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[reportage] Visita al museo Ducati

Inviato da Gianni_54 , 06 ottobre 2016 · 5110 visualizzazioni

La Ducati nasce nel 1926 a Bologna, fondata dai tre fratelli dell’omonima famiglia ed altri investitori bolognesi, con la ragione sociale di Società Radio Brevetti Ducati. L’intento era di produrre industrialmente componenti per la nascente industria delle trasmissioni radio, basati su brevetti di Adriano Ducati e sull’onda delle scoperte dell’illustre vicino, Guglielmo Marconi.
Nel 1935 l’azienda si trasferì nell’attuale sede di Borgo Panigale, continuando a produrre raffinati prodotti per le radio (condensatori, trasformatori, microfoni, ecc.) ed apparecchi radio completi.
 
[attachment=100566:00_Storica produzione Ducati.jpg]       [attachment=100567:01_Storica produzione Ducati.jpg]
 
Immagine Allegata                        Immagine Allegata
 
A partire da 1938 la Ducati inizia a produrre materiale ottico.
 
Immagine Allegata                        Immagine Allegata
 
 
Nel corso della seconda guerra mondiale la fabbrica venne occupata dalle truppe tedesche e la fabbrica venne convertita per la produzione di armamenti. Lo stabilimento fu raso al suolo da un bombardamento da parte delle truppe alleate.
Alla fine della guerra, nel maggio del 1945, iniziarono i lavori di ripristino della fabbrica ed i fratelli Ducati studiano e progettano nuovi prodotti da proporre sui mercati internazionali. Infatti, subito dopo l'armistizio nacque il progetto di un motore ausiliario di piccola cilindrata da applicare senza particolari trasformazioni al telaio di una comune bicicletta. Il management di allora aveva compreso la necessità di immettere sul mercato un mezzo di trasporto piccolo, semplice ed affidabile, adatto a soddisfare il bisogno di mobilità che si era creato al termine del conflitto.
Peraltro, le difficilissime condizioni economiche non avrebbero permesso a molti l'acquisto di un mezzo costoso, non solo per il prezzo ma per la difficoltà di procurarsi il carburante. L’obiettivo principale era perciò garantire il minimo consumo possibile e tale requisito venne raggiunto solo dal piccolo motore a quattro tempi, capace di adattarsi a svariati tipi di combustibile, grazie ad un basso rapporto di compressione (rispetto alla concorrenza il Cucciolo era più potente e consumava pochissimo: 100 km con un litro in condizioni ideali).
Nel settembre 1946, alla Fiera di Milano, compare il Cucciolo, un piccolo motore ausiliario per le biciclette destinato a diventare il più famoso nel mondo (un milione di esemplari venduti). Venduto prima in scatola di montaggio da applicare alla bicicletta e successivamente inserito in un proprio telaio costruito dalla Caproni di Trento (altro marchio famoso in campo aeronautico).
 
Immagine Allegata
 
Il "bicimotore" (così venne in seguito ribattezzato) Cucciolo fu il primo prodotto Ducati uscito dagli stabilimenti al termine della guerra e rappresentò il capostipite di tutta la produzione motociclistica successiva. Il Cucciolo costituì un'innovazione nel campo del motociclismo, in quanto nessuno prima di allora aveva avuto la geniale intuizione di abbinare un propulsore ad una bicicletta.
 
Immagine Allegata
 
 
In breve tempo il Cucciolo diventa una vera e propria motocicletta in miniatura. Grazie al successo di questo motorino e dei suoi derivati, la Ducati diventa un marchio affermato anche nel settore meccanico.
 
Il secondo step di rilievo avviene nel 1956, quando l’ingegner Taglioni apre in Ducati la via Desmodromica, che viene montata per la prima volta (il debutto nel GP di Svezia con la vittoria di Degli Antoni) su una distribuzione a tre alberi a camme in testa mossi da albero verticale e coppia conica. Da qui in avanti la storia Desmodromica diventa un'esclusiva Ducati.
 
Immagine Allegata
 
 
Tuttavia il sistema era utilizzato in precedenza dalla Mercedes nel 1954 nel favoloso 8 cilindri della W196, con la quale Fangio vince due mondiali e derivava da un'idea di J.L.Norton, creatore dell'omonima fabbrica, che propone finalmente una moto di 500 cc con distribuzione Desmodromica a quattro alberi a camme in testa. Motore molto macchinoso ed ingombrante che venne abbandonato.
Il concetto di "Desmodromico" non è una scoperta recente, in meccanica è noto da secoli e, in campo motociclistico e automobilistico, compare già all'inizio del XX secolo, prendendo le forme più disparate. Nel passato, infatti, l'inaffidabilità cronica delle molle (i manuali di allora che raccomandavano una scorta di molle a chi si metteva in viaggio in moto, molle spesso disposte all'esterno del motore in posizione accessibile per una facile sostituzione) ha spinto i progettisti verso questo sistema, dando luogo a diverse interpretazioni. Nessuna delle soluzioni che vedremo tranne quella Ducati è giunta alla produzione di serie per motivi di lavorazioni e materiali che comportavano complessità e costi proibitivi.
 
Nel frattempo la Ducati aveva prodotto diverse motociclette più o meno note, ad iniziare dalla prima moto dotata di motore derivato dal Cucciolo.
 
Immagine Allegata    La Ducati 60 è la prima vera moto, a cui segue il Cucciolo Rancing del 1949.

Immagine Allegata
 
Di seguito posto alcuni esempi delle moto più note uscite dalla fabbrica di Borgo Panigale:
 
Immagine Allegata       La Ducati 125 Sport vince il Moto Giro d’Italia nel 1956, alla quale fa seguito la 125 Gran Sport Marianna.
 
Immagine Allegata     dotate di questo motore     Immagine Allegata
 
Immagine Allegata      La moto da record Siluro 100, nel 1956 conquista ben 46 record mondiali di velocità
 
Immagine Allegata      Con la 175T, nel 1957, Tartarini e Monetti compiono un raid di 60.000 Km, attraversando 5 continenti e 36 nazioni, in un anno.
 
Immagine Allegata               La 175 F3 del 1958 fu portata in pista da Francesco Villa, ex meccanico del reparto corse.
 
Immagine Allegata     La 125 GP Desmo del 1959 ebbe come piloti Bruno Spaggiari ed un giovanissimo Mike Hailwood
 
Immagine Allegata           La 250 GT Desmo del 1960 venne preparata in esclusiva per Mike Hailwood
 
Per vedere il primo Desmo nella produzione di serie bisogna attendere il 1968, con la Mark 3 Desmo 250 e 350, seguita dalla Scrambler, declinata nelle versioni 250, 350 e 450cc. Queste moto hanno in pratica la stessa distribuzione delle Bicilindriche attuali (due valvole) a testimonianza della bontà di tale metodologia.
 
Immagine Allegata
 
Il 1972 è un anno fondamentale nella storia del Desmo, in quanto viene utilizzata la prima versione del sistema in occasione della "200 miglia di Imola".
 
Immagine Allegata      La 750 Imola Desmo  è la n. 16 nella foto e da questa deriva la 750 GT  (foto seguente)
 
Immagine Allegata
 
Immagine Allegata          750 SS Desmo. La prima Bicilindrica Desmo di serie e da molti considerata la più bella moto di tutti i tempi.
 
Immagine Allegata              Ducati 500 Pantah  del  1979
 
Immagine Allegata        Le due moto portano per la prima volta in competizione il motore da 900 cc    Immagine Allegata
 
Immagine Allegata         Ducati 750 F1 1985 a cui fa seguito la 750 Paso, dedicata alla memoria di Renzo Pasolini, scomparso a Monza nel 1973.
 
Immagine Allegata                         Immagine Allegata
 
Immagine Allegata         La 750 F1 corsa fu guidata da Marco Lucchinelli nel 1986
 
Immagine Allegata            La 851 Tricolore è la prima stradale a quattro valvole per cilindro
 
 
Nel 1987, Lucchinelli vince la gara di Daytona del BOTT in sella ad un prototipo di 851 cc raffreddato ad aria con distribuzione a quattro valvole ed inizia l'era moderna per il Desmo, con una serie di numerosi successi nel mondiale Superbike.
Nel 1988 il Desmoquattro entra nel Gotha del motorismo mondiale con la presentazione della 851 SBK, prima moto di serie dotata di motore Desmo a quattro valvole per cilindro.
 
Immagine Allegata               con il suo motore     Immagine Allegata
 
Immagine Allegata            La Ducati Supermono del 1993 (550cc monocilindrico quattro valvole)
 
Immagine Allegata            La Ducati 900 Superlight del 1992 è caratterizzata da numerose componenti in fibra di carbonio
 
Il 1994 apre l'era moderna del motociclismo con la nascita della fantastica 916 guidata da Carl Fogarty nel SBK  con la quale vince il suo primo mondiale                   Immagine Allegata      Da questa moto nasce la stradale 916, detta la più bella moto degli ultimi 50 anni da “MCN awards 2014”.             Immagine Allegata
 
Immagine Allegata               La Ducati 916 F96 del 1996 portata in corsa da Troy Corser, con la quale ha vinto il mondiale SBK   
 
Immagine Allegata               La Ducati 996 F01 del 2001 guidata da Troy Bayliss, con la quale ha vinto il mondiale SBK
 
Immagine Allegata        La Ducati 999 F03 del 2003 portata in gara da Neil Hodgson, con la quale ha vinto il mondiale SBK
 
Immagine Allegata                            Parata di SBK
 
Immagine Allegata                        Ducati Desmosedici GP03 del 2003 portata in gara da Loris Capirossi
 
Immagine Allegata                  La Ducati Desmosedici GP07 del 2007 Campione del Mondo con Casey Stoner, che vince dieci gran premi e si aggiudica anche il trofeo per i costruttori.
 
Immagine Allegata             Ducati 1098 Stradale e Desmosedici RR (replica) - foto seguente         Immagine Allegata
 
Immagine Allegata               Ducati 1098 F08 del 2008 portata in gara ancora da Troy Bayliss, che conquista il terzo titolo iridato in SBK
 
Immagine Allegata                    Ducati Desmosedici GP10 del 2010, portata in pista da Casey Stoner, che vince 3 gran premi e conquista sei podi, finendo 4° in classifica generale.
 
Immagine Allegata                    Ducati 1198 F11 del 2011 portata in gara da Carlos Checa, che conquista il titolo iridato in SBK e con le 15 vittorie in stagione permette alla Ducati di raggiungere la 300 vittoria in SBK.
 
Immagine Allegata                     Panoramica di Moto GP e SBK
 
Immagine Allegata                Motore 1200 Testastretta  DVT del 2014
 
Immagine Allegata     Ducati 1199 Superleggera del 2014         Immagine Allegata
 
Immagine Allegata                            Ducati Scrambler (Replica) del 2016
 
Immagine Allegata               Una veduta dell'interno del museo formato da un corridoio circolare con il centro formato da una struttura che ricorda vagamente un casco integrale.
 
Immagine Allegata                             Uscita del museo. In quanto l'ingresso avviene dall'interno della fabbrica, al termine del giro dello stabilimento dove è tassativamente vietato fotografare.
 
 
Se state ancora leggendo, mi scuso per l'estensione del racconto, sperando di aver contribuito a far conoscere un'eccellenza Italiana.
 
 
 
 
 
        
 
 
 

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Aldo Del Favero
ott 06 2016 20:24

Bell'articolo, molto interessante. Belle foto corredate da  molte informazioni, un lavorone mettere tutto assieme :)

Bravo, hai fatto un lavorone!

Immagino che tu sia un appassionato di moto e di Ducati in particolare, e hai raccontato e illustrato con dovizia di particolari la storia di una grande casa motoristica che mi ha preso e avvinto assai. (E io di moto non capisco nulla, anche se amo tutto ciò che ha un motore. :)).

Un articolo davvero molto interessante. Complimenti.

Bella carrellata di motori a due ruote.

Prima o poi bisogna andarci di persona.

Foto
Alberto Coppola
ott 07 2016 13:49

Una visita guidata virtuale molto bella! Fa venire voglia di approfondire anche a me che di motori non so quasi nulla.

 

Interessante vedere come l'inventiva italiana e la voglia di rinascita abbiano trovato un giusto connubio nel difficile periodo del primo dopoguerra.

 

Belle le foto, in particolare quelle "di gruppo"  :)

Foto
Gianni_54
ott 07 2016 15:03

Grazie a tutti per i positivi commenti.

 

Oltre ad essere un appassionato di fotografia, mi piace tutto ciò che è spinto da un motore, da qui l'idea di visitare la fabbrica ed il museo Ducati.

Il blog, invece, è nato grazie alle notizie forniteci dalla guida che ci ha accompagnato nel giro della fabbrica, la quale si è soffermata con dovizia di particolari sulle prime attività dell'Impresa, che niente avevano a che fare con i motori. Informazioni che poi ho ritrovato in dettaglio nei pannelli posti accanto al materiali esposto (in diverse foto si possono notare), per cui facevo una foto alla moto esposta ed una al pannello. In questo modo mi sono portato a casa una mole di notizie da rimettere insieme e successivamente ho deciso di condividerle.

Forse, dovevo essere più sintetico, per non annoiare il lettore, ma la messe di notizie era veramente vasta. Chiedo scusa.  

Va bene cosi.essere più sitetico ti avrebbe costretto a saltare un pò della storia di questa azienda che hai cosi ben descritto.Indubbiamente quando vai a visitare qualcosa che ha reso famoso il nostro paese nel mondo non c'è che da rimanerne orgogliosi e tu hai trasmesso questa sensazione.

Bel lavoro, bravo..  ti invidio di aver visto la ducati.. purtroppo per me è lontana..  così mi ci hai fatto togliere un pochino la voglia.

grazie

Foto
Leonardo Visentìn
ott 16 2016 23:54
Ottima guida alla mostra, un bel tour virtuale per chi non può andare a visitarla di persona o anche per chi vuole rivivere la storia di una eccellenza italiana, che però ci siamo lasciati sfuggire in mani straniere (ora è di proprietà del gruppo Volkswagen AG).
Foto
Gianni_54
ott 17 2016 16:49

Si, la catena di comando è Lamborghini e di conseguenza AUDI, però, attualmente, le maestranze e gli staff tecnici (produzione e reparto corse) sono italiani ed hanno mano libera in tutto. I tedeschi si occupano solo della parte amministrativa e finanziaria. Speriamo rimanga così anche in futuro.

 

Sono contento che il racconto Ti sia stato utile.

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