, Il Nikon offre due possibilità, full  e da 50cm a infinito. Il Sigma ne offre tre: 31-45cm, 45cm  -infinito e naturalmente full. 
     

    [attachment=80897:selettori.jpg]

     

     

    L'opzione 45/50cm-infinito, comune ad entrambi è utile quando si vuole usare il 105mm come un obiettivo normale aumentando non poco la prontezza della messa a fuoco. L'opzione 31-45,  offerta in più dal Sigma è mirata alla macrofotografia perchè evita fastidiosi fenomeni di hunting (corsa avanti e indietro della messa a fuoco) in caso di riprese molto ravvicinate e, se lo sfondo è intricato, evita che il sensore af decida che è lo sfondo ad interessare.
     

     

    Le distanze di messa a fuoco sono pressoché identiche nel Sigma e nel Nikon praticamente a tutti i rapporti di riproduzione caratteristici della macrofotografia. 
    La distanza minima di messa a fuoco a 1:1 è poco più di 31 cm per il Sigma e quasi 31cm per il nikon; per entrambi a 1:2 è 40cm e così via.
     
     

    [attachment=80898:distanze.jpg]

     

    Distanza di messa a fuoco ai vari rapporti di riproduzione

     

     

     
    Lo stesso si può dire per la riduzione della focale effettiva alle brevi distanze. Entrambi finiscono per essere dei 77mm e qualcosa alla minima distanza di messa a fuoco.
     

    [attachment=80899:focali.jpg]

     

    Variazioni della focale effettiva ai diversi rapporti di riproduzione 

     
    Nonostante il 105 Sigma sia un po' più lungo del Nikkor, la la leggera differenza nelle distanze minime compensa, per cui alla fine la distanza di lavoro risulta essere quasi identica: circa 14cm per il Sigma e quasi 14,5 per il Nikon. 

     

    Il 105mm f4 micro nikkor Ai che ho aggiunto nei grafici per affett.. confronto, non è If, non riduce la focale effettiva, ma per contro si allunga molto e, per raggiungere il RR di 1:1, necessita del tubo di prolunga PN11, lungo 5cm e rotti, per cui, alla fine, la distanza di lavoro, che è quella che più conta, non è migliore.
     

     

    Come va.
    La messa a fuoco in full non è fulminea, ma adeguata  per questo tipo di obiettivi. Lo stabilizzatore funziona molto bene a distanze normali. 
     
     

    [attachment=80900:ventesimo.jpg]

     

    Un sonnacchioso Vincent si presta per sperimentare la stabilizzazione del 105 Sigma, tempo di scatto 1/20s a mano libera (con appoggiati i gomiti al petto)

     

     

    [attachment=80901:ventesimoc.jpg]

     

    Crop 100%

     

     

    Come penso sia fisiologico, l' efficacia della stabilizzazione diminuisce gradualmente nelle riprese macro, via via più ravvicinate, fino ad annullarsi o quasi al RR di 1:1, ma questo non è un difetto del Sigma, bensì un fenomeno comune a tutti gli obiettivi macro.
     




    • ago 26 2016 10:45
    • da Silvio Renesto
  3. Nikon D500: macro e avifauna.

    Ho avuto la possibilità di  usare La nikon D500 in macro (e foto ravvicinata) e nella wildlife photography (termine anglosassone meno cruento nell'immaginario collettivo rispetto all'italiano "caccia fotografica" ;) ) ed ecco mie impressioni.
     
     
    Ergonomia e praticità d'uso.
    Uno degli aspetti che mi hanno maggiormente soddisfatto della D500 è che offre  (finalmente!) al fotonaturalista le caratteristiche di un corpo professionale nel formato dx.  Naturalmente c'è anche la qualità di immagine, aspetto già abbondantemente trattato in altri articoli pubblicati, ma la  praticità d'uso mi ha veramente impressionato.
     
    La robustezza, la velocità dell'af, il buffer, la raffica, sono  caratteristiche fondamentali per la fotografia di natura  e sportiva e rendono la D500 uno strumento veramente versatile ed affidabile anche, ad esempio, in macro.
     
     
    Macrofotografia, ma non solo
    Non va dimenticato che il formato Dx in macro è utile perchè permette, a parità di copertura dell'inquadratura, di stare più distanti dal soggetto, consentendo di avere una maggiore profondità di campo, una migliore gestibilità della luce e, nel caso i soggetti siano vivi e reattivi, la maggiore distanza diminuisce le probabilità di causarne la fuga.
    Quindi una DSRL che unisce caratteristiche di livello professionale al formato ridotto è uno strumento validissimo anche per il macrofotografo. Ma c'è di più.
     
    Il soggetto è rasoterra? Il display orientabile ti permette di controllare l'inquadratura anche da sopra, senza che ci si debba sdraiare e guardare nel mirino (naturalmente se non c'è troppo sole o se si può fare ombra con qualcosa, testa compresa :)).
     
     

    [attachment=96775:body1.jpg]

     

     

     

    [attachment=96776:plantatrifo.jpg]

     
     
    Essendo touch si potrebbe pensare di selezionare il punto di messa a fuoco ottimale e di scattare direttamente con il display, ma in macro è meglio di no, a mio parere, perchè si provocherebbero vibrazioni e spostamenti indesiderati, meglio usare uno scatto a distanza. Buona notizia, sulla D500 c'è una presa a 10 pin, per cui posso usare il mio vecchio cavo di scatto per evitare e vibrazioni e tenermi ben distante. Inoltre, nelle fotocamere della serie D7000  il sollevamento preventivo dello specchio c'è, ma è sepolto nei menù, per cui richede diversi passaggi per essere attivato, cosa che io trovo particolarmente irritante. Nella D500 con mio grande piacere ritorna ad essere selezionabile direttamente dalla ghiera di scelta delle modalità di scatto. Se ne sentiva la mancanza.
     
     

    [attachment=96777:body3.jpg]

     

    La freccia gialla indica la modalità mirror up, il cavo di scatto è inserito nella presa a 10 poli.

     

     

    Si teme l'infiltrazione di luce parassita dal mirino? C'è la tendina che chiude l'oculare.
     
     

    [attachment=96778:body2.jpg]

     

    [attachment=96779:dragonfly.jpg]

     
    Resa ad alti ISO
    Anche in macro o nella fotografia ravvicinata, poter usare alti ISO senza compromettere la qualità è importante, perché permette di avere contemporaneamente  tempi rapidi e diaframmi chiusi, offrendo così grandissima versatilità (e comodità d'uso). Perchè a vibrare non è solo la fotocamera, col vento, in macro, vibra, anzi dondola, il soggetto. 
     

    [attachment=96793:libellula1.jpg]

     





    • lug 09 2016 10:55
    • da Silvio Renesto
  4. Nikon Micro 85mm f/3,5 G ED VR DX

    Nella lunghissima tradizione di obiettivi Micro Nikkor la focale degli 85mm conta solamente due esemplari,

    quello al centro di questo "gruppo di famiglia in un interno"
    [attachment=94614:0067 _D8X5566 03052016 1-100 sec a f - 4,0 Max Aquila photo ©.JPG]

     

    mentre l'altro e' il complesso e forse piu' unico che raro PC f/2,8 [attachment=94718:Resize of 2175_PC-E-Micro-NIKKOR-85mm_front.png]
     
     


    [attachment=94777:0600 roby 07052016 Max Aquila photo ©.JPG] Roby Casettadecano di Nikonland,

     
     
    possedendo il primo dei due, ha voluto affettuosamente prestarmelo perche' lo mettessi alla frusta (come ho fatto e continuero' a fare con tutto il materiale per baionetta F su cui riesco a mettere le zampe): sono certo che mi avrebbe prestato anche il piu' famoso, se solo lo avesse avuto.
     
    E' quindi grazie alla sua generosita' che ho usato per un mese abbondante questo
    [attachment=94623:0076 _D8X5620 03052016 1-200 sec a f - 16 Max Aquila photo ©.JPG]
    Nikon AF-S Micro Nikkor 85mm f/3,5 ...(& altra mezza dozzina di acronimi) [attachment=94626:0079 _D8X5651 03052016 1-200 sec a f - 22 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    Si tratta di un compatto (9.85cm) e leggero (355gr) mediotele made in China, disegnato nel 2009 per il formato DX (127,5mm eq.in FX)
    [attachment=94617:0070 _D8X5596 03052016 1-200 sec a f - 22 Max Aquila photo ©.JPG]
    che con il paraluce HB37, (anch'esso come il barilotto dell'obiettivo in policarbonato) porta la quota totale a 14cm di lunghezza

    [attachment=94621:0074 _D8X5613-Modifica 03052016 1-200 sec a f - 16 Max Aquila photo ©.JPG]

    dotato sul lato sinistro dei selettori per AF/MF e per l'attivazione o disattivazione del sistema VR da cui e' assistito [attachment=94618:0071 _D8X5601 03052016 1-200 sec a f - 32 Max Aquila photo ©.JPG]
     e strutturato in uno schema IF (internal focusing= nessuna traslazione del barilotto) di 14 lenti in 10 gruppi [attachment=94627:0081 2190_AF-S-DX-Micro-NIKKOR-85mm-f3.5G-ED-VR_Construction-2 04052016 Max Aquila photo ©-2.JPG] una delle quali ED, sistema antiriflesso SIC
     
    diaframma a nove lamelle dall'insolito valore a tutta apertura di f/3,5 (che consente di ottenere un diametro filtri da 52mm, standard Nikon) che si spinge a f/32 per tutti gli scopi per i quali una cosi' piccola apertura possa servire in fotografia: prevalentemente still-life in studio con luci flash.
     
    [attachment=94622:0075 _D8X5615 03052016 1-200 sec a f - 16 Max Aquila photo ©.JPG]Spicca accanto alla presenza dell'utile VR invece l'assenza del limitatore di range del motore SWM di messa a fuoco: [attachment=94615:0068 _D8X5588 03052016 1-200 sec a f - 16 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    condizionante negativamente in molte occasioni nelle quali l'obiettivo non riesce a fermare la maf nel punto auspicato e comincia un fastidioso "hunting" della stessa.
     

    [attachment=94624:0077 _D8X5624 03052016 1-200 sec a f - 16 Max Aquila photo ©.JPG]

    Un Micro Nikkor che si rispetti arriva vicino vicino al soggetto ed anche questo 85/3,5 non fa eccezione, arrivando al fatidico RR di 1:1 a 286mm tra soggetto e piano focale
    [attachment=94620:0073 _D8X5604 03052016 1-200 sec a f - 16 Max Aquila photo ©.JPG] che corrisponde ad una distanza operativa utile di 14cm tra filettatura filtri e soggetto (o solamente 9,5cm a paraluce innestato).
     
    La ghiera di maf manuale, perfettamente dimensionata, non ha una entusiasmante escursione tra infinito ed i 286mm di minima maf:
    meno di 90° separano RR 1:1 da 1:2 che corrisponde ad una distanza di maf di 350mm [attachment=94619:0072 _D8X5603 03052016 1-200 sec a f - 16 Max Aquila photo ©.JPG].
    Cio' non e' elemento importante durante una focheggiatura automatica, ma in tante occasioni nelle quali convenga mettere a fuoco manualmente per cercare una precisione massima sul soggetto, se per esempio fuori del campo delle cellule AF della fotocamera, puo' comportare una meno agevole operativita'.
    Recentemente ho trovato una maggiore attenzione a questi aspetti sul piu' economico Micro 40/2,8, cosa che mi ha fatto ritenere che i due obiettivi siano progettati per diverse destinazioni, pur nello stesso ambito.
    [attachment=94616:0069 _D8X5589 03052016 1-200 sec a f - 16 Max Aquila photo ©.JPG][attachment=94717:0500 _D8X3880 29032016 1-80 sec a f - 8,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     


     [attachment=94613:0066 _D8X5555 02052016 1-640 sec a f - 11 Max Aquila photo ©.JPG]
    Lo vedremo...





    • mag 08 2016 13:17
    • da Max Aquila
  5. Nikon, Hoya, Marumi tra CloseUp e Macro

    Sembra banale, ma definire il senso di un accessorio semplice come una lente addizionale non e' inutile.
     
     
     

    In questa occasione voglio approfittare dell'arrivo di una bellissima Marumi DHG Achromat Macro-200 da 5 diottrie di potenza, per metterla a confronto con altre due lenti di simili prestazioni, una Nikon Close UP no.5T da 1,5 diottrie e una ben piu' semplice ed economica Hoya HMC (Multi Coated) da 4 diottrie, ma colgo anche l'occasione per parlare in maniera piu' generale dell'argomento.

     
     
     

    [attachment=94403:0030 _D8X5562 02052016 1-30 sec a f - 32 Max Aquila photo ©.JPG]

     
    Una lente addizionale e' una lente positiva (convergente) che si antepone all'obiettivo in uso allo scopo di modificarne lo schema ottico progettuale, diminuendo lunghezza focale e distanza minima di messa a fuoco, in misura proporzionale alla potenza diottrica della lente in questione.

     

    [attachment=94400:0027 _D8X5526 02052016 1-40 sec a f - 22 Max Aquila photo ©.JPG]

     
    Si considera lente anche un complesso articolato di lenti e dell'aria al loro interno: siamo pertanto abituati a sintetizzare con la definizione di "lente" anche un obiettivo dei piu' articolati, forti del senso della definizione appena data.
    [attachment=94416:20058_Lens_Construction_en.jpg]
     
    La potenza di una "lente" cosi' considerata si misura in "diottrie" nel seguente modo:
    osservando quante volte la lunghezza focale di una "lente" sia contenuta in un metro.
     
    Un obiettivo (inteso quindi come "lente") da 50mm avra' dunque una potenza diottrica di 1000mm (un metro) diviso 50mm= 20 diottrie...
     
    Anteponendo quindi ad un obiettivo da 50mm una lente addizionale da 5 diottrie, otterremo una nuova "lente" da 25 diottrie complessive.
     
    Usando la precedente formula del calcolo delle diottrie all'inverso, potremo dedurre la nuova lunghezza focale derivata dall'uso di quella lente addizionale:
    Focale= 1000/25= 40mm
     
    L'accorciamento della distanza minima di maf e' pertanto in diretta e proporzionale funzione della diminuzione complessiva di focale ottenuta. 
    Avvicinarsi al soggetto procura invariabilmente una diminuzione della profondita' di campo, aiuta pertanto a staccare meglio il soggetto dallo sfondo.
    Ecco che l'utilizzo di lenti addizionali di moderata potenza puo' agevolare in molti generi, per esempio nel ritratto ed ovviamente nello still life, tanto da definire questa famiglia di elementi ottici come ottimizzata per il "close up" ossia, la fotografia a distanza ravvicinata.
     

    [attachment=94401:0028 _D8X5535 02052016 1-800 sec a f - 8,0 Max Aquila photo ©.JPG]





    • apr 23 2019 12:50
    • da Max Aquila
  6. Nikon 200mm f4 Ai "normale" vs micro.

    Tempo fa avevo pubblicato un breve articolo sul Nikon nikkor 200 f4 Ai ed un confronto fra il 200mm f4 micro-nikkor Ai ed il 200mm micro nikkor AfD.
     
     
    Oggi metto a confronto i due obiettivi manuali, il "normale" ed il "micro", come esperienza d'uso e qualità ottica.
     
     
    I due obiettivi hanno la stessa focale ed apertura massima, ma sono molto differenti come dimensioni e schema ottico: molto compatto il "normale", un po' più lungo il "micro", provvisto anche di collare per l'attacco al cavalletto, molto utile per la macro.
    Anche lo schema ottico è differente, 5 lenti in 5 gruppi per il normale, 9 lenti in 6 gruppi per il micro. Infine, cambia ovviamente la distanza minima di messa a fuoco: 2m (rapporto di riproduzione circa 1:7) per il normale e 71cm (RR 1:2) per il micro. Il normale si allunga focheggiando da infinito alla minima distanza, ma non cambia la focale effettiva, il 200mm micro AiS è IF per cui non modifica le sue dimensioni, ma alla mimima distanza ha una focale effettiva di 150mm.
     

     

     

     

     

     

    [attachment=89330:microvnorms.jpg]

     

    Dall'alto in basso: Nikon 200mm f4 Ai focheggiato ad infinito,

    focheggiato alla mimina distanza

    200mm f4 micro  nikkor AiS (è IF quindi non cambia dimensioni)

     

     

     

     

    Il 200mmm f4 micro da me usato nella prova è AiS,  ha lo stesso schema ottico della versione Ai, ne differisce, oltre che per la baionetta, per le diverse dimensioni del collare, che è molto più largo e robusto . 
     
    .
     
     

     

     

     

    [attachment=89331:AiSvAi.jpg]

     

     

    [attachment=89332:collar.jpg]

     

     

     

     
     
     
    Tra i due 200mm f4 normali Ai e AiS invece le modifiche sono minime, l'AiS ha solo una ghiera di messa a fuoco più sottile.
    Nell'usato il 200micro Ai costa dalle due alle tre volte il non micro. 
     
     
    Impressioni d'uso. Il 200mm f4 Ai è deliziosamente semplice da usare, compatto e leggero non dà quasi mai problemi a mano libera nè su DSRL nè su mirrorless, anche se non è stabilizzato, la ghiera di messa a fuoco offre la giusta resistenza e la luminosità è tale da permettere una messa a fuoco manuale in quasi tute le condizioni di luce ... decente.
    Il 200 micro nikkor AiS è un po' più lungo ma  non crea grossi problemi, si impugna bene. La differenza principale nella fotografia generale sta nella maggiore corsa della ghiera di messa a fuoco (per via della diversa distanza minima) e nella maggiore fluidità della stessa (ho posseduto o provato almeno 5  micro nikkor Ai-AiS in vita mia ed è una caratteristica costante), per cui rispetto al 200mm f4  normale, con il micro nikkor diventa più difficile mettere a fuoco con precisione. Occorre fare attenzione.
     
     
    Qualità ottica. ATTENTO LETTORE. Nemmeno noi invecchiamo tutti allo stesso modo. C'è chi ha cura di se stesso e si tiene in forma, c'è chi stravizia e si rovina, c'è chi poveretto ha incidenti non per colpa sua, ma il fatto è che a parità di età, l'aspetto e le performances possono essere molto diverse.
    Questo vale anche per gli obiettivi. Ad esempio, dei 5 esemplari di 200mm f4 micro nikkor che ho avuto modo di usare, uno aveva una ramificazione fungina sulla lente anteriore,  un altro mostrava una evidente velatura, uno era così-così e due sensibilmente meglio degli altri. C'era scarsa corrispondenza tra resa ottica e aspetto esterno (c'erano vecchi guerrieri pieni di cicatrici, ma ancora validi,  e esemplari intonsi fuori ma muffosi dentro). 
    Scrivo questo per due motivi: uno è specificare che l'esemplare  usato per questo test è uno dei migliori che abbia mai visto, l'altro è per chiarire che chi di voi possiede un 200mm f4 micro nikkor Ai-Ais, può darsi che i risultati che  ottiene con il suo esemplare differiscano dai miei, in peggio od anche (un pochino) in meglio.  Prendete il dato come un'indicazione. 
    Ho provato anche diversi esemplari di 200mm f4 Ai e AiS normali ed ho notato una variabilità molto minore tra uno e l'altro.
     

     

    Dopo questa doverosa introduzione lasciamo parlare le immagini
     
    Ad infinito, f8.
     

    [attachment=89333:infinito.jpg]

     
    La velatura dell'aria umida svantaggia entrambi gli obiettivi, ma nel complesso sembra di vedere un vantaggio del normale sul micro.
     




    • gen 02 2016 13:21
    • da Silvio Renesto
  7. Sigma 105mm f2.8 Macro OS ... in macro (test/re...

    Technical data and overall description of the 105mm f2.8 Sigma Macro OS can be found in many sites and also here on Nikonland there is an article by Mauro Maratta dealing with this lens used for portrait and general photography.
     
    I'll try to avoid as much as possible repetitions (even if some will be unavoidable), and will describe mainly my user impressions in macrophotography.
     

    Build and Handling.
     
    Since I own and use for my work the 105mm f2.8  micro-nikkor AfS G VR, it becomes obvious for me to make some comparison.  
    The lens barrell of the Sigma is somewhat narrower and longer than that of the Nikon, as already written by Mauro. In the Sigma the focus ring is also slightly narrower, and the lens gives the feel to be lighter, and perhaps a tad more fragile. 
    The focus ring rotates in the opposite way with respect to the Nikon, it's a little odd, but easy to get quickly used to.
    There are many similarities between the two lenses: same filter thread (62mm) both are  IF (internal focus, that is the lens barrel does not extend at close distances) which is a very good thing.
     

    Years ago I tried the previous version of the Sigma 105mm f2.8 macro, named EX, the one with 
     
    that hideous, brittle, coating.
     I found it more than satisfactory for the sharpness, but awkward in use due to the exxaggerated  extension of the barrell at close focus; where it nearly doubled its length (the same occurred in the coeval version of the 90mm f2.8 Tamron). This extension reduced greatly the working distance  (the distance between the subject and the front element of the lens) which is important to manage lightings, and above all, to avoid scaring living critters that might fly away (or conversely sting, bite, chew, suck your blood and all other nasty habits  that the fearsome evolutionary fantasy of nature gave to Invertebrates). 
     

    The external coating is that of  new Sigma generation, it is black, elegant and smooth, pleasant to touch and incredibly better than the gritty, britty, self-peeling EX coating of the previous version.
    Even if the focusing ring is narrower than that of the 105 micro-nikkor VR it is wide enough,  is well damped and fully usable for precision manual focusing, an important feature for macrophotography.
    The sample of the 105 Sigma OS I tried ad a distinctly stiffer focusing ring with respect to my  105mm f2.8 micro-nikkor AfS G, but in practical use there were no differences, perhaps I felt even more comfortable with the Sigma.  
     

    As usual with new Sigma long lenses, the 105 has two hoods, one to be used with full frame cameras and the other to be added when the lens is mounted on APS-C cameras. 
    I used an APS-C camera (nikon D7100) but put on only the FF-hood, which is much less cumbersome than that of the 105 nikon VR.  Perhaps in strong lateral lighting it may be less effective than that of the nikkor, and perhaps in that case it may be advsable to put on the APS_C-hood.
     

    The throw of the focusing ring is shorter than that of the NIkonwhere you go from  3m to infinite whit the same spin amount that in the Sigma brings from 2m to infinite. The focus distance window  is wide and markings are well visible: as in any macro worth the name, reproduction ratio ad various distances is reported along with distance scale in feet and meters.
     

    An important difference between the two lenses is in the distance selectors. Nikon has two options: full,  and from  50cm to infinite. The Sigma has three: 31-45cm. 45cm-infinite, and obviously full. 
     

    [attachment=83532:selettori.jpg]

     


    The  45/50cm-infinite option, shared by both lenses is useful when you want to use the lens as a normal short tele e.g. for portraits; greatly increasing the focusing speed. The 31-45cm option,  offered only by the Sigma is aimed to macrophotographrs, because it may avoid bothersome hunting of the autofocus in close ups, especially if the background is messy, intricate, like among bushes and tall grasses.
     
     
    Focusing distances are practically the same for the Sigma and the Nikon at all reproduction ratios  of interest for macrophotography. Minimum focusing distance at 1:1 is something more than 31 cm for the Sigma and nearly 31cm for the nikon; at 1:2 focusing distance is 40cm for both lenses, and so on.
     

    [attachment=83533:distanze.jpg]

     

     


    The same applies to reduction of actual focal length at shorter distances, both lenses have an actual focal length of 77mm at minimum focusing distance.
     

    [attachment=83534:focali.jpg]

     

     The 105 Sigma is somewhat longer than the Nikkor, but the slight difference in minimum focusing distance compensate the slight disadvantage, so that the working distance is roughly the same for the two lenses: about 14cm for the  Sigma nearly 14,5cm for the Nikon.
     

    The 105mm f4 micro nikkor Ai I added for ...pure affection is not IF, thus it does not reduce its focal length, but its barrel extends significantly and  to reach 1:1 you have to add the PN11 extension tube, which is 5,2 cm long, thus at the end, the working distance (that is what really counts) isn't any better for the old Ai micro. 
     
     
    Performance
     

    The autofocus of the Sigma in full mode isn't very fast, but adequate for this kind of lenses. Image stabilization works very well at normal distances
     

    [attachment=83536:ventesimo.jpg]

     

    A sleepy Vincent indulges in posing to test image stabilization 1/20s hand held (or better leaning on elbows lying the floor)

     

    [attachment=83537:ventesimoc.jpg]

     

    Crop 100%

     

    its  effectiveness decreases at close distances becoming nearly useless at 1:1, but it is a common feature of all macro lenses. 
     




    • ago 30 2015 06:16
    • da Silvio Renesto
  8. The fun factor 1: Macro con 200 mm f4 Ai e tubo.

    Il titolo si riferisce al fatto che per un fotoamatore può essere divertente sperimentare ogni tanto modi poco ortodossi per ottenere un certo risultato, in questo caso oltre alla soddisfazione di essere riusciti ad ottenere un buona foto (se ci si è riusciti) , c'è un fattore ludico anche nel come si è ottenuta l'immagine.
     

    Questa premessa per chiarire che il sistema che descrivo qui di seguito  può essere sfruttato tranquillamente per fare delle macro/foto ravvicinate, ma sicuramente non è il metodo più veloce. Non voglio nascondermi dietro il solito dito e scrivere: se non avete un macro, se non avete obiettivi autofocus, allora..., no, no,  stavolta, in tutta sincerità  scrivo: se volete divertirvi a sperimentare e fare della macro con obiettivi vintage non dedicati, questo è un modo. Se poi davvero non avete altro modo di fare macro, allora... di certo può servire. Ma sarebbe ingenuo passarlo per un tutorial per la macro e basta, è un tutorial per divertirsi con la macro. L'enfasi è sul "fun factor", appunto. 
     
     
    Il 200mm f 4 Ai/Ais 
     
     

    [attachment=79646:200mmais.jpg]

     
     
    Sappiamo che è un obiettivo che ha ancora molto da dire nonostante i suoi anni e se la cava piuttosto bene anche su sensori densi come quelli delle moderne fotocamere digitali.
    Oltretutto è molto economico sul mercato dell'usato.
    Quello che lo rende inadatto alla macro è la distanza minima di messa a fuoco di 2m (corrispondente ad un rapporto di riproduzione di circa 1:7). un po' troppi, anche usando un corpo formato Dx il cui  fattore di crop un po' ...aiuta.
     

    Un modo di ovviare a questo inconveniente è usare le lenti addizionali, e di questo ne abbiamo già scritto. Ho notato però che su sensori densi come ad esempio quello della D7100 la perdita di nitidezza rispetto all'obiettivo senza aggiuntivi anche se non eccessiva, senz'altro visibile.
     
     

    Il tubo di prolunga PK13 
     

    [attachment=79647:pk13.JPG]

     
     
    Nasce come accessorio dedicato al 55mm micro-nikkor per permettergli di raggiungere il rapporto di riproduzione di 1:1, infatti è lungo 27,5mm ossia la metà di 55mm; dato che quest'ultimo arriva da solo a 1:2, aggiungendo mezza lunghezza focale di estensione si arriva ad 1:1.
     
     
    Se montassimo il tubo Pk13 sul 200 mm cosa succederebbe?
     

     

    La distanza di messa a fuoco diventa complementare a quella dell'obiettivo,  ossia se l'obiettvio da solo va da infinito a 2m, con il Pk13 montato si va da circa 1,9m a1,2m con rapporti di riproduzione che variano da poco meno di  1:7 a poco più di 1:4 (1:3,7). Che è già qualcosa, se a questo uniamo il fattore di crop dovuto al sensore DX,  arriviamo ad un RR equivalente a 0,4, cioè  quasi 1:2. Non permette dellal vera macro, ma per la foto ravvicinata a soggetti non troppo grandi le premesse sono buone, non c'è che da provare.
     
     
    Un momento, perchè non il PN11?
     
    Risposta breve: non ce l'ho :). Risposta seria:  Pn 11 è ottimo, con tanto di attacco per il cavalletto e lungo quasi il doppio del 52,5mm
     

    [attachment=79649:pn11s.jpg]

     
     
    Sicuramente permette ingrandimenti maggiori, ma proprio per la sua lunghezza "ruba" due stop di luce per cui può diventare complicato mettere a fuoco a mano, soprattutto in caso di luce non ottimale. Così anche se certamente il PN 11 permetterebbe ingrandimenti sensibilmente maggiori, può essere un po'  più difficile da usare rispetto al Pk13 che sottrae solo uno stop.
     
     




    • giu 09 2015 15:12
    • da Silvio Renesto
  9. Nikon Micro 40mm f/2.8 G : il micro-macro

    [attachment=92819: 0051 _D8X3993 29032016 1-30 sec a f - 16 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    La ricerca di un obiettivo per macrofotografia da "campagna", piccolo, leggero, compatto ed efficiente mi aveva spesso portato a chiedermi il perche', del piu' "micro" dei Macro Nikkor, presentato in formato DX gia' nel 2011, fino ad oggi non avessi mai sentito parlare, ne' visto fotografie con esso realizzate.
    Non mi sono lasciato sfuggire la possibilita' di utilizzarlo per un breve periodo, cosi' ecco i risultati delle mie elucubrazioni.
     
    [attachment=92818: 0050 _D8X3901 29032016 1-125 sec a f - 8,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    Il Nikon Micro 40mm f/2,8G e' senza alcun dubbio il piu' compatto e leggero progetto di Nikon nella sua lunga tradizione di obiettivi dedicati alla fotografia ravvicinata, macro e microfotografia.
    Pesa solamente 229 grammi e insieme al suo paraluce dedicato HB-61 (in bundle, insieme al sacchetto floscio da protezione), ancora soltanto 246 grammi.
     

    [attachment=92813: 0045 _D8X3875 29032016 1-80 sec a f - 8,0 Max Aquila photo ©.JPG][attachment=92814: 0046 _D8X3878 29032016 1-80 sec a f - 8,0 Max Aquila photo ©.JPG]

     
    Possiede classico diametro filtri da 52mm e con la ghiera della messa a fuoco posta ad infinito misura solamente 68mm di lunghezza, che diventano 85 alla massima estensione dell'elicoide di messa a fuoco.
    Il nocciolo delle lenti fuoriuscendo verso la minima distanza mette a fuoco a soli 16,3 cm dal soggetto [attachment=92815: 0047 _D8X3880 29032016 1-80 sec a f - 8,0 Max Aquila photo ©.JPG] (presente nella finestrella anche la scala macro RR)
     in forza della dimensione del barilotto si determina una distanza operativa tra montatura filtri e soggetto di... soli 3,6cm (che si ridurrebbero a 2,5 nel malaugurato caso si tenga innestato il paraluce)
    [attachment=92817: 0049 _D8X3898 29032016 1-125 sec a f - 11 Max Aquila photo ©.JPG]
    Baionetta rigorosamente in metallo, rispetto le solite plastiche del barilotto (le stesse di progetti ottici Nikon ben piu' celebrati e... costosi)
    e selettore M/A - M di messa a fuoco, sopra il limitatore di range della maf, per limitare il rischio di "hunting"
    [attachment=92816: 0048 _D8X3895 29032016 1-125 sec a f - 8,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    che pero' nella settimana in cui ho usato questo obiettivo non ho avuto modo di lamentare, pur lasciando su "full" detta regolazione.
     
    Escursione dell'elicoide della messa a fuoco di 180° dei quali meta' (90°) tra infinito e 20cm (1:2) e l'altra meta' tra  RR 1:2 ed 1:1 (16,3cm)... davvero fine
     
    Niente VR (purtroppo) ma per fortuna un motore SWM di traslazione, ben al di sopra per efficienza, di altri collocati su obiettivi dalle ambizioni incomparabili a questo... calimero del catalogo Nikon.
     
    [attachment=92907:40micro.jpg] 
    Nove lenti in sette gruppi, senza elementi speciali a bassa dispersione ne' lenti asferiche, bastano a molti per classificare negativamente un progetto ottico, prima ancora di averlo messo alla prova.
     
    Cosa che io ho invece fatto e poi, voluto condividere
     




    • apr 01 2016 01:07
    • da Max Aquila
  10. Sigma dp3 Merrill : Pesce d'Aprile di Mauro

    :icon_megaball: [attachment=92976:ccs-1-0-81424800-1438704275.jpg]  :icon_megaball:
     
    Il Pesce d'Aprile 2016 me lo ha fatto Mauro Maratta,
     
    sicuramente l'ha fatto apposta.... non e' casuale...
     
    La Sigma Merrill DP3 col 50mm f/2,8 Macro era pattuito gliel'avrei ricomprata io quando se ne fosse stancato.
     
    Erano mesi che mi diceva...
    "alla prima occasione che ti devo spedire qualcosa te la mando insieme..."
     
    e poi nulla... e io a comprare obiettivi macro "per vedere sotto sotto l'effetto che fa"... e a leggere e rileggere dei suoi fiori e delle sue Alfa Romeo e delle sue fanciulle qui...
     
    poi, una settimana fa, scrive "baubau-miciomicio" che lunedi' mi avrebbe spedito la scatoletta e io, curioso, a chiedergli... "ma allora con che altro obiettivo o aggeggio me la stai spedendo?"
    E lui, tenendosi stretto, "no...con nulla, e' solo che sta a prendere polvere inutilmente"
     
    Io pensavo: mi fara' la sorpresa e trovero' chissa'cosa nella scatola.
     
    E puntualmente (pesce d'aprile) mi arriva il corriere Bartolini a casa appunto il primo di aprile, apro la scatola e dentro ci trovo.... :oracolo:
     
    [attachment=92977:1228-2573-thickbox.jpg] la razione K dell'Esercito Italiano.... per chi ha fatto servizio militare il paragone e' chiaro: peggio per gli altri... :marameo:
     
    Solo e soltanto la Sigma DP3 Merrill... con annessi e connessi, scatolina di sarde sott'olio con barattolo di carne pressata da sostentamento in campo di battaglia...
     
    Metto in opera l'insieme, accendo e la batteria gia' perde segmenti ad ogni schermata di menu' che vado esplorando per settare...il settabile.
     
    Infilo la carta Sd e comincio ad inquadrare cose intorno a me:
     
    un giornale aperto da qualcuno[attachment=92966: 0001 DP3M0028 01042016 1-640 sec a f - 4,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    una pigna da balcone[attachment=92970: 0005 DP3M0057 01042016 1-250 sec a f - 4,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    un riccio dello stesso mare del pesce in copertina[attachment=92974: 0009 DP3M0100 02042016 1-160 sec a f - 8,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    col suo ramo dello stesso corallo[attachment=92975: 0010 DP3M0114 02042016 1-100 sec a f - 8,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    E' tutto un tremolio, un trrrr trrrr di ingranaggi rumorosi di messaafuoco, per non parlare della "caccia alla volpe" dell'autofocus se non aiutato dal limitatore di range... una fatica che fa questa macchina che sembra di aver infilato un paziente dentro una TAC piuttosto che una scheda dietro un sensore.
     
    E la prima batteria muore dopo le prime due ore di prove e i primi trenta scatti, casuali o meno, orientati o generalisti, inutilmente monitorati dal monitor che montava il primo smartphone della Polaroid che mi regalo' un fustino di detersivo (o qualcosa del genere, credo)
     
    Metto in carica la batteria nel charger che sembra quello di un telefonino (non smart) NGM: il led verde si accende fisso
    (ma come...verde non dovrebbe significare carico?...no, lo scopriro' stasera a carica ultimata, quando il segnale e' che il led si spegne....)
     
    Allora esco, cerco un fiore,
    lo trovo[attachment=92971: 0006 DP3M0080 01042016 1-125 sec a f - 5,6 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    mangio un risotto seppie e ricci,
    lo inquadro[attachment=92967: 0002 DP3M0033 01042016 1-1600 sec a f - 4,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    faccio un giro con la giostra dei cavalli[attachment=92972: 0007 DP3M0088 02042016 1-125 sec a f - 4,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    scosto i capelli per vedere un'orecchino[attachment=92968: 0003 DP3M0038 01042016 1-320 sec a f - 4,0 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    spio e scatto[attachment=92969: 0004 DP3M0042 01042016 1-400 sec a f - 5,6 Max Aquila photo ©.JPG]
     
    Torno a casa che la seconda batteria mi sta lasciando per strada.
     
    Niente da fare, Mauro, sei troppo buono: scrivi sempre bene delle cose... non ce la fai a dirla tutta!
     
    Che Pesce d'Aprile mi hai fatto quest'anno!!! [attachment=92978:179434e155d36675c40b1b5caa1338bd.jpg]

    • ago 26 2016 10:09
    • da Max Aquila
  11. Fotonaturalista per caso...

    Mettete che siano anni che vi imbattiate su Nikonland in immagini patinate di esseri viventi (a partire dall'insetto, giu' fin quasi al batterio...), nette e contrastate che pare manchi in alto solo il titolo ed il prezzo della rivista su cui dovrebbe apparire quella foto
    (e in effetti lo spazio e lo sfondo uniforme il fotografo sembre proprio averlo lasciato apposta...hai visto mai che...?)
     
    Mettete poi che non vi dicano un corno o quasi (se non aridi dati tecnici) di come siano riusciti a ottenere quelle immagini strabilianti, anzi... tutte quelle immagini strabilianti... :angry:
     
     
    Aggiungete poi al cocktail il fatto che voi le attrezzature le possediate e i dati aridi li conosciate gia' da tempo, oltre al fatto che le bestiole da fotografare ogni tanto facciano capolino pure dalle vostre parti...
     
    [attachment=85166:0001 _NDF1287 Max Aquila photo.jpg]
     
    ed ecco che siete fatti e una di queste domeniche vi troverete equipaggiati da battaglia come Fantozzi e Filini (inadeguati cioe' come loro) pronti a fare una bella figura di... rda sommando un errore dopo l'altro.
     
    Questa e' la cronaca di una di quelle...domeniche, magari utile a smuovere a critiche e consigli da parte di chi le foto da copertina invece le sa fare...ma e' troppo timido per dirci come, quando e...sopratutto, perche'!  ;)
     






     [attachment=85115:0001 _NDF1239 Max Aquila photo.jpg]

     
    In blu leggete il commento fuori campo al raccontino, blu come le correzioni agli errori del compito in classe....
     




    • ott 08 2015 23:27
    • da Max Aquila
  12. Nikon 200mm f4 AfD ED micro-nikkor e Sigma 180...

    I protagonisti:
     
    [attachment=51950:comparison.JPG]
     
     
     
    Introduzione

    Devo confessare che sono un fanatico di obiettivi macro e sia per necessità che per passione credo di aver provato *quasi* tutti i macro con attacco Nikon!
    Per la macrofotografia sul campo, specialmente ad insetti ed altri piccoli animali, preferisco comunque i tele macro lunghi (di focale 180-200mm),  perché danno alcuni vantaggi importanti: il più ovvio è che, a parità di rapporto di riproduzione, posso stare più lontano dal soggetto, quindi è meno probabile che scappi o mi aggredisca (secondo il carattere, con i calabroni ha ancora qualche problema); il fatto di poter stare più lontano, mi consente inoltre di abbassare più facilmente il punto di ripresa portandomi al livello del soggetto con molta meno fatica.
    Infine, l'angolo di campo più stretto mi da' uno sfocato più omogeneo, isolando il soggetto dallo sfondo che con un po' di attenzione posso rendere omogeneo, senza macchie o altri elementi di disturbo. Certo ci sono anche degli svantaggi, i tele macro  sono più pesanti ed ingombranti di un 105mm, è quasi impossibile usarli a mano libera e perciò è necessario un cavalletto (di quelli che consentono di abbassarsi molto).  
    Ma  passiamo alle recensioni:
     
     
    Nikon  Micro-nikkor  200mm f4 AfD ED

    Dati tecnici:

    Schema ottico: 13 lenti in 8 gruppi (2 lenti ED)

    Distanza minima di messa a fuoco: 50cm (distanza di lavoro 26cm)

    Rapporto di riproduzione 1:1

    Diametro filtri 62mm

    Dimensioni 76x193mm

    Peso 1200gr
     
    [attachment=51951:200schema024.jpg]
     
    (schema tratto dal depliant nikon)
     
     
    Costruzione e ergonomia

    il Nikon è una roccia, maneggiandolo si ha una sensazione di solidità e "sostanza" che non ha nulla da invidiare ai leggendari Ai.
    Il rivestimento è quello tipico "raggrinzito" degli obiettivi professionali della sua generazione,
    La ghiera di messa a fuoco è ampia e situata in una posizione molto avanzata, che può sembrare strana, ma è molto comoda quando si ha l'obiettivo su cavalletto (cioé quasi sempre!), offre un po più resistenza rispetto a quella del 200 micro Ai, a mio parere  l'equilibrio fra fluidità e resistenza è perfetto, rendendo la focheggiatura a mano un vero piacere. L'autofocus invece è puro antiquariato, lento e molto rumoroso, inoltre non è possibile correggere in continuo in quanto per passare da Af a Mf occorre ruotare un anello (operazione scomoda) .
    Tra l'altro l'anello di commutazione Af/Mf è di plastica e ci devono essere delle tensioni col barilotto metallico perché quasi tutti i 200 micro AFD che ho visto hanno l'anello che si è crepato (io l'ho preso che aveva l'anello intero, ma dopo un po' di commutazioni Af/Mf ahimé è successo anche a me). L'anello  può essere comunque riparato anche in casa con un po' (poco!!) di Attak o simile, così suggerisce Bjorn Roerslett (naturfoto)  e così  ho fatto io.
    Sulla finestrella di messa a fuoco sono riportati i valori delle distanze in metri e piedi ed il rapporto di riproduzione corrispondente. Il collare per il cavalletto è girevole ma non asportabile, è molto solido, ha un profilo molto basso ed il piede è lungo e porta due fori filettati, per cui assicura una stabilità assoluta, nulla a che vedere con il collare del 300 F4 AFS e 80-400 VR.
     
    [attachment=51952:_DSC4670.JPG]
     
     Il paraluce, metallico, robusto e zigrinato come l'ottica,  è relativamente corto e non è in dotazione (chi mi ha venduto l'obiettivo  me ne ha gentilmente fatto omaggio...).
    Il 200mm micro-nikkor Afd ED arriva ad 1:1 ad una distanza di messa a fuoco di 50cm e di lavoro (distanza soggetto-lente frontale) di 25 cm.
    Non esistono moltiplicatori nikon Af originali, solo per Ai o AFS-AFI, per cui, per moltiplicare il micro nikkor e mantenere l'Af, bisogna rivolgersi agli af universali  come il kenko o il sigma ex apo o usare i tc manuali.
    Purtroppo il micro-nikkor 200mm AfD  ha in corrispondenza della baionetta una maschera rettangolare che impedisce l'innesto di moltiplicatori il cui elemento anteriore sporga in avanti. Quindi niente TC14B,  TC 301 o TC E "fresati", a meno di interporre un anello di prolunga, verificando prima che l'elemento frontale ci "passi" Ad es il TC 14 EII non passa per i tubi Kenko DG.
     
    [pag]
     
    Qualità ottica
    La qualità del Nikon in macro è eccellente, la resa dei colori  neutra, il contrasto ottimo, la  resistenza al flare in controluce e luce laterale  elevata,  si può quasi  sempre fare a meno del paraluce. Anche  alle medio lunghe distanze il contrasto non cala e la qualità di immagine rimane altissima.
    La nitidezza è leggendaria, incredibile alle distanze ravvicinate, rimane ottima anche nelle riprese alle distanze medio lunghe, dove l'unico handicap è  rappresentato dalla esasperante lentezza dell'Af.
     
    [attachment=51953:211-070910220730.jpg]
     
    [attachment=51954:anacridium1lr.jpg]
     
     
    Un bruchetto che finge di essere un rametto: 
     
    [attachment=51955:211-270909204614.jpg]
     
    Con il Kenko 1.4x  PRO DG non ci sono problemi di innesto e la resa si mantiene molto buona;  Con il 2x Kenko si avverte un certo calo, ma se si usa un po' di attenzione, si possono ottenere immagini sufficientemente buone, giudicate voi.
    Ripesa con il 200 micro + il 2x Kenko (treppiedi e cavo di scatto...)
     
    [attachment=51956:nikonconverted.jpg]
     
    Crop al 100%
     
    [attachment=51957:nikoncropconverted.jpg]
     
    Si possono vedere gli ommatidi (le "cellette" che formano l'occhio composto)!!!
     
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    Sigma 180mm f3.5 APO MACRO EX DG HSM

    Dati tecnici:

    schema ottico: 13 lenti in 10 gruppi (2 lenti SLD)

    distanza minima di messa a fuoco: 46cm (distanza di lavoro 23cm)

    Rapporto di riproduzione 1:1

    Diametro filtri: 72mm

    Dimensioni 80x182mm

    Peso: 965gr
     
    [attachment=51958:sig180schema025.jpg]
     
    (dal catalogo SIGMA)
     
     
    Costruzione e ergonomia

    Il Sigma è un obiettivo robusto, ottimamente costruito, a parte la quanto mai discutibile finitura EX (che però non mi ha dato particolari problemi, al contrario che con il Sigma 80-400 OS che si "pelava" al minimo tocco).  Il collare di attacco per il cavalletto è solido , ruotabile ed asportabile; il paraluce (in dotazione) è molto profondo, per cui un po' ingombrante, non tanto nel trasporto, perché si può montare a rovescio sull'obiettivo quando non in uso, ma proprio quando si fa macro, perché ruba molta distanza di lavoro  preziosa. 
     
    [attachment=51959:_DSC4671.jpg]
     
    L'autofocus è silenzioso, ad ultrasuoni, è  piuttosto lento, ma non eccessivamente; cosa importante permette la correzione manuale continua.
    La messa a fuoco manuale è facile e precisa, ma meno agevole che nel nikon, la ghiera offre una buona resistenza, ma la rotazione come in molti obiettivi a ultrasuoni, è leggermente "in ritardo" e non ha stop ben definiti a fine corsa.
    Il rapporto di riproduzione di 1:1 corrisponde ad una distanza minima di messa a fuoco di 46cm ed a una distanza di lavoro di 23 cm circa. (sulla finestrella di messa a fuoco sono riportati i classici valori delle distanze in metri e piedi più il rapporto di riproduzione corrispondente).
    Sul fianco del barilotto è presente un interruttore per selezionare le distanze di messa a fuoco. Accetta i moltiplicatori dedicati Sigma EX, mantenendo l'Af con il converter 1,4x da infinito a 1,2m; al di sotto di questa distanza in presenza del converter l'Af si disattiva automaticamente (più o meno, a volte si limita a focheggiare avanti/indietro con sinistri ronzii).
     
    [attachment=51960:_DSC4669.JPG]
     
    [pag]
     
    Qualità ottica:
    La qualità  ottica del Sigma in macro è ottima, come nitidezza non ha nulla o quasi  da invidiare ai parenti più nobili  (e molto più cari), la resa del colore è molto buona, ma con una leggera dominante calda e anche il contrasto è  buono.
     
    [attachment=51961:prugnw.jpg]
     
    [attachment=51962:accoppiamento2w.jpg]
     
    Unico piccolo neo la creazione di riflessi in caso di controluce/luce laterale, con conseguente perdita di contrasto e comparsa di flare, in questi casi il paraluce aiuta molto, quindi, se non si hanno problemi di fuga del soggetto, conviene tenerlo montato.
    Sulle distanze medio lunghe e ad infinito la resa cala visibilmente, sopratutto per via della perdita di contrasto, a differenza del Nikon.
    La resa (alle brevi distanze) con il Sigma EX 1,4x è ottima, quasi indistinguibile dall'obiettivo "da solo"; con il 2x si ha un calo più pronunciato, ma comunque i risultati rimangono pienamente  accettabili. I dati exif vengono corretti.

    Sigma 180 con il TC 1.4x Apo Ex
     
    [attachment=51963:dittero1w.jpg]
     
    Giudizio comparativo

    Entrambi gli obiettivi sono molto validi ed è un piacere usarli. Nella focheggiatura manuale il Nikon è molto meglio del Sigma, in Af la situazione si rovescia completamente.
    La resa ottica del Nikon in macro è eccellente, la nitidezza è quasi uguale o lievemente superiore a quella del Sigma, in un test che ho fatto prima di cambiare obiettivo, ho notato una lieve differenza a vantaggio del Nikon solo ad ingrandimenti prossimi al 100%.
    I punti luminosi fuori fuoco sono resi come cerchi più o meno perfetti dal Sigma, nel Nikon a ingrandimenti elevati si vede invece una "dentellatura" in sulla circonferenza, dovuta alle lamelle del diaframma.
    Entrambi gli obiettivi sono IF quindi riducono la focale effettiva alle brevi distanze, tanto più quanto più vicino focheggiano.
    Al Rapporto di Riproduzione di 1:1  il Sigma ha una lunghezza focale effettiva di 115mm e il micro-nikkor di 125mm, questo ha un'influenza non tanto per la distanza di lavoro (un obiettivo non IF si allungherebbe moltissimo e la differenza non sarebbe poi molta), quanto per la resa prospettica, ossia la sfocatura dello sfondo non è quella che ci si aspetterebbe da un 180 o 200, purtroppo.
    La riduzione di focale avviene  gradualmente, man mano che si riduce la distanza secondo una curva discendente.
    Il Nikon cala in modo più brusco vicino al RR pari a 1:1, mentre a RR minori mantiene una discreta lunghezza focale ad es è ancora un 160mm effettivi a 1:2, consentendo un buon sfuocato (il Sigma a 1:2 ha una focale effettiva sui 135-140mm).
     
    Prezzo. Il Sigma costa molto, molto  meno del Nikon... un 180 al prezzo di un 105...  
    Quale comprare? Nell'uso pratico si riescono a fare eccellenti macro con entrambe le ottiche,per cui prendetevi quello con cui vi trovate meglio, o che potete permettervi (il mio 200 micro l'ho trovato usato a poco più del prezzo di un sigma nuovo...).
    A favore del Nikon c'è la costruzione il rivestimento più robusti, la  resa più neutra dei colori, il miglior contrasto e la focale effettiva maggiore fino a 1:2.; a favore del Sigma c'è  l'Af con la correzione manuale continua, un miglior dialogo con i duplicatori dedicati e il costo, che fanno del 180 Sigma uno degli obiettivi dal miglior rapporto qualità/prezzo (come potrebbe essere anche il Tamron 180 Macro, che però non ho mai provato), come testimonia anche la sua larghissima diffusione fra i macrofotografi.
    Se siete appassionati di macrofotografia, procuratevi uno di questi specialisti, qualunque scegliate non ve ne pentirete.

    ©  Silvio Renesto 23 gennaio 2011
     

    • lug 20 2015 07:43
    • da Silvio Renesto
  13. Nikon D7100 e 300 f4 AFS Ma"c"rimonio p...

    E'da un po' che uso il 300mm f4AFS sulla D7100 e, come avevo scritto in precedenza sempre qui su Nikonland, su formato DX il 300mm smette di essere il "tele dei poveri" per diventare uno strumento versatilissimo per il fotografo naturalista.
    Con la qualità del sensore  della D7100 poi si hanno dei risultati  veramente interessanti, superiori alle mie aspettative iniziali.
     
    Se volete un esempio di come lavora l'accoppiata nella cosiddetta caccia fotografica (in inglese si dice wildlife photography, definizione  meno cruenta) guardate questa foto di Enrico o queste  di Bruno Mora.
     
    Il sensore della D7100, unitamente all'assenza del filtro low-pass, permette di sfruttare al massimo la risoluzione del 300mm, ottica che a mio parere da' il meglio di sé proprio alle distanze medio brevi, come dimostra questa confidente marmotta valdostana:
     
    [attachment=51877:marmottaheadup.jpg]
     
    Crop 100% nessuna postproduzione:
     
    [attachment=51878:marmottaheadcup.jpg]
     

     

    Ma il campo dove il 300 f4 AFS si rivela per me davvero utilissimo, è nella fotografia ravvicinata dove, grazie alla ridotta area di copertura del formato Dx, permette di ottenere immagini più che soddisfacenti, paragonabili come inquadratura  a quelle del Sigma 400mm f5.6 APO Macro su formato Fx, (ma con colori diversi e nitidezza direi superiore al Sigma).
     
    Avrete notato che scrivo fotografia ravvicinata e non macro, questo  per un motivo preciso: per la vera macro, quella  con rapporti di riproduzione vicini ad 1:1 o comunque superiori ad 1:2 ci vuole un vero macro, non ci sono alternative.
    Il 300 f4 AFS da' il meglio di sé con i soggetti che richiedono rapporti di riproduzione non superiori ad 1:3, come rettili ed anfibi, grosse libellule, farfalle ed altri soggetti non troppo piccoli, fiori compresi.
     
    [attachment=51879:parnassio.jpg]
     
    Una Parnassius ripresa con il 300 f4 AFS e la D7100
     
    In questi casi i vantaggi sono tanti.
     
     
    La distanza di lavoro  elevata, che riduce le possibilità di fuga del soggetto. Lo sfondo che si ottiene con una focale lunga è impagabile e, gestendo come si deve l'apertura  di diaframma si ottengono effetti di sfuocato interessanti.
     
    [attachment=51880:croco4.jpg]
     
    Crocothemis erythraea fotografata a tutta apertura.
     
     

     

    La distanza di messa a fuoco inoltre permette di posizionarsi più facilmente all'altezza del soggetto grazie alla minore parallasse.
     
    Se la distanza di messa fuoco del 300 f4 AFS risulta comunque eccessiva per le dimensioni del soggetto, che rimane troppo piccolo nell'inquadratura, ci sono due possibilità per ovviare (la terza sarebbe ritagliare dopo, ma qui diamo per scontato che vogliamo ottenere un'inquadratura il più possibile definitiva già al momento della ripresa).
    La prima è usare dei tubi di prolunga per avvicinarsi un po' di più e di conseguenza ingrandire. Dopo aver girovagato fra i vari nikon Pk13 e PN11 ed affini sono approdato al terzetto della Kenko, i Kenko Pro DG/DGX, che trovo ottimi, in quanto mantengono l'autofocus e sono sufficientemente robusti e pratici.
     

     

    I tubi sono  un'ottima soluzione a patto di non esagerare nell'allungamento, perchè si perdono parecchi stop di luminosità e si aumenta il rischio di vibrazioni.
    Nell'uso pratico mi trovo comodo fino alla lunghezza del tubo lungo della Kenko, quello da 36mm.
     
    [attachment=51881:d7100e300a.jpg]
     
    Il 300mm con il tubo Kenko da 36mm montati sulla D7100.
     

     

    Con allungamenti maggiori devo usare molte precauzioni per ottenere risultati accettabili, ma se devo avvicinarmi così tanto a quel punto mi sembra più conveniente usare un vero tele macro.
     
    [attachment=51883:hesperia.jpg]
     
    Per fotografare questa piccolissima Hesperia ho usato i tubi, lo scatto a distanza ma ho anche sfruttato il generoso sensore della D7100 per ritagliare un po'. Se avessi avuto con me il Sigma 150 Macro, sarebbe stato meglio, ma il risultato comunque non è male.
     
    L'altra è usare un converter 1.4x, soluzione che tra l'altro non rende necessario spostare macchina e cavalletto per avvicinarsi al soggetto.  Con la D7100 però occorre fare attenzione perchè in condizioni meno che ideali, soprattutto in situazioni di forte contrasto, si ha molta più aberrazione cromatica ("fringing") di quanto si vorrebbe.
     
     
    Ho avuto modo di fare una comparazione grazie all'abbondanza di individui di Sympetrum striolatum, una libellula lunga tra i 3,5 e i 4,5 cm, in un sito:
     
    [attachment=51885:strio300.jpg]
     
    Con il solo 300mm
     
    [attachment=51886:strioconverter.jpg]
     
    Con il 300mm ed il converter 1.4x
     
    [attachment=51887:striotubojpg.jpg]
     
    Con il 300 ed il tubo Kenko da 36mm. Questa è una femmina, quelli delle foto precedenti sono maschi.
     
    In pratica, per la fotografia macro non troppo spinta, il 300 f4AFS corredato di  tubi e/o converter sulla D7100 è una soluzione fantastica che permette di ottenere ottimi risultati, a mio parere migliori di quelli che avevo con la D300 e,  se serve anche di ritagliare un pochino senza troppi problemi.
     
                                                       Silvio Renesto
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     

    • mar 02 2016 14:00
    • da Silvio Renesto
  14. Una mattina di ordinaria follia di Raffaele Pan...

    In primavera, quando la temperatura non scende più  sotto ai 16 °C  nemmeno la notte, le larve di molte specie di  libellule arrivano alla fine del loro stadio di sviluppo:  poco prima dell'alba escono dall'acqua, si arrampicano su una canna, uno stelo d'erba, e dopo un  po' il dorso si spacca. Dalla fessura emerge l'immagine,  ossai l'insetto adulto in tutto il suo splendore.
    E' un momento magico e delicato. La libellula appena emersa è del tutto indifesa finchè l'emolinfa (il suo sangue) non ha completamente riempito le nervature, distendendo le ali e finché la temperatura corporea non è salita abbastanza da aumentare il metabolismo fino a permettergli di usare i muscoli alari e prendere il volo. Fino  a quel momento l'insetto è quasi incapace di muoversi, esposto a  qualsiasi rischio.
    Per il macrofotografo è un un incontro ricco di emozione e di opportunità.
    Il racconto di questo momento che ci ha donato Raffaele fra i più sinceri, intensi ed entusiastici che abbia mai letto ed in perfetta sintonia con quello che provo io in queste occoasioni, meraviglia stupore e rispetto.
    Per questo ho consigliato Raffaele di riproporcelo come articolo, perchè tutti i nikonlander possano goderne.
    Cortesemente, Raffaele ha accettato, quello che segue è opera sua, testo e foto.
     
    Silvio Renesto
     
     
    Lo sappiamo tutti quando usciamo la mattina presto, prima dell'alba, con il caldo, con il freddo, con l'umidità: non c'è alcuna certezza di portare a casa uno scatto decente. Ma continuiamo a farlo lo stesso, per passione, per tenacia, per cocciutaggine, per amore. Poi capitano le giornate dove tutto può succedere e quando succede sentiamo una strana sensazione, di gioia infantile mista ad euforia. La macchina scompare tra le nostre mani, diventa un tramite attraverso il quale facciamo fluire immagini che rimbalzano dal cervello al cuore. Ecco, stamattina per me è stata una di quelle speciali. Uscito di buon'ora da casa (l'alba prevista alle 6) mi ritrovo nel capanno alle 6 in punto. Calma piatta. Verso le 7 un falco tira su un pesce e mentre se ne va viene insistentemente importunato da un gabbiano che vuole rubargli la colazione, nonostante i 3200 iso la D300s non riesce a convincere il Sigma 400 moltiplicato 1.4x ad evitare il mosso... "va be' tornerà" mi dico.
     
    [attachment=46931:post-1064-0-68843600-1367440964_thumb.jpg]
     
     
    el frattempo i cannareccioni cominciano a riempire l'aria con il loro sgraziato richiamo. Mentre seguo uno di questi che mi passa sotto al capanno, mi accorgo che proprio ad un paio di metri c'è una libellula che attende di riscaldare i motori per partire "Oh, finalmente! La prima libellula dell'anno". E scatto qualche foto tanto per documentare e attendere il falco.
     
     
    [attachment=46939:post-1064-0-35623500-1367440839_thumb.jpg]
     
     
    Attendo un altro po'; in lontananza due (2!!!) coppie di svassi mettono contemporaneamente in scena la parte iniziale del corteggiamento... un po' più vicino proprio no eh?
    Verso le 8 inizio a convincermi che la giornata sarà insulsa come il cielo velato e caldo di scirocco. Stanco di scattare per passare il tempo penso fra me e me "quasi quasi vado all'altro capanno, sul pontile, per vedere se c'è qualche altra libellula".
     
    [attachment=46940:DSC_4891.jpg]
     
    Arrivato al capanno vedo sulla sinistra di lato una libellula, mi immobilizzo e poggio il treppiedi a terra, metto a fuoco, compongo e scatto con il 400 moltiplicato.
     
    [attachment=46941:post-1064-0-77544100-1367441234_thumb.jpg]
     
    "Decente, magari mi avvicino un po'... per vedere se riesco solo con il 400 senza 1.4x a fotografarla senza farla scappare..."
     
    [attachment=46942:post-1064-0-77258800-1367441299_thumb.jpg]
     
    "Bella..." non faccio in tempo a staccare gli occhi dal display che noto alla mia destra un'altra libellula... Non credo nella fortuna e comincio farmi venire qualche dubbio... Mentre incredulo comincio a notare ovunque libellule, in un 'area di pochi metri ne ho contante almeno quindici, divento preda di una strana euforia (che ancora a più di 12 ore non riesco a togliermi di dosso, ecco perché sto scrivendo a fiume come di norma non faccio... ). Mi sono sentito come un bimbo al luna park che per l'emozione non sa da quale giostra cominciare e vorrebbere farle tutte insieme!! Facendo uno sforzo di autocontrollo inizio a scattare, come di abitudine con le libellule, con molta cautela e circospezione... il 400, per alcune vicinissime, è lungo però... "ma ti pare che adesso si fanno fotografare con il 90?"
     
    [attachment=46943:post-1064-0-06103000-1367441717_thumb.jpg]
     
    Montato il 90 mi avvicino, neanche troppo lentamente, sporgendomi dal pontile. "Accidenti! Non si è nemmeno mossa!... Quasi quasi mi avvicino un po'..."
     
    [attachment=46944:post-1064-0-96753800-1367441766_thumb.jpg]
     
    [attachment=46945:post-1064-0-79181200-1367441831_thumb.jpg]
     
    [attachment=46946:DSC_0090_900.jpg]
     
     
    "Mmmmmh... nello zaino ho anche i tubi di prolunga... ma dai, che ti frega! Quando ti ricapita... ci metto quello da 20mm, così non mi avvicino troppo."
     
    [attachment=46947:post-1064-0-49473000-1367442460_thumb.jpg]
     
     
    Ma... non si muovono!!! Vuoi vedere che stanno uscendo adesso adesso dalla metamorfosi? Probabilmente in giro ci sono le exuviae ancora attaccate alle canne."
     
    [attachment=46948:post-1064-0-28005900-1367442057_thumb.jpg]
     
     
     
    "BINGO!" Non potevo crederci! Ho preso il momento esatto in cui moltissimi esemplari di Libellula fulva hanno deciso di uscire dall'acqua per diventare parte del mondo aereo.
    Dopo aver capito che questi splendidi esemplari stavano aspettando che le ali potessero sorreggerle in volo ed erano ancora probabilmenre "stordite" dal nuovo mondo, ho perso qualsiasi freno inibitore. In due ore ho scattato oltre 500 foto, fatto almeno 8-10 cambi di ottiche, moltiplicatori, tubi di prolunga... ho fatto anche delle foto con il cellulare... ero completamente in preda all'euforia più totale ed in estasi, in alcuni frangenti mi sono ritrovato a parlarmi a voce alta, fortuna che ero solo... Sono riuscito a scattare questo superbo dettaglio di ala con il Tamron 90 e 68mm di prolunga per un rapporto di riproduzione di circa 2:1... per i più curiosi il Tamron 90 con 68mm di prolunga porta l'obiettivo a pochissimi centimetri dal soggetto... comprati per fare foto ravvicinate ai fiori mi sono ritrovato a fotografarci libellule... non riuscivo a crederci... "come è venuta la foto?" vi starete chiedendo, giudicate voi stessi!
     
    [attachment=46949:DSC_0181_900.jpg]
     
     
     
    Ah dimenticavo, la foto con il cellulare... :P
     
     
     

    [attachment=46950:post-1064-0-86414800-1367443199_thumb.jpg]
     
     
    Raffaele Pantaleoni
     

    • mag 16 2013 11:58
    • da Raffaele Pantaleoni
  15. In cerca della Lindenia

    Da tre anni la cercavo, una sola specie al mondo: Lindenia tetraphylla.
    E' una libellula. Per me è la più bella che ci sia.
    E' grande, ed è fra le specie più rare d'Italia, forse la più rara, presente in una manciata di siti nel nostro paese e un po' più abbondante, ma sempre sporadica in pochi altri paesi del Mediterraneo orientale.
    Minacciata da collezionisti senza scrupoli e da una gestione poco intelligente di certe aree umide.
    Finalmente l'estate scorsa sono riuscito ad organizzare la mia piccola "spedizione", 500km più o meno da casa mia, combinando una vacanza familiare con i miei perversi interessi fotografici: "Fare 500 km per una libellula è da pazzi, ma visto che ci guadagno una settimana in campeggio al mare, per me è OK" così si è espressa mia figlia in proposito.
    Un esperto naturalista del luogo, persona di grande simpatia e dalla conoscenza profondissima del suo territorio, nonchè ottimo macrofotografo, mi ha accompagnato in uno dei siti, mostrandomi gli spot (i "dove" si hanno le maggiori possibilità di incontro), perché non basta sapere il luogo, la libellula non è un elefante, se ti sposti di 100m puoi non trovarla affatto anche se si è in una delle zone in cui è segnalata.

    Il primo incontro non è stato con la Lindenia, ma con un'altro interessante soggetto, un "immigrato" africano che sta espandendo sempre più verso nord il suo areale (complice forse il riscaldamento globale?). fino ad una ventina d'anni fa non si trovava più a Nord della Sicilia, poi ha conquistato la Calabria ed ora eccolo qui fra la Toscana e il Lazio.

    [attachment=42662:trithemis.jpg]

    Si tratta della bellissima Trithemis annulata il cui maschio è l'unica libellula dal colore viola nel nostro paese. Fotograficamente non è un soggetto difficile, si lascia avvicinare con una certa tranquillità.



    Ben altra cosa è la Lindenia: Ha dei posatoi preferiti, da cui sorveglia il territorio, o su cui si riposa, sarebbero ottime occasioni per fotografarla, ma chiaramente nel suo ambiente ci sono molte altre specie di libellule, quasi tutte territoriali, per cui è un continuo scacciarsi a vicenda e spesso si hanno pochi secondi per inquadrare e scattare. In questo contesto così, diciamo "dinamico" il cavalletto può aiutare ma per la prima volta ho sentito il bisogno della versatilità del monopiede.
    In questi cas,i una volta trovati gli spot migliori, è un po' come pescare o la foto da capanno. Conviene sedersi ed aspettare piuttosto che seguire il soggetto, perché si otterrebbe l'effetto di allontanarlo sempre di più, dato che è sensibilissimo ai movimenti.

    [attachment=42665:set.jpg]


    Ecco un'idea del set fotografico (a destra il 400 Sigma) e delle distanze di partenza, poi con il "passo del giaguaro" si cerca di arrivare sempre più vicino, col cavalletto o a mano libera cercando appoggi di fortuna.
    La libellula indicata dalla freccia non è una Lindenia, ma una Trithemis. L'immagine è solo per dare l'idea.

    Quando si posa, bisogna inquadrare con calma e se il soggetto non è ben parallelo, aggiustarsi con estrema lentezza e senza movimenti bruschi, pena la fuga.


    Una lunga focale, in questo caso il 400mm F5.6 Sigma Apo Macro, è utilissima, sia per non spaventare il soggetto che perchè tra me e il soggetto poteva esserci di tutto, compresa in un caso una pozza di acqua bassa in cui si abbeveravano decine e decine di vespe. Avessi avuto più tempo o l'occasione giusta avrei provato anche con il 200 micro.
    La D800 si è rivelata una macchina perfetta allo scopo. Ha sopportato insieme a me il sole diretto (32 e passa all'ombra, non so quanti al sole), Anche il Sigma se l'è cavata benissimo.
    Ho impostato Auto ISO, esposizione manuale, tempi il più breve possibile e diaframmi chiusi il giusto per avere il soggetto nitido e lo sfondo non invadente.

    Ed ecco finalmente l'oggetto del desiderio:

    [attachment=42666:lindenia1hr.jpg]

    [attachment=42667:lindenia6.jpg]

    Un maschio maturo, per cui piuttosto scuro. Usava quella specie di cardo come punto fisso di osservazione, a cui tornava dopo ogni volo, per cui fra un volo e l'altro ho potuto anche cambiare posizione per avere inquadrature diverse.


    [attachment=42668:lindenia2ahr.jpg]

    Un altro maschio, questo abbastanza "nuovo" per cui più chiaro.


    [attachment=42669:vira.jpg]

    L'eleganza di questo insetto secondo me è senza eguali, con quei "flap" all'estremità dell'addome. Un'eleganza che si moltiplica quando si assiste alla sua efficienza nel volo. Mi fa venire in mente i più bei caccia moderni.

    Lindenia a parte, la Macchia Mediterranea è sempre interessante per il macro fotografo (e non solo).

    Purtroppo il tempo non era molto, non ho potuto cercare specie interessanti che sapevo esserci, però qualcos'altro sono riuscito a combinare:

    [attachment=42670:pieris1.jpg]

    Questa Pieride non è nulla di particolare.

    [attachment=42671:licenide.jpg]

    Questa Licenide invece è un po' più interessante, è un Satiro del Leccio (Satyrium ilicis o esculis le due specie sono quasi identiche), i cui bruchi parassitano Lecci e Querce, quindi sono caratteristici della Macchia.



    Infine un terzetto composto da due maschi ed una femmina (quella col "pungiglione", che in realtà è un organo per la deposizione delle uova in profondità nel terreno) di Epiphigger (un grosso Ortottero) che tentano un "menage a trois" quanto mai spinoso vista la pianta su cui cercano di accoppiarsi.

    [attachment=42672:epiphigger1.jpg]


    Valeva la pena di farsi quasi 500Km, tre mattinate a lessare al sole?


    [attachment=42673:silvioglr.jpg]

    E' da quando so che esiste che desidero fotografare una Lindenia , per cui per me la risposta è ovvia.

    Purtroppo non sono riuscito a fotografare la femmina (che tra l'altro è più bella del maschio), per cui dovrei tornarci...

    Silvio Renesto

    • gen 01 1970 01:00
    • da Silvio Renesto
  16. Nikon Micro Nikkor 200mm f/4 Ai

    Avrete certo letto questo articolo di Silvio Renesto
    sul vecchio ed il nuovo dell'obiettivo che amo riprendere ogni volta che vado in campagna, eccellente nella trattazione e nel confronto tra le prestazioni pure di questi due campioni della ripresa ravvicinata.

    E immaginate di possederne uno, che sia a fuoco manuale o automatico, per soddisfare la vostra voglia di Macro, magari usando anche dei tubi di prolunga come il suo splendido e dedicato PN-1 (sconsigliabilissimo sulle reflex moderne, se non volete segarne via una parte della contattiera elettrica) o questi anonimi ed efficaci Kenko

    [attachment=42266:001 20130218 _D3H2808 Max Aquila ph.jpg]

    per ottenerne facilmente immagini usuali per dare risalto ad una trama [attachment=42267:007 20130216 _D8C1630 Max Aquila ph.jpg]

    o di pura evidenza e brillantezza cromatica [attachment=42268:006 20130216 _D8C1604 Max Aquila ph.jpg]

    o di ricerca entomologica coerente alle potenzialità del mezzo [attachment=42271:008 20130216 _D8C1632 Max Aquila ph.jpg]

    come di solito avviene per chi usi un tele macro da 71cm di MAF minima, e RR 1:2 senza tubi.


    Ebbene io il mio Micro Nikkor lo uso molto più spesso in maniera diversa, sfruttandone le doti di catalogatore a lunga gittata [attachment=42269:005 20130216 _D8C1603 Max Aquila ph.jpg]

    o quelle di preciso decodificatore di ombre e luci anche in situazioni di forte contrasto [attachment=42270:002 20130216 _D8C1569 Max Aquila ph.jpg]

    Ma dove lo vedo eccellere oltre ogni altro Micro Nikkor che possegga (da non-Ai ad AF, almeno cinque obiettivi), è nelle doti di interpretazione dei mezzitoni
    [attachment=42272:003 20130216 _D8C1572 Max Aquila ph.jpg]

    e nella resa plastica delle superfici compatte, specie se liquide [attachment=42273:001 20130216 _D8C1543 Max Aquila ph.jpg].

    Cosa poi dire delle doti nello sfuocato, direi paragonabili a quelle artatamente modificabili dei mediotele DC?

    [attachment=42274:004 20130216 _D8C1594 Max Aquila ph.jpg](Honi soit qui mal y pense) :exitenter:

    ciao ciao [attachment=42275:009 20130216 _D8C1641 Max Aquila ph.jpg] :bigemo_harabe_net-03:

    Max Aquila rfsp e Nikon D800 per Nikonland 2013

    • gen 01 1970 01:00
    • da Max Aquila
  17. Semiserio: Macrofotografia sul campo, un paio d...

    Come da titolo, questo mio intervento non vuole essere troppo serio, ma garantisco che sono pienamente convinto dell'utilità e metto in pratica personalmente i suggerimenti che qui scrivo, a mia volta appresi da macrofotografi e naturalisti da campo molto "avventurosi".
    Cosa serve per fare della buona macrofotografia? Una reflex? un obiettivo macro? il cavalletto? cavo di scatto? Slitta di messa a fuoco? Sì certo, volendo anche flash, plamp, pannelli e tante altre cose, secondo il tipo di macro che si vuole fare, ma di questo se ne è già parlato. Qui vorrei portare l'attenzione su un altro aspetto:
    A meno che non si intenda fare solo macro casalinga, occorrono dei mezzi per mettersi in condizione di (macro)fotografare in relativi tranquillità e benessere; perchè se si soffre diventa difficile concentrarsi e anche al limite appassionarsi al genere.
    Ricordo la risposta di un mio amico a cui un giorno proposi di fare un'uscita macro, mi disse "Sì, ma in un posto senza zanzare." Appunto.
    Due sono i più grandi nemici della macro: la scomodità spesso dolorosa delle posizioni e la presenza di insetti/aracnidi ecc. dotati di apparato pungente/succhiante quando non di pungiglione "posteriore".
    Come ho scritto altrove qui su nikonland, in macro ci si inginocchia ci si sdraia, ci si accuccia ci si contorce e così via per arrivare all'altezza giusta. finchè siamo sulla sabbia o sul prato è semplicemente fastidioso e sporchevole, ma se capita di essere su suoli duri, sassosi, ghiaiosi? Ho recentemente visto una foto STUPENDA di Lindenia (la mia libellula preferita) in posa perfetta in cima ad un aguzzo sassolino a piramide... come tutti quelli intorno, compresi quelli su cui era sdraiato il fotografo che mi ha confessato di essersi escoriato a sangue le ginocchia (e non solo) per fare quella ripresa.
    In questi casi pantaloni normali non bastano, la soluzione veramente efficace, suggeritami da un fotografo naturalista che ha girato le foreste pluviali ed i deserti in cerca dei rettili più rari, non sono i pantaloni mimetici da caccia, bensì i pantaloni da lavoro pesante da muratore ad es. I migliori secondo me, quelli che uso io (e il naturalista di cui sopra) sono i Carpenter della ditta COFRA.

    Immagine inserita

    Il sottoscritto con i COFRA Carpenter e un 300 f2.8VR "a scrocco".

    Robustissimi senza essere pesanti, sono indistruttibili e offrono numerosi vantaggi: per il comfort hanno sulle ginocchia delle tasche richiudibili in cordura o materiale simile in cui si infilano delle spesse ginocchiere flessibili di poliuretano, consentendo di stare inginocchiati a lungo su qualsiasi tipo di terreno senza soffrire. Inoltre hanno tasche multiple, di cui due estraibili dello stesso materiale di quelle che ospitano le ginocchiere che possono tranquillamente contenere un piccolo obiettivo, un moltiplicatore di focale o un piccolo flash, insomma accessori non troppo grossi che si possono montare o smontare dalla fotocamera senza doverli riporre o prendere ogni volta dallo zaino o dalla borsa.
    Sono seriamente convinto che siano il miglior accessorio macro che abbia mai comprato.





    • feb 09 2013 14:23
    • da Silvio Renesto