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La D300, l'obsolescenza dell'attrezzatura e il senso di fare fotografie.
ago 25 2014 01:00 |
Valerio Brùstia
in Editoriali
Nel marzo del 2013, come tutti gli anni, ho visitato presso il forte di Bard in Val d'Aosta, la mostra del BBC Wildlife Photographer of the Year (edizione. 2012). Tra le meravigliose stampe mi colpì molto lo scatto perfetto di Sergey Gorshkov di una volpe polare che bisticcia con una coraggiosa oca delle nevi, scatto realizzato sull'isola di Wrangel nel gelido mar bianco a nord della siberia continentale. Come d'uso per questa mostra, nella didascalia di questa immagine, una stampa superba formato 50x70, erano riportati i dati di ripresa: Nikon D300s, ob. Nikon 600/4, exp: 1/2000 f/5 iso 640; Gitzo tripod. Sobbalzo: D300s?! Accantono la nozione, poi a Maggio il National Geographic Magazine, seguito a Ottobre BBC Wildlife Magazine, pubblicano buona parte de lavoro di Sergey Gorshkov nel gelo polare. Sono immagini magnifiche e, se tanto mi da tanto, molte di queste vengono da un sensore 12Mp D300s.
Tra il numero di Maggio di NG Magazine e l'edizione di Ottobre di BBC Wildlife, abbiamo trovato il tempo per fare un viaggio in Costa Rica. In questa terra stupenda, che offre milioni di opportunità fotografiche, l'unica vera esperienza che vale la pena evitare è quella del furto dell'attrezzatura (oltre che dei documenti, soldi ecc …). Rimasti in brache di tela in quel del Centro America tropicale, con oltre metà vacanza ancora da trascorrere, mi si è prospettata concretamente la peggiore delle situazioni: non poter più fotografare in un luogo così spettacolare e meraviglioso. O meglio, non è che si può fare tutto con il 200-400 !! Fortunatamente avevo con me la D300 con l'intenzione di utilizzarla per le (poche) riprese subacquee. Così la D300 è uscita dallo scafandro e accoppiata con l'esasperato (ma divertentissimo) Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM mi ha consentito di scattare quelle immagini caraibiche che per tanti anni ho immaginato di vedere con i miei occhi. In questa sfortunata occasione la D300 ha fatto da backup a D800 e D700 sottratte da abili “ladrones”. Nelle riprese di paesaggio wide, con l'uso di un buon cavalletto e, dove necessario, il ricorso al bracketing da ricomporre in HDR, la D300 mi ha consegnato le foto che cercavo, il tutto operando ad oltre 30° con un tasso di umidità superiore al 90%, umidità tanto intensa da mantenere perennemente madide d'acqua le fasciature in tela con cui ricopro le gambe del Gitzo GT3541LS.
L'esperienza centro americana e le foto di Gorshkov del BBC Wildlife, mi hanno fatto riflettere sul perenne ed inarrestabile meccanismo che ci fa sbavare per il modello nuovo di fotocamera fino a lasciar languire nell'inutilizzo il modello sorpassato, vecchio, obsolescente (??). La D300 è stata la mia prima fotocamera digitale. Mi aveva affascinato con la sua capacità di registrare sfumature di colore e di toni perché, con le dia 35mm, alcuni colori si perdevano inesorabilmente. Fu uno scatto ad una rosa canina, fatto al parcheggio della Fagiana al Parco del Ticino di Ponte Vecchio di Magenta, che fece la differenza. Pur nei limiti del monitor, il delicato tono rosa dei fiori era stato registrato, così come il verde delle foglie e l'azzurro del cielo, e questo era uno scatto impossibile per qualsiasi pellicola invertibile. Se questo era il prodotto della D300, figuriamoci cosa avrei potuto registrare con la D3! Infatti ne fui stregato, tanto da affiancare all'ammiraglia, non appena mi fu possibile, una più piccola e maneggevole D700. La D300 già dopo due anni finiva così nelle retrovie, usata più per il suo ritaglio DX che per altre qualità specifiche.
Rosa Canina, Parco del Ticino - Maggio 2008
Nikon D300 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED, Manfrotto 055 Arca B1.
Quando iniziai a frequentare attivamente Nikonland, la D3 era sul mercato da un anno e la “mia” D3 era da pochi giorni divenuta compagna e compendio della D300. Leggendo recensioni e commenti sul forum, feci un'amara previsione. Mi vidi in un prossimo futuro nel quale avrei fatto la parte del dinosauro, del conservatore, ancorato a macchine vecchie, superate, antiche. Sì perché non riuscivo a figurarmi, e tutt'ora ho serie difficoltà, qualcosa di meglio dei file D3. Ovviamente nei limiti del caso, perché già con la D3s gli ISO sono saliti, con la D4 e D4s sono aumentati i pixel, eccetera eccetera, tutte cose che sappiamo. Vero, come vera si è confermata la mia previsione. Leggo post, discussioni, interventi, ci penso e non capisco. Trovo dichiarazioni di chi si arrovella nel voler sostituire la D3s con la D4, chi dopo pochi mesi di D800 vorrebbe cambiarla con non si sa cosa, chi vende il 500mm perché tra un paio d'anni uscirà il modello nuovo e il modello corrente sarà troppo deprezzato (bravo, e intanto con cosa fotografi, col tubo dello scottex?). Ho letto veraci dichiarazioni d'amore per la D600/610. Non metto affatto in dubbio che sia una fotocamera dotata di un ottimo sensore, ma è anche la FF di casa Nikon di fascia Entry level, in buona sostanza non ci rammarichiamo se un mese dopo quell'acquazzone estivo, imprevisto, la nostra D600 possa presentare qualche problemino...
Come tutti, nel materiale fotografico ricerco la praticità d'uso e il risultato appagante. Come per molti, il mio fotografare è una ricerca di opportunità fotografiche, cioè occasioni per divertirmi a produrre qualche immagine che mi soddisfi. Di certo la mia non è la caccia all'ottimo optoelettronico assoluto. Da sempre utilizzo gli strumenti che mi posso permettere e che ho a disposizione, in buona sostanza non rinuncio ad un'occasione di ripresa solo perché con uno strumento migliore potrei sfruttare meglio quell'opportunità. Sembra un'osservazione bizzarra, ma se ci si pensa, con onestà, non lo è poi così tanto.
La spinta a rinnovare il nostro equipaggiamento dovrebbe partire dalle nostre reali necessità di utilizzo. Il tambur battente del mercato ovviamente spinge in direzioni che apparentemente coincidono con la nostra urgenza pratica, ma se si guarda con maggiore attenzione non si può non riconoscere che quei messaggi sono solo operazioni di marketing, e dovremmo essere in grado di mantenere l'opportuno distacco da utenti maturi e consapevoli. Ecco, appunto, il condizionale è d'obbligo, perché nella pratica siamo troppo spesso in balia del vento che tira, finendo per immaginare chissà quali vantaggi e superlativi risultati ottenibili con il nuovo modello di fotocamera ed obiettivo.
Questa corsa agli armamenti, questo perenne “rush” che da oltre dieci anni ci coinvolge, me compreso, temo vada a danneggiare, più che a migliorare, le nostre produzioni fotografiche. Scrivo queste note proprio per rifletterci sopra e cercare di sollevare quella che per ora è solo un'intuizione, l'intuizione di qualcosa di irrazionale, dissennato, un po' folle. Nell'era digitale, per arrivare ad una conoscenza solida di un particolare modello di fotocamera, ci va del tempo. Non è più come ai tempi del film quando, una volta individuato il posizionamento comandi, ben poco rimaneva da conoscere per padroneggiare al 100% la nuova fotocamera. Si finisce quindi per dismettere un apparecchio ben prima d'averlo usato per l'interezza delle possibilità offerte; come dire che non si è neppure completata la fase transitoria di conoscenza dello strumento, e il regime produttivo rimane una chimera, un target da trasferire al prossimo modello e poi a quello dopo ancora, così via.
Cambiare macchina e obiettivi, in modo quasi compulsivo, non migliora le nostre foto. A crescere sono solo i profitti dei venditori (e, mi auguro, anche dei costruttori). Considerando lo stato di concreta maturazione del settore digitale, forse è tempo di riflettere serenamente al nostro modo di produrre immagini più che allo strumento che usiamo per farle. In altri termini, per citare un caro vecchio amico fotografo, è sempre utile spremere a dovere le nostre macchine e i nostri obiettivi, mediando tra ciò che questi arnesi possono dare e quello che noi vorremmo ottenere. I risultati di queste mediazioni portano sistematicamente a buone immagini. Del resto questa nozione la conosciamo per bene tutti quanti, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. E allora, ogni tanto, è bene ravvivarne la memoria.
La mia esperienza con la D300 conferma le perplessità fin qui raccontate. Passata in quarta fila, dopo l'ingresso della D800, è tornata, per forza maggiore, in prima linea e mi ha fatto riscoprire ciò che in verità avrei già dovuto sapere, cioè che da quella fotocamera si possono ottenere valide immagini. Anche se non visiterò mai l'isola di Wrangel nel nord della Siberia, so che dai file della D300 posso produrre stampe enormi di ottima qualità. Insomma, sta a me usarla bene, ed è una parte de mio corredo a cui difficilmente posso (non “voglio”) rinunciare.
Valerio Brustia - Nikonland Agosto 2014
Tra il numero di Maggio di NG Magazine e l'edizione di Ottobre di BBC Wildlife, abbiamo trovato il tempo per fare un viaggio in Costa Rica. In questa terra stupenda, che offre milioni di opportunità fotografiche, l'unica vera esperienza che vale la pena evitare è quella del furto dell'attrezzatura (oltre che dei documenti, soldi ecc …). Rimasti in brache di tela in quel del Centro America tropicale, con oltre metà vacanza ancora da trascorrere, mi si è prospettata concretamente la peggiore delle situazioni: non poter più fotografare in un luogo così spettacolare e meraviglioso. O meglio, non è che si può fare tutto con il 200-400 !! Fortunatamente avevo con me la D300 con l'intenzione di utilizzarla per le (poche) riprese subacquee. Così la D300 è uscita dallo scafandro e accoppiata con l'esasperato (ma divertentissimo) Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM mi ha consentito di scattare quelle immagini caraibiche che per tanti anni ho immaginato di vedere con i miei occhi. In questa sfortunata occasione la D300 ha fatto da backup a D800 e D700 sottratte da abili “ladrones”. Nelle riprese di paesaggio wide, con l'uso di un buon cavalletto e, dove necessario, il ricorso al bracketing da ricomporre in HDR, la D300 mi ha consegnato le foto che cercavo, il tutto operando ad oltre 30° con un tasso di umidità superiore al 90%, umidità tanto intensa da mantenere perennemente madide d'acqua le fasciature in tela con cui ricopro le gambe del Gitzo GT3541LS.
L'esperienza centro americana e le foto di Gorshkov del BBC Wildlife, mi hanno fatto riflettere sul perenne ed inarrestabile meccanismo che ci fa sbavare per il modello nuovo di fotocamera fino a lasciar languire nell'inutilizzo il modello sorpassato, vecchio, obsolescente (??). La D300 è stata la mia prima fotocamera digitale. Mi aveva affascinato con la sua capacità di registrare sfumature di colore e di toni perché, con le dia 35mm, alcuni colori si perdevano inesorabilmente. Fu uno scatto ad una rosa canina, fatto al parcheggio della Fagiana al Parco del Ticino di Ponte Vecchio di Magenta, che fece la differenza. Pur nei limiti del monitor, il delicato tono rosa dei fiori era stato registrato, così come il verde delle foglie e l'azzurro del cielo, e questo era uno scatto impossibile per qualsiasi pellicola invertibile. Se questo era il prodotto della D300, figuriamoci cosa avrei potuto registrare con la D3! Infatti ne fui stregato, tanto da affiancare all'ammiraglia, non appena mi fu possibile, una più piccola e maneggevole D700. La D300 già dopo due anni finiva così nelle retrovie, usata più per il suo ritaglio DX che per altre qualità specifiche.
Rosa Canina, Parco del Ticino - Maggio 2008
Nikon D300 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED, Manfrotto 055 Arca B1.
Quando iniziai a frequentare attivamente Nikonland, la D3 era sul mercato da un anno e la “mia” D3 era da pochi giorni divenuta compagna e compendio della D300. Leggendo recensioni e commenti sul forum, feci un'amara previsione. Mi vidi in un prossimo futuro nel quale avrei fatto la parte del dinosauro, del conservatore, ancorato a macchine vecchie, superate, antiche. Sì perché non riuscivo a figurarmi, e tutt'ora ho serie difficoltà, qualcosa di meglio dei file D3. Ovviamente nei limiti del caso, perché già con la D3s gli ISO sono saliti, con la D4 e D4s sono aumentati i pixel, eccetera eccetera, tutte cose che sappiamo. Vero, come vera si è confermata la mia previsione. Leggo post, discussioni, interventi, ci penso e non capisco. Trovo dichiarazioni di chi si arrovella nel voler sostituire la D3s con la D4, chi dopo pochi mesi di D800 vorrebbe cambiarla con non si sa cosa, chi vende il 500mm perché tra un paio d'anni uscirà il modello nuovo e il modello corrente sarà troppo deprezzato (bravo, e intanto con cosa fotografi, col tubo dello scottex?). Ho letto veraci dichiarazioni d'amore per la D600/610. Non metto affatto in dubbio che sia una fotocamera dotata di un ottimo sensore, ma è anche la FF di casa Nikon di fascia Entry level, in buona sostanza non ci rammarichiamo se un mese dopo quell'acquazzone estivo, imprevisto, la nostra D600 possa presentare qualche problemino...
Come tutti, nel materiale fotografico ricerco la praticità d'uso e il risultato appagante. Come per molti, il mio fotografare è una ricerca di opportunità fotografiche, cioè occasioni per divertirmi a produrre qualche immagine che mi soddisfi. Di certo la mia non è la caccia all'ottimo optoelettronico assoluto. Da sempre utilizzo gli strumenti che mi posso permettere e che ho a disposizione, in buona sostanza non rinuncio ad un'occasione di ripresa solo perché con uno strumento migliore potrei sfruttare meglio quell'opportunità. Sembra un'osservazione bizzarra, ma se ci si pensa, con onestà, non lo è poi così tanto.
La spinta a rinnovare il nostro equipaggiamento dovrebbe partire dalle nostre reali necessità di utilizzo. Il tambur battente del mercato ovviamente spinge in direzioni che apparentemente coincidono con la nostra urgenza pratica, ma se si guarda con maggiore attenzione non si può non riconoscere che quei messaggi sono solo operazioni di marketing, e dovremmo essere in grado di mantenere l'opportuno distacco da utenti maturi e consapevoli. Ecco, appunto, il condizionale è d'obbligo, perché nella pratica siamo troppo spesso in balia del vento che tira, finendo per immaginare chissà quali vantaggi e superlativi risultati ottenibili con il nuovo modello di fotocamera ed obiettivo.
Questa corsa agli armamenti, questo perenne “rush” che da oltre dieci anni ci coinvolge, me compreso, temo vada a danneggiare, più che a migliorare, le nostre produzioni fotografiche. Scrivo queste note proprio per rifletterci sopra e cercare di sollevare quella che per ora è solo un'intuizione, l'intuizione di qualcosa di irrazionale, dissennato, un po' folle. Nell'era digitale, per arrivare ad una conoscenza solida di un particolare modello di fotocamera, ci va del tempo. Non è più come ai tempi del film quando, una volta individuato il posizionamento comandi, ben poco rimaneva da conoscere per padroneggiare al 100% la nuova fotocamera. Si finisce quindi per dismettere un apparecchio ben prima d'averlo usato per l'interezza delle possibilità offerte; come dire che non si è neppure completata la fase transitoria di conoscenza dello strumento, e il regime produttivo rimane una chimera, un target da trasferire al prossimo modello e poi a quello dopo ancora, così via.
Cambiare macchina e obiettivi, in modo quasi compulsivo, non migliora le nostre foto. A crescere sono solo i profitti dei venditori (e, mi auguro, anche dei costruttori). Considerando lo stato di concreta maturazione del settore digitale, forse è tempo di riflettere serenamente al nostro modo di produrre immagini più che allo strumento che usiamo per farle. In altri termini, per citare un caro vecchio amico fotografo, è sempre utile spremere a dovere le nostre macchine e i nostri obiettivi, mediando tra ciò che questi arnesi possono dare e quello che noi vorremmo ottenere. I risultati di queste mediazioni portano sistematicamente a buone immagini. Del resto questa nozione la conosciamo per bene tutti quanti, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. E allora, ogni tanto, è bene ravvivarne la memoria.
La mia esperienza con la D300 conferma le perplessità fin qui raccontate. Passata in quarta fila, dopo l'ingresso della D800, è tornata, per forza maggiore, in prima linea e mi ha fatto riscoprire ciò che in verità avrei già dovuto sapere, cioè che da quella fotocamera si possono ottenere valide immagini. Anche se non visiterò mai l'isola di Wrangel nel nord della Siberia, so che dai file della D300 posso produrre stampe enormi di ottima qualità. Insomma, sta a me usarla bene, ed è una parte de mio corredo a cui difficilmente posso (non “voglio”) rinunciare.
Valerio Brustia - Nikonland Agosto 2014
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75 Comments
... che solo con le D3 e successive si è materialmente realizzata, potendo andare da 50 ISO a 12.800 senza troppi patemi d'animo (adesso, con la D810 si può partire anche da 32 ISO), cambiando alla bisogna ad ogni scatto, addirittura impostando i terzi di EV o l'auto-ISO.
Mica paglia ...
... insomma, siate pure conservatori o ... risparmiosi ma non sottovalutate quanto è possibile fare con le nuove generazioni di fotocamera.
La D1 - lo racconta Joe McNally - gli ha permesso di scattare l'equivalente di 16 rullini senza cambiare rullino mentre era nel cockpit di un F14, cosa piuttosto complicata con una F5 (che era la macchina che aveva la volta prima) mentre il pilota compie le sue normali evoluzioni e, con i guantoni della tuta, il rullino ti schizza contro il canopit mentre siete in volo rovesciato e il dorso della F5 si stacca e ti finisce tra i piedi ... o la manovella si impiaccia tra le cinghie che ti tengono legato al seggiolino Martin
Queste cose però, adesso, con una D4s si possono fare anche di notte, riprendendo una intera missione andata e ritorno e rifornimento in volo compresi senza necesità di aprire per nessun motivo la fotocamera
Si Mauro, infatti tu sei l'esempio vivente del contrario di quello che ha scritto Valerio nell'editoriale.
Hai comprato qualsiasi macchina di un certo livello prodotta da Nikon dalla D2 in poi, e senza omvbra di dubbio prenderai la D811, D812, D813, la D4t, D4u, D4v e cosí via fino alla fine dei tempi e delle lettere.
Ma tu, come praticamente tutti noi, hai delle esigenze molto modeste e limitate.
Nel tuo caso la velocitá pura.
Peró, come giustamente ricordava Valerio appena qui sopra, il bisogno oggettivo é altra cosa, anche se difficilmente controllabile a livello emotivo.
E la conoscienza di un mezzo avviene sempre con il tempo, non con il numero di scatti in sequenza.
Per questo ed altro ancora a mio parere quello che a te sembra uno stupido accontentarsi di qualcosa, per molti altri é invece l'aver (finalmente) trovato quello che corrisponde al maggior numero di aspettative.
Mai a tutte, perché umanamente impossibile, ma a quelle che soggettivamente sono vissute come le piú importanti.
Anche in una lentissima mirrorless, magari con tecnologie di anteguerra.
Ma che ha delle caratteristiche importanti. Importanti per qualcuno, benché non per te.
Ed ovviamente viceversa, per altre macchine.
a_
Cavolo ... con tutte le permutazioni e combinazioni di numeri e lettere che ci sono, caro andre_, mi hai praticamente allungato la vita di un paio di centinaia di anni
Beh sì, ma diciamo che anche le differenze quantitative se sono sufficientemente grandi divengono qualitative... sennò si potrebbe dire che non c'è nessuna rivoluzione e nessuna possibilità di ripresa in più nemmeno oggi, visto che i T-Max 3200 si potevano tirare a 25.000 asa... il punto è dove finisce la teoria e inizia la pratica. Per molti mandare i rullini per posta aerea, facendo così arrivare le foto al giornale 24 ore dopo, significava perdere l'esclusiva a favore di quello con la D1, cioè de facto non fotografare...
Se invece devo parlare personalmente, io non sentivo l'esigenza di avere possibilità in più, ero contento di quel che si era in grado di fare con la pellicola e mi pareva, semmai, molto più problematico rinunciare alla qualità raggiunta in decenni di sviluppo (e che invece tanti erano stati disposti a buttare subito alle ortiche, con le prime digitali, in cambio dei vantaggi di cui parlavamo); sono quindi approdato al digitale un po' obtorto collo, e solo quando finalmente la qualità ha ricominciato ad essere comparabile con quella della tecnologia precedente. Per questo quando si parla di rivoluzioni anche lo sviluppo ha la sua importanza... probabilmente in calesse si viaggiava meglio rispetto al primo, famoso triciclo di Benz...
Tornando al digitale, ho poi imparato ad apprezzarne le piccole comodità, naturalmente (più di tutte forse il poter cambiare di sensibilità scatto per scatto, come ricorda Andre), ma rimangono un di più: per buttare una cifra alla buona, penso che il 70-80% delle mie foto potrei continuare a farle con una Velvia o Provia o Delta eccetera.
No, non è solo il 20% in più.
E' un modo molto diverso, più pieno, di approcciarsi alla fotografia rispetto alle abitudini della diapositiva. E' come fare DIA ma con una gamma che ce la sognavamo, un controllo in editing che non è mai esistito per chi faceva dia, un controllo simile alla stampa negativo, ma molto più ricco, una illimitatezza nelle numerosità di scatto, una estensione delle possibilità (alti iso =tempi rapidi o scattare in luce inesistente) e il POLAROID in tempo reale (a colori pure).
Non ti dico sott'acqua cosa significa vedere subito lo scatto e non dover fermarsi a 36 scatti!
No dai il digitale non è in discussione. In discussione, per il mio modo di vedere, è il nostro modo di viverlo: usarlo o farci usare.
Sono daccordo, il limite dev'essere quando il prodotto soddisfa le nostre reali esigenze, non quando aggiunge del superfluo che ti devi ingegnare per sfruttare...!
Chiaramente ogni situazione è personale e differente...
Avrò ben potuto dire la mia, non ti pare?
Io, secondo quanto dice andre_, sono un prototipo di consumista.
Ma nell'articolo di Valerio (l'originale ... non i commenti) leggo due cose fondamentali :
- una grande fotografia è del tutto svincolata dal materiale con cui la si è realizzata
- anche con un pezzo di antiquariato (come è oggi la D300) si può fare una grande fotografia.
Detto questo, e considerato sacrosanto il concetto, ne deriva però che per fare una grande fotografia ... bisogna farla, questa grande fotografia, non farsi pipponi a due mani del tipo ... quando c'era lui (!).
Io oggi ne ho fatta qualcuna. Con la D810. Avrei dovuto portarmi la D2x per sentirmi in ordine con la coscienza e intonato con l'editoriale di Nikonland (scelto da me) di questo mese ?
Perche' non e' questione di scelte individuali nella propria gestione della borsa foto, e' questione di abbandonarsi o meno alla fiumana. Ti ripeto, potessi, per mia curiosita', cioe' soprattutto per vedre se produco qualcosa di piu' soddisfacente, avrei tre corredi completi di tre brand diversi, ma so anche, perche' ormai certe cose le so, che il prodotto non sarebbe poi troppo differente e che questo mio sarebbe solo un cedere alla gola, alla tentazione del bambino davanti al vaso di caramelle ( non ne tira su una o due, fa la scorta).
Uno dei fenomeni piu' bizzarri, di cui ho accennato nel testo, e' quello che porta a sbattersi di meno a cercare foto soddisfacenti se si ha in mano un apparecchio non all'avanguardia. Guarda che succede, e succede eccome! Io l'ho vissuto piu' con gli obiettivi che con le macchine, anche se va detto che la mia D300 non e' mai entrata in un teatro. Bizzarro no? Il fatto e' che quella macchinetta dei 1600 iso ancora guardabili puo' farli e chi scrive ricorda d'aver fotografato il compianto De Andre' sia a a colori che in Bn con dei 1600 da dimenticare.
Poi ciascuno con le fotocamere che si e' legittimamente acquistato puo' farci quel che vuole, cavarci delle belle foto, fermarci il tavolo che balla o svenderle perche' nella sua testa non valgono piu' niente. La prima opzione dovrebbe essere il default. L'ultima invece fa solo impoverire noi e arricchire il commercio (e l'impoverimento nostro va a discapito delle "occasioni per fotografare"). Sul tavolo che balla, mi permetto di suggerire la zeppa di legno:)
Personalmente tendo ad affiancare un modello vecchio di sensore al nuovo piu' performante. Questo mi consente di estendere, ove necessario le possibilita' fotografiche. Certo non nascondo che questo si puo' fare oggi, e con le d2 e precedenti e' un po' improponibile.
Infatti il mio discorrere parte da un punto ben preciso, parte, come ha detto Andre, dall'ultimo sviluppo della vecchia generazione di fotocamere digitali, la D300. Per me, che non collaboro piu' con AP dal 2001, prima c'e' la Fuji Sensia 100 e colleghe.
In questa discussione c'e' una perla che forse ho notato solo io.
Il nostro Paolo Vento ha dato piu' importanza all'occasione che allo strumento che aveva in mano , e l'ha sfruttata.
Nonostante la fotocamara Desueta, e l'oblo' non ideale, ci ha provato lo stesso e la sua vecchia subal lo ha seguito nell'immersione con le verdesche al largo di Pico delle Azzorre.
Questa e' la risposta. Certo che con una d4s in Seacam con il superdome minerale avrebbe potuto ottenere immagini migliori, ma allo stato Paolo disponeva della vecchia D70 in scafandro Subal con oblo' piano. Ci ha provato uguale, e ha ottenuto dei risultati che soddisfano. Domani si puo' migliorare, ma adesso, ora, ha avuto in mano quello e lo ha usato!
Così scriveva Henri Cartier Bresson :
' Si è sviluppato un vero feticismo in fatto di tecnica fotografica, che deve essere creata e adattata unicamente per realizzare una visione; è importante nella misura in cui dobbiamo impadronircene per rendere ciò che vediamo.
Mi diverte sempre l'idea che molte persone hanno della tecnica fotografica, che si traduce nel gusto smodato per la nitidezza dell'immagine, per la passione del minuzioso, dell'accuratezza : forse sperano con questa illusione ottica di catturare la realtà più da vicino?...
...sono in realtà lontani dal vero problema quanto quell'altra generazione che avvolgeva tutti i suoi aneddoti con il flou artistico.'
Piuttosto che la nitidezza e la incisione ( come si diceva una volta noi pellicolari) io presterei attenzione anche , per esempio, alla portabilità ed alla praticità di corpi digitali ed obiettivi zoom superdimensionati che spaventano i possibili soggetti e quindi che non danno più la possibilità di fare foto "discrete" come quelle che faceva Bresson, se non con superteleobiettivi.... e quindi, in pratica, non danno più la possibilità di fare grandissime foto come quelle di Bresson o Doisneau o Erwitt etc etc
Il problema della fotografia moderna di massa di tanti appassionati è che si fanno catturare dall'idea (consumistica) di possedere un oggetto supertecnologico, piuttosto che quella di poter utilizzare uno strumento soltanto funzionale a realizzare fotografie degne di questo nome, che abbiano anche, se possibile, un contenuto artistico
Hai perfettamente ragione, ma secondo me il problema sta ancora prima.
Troppo spesso non si fanno piú "foto", ma si producono immagini che non vengono praticamente mai finalizzate (lasciamo perdere stampate), ma osservate ossessivamente in ogni singolo pixel.
La foto non conta piú, come non contano piú soggetto e contenuto.
Contano solo i singoli pixel.
Ovvio poi che il risultato diventa che la tecnologia di due anni fa mostra impietosamente la corda. A livello di singolo pixel.
a_
Io penso sempre che dalle 12MP Nikon in poi ogni fotocamera permette di fare scatti archiviabili con soddisfazione. La fotografia è certo anche un'arte tecnica: come un pittore non disdegna colori ad olio fatti con i migliori pigmenti e pennelli delle migliori setole, un fotografo non disdegnerà una fotocamera più comoda o performante. Ma non è il pennello a fare l'immagine, ma la mente dell'artista o del reporter. Gli strumenti fanno ciò che gli facciamo fare.
Ciao,
Adri.
Ciao a tutti e un saluto particolare all'autore di questo articolo. Complimenti sia per il contenuto che per la forma!!
Sai, sto valutando l'acquisto di un secondo corpo da affiancare alla meravigliosa d800, e che possa sostituirla in tutti i momenti ad alto rischio rotture o clima estremo, e leggendo questo meraviglioso articolo mi sono convinto ad acquistare nel mercato dell'usato una d300s. Stavo pensando ad una d700 o addirittura una d3, ma qui parliamo di cifre molto diverse. (anche se il mio sogno sarebbe una d3s ).
Se conoscete qualcuno di fiducia che mi fa un buon prezzo fate un fischio !!
Buona giornata.
Un'altra D800?
Ach, consiglio interessato.
Comunque non lo sottovaluterei
Nella tua presentazione hai scritto che fai esclusivamente ritratti.
La D300s in questo articolo è la protagonista della foto natura, subacquea etc. etc. per chi ancora ce l'ha pagata a prezzo pieno e può proficuamente continuare a sfruttarla, non perchè la deve comperare. Oggi ? (!). Né per chi la considera alla pari del meglio che c'é oggi.
Io francamente non vedo qualche cosa di più robusto atto a sostituire la D800 in caso di clima estremo che non sia una D3 o una D4.
Ma per farci che ? Sempre ritratto ? In Kamchatka ?
Se invece parliamo di un secondo corpo "a perdere", allora è un altro discorso. Personalmente tra un aratro D700 e una più plasticosa D600, entrambe usate, andrei sulla seconda.
Se si rompe la si ripara
Ciao, Mirco;
io sono passato dalla 300s alla 800 e continuo a girare per campi e brughiere, tra brume e nebbie, esattamente come facevo con la "piccolina"(che, tra l'altro, per me è resta una gran macchina). Non mi farei grossi problemi.
Ecco, una D600 (o due D600), questa forse è la solla più...
Ecco perchè pensavo ad una d300s, ottimo corpo pro contro il clima, basso costo contro i delinquenti, utilizzabile in caso come arma contundente senza alcuna pietà
PS: La MIA d800 resta il mio amore coccoloso, comperata in negozio nital a prezzo folle, le voglio bene come a una figlia, e pensa che mi ripaga sbagliando la messa a fuoco solo quando la usano gli altri, mi vuole bene !!!
Cmq siete stai molto molto gentili a cercare di farmi ragionare !! Grazie di cuore!!
La D300s (con annesso 70-200/2.8 VR II) me l'hanno rubata al campo di football mentre ero girato e lei a terra, io avevo in mano la D3 con il 400/2.8 VR II
In certi posti è meglio non andare, a prescindere dal corpo macchina che si possiede. Opinione personale di uno che ha venduto anche il 400/2.8 VR II per paura di essere rapinato al ritorno nel parcheggio ...
Mah, allora meglio una ML: leggera, compatta, poco appariscente, tira fuori dei file di buona qualità e ti permette di fotografare ovunque portandola sempre con te grazie alla sua maneggevolezza, e non dà nell'occhio ai malintenzionati.
Tra l'altro, oggi sul mercato dell'usato ne trovi di tutti i prezzi ché c'è solo l'imbarazzo della scelta...
Ciao Pedrito, non sono ancora pronto per il mondo mirrorless, sto facendo un percorso di studio personale che ha ancora qualche anno di "alza specchio" davanti, grazie cmq.
Ciao Mauro, che brutta esperienza... Colgo l'occasione per salutarti e farti i complimenti per gli articoli e le varie iniziative che hai promosso nel forum. Sto leggendo un po in giro e anche i modelsharing che hai organizzato avevano un taglio di alto livello, complimenti ! Non vedo l'ora di aver l'occasione di fare quattro chicchere
Io credo che ognuno possa fare le migliori fotografie che sa fare se impara a conoscere bene i propri strumenti.
Fino a qualche mese fa io utilizzavo una D2x, macchina più vecchia della D300 di cui si parla in questo articolo e, credo, ben più scorbutica.
Non mi sognavo nemmeno di pensare certe cose (che peraltro non amo fotografare) ma mi sono tolto parecchie soddisfazioni.
Quindi credo che in questo senso il filo del ragionamento sia da apprezzare.
Certo che, da quando ho la D810 mi sono riconciliato con il mondo e dopo ogni scatto ... sorrido a 32 denti !