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  1. Galen Burrell, poeta della natura

    Mi è appena arrivato uno dei più bei libri di Galen Burrell, When the Snowgeese are Gone (Grapich Sha, 1989) e lo descriverei con una sola parola: incantevole.
    Il suo In Search of Mountain Bluebirds (Grapich Sha, 1987) è stato "il" libro che mi ha fatto amare la fotografia di natura (ne avevo parlato anche qui su Nikonland). Considero Ronnie Gaubert la mia guida nella macro, ma è  Galen Burrell che per primo mi ha aperto gli occhi, la mente ed il cuore  sul  "grande respiro" del mondo vivente .
    Questo mio articolo  vuole essere un ringraziamento e un tributo.
     

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    Galen Burrell nasce nel 1952 in una fattoria dello Iowa USA, nel 1977 si laurea in Wildlife Biology all'università di Washington. Nel 1982 inizia la sua carriera di fotografo naturalista, gira Gli USA con una Nikon FM2 ed usa quasi solo un 80-200mm f4 Ais ed un 400mm f3.5 Ais. Nel 1984 vince il contest BBC per la categoria forma e composizione
    Uno dei suoi libri più famosi, City geese è del 1987
     

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    Dello stesso anno è In search of the Mountain Bluebirds, forse il suo capolavoro. 
     







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    Preceduto dal molto simile ed altrettanto bello
     

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    Successivamente compaiono molte sue foto in riviste e calendari naturalistci, ma dopo "When the Snowgeese are Gone" la sua produzione si rarefà, ristretta a collane didattiche  "Chi vive nella palude degli alligatori" (sulle Everglades) e simili e praticamente di lui non sente quasi più parlare.
     
     
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    Una delle sue foto più recenti, risale al 2008, piazzata seconda in un contest americano.
     

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    La sua fotografia di natura è molto differente da quella a cui siamo abituati a pensare: il soggetto è quasi sempre piccolo nell'inquadratura e le sue foto (ai tempi rigorosamente Kodachrome) sono spesso scattate nella foschia, nella neve o comunque con un'esposizione tirata verso l'high key o addirittura sovraesposte in modo che il soggetto si riveli come una piccola macchia di colore nell'insieme delicato, soffuso.
    Qualcuno lo ha accostato a Vincent Munier.
     

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    A me ricorda tantissimo  la pittura orientale (non sarà un caso che Burrell sia membro della Japan Bird Society e che le sue opere migliori siano pubblicate da un editore giapponese) che amo moltissimo e forse anche questo me lo fa apprezzare particolarmente.                                                          
     
     



    • apr 30 2014 21:39
    • da Silvio Renesto