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La Fotografia Digitale, il NGM e uno dei miei Eroi.
nov 12 2012 01:00 |
Valerio Brùstia
in Reportage
Harvey, ma che mi combini?
Quando mi è arrivata la copia del NG Magazine di Ottobre 2012 ho fatto un balzo nel leggere che il servizio centrale, dedicato a Rio de Janeiro sede delle olimpiadi del 2016, portava la firma di Harvey. Rapidamente ho cercato le pagine di quel servizio e...
L'ho sfogliato con avidità. Poi l'ho riguardato una seconda volta. Poi una terza. E alla fine mi son detto: Harvey non ha più voglia.
Sì perché le immagini di questo servizio non sono da "Harvey", o meglio non sono quelle che mi sarei aspettato da un Harvey! Non stiamo parlando di "Ciccio LaQualunque", ma di uno dei più grandi autori della rivista più importante del mondo. Per intenderci, solo alcune immagini di questo servizio funzionano a dovere, altre sono troppo scollegate dal contesto o poco incisive e nel complesso questo lavoro non è particolarmente meritorio.
Non potendo in questa sede inserire le foto del Magazine consiglio di procurarsi una copia della rivista oppure collegarsi al portale di National Geographic e cercare nell'archivio il numero di Ottobre 2012.
Il servizio inizia a pagina 73-74 con un scatto fenomenale, è la foto di una festa della Rio "bene" e ti cala immediatamente nella vicenda. La rivoluzione che dovrà subire Rio per accogliere le Olimpiadi sarà pagata da tutti i suoi abitanti. Ma se i poveri delle Favelas avranno solo da guadagnarci, saranno le classi più abbienti a trovarsi costrette cedere un po' di privilegi, perché la stridente sperequazione sociale dovrà in qualche modo essere ridotta. Il volto della donna mascherata, a sinistra nella foto, trasmette questa preoccupazione. Non è uno sguardo amichevole, ma quasi allarmato, come se temesse il furto di qualcosa. Poi ci sarà comunque chi trarrà ottimi guadagni da questo evento e sulla destra, i gentlemen in giacca e cravatta, lo sanno. Sia come sia, il Mondo non deve ficcanasare troppo nelle vicende del Brasile! Sono gli occhi piccoli del signore paffutello in basso a destra a trasmettere questo avvertimento. Ecco lo scatto di Harvey racconta tutto questo in modo magistrale. Fine, sì perché il resto del servizio non vale quanto l'apertura.
A pagina 74-75 una ragazza riceve un pallone in spiaggia . I colori di questo scatto non sono degni di una vecchia D70, fotocamera che Harvey ha magistralmente utilizzato a Cuba diversi anni fa. Questa foto invece non mi parla delle contraddizioni del Brasile, ma di Gabicce Mare a Ferragosto.
Le dieci pagine successive sono a soffietto e aprono su una veduta aerea della città con Cristo del Corcovado e Pan di Zucchero sullo sfondo, il tutto nella luce del tramonto. Un foto-merge dignitoso, e ci sta bene nel racconto di suburbia - favelas - uptown miscelate. Invece le 12 foto che arredano le contro-pagine sono poco incisive (ad esclusione di un paio). Il grosso sono foto di "riscaldamento", altre sono di "mestiere". Se non proprio sbagliate in senso tecnico, come nella foto a pagina 76 in basso che ritrae una coppia che segue in TV la parata del carnevale: nell'illuminarla con il flash pop-up della fotocamera, Harvey non ha potuto evitare che il naso del 24-70 Nikon disegnasse la sua bella ombra sui piedi della signora spettatrice. Come faccio a sapere questi dettagli? Lo spiego più avanti.
Infine non salva il servizio la pur splendida doppia pagina di chiusura un notturno sulla spiaggia di Rio, in quanto non riesce ad illustrale il fenomeno della democrazia sociale delle spiagge di Rio, fenomeno a cui invece rimanda la didascalia.
Ma che diavolo è successo al grande David Alan Harvey??
Sky - National Geographic Channel: "Le migliori foto di National Geographic".
Un tempo, per sapere come e con che cosa i fotografi di NGM catturassero quelle straordinarie immagini, occorreva attendere qualche numero speciale ad hoc. Oggi invece NG Channel realizza la rubrica "Le migliori foto di National Geographic" dedicate all'uopo. Sono vere e proprie monografie di mezzora che raccontano il lavoro sul campo del fotografo, applicato ad uno specifico servizio. E' così che ho potuto godermi le avventure di Paul Nicklen nell'intento di cogliere la foto sub di un tricheco al pasto o il racconto di come abbia avvicinato lo Spirit Bear nelle foreste della British Columbia. E poi l'ultimo Kodachrome di Steve McCurry, le avventure di David Doubilet ad inseguire lo Squalo Bianco e tante altre ancora.
Ad Ottobre 2012, in contemporanea con l'uscita del Magazine, NG Channel ha mandato in onda il "dietro le quinte" del servizio di Alan Harvey a Rio de Janeiro. Nel servizio di NG Channel scorrono molte immagini che non hanno trovato spazio sulla rivista. Giustamente l'editor deve fare delle scelte, e ogni mille scatti solamente 2 o 3 saranno destinati alla stampa del periodico. Credo che 'sta volta la redazione fotografica di National Geographic Magazine abbia fatto un po' di sciocchezze, perché tra gli "scarti" delle foto di Harvey ci sono immagini molto più incisive e significative di quelle pubblicate sulla rivista!! Che diamine!! Ad Harvey non è capitato un bel nulla, è sempre il diavolaccio che ho imparato ad apprezzare in tanti anni di fotografia, che mi ha fatto guardare luoghi di cui non supponevo nemmeno dell'esistenza. Insomma, lui ha fatto il suo mestiere come lo sa fare e senza deludere le aspettative! L'editing del Magazine no. Il filmato dunque scagiona il buon Harvey da ogni addebito confermando, anche in questa occasione, quale manico di professionista sia.
Un tuffo nella borsa foto di Harvey a Rio de Janeiro.
Osservando con occhio attento lo speciale di NG Channel, si comprende chiaramente quali siano i ferri del mestiere che Harvey ha deciso di utilizzare in questa occasione. Sono quarant'anni che Harvey gira il mondo per il NGM e ha sempre viaggiato molto leggero. Nella sua Domke trovavano posto 2 Leica a telemetro con obiettivi quali il 24 il 28 il 35 e il 50. Non so dire di che luminosità, ma trattandosi di Leica M anche gli f/1.4 non sono troppo ingombranti e poi stiamo parlando di Harvey... se certi oggetti non li usa lui ... Comunque non lo so. In passato per riprese tele si era affidato al 70-200/2.8 USM Canon. Qualche anno fa fece il balzo digitale e dimostrò a se stesso, prima che a tutto il mondo, che il digitale delle Nikon D70 era spettacolare se paragonato ad una qualunque pellicola 35mm. Parole sue: "con il digitale posso vedere nel buio". E dal buio tirò fuori una notevole raccolta di ritratti cubani. Questa volta per il Brasile, Harvey si è portato la Nikon D700 armata di 24-70/2.8 AF-s G, la Leica M9 con non so quali M glass e la minuscola Nikon V1(!!). Ma secondo voi un uomo abituato a macchine minime si sarebbe sgroppato su e giù per le favelas di Rio un elettrodomestico come il seguente?
NO! Infatti da minimalista qual'è, ha spolpato all'osso il cassone, riducendolo al minimo possibile. Cioè a quanto segue.
Harvey ha deciso di avvalersi della qualità ottica del 24-70/2.8 AF-S G di Nikon e di uno dei sensori più performanti mai prodotti dall'industria fotografica: il sensore 24-36mm da 12 Mp della fortunata serie D3/D700. Non solo, ha scelto di sfruttare anche il flash integrato on camera, così da risparmiare ancora peso e ingombro. Effettivamente, sfruttando gli alti iso del sensore D700, il flash pop-up può essere sufficiente per luci di schiarita, ma attenzione: il 24-70 è un obiettivo ENORME! Le dimensioni di questo barilotto interferiscono con la copertura del piccolo flash della D700. E questo effetto è registrato chiaramente nella foto del a pagina 76 in basso. Poi però il grande Alan si sarà detto: "E che cacchio, non posso mica portare a casa 'sta roba qua!" ed è ricorso ad uno dei vetustissimi grandangoli AF "corti" di Nikon, passando quindi al un assetto simile al seguente.
Con il piccolo grandangolo ha proseguito la sua esplorazione notturna attorno al Sambodromo di Rio durante le celebrazioni del carnevale, scattando immagini interessanti che, comunque, il Magazine ha deciso di non utilizzare. Tutto questo si evince dal documento di NG Channel, non ho inventato niente, è tutto lì da vedere. Certo, fa pensare che l'accortezza del fotografo non sia stata premiata da una eguale attenzione del foto editor.
Uno spunto per una riflessione squisitamente tecnica.
Certamente gli AF vecchia serie sono vetri meno performanti delle nuove generazioni di ottiche AF-S G con Nano Cristalli, però sono PICCOLI e certi problemi, parecchio più significativi di un leggero difetto di coma o di una minore incisione generale, non li presentano. Chissà quando Nikon si deciderà a rinnovare il parco degli obiettivi piccoli. La serie D3/D700 è ormai fuori produzione, e quindi per questa generazione si è persa l'opportunità. Chi preconizza la presentazione di queste lenti unitamente alla futura mirrorless (quando arriverà), fa un bel ragionamento, ma il fatto è che a tutt'oggi sulla baionetta Nikon, davanti ai nuovissimi sensori D4, D800 e D600, se vogliamo mettere un obiettivo piccino siamo costretti a fare come Alan Harvey cioè ricorrere a costruzioni di almeno 15 anni fa, ossia strumenti pensati per la pellicola e non per la piastrella digitale. Una soluzione di compromesso, ma questo è in un mondo di tecnologia in continua e scostante evoluzione. E a noi rimane solo da adattarci, del resto lo fanno anche i fotografi di NGM!
Un saluto a tutti, vado a finirmi la birretta
Valerio
Quando mi è arrivata la copia del NG Magazine di Ottobre 2012 ho fatto un balzo nel leggere che il servizio centrale, dedicato a Rio de Janeiro sede delle olimpiadi del 2016, portava la firma di Harvey. Rapidamente ho cercato le pagine di quel servizio e...
L'ho sfogliato con avidità. Poi l'ho riguardato una seconda volta. Poi una terza. E alla fine mi son detto: Harvey non ha più voglia.
Sì perché le immagini di questo servizio non sono da "Harvey", o meglio non sono quelle che mi sarei aspettato da un Harvey! Non stiamo parlando di "Ciccio LaQualunque", ma di uno dei più grandi autori della rivista più importante del mondo. Per intenderci, solo alcune immagini di questo servizio funzionano a dovere, altre sono troppo scollegate dal contesto o poco incisive e nel complesso questo lavoro non è particolarmente meritorio.
Non potendo in questa sede inserire le foto del Magazine consiglio di procurarsi una copia della rivista oppure collegarsi al portale di National Geographic e cercare nell'archivio il numero di Ottobre 2012.
Il servizio inizia a pagina 73-74 con un scatto fenomenale, è la foto di una festa della Rio "bene" e ti cala immediatamente nella vicenda. La rivoluzione che dovrà subire Rio per accogliere le Olimpiadi sarà pagata da tutti i suoi abitanti. Ma se i poveri delle Favelas avranno solo da guadagnarci, saranno le classi più abbienti a trovarsi costrette cedere un po' di privilegi, perché la stridente sperequazione sociale dovrà in qualche modo essere ridotta. Il volto della donna mascherata, a sinistra nella foto, trasmette questa preoccupazione. Non è uno sguardo amichevole, ma quasi allarmato, come se temesse il furto di qualcosa. Poi ci sarà comunque chi trarrà ottimi guadagni da questo evento e sulla destra, i gentlemen in giacca e cravatta, lo sanno. Sia come sia, il Mondo non deve ficcanasare troppo nelle vicende del Brasile! Sono gli occhi piccoli del signore paffutello in basso a destra a trasmettere questo avvertimento. Ecco lo scatto di Harvey racconta tutto questo in modo magistrale. Fine, sì perché il resto del servizio non vale quanto l'apertura.
A pagina 74-75 una ragazza riceve un pallone in spiaggia . I colori di questo scatto non sono degni di una vecchia D70, fotocamera che Harvey ha magistralmente utilizzato a Cuba diversi anni fa. Questa foto invece non mi parla delle contraddizioni del Brasile, ma di Gabicce Mare a Ferragosto.
Le dieci pagine successive sono a soffietto e aprono su una veduta aerea della città con Cristo del Corcovado e Pan di Zucchero sullo sfondo, il tutto nella luce del tramonto. Un foto-merge dignitoso, e ci sta bene nel racconto di suburbia - favelas - uptown miscelate. Invece le 12 foto che arredano le contro-pagine sono poco incisive (ad esclusione di un paio). Il grosso sono foto di "riscaldamento", altre sono di "mestiere". Se non proprio sbagliate in senso tecnico, come nella foto a pagina 76 in basso che ritrae una coppia che segue in TV la parata del carnevale: nell'illuminarla con il flash pop-up della fotocamera, Harvey non ha potuto evitare che il naso del 24-70 Nikon disegnasse la sua bella ombra sui piedi della signora spettatrice. Come faccio a sapere questi dettagli? Lo spiego più avanti.
Infine non salva il servizio la pur splendida doppia pagina di chiusura un notturno sulla spiaggia di Rio, in quanto non riesce ad illustrale il fenomeno della democrazia sociale delle spiagge di Rio, fenomeno a cui invece rimanda la didascalia.
Ma che diavolo è successo al grande David Alan Harvey??
Sky - National Geographic Channel: "Le migliori foto di National Geographic".
Un tempo, per sapere come e con che cosa i fotografi di NGM catturassero quelle straordinarie immagini, occorreva attendere qualche numero speciale ad hoc. Oggi invece NG Channel realizza la rubrica "Le migliori foto di National Geographic" dedicate all'uopo. Sono vere e proprie monografie di mezzora che raccontano il lavoro sul campo del fotografo, applicato ad uno specifico servizio. E' così che ho potuto godermi le avventure di Paul Nicklen nell'intento di cogliere la foto sub di un tricheco al pasto o il racconto di come abbia avvicinato lo Spirit Bear nelle foreste della British Columbia. E poi l'ultimo Kodachrome di Steve McCurry, le avventure di David Doubilet ad inseguire lo Squalo Bianco e tante altre ancora.
Ad Ottobre 2012, in contemporanea con l'uscita del Magazine, NG Channel ha mandato in onda il "dietro le quinte" del servizio di Alan Harvey a Rio de Janeiro. Nel servizio di NG Channel scorrono molte immagini che non hanno trovato spazio sulla rivista. Giustamente l'editor deve fare delle scelte, e ogni mille scatti solamente 2 o 3 saranno destinati alla stampa del periodico. Credo che 'sta volta la redazione fotografica di National Geographic Magazine abbia fatto un po' di sciocchezze, perché tra gli "scarti" delle foto di Harvey ci sono immagini molto più incisive e significative di quelle pubblicate sulla rivista!! Che diamine!! Ad Harvey non è capitato un bel nulla, è sempre il diavolaccio che ho imparato ad apprezzare in tanti anni di fotografia, che mi ha fatto guardare luoghi di cui non supponevo nemmeno dell'esistenza. Insomma, lui ha fatto il suo mestiere come lo sa fare e senza deludere le aspettative! L'editing del Magazine no. Il filmato dunque scagiona il buon Harvey da ogni addebito confermando, anche in questa occasione, quale manico di professionista sia.
Un tuffo nella borsa foto di Harvey a Rio de Janeiro.
Osservando con occhio attento lo speciale di NG Channel, si comprende chiaramente quali siano i ferri del mestiere che Harvey ha deciso di utilizzare in questa occasione. Sono quarant'anni che Harvey gira il mondo per il NGM e ha sempre viaggiato molto leggero. Nella sua Domke trovavano posto 2 Leica a telemetro con obiettivi quali il 24 il 28 il 35 e il 50. Non so dire di che luminosità, ma trattandosi di Leica M anche gli f/1.4 non sono troppo ingombranti e poi stiamo parlando di Harvey... se certi oggetti non li usa lui ... Comunque non lo so. In passato per riprese tele si era affidato al 70-200/2.8 USM Canon. Qualche anno fa fece il balzo digitale e dimostrò a se stesso, prima che a tutto il mondo, che il digitale delle Nikon D70 era spettacolare se paragonato ad una qualunque pellicola 35mm. Parole sue: "con il digitale posso vedere nel buio". E dal buio tirò fuori una notevole raccolta di ritratti cubani. Questa volta per il Brasile, Harvey si è portato la Nikon D700 armata di 24-70/2.8 AF-s G, la Leica M9 con non so quali M glass e la minuscola Nikon V1(!!). Ma secondo voi un uomo abituato a macchine minime si sarebbe sgroppato su e giù per le favelas di Rio un elettrodomestico come il seguente?
NO! Infatti da minimalista qual'è, ha spolpato all'osso il cassone, riducendolo al minimo possibile. Cioè a quanto segue.
Harvey ha deciso di avvalersi della qualità ottica del 24-70/2.8 AF-S G di Nikon e di uno dei sensori più performanti mai prodotti dall'industria fotografica: il sensore 24-36mm da 12 Mp della fortunata serie D3/D700. Non solo, ha scelto di sfruttare anche il flash integrato on camera, così da risparmiare ancora peso e ingombro. Effettivamente, sfruttando gli alti iso del sensore D700, il flash pop-up può essere sufficiente per luci di schiarita, ma attenzione: il 24-70 è un obiettivo ENORME! Le dimensioni di questo barilotto interferiscono con la copertura del piccolo flash della D700. E questo effetto è registrato chiaramente nella foto del a pagina 76 in basso. Poi però il grande Alan si sarà detto: "E che cacchio, non posso mica portare a casa 'sta roba qua!" ed è ricorso ad uno dei vetustissimi grandangoli AF "corti" di Nikon, passando quindi al un assetto simile al seguente.
Con il piccolo grandangolo ha proseguito la sua esplorazione notturna attorno al Sambodromo di Rio durante le celebrazioni del carnevale, scattando immagini interessanti che, comunque, il Magazine ha deciso di non utilizzare. Tutto questo si evince dal documento di NG Channel, non ho inventato niente, è tutto lì da vedere. Certo, fa pensare che l'accortezza del fotografo non sia stata premiata da una eguale attenzione del foto editor.
Uno spunto per una riflessione squisitamente tecnica.
Certamente gli AF vecchia serie sono vetri meno performanti delle nuove generazioni di ottiche AF-S G con Nano Cristalli, però sono PICCOLI e certi problemi, parecchio più significativi di un leggero difetto di coma o di una minore incisione generale, non li presentano. Chissà quando Nikon si deciderà a rinnovare il parco degli obiettivi piccoli. La serie D3/D700 è ormai fuori produzione, e quindi per questa generazione si è persa l'opportunità. Chi preconizza la presentazione di queste lenti unitamente alla futura mirrorless (quando arriverà), fa un bel ragionamento, ma il fatto è che a tutt'oggi sulla baionetta Nikon, davanti ai nuovissimi sensori D4, D800 e D600, se vogliamo mettere un obiettivo piccino siamo costretti a fare come Alan Harvey cioè ricorrere a costruzioni di almeno 15 anni fa, ossia strumenti pensati per la pellicola e non per la piastrella digitale. Una soluzione di compromesso, ma questo è in un mondo di tecnologia in continua e scostante evoluzione. E a noi rimane solo da adattarci, del resto lo fanno anche i fotografi di NGM!
Un saluto a tutti, vado a finirmi la birretta
Valerio
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29 Comments
Tra l'altro io ho trovato molto interessante il gioco delle interpretazioni di una foto che va un po' al cuore del significato di un reportage. Per me quindi é stata una buona lettura.
Non intendevo offenderti, era solo una considerazione di bagaglio storico personale. Non ci siamo capiti, me ne duole.
Un saluto.
Non ho mai messo in discussione la prima parte dell'articolo, solo la seconda, mi pare fosse chiaro sin dall'incipit.