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Il punto di rottura... fotografia o fotoscopia ?


Quattro anni fa mettevo online questa discussione, basata su due articoli pubblicati anche altrove, ma secondo me allora come ancora non abbastanza compresa

.... ne riparliamo?




L'avvenimento epocale:



Immagine Allegata: s1000pj.jpg


La prima fotocamera al mondo in grado di fare a meno di tutto il resto della catena: produce immagini e video, li può ritoccare anche on-camera ma sopratutto, ne consente l'immediata visione attraverso la proiezione diretta su qualsiasi superficie, con dimensione tra i 13 ed i 100cm di lato lungo!

Indipendentemente dalla collocazione di mercato, dal costo e dal plauso all'azienda più bella di questo mercato che é la nostra amata Nikon, c'é davvero da chiedersi cosa ne sia allo stato attuale della fotografia, intesa nel senso proprio del termine, cioé di materializzazione concreta di una percezione individuale...



Fotografia o "fotoscopia" ?




Etimologicamente parlando, fotografare equivarrebbe a 'scrivere con la luce', tracciare cio? un segno tangibile e più o meno indelebile su di un materiale concreto come la carta, il legno, la pietra.
Oggi tuttavia, a meno che non siate abituati a prendere appunti con un raggio laser su di una lastra di plexiglass (come in molti simulano, estraendo repentinamente un palmare dalla fondina), sembrerebbe che i più preferiscano limitarsi a guardare al monitor del pc, o ancora peggio, su quello della propria fotocamera digitale, il frutto delle proprie elucubrazioni.

Mi capita spesso di ascoltare critiche più o meno fondate sulle qualità di sensori ed obiettivi, basate sul fatto di averle osservate al 100% di ingrandimento su schermi dal costo di svariati variopinti bigliettoni.
D'altra parte, osservo come nel mondo professionistico dell'immagine, si tenda ormai a cercare maniacalmente di ottenere il "risultato finale" più tonico, saturo e compatto possibile sul malcapitato soggetto... oggetto di queste artificiose correzioni, indipendentemente dalla sua natura e dalla percezione di essa che se ne abbia usualmente.

Il tutto ancora più evidente quando il professionista di turno utilizzi come contropartita di tante attenzioni estetiche anche una serie di immagini nelle quali lo stesso soggetto venga maltrattato (sempre artificiosamente) in termini cromatici e di dinamica del disturbo digitale, per dare la sensazione delle antiche tecniche fotografiche oppure, ancora più di recente, attraverso applicazioni di software diffusissimi su apparecchi come gli i-Phone, così come nelle comunità dedite alla "Lomography addiction" Immagine inserita

Normalmente queste ambiguità di ispirazione e realizzazione (riconducibili però unicamente a sperimentazioni da laboratorio) possono essere accompagnate dalla domanda:
<Quale vi piace di più delle due versioni di questa foto?>
cosa che già ci dice tanto della ferrea ispirazione dell'autore

oppure dall'affermazione:

<In camera oscura analogica si facevano le stesse cose che adesso in camera chiara digitale>
cosa che ci fa altresì comprendere come quel soggetto in camera oscura ci sia stato davvero poco per non ricordarsi a costo di quali fatiche, tempi e costi si poteva tentare di avvicinarsi dopo miriadi di prove al risultato che con pochi clic del mouse oggi un elaboratore consente a tutti di ottenere

Ingrandire a monitor un'immagine aiuta senza dubbio a cancellare ogni traccia residua dell'umana fallacia con cui le fotografie di un tempo facevano i conti col fotografo che le aveva scattate
(scherzava Bob Capa sui difetti formali delle sue foto dicendo: "se é un pò fuori fuoco vuol dire che ero molto vicino!")
ma non consente di avere un parametro assoluto di valutazione che invece continua ad esistere ed a chiamarsi oggi come ieri



S T A M P A



Non vi consiglio quindi di astenervi da questa sana palestra che consente ai fotografi di ogni livello di comprendere l'efficacia globale del metodo attuato, qualunque esso sia, da qualsiasi sorgente, argentica o digitale derivi.

Stampare le proprie immagini aiuta a stabilire un rapporto dimensionale con la fotografia anche in termini di utilizzo finale, nonché a valutare le reazioni degli osservatori in maniera oggettiva e non più in dipendenza dalla qualità e taratura anche del migliore dei monitor collegato ad un computer.

Trasferire su carta una foto aiuta altresì a tramandare e conservare in maniera differenziata una parte del proprio modo di osservare le cose e le persone.
Pratica molto utile in un mondo tanto più informatizzato quanto disinformato sul pericolo reale della scomparsa di una fetta delle memoria collettiva come ciò che ha rappresentato essere la fotografia popolare dalla sua diffusione ai primi del 1900 fino all'altroieri?


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A nudo




Percezione, superficie e segno, sono i tre principali ingredienti della nostra ricetta: la foto-grafia.

Ne parlo come di ricetta invece che di obiettivo, perché considero la sua pratica essere un mezzo, necessario a materializzare un'idea.

Siccome vogliamo lasciare il segno, allora utilizziamo una superficie per esprimere la percezione che attraversa la triade sensoriale così ben localizzata da Henry Cartier-Bresson in un percorso che coinvolga mente, cuore, occhio.

Il segno tangibile della nostra percezione (la stampa della foto su di una superficie, che oltre ad essere elemento materiale) però anche soggettivamente interpretabile già soltanto per il fatto di tentare di riportare le tre dimensioni della realtà fotografata in una mera bidimensionalità a cui la limita il supporto scelto.

In questo senso, il limitarsi alla visione delle immagini su monitor, (ciò che considero foto-scopia) consente, sia pur sempre in maniera soggettiva, di godere delle capacità tridimensionali che certi sistemi scheda grafica-monitor consentono, anche se in una condizione a volte difforme dalla realtà ripresa.

Quando fotografiamo (nel senso quindi di voler lasciare un segno) tentiamo il più delle volte di ottenere indietro quella tridimensionalità che la superficie ci nega dal punto di vista fisico, adoperandoci in fase di ripresa in tutti i modi con cui poter suscitare nell'osservatore quella sensazione di "profondità" che di rigore dovrebbe mancare alla nostra stampa.

La direzione della luce e la proiezione delle sue ombre gioca un ruolo insostituibile a questo fine e pertanto il foto-grafo tenderà ad orientare le luci rispetto il soggetto oppure, se gli riesca più facile, orientarsi lui rispetto la luce, in relazione alla posizione del soggetto.

Dove tutto ciò assume dignità artistica?
Eminentemente nella fotografia di ritratto, ancor più importante se orientato al nudo e quando voglia differenziarsi dagli altri generi, meno nobili, che del nudo fanno strumento per differenti pulsioni.

E' sconsigliabile avvicinarsi a questo genere senza aver prima metabolizzato l'esempio di chi faccia un uso strumentale delle sorgenti di illuminazione (qualunque esse siano) non solo in fotografia, ma eminentemente anche in pittura, dove lo sforzo di approssimazione al vero (mutuato da un'attenta osservazione dell'influenza della Luce sul Colore e di entrambi gli elementi sulla Figura.

Sintesi di questa attività di ricerca é la scoperta di un linguaggio delle immagini che viene manifestato indipendentemente dal giudizio estetico che concerne il soggetto ritratto: non si discute più soltanto di bello e brutto, ma di infinite gradazioni di coinvolgimento emotivo che spaziano da un estremo all'altro della nostra personale scala cognitiva.
Tanto da rendere il genere del ritratto ben all'altezza di ogni altra possibilità creativa che la fotografia associata alla gestione digitale dell'immagine ci consente.

Pertanto se sconsigliare qualcosa debbo... é proprio di far ricorso nel ritratto ad elementi di fotoritocco prima di aver invece gestito il soggetto in termini di ricerca della sua migliore prospettiva dimensionale: semplificare l'attrezzatura in questi casi, spesso giova parecchio e mette "a nudo" le capacità percettive personali.

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Allora... indipendentemente dal pretesto, cioé quello della presentazione della rivoluzionaria Coolpix [ndr: oggi arrivata ad una seconda versione] che prima o poi comprerà, se non altro per poter disporre di un proiettore digitale tascabile e di prezzo tutto sommato limitato per quanto ovviamente imparagonabile ad attrezzature specifiche di altra caratura, voglio aprire questa discussione per segnalare quanto importante invece sia diventata oggi la collocazione commerciale di un mezzo, come dovrebbe essere una fotocamera (compatta per giunta) che va diventando ogni giorno di più ... il fine ultimo della catena dell'immagine.

E se ciò ancora non smuovesse emozioni dal fondo delle vostre anime di image-catcher, pensate al potenziale danno che un apparecchio da "soluzione finale" come questa Coolpix potrebbe causare al tanto trascurato problema del memory-bug che la prossima generazione, guardando indietro alla nostra si troverà a dover affrontare:

oggi la maggior parte delle persone che scatta fotografie con compatte digitali (quali che siano) si "dimentica" sistematicamente di effettuare backup delle immagini catturate: ne stampa due o tre, secondo un principio di sana economia che il mezzo ormai ci consente e, prima o poi, butta nell'oblio del cestino digitale il resto delle foto scattate, senza riuscire a comprendere che, anche senza pretese di qualità minima, il compito a cui si era dedicato scattando le foto di viaggio, alla festa, o di ritratto dei propri cari, era prima di tutto un'operazione di conservazione documentale di una generazione, alla quale da almeno centoventi anni ci eravamo abituati a sottostare.



Un buco nella memoria collettiva:


E' questo il punto di rottura di cui parlo tra le righe di questa discussione, alla quale mi farebbe piacere partecipaste per sentire quanto riusciate a percepire il problema.

ne parlo spesso con i miei amici fotografi di tutte le...razze...

Molti sono affascinati da quelle opportunità che ritengono divertenti, creative, attuali... come Hypstamatic, l'App per I-phone che consente di ottenere una grafica assolutamente in controtendenza con le (ottime) qualità fotografiche di quel telefono in questo momento assolutamente trendy...

Altri sono integralisti bianconeristi argentici, tanto da firmare le proprie creazioni con logotipi del genere "silverprint" o simili....
esempio celebre ? Gianni Berengo Gardin, che timbra le sue stampe con diciture tipo "autentica fotografia" o rilascia dichiarazioni del genere

...E allora chissà cosa ne pensa del fotoritocco...
E' il male assoluto (ride, ndr), un taroccamento per cambiare il dna del reale senza chiedergli il permesso.<<Io sono un cronista non un creativo. La realtà la voglio documentare così com'é, senza stravolgerla ma soprattutto accantonando qualsiasi tentazione di renderla più accattivante in maniera artificiale. Ecco perché il digitale non mi piace: si scontra con la mia mentalità di fotoreporter>>


Non rendete questa discussione una tribuna su digitale-non digitale: non é questo l'argomento che intendo discutere!

Vorrei invece porre attenzione su argomenti come il ruolo sociale del fotografo nel difficile ruolo che gli é ascritto di tramandare parte della memoria collettiva del nostro tempo.

Non importa che ce ne rendiamo conto: volenti o nolenti i nostri scatti possono servire a trasportarci avanti nel tempo, nelle mani e attraverso gli occhi di coloro che saranno e che oggi non conosciamo ancora.

Come ciò sarà possibile é l'argomento principe di questa riedizione dei due articoli di cui sopra...


72 Comments

Foto
Adriano Max
ott 04 2013 13:17

Ricordo quanto ti è caro un muro con le foto appese ...

;)

 

... ma per alcune cose confido in una memoria di riproduzione: quella scintilla contenuta in qualcosa di nostro che altri vogliono 'possedere' e in qualche modo copiano: la vera memoria sta in questa trasmissione, anche la carta un giorno brucerà della lenta combustione che le è propria se messa a contatto con l'ossigeno. Di noi resteranno i riflessi, i bagliori, ciò che ha illuminato l'anima, le anime di altri ...

 

Ciao,

A.

Foto
Max Aquila
ott 04 2013 14:07

Ricordo quanto ti è caro un muro con le foto appese ...
;)
 
... ma per alcune cose confido in una memoria di riproduzione: quella scintilla contenuta in qualcosa di nostro che altri vogliono 'possedere' e in qualche modo copiano: la vera memoria sta in questa trasmissione, anche la carta un giorno brucerà della lenta combustione che le è propria se messa a contatto con l'ossigeno. Di noi resteranno i riflessi, i bagliori, ciò che ha illuminato l'anima, le anime di altri ...
 
Ciao,
A.

allora non mi spiego :-)

una stampa non memorizza, Adriano,
ma ci RICORDA...

la memoria non sempre e' sufficiente per trasportare l'emozione
Foto
Adriano Max
ott 04 2013 14:20

Sì, diciamo cose simili da prospettive diverse ... io sono sempre un po' sulle nuvole !

:)

Foto
Max Aquila
feb 28 2015 22:30

 

“Il ventunesimo secolo sarà un enorme buco nero a causa del progresso tecnologico». A pronosticarlo, all’American association for the advancement of science, è stato uno dei padri di internet, ovvero l’informatico statunitense Vint Cerf, vicepresidente di Google e fondatore, con Bob Kahn, del protocollo TCP/IP. Il fatto che sia stato proprio lui a sostenerlo rende la cosa non soltanto certa ma soprattutto spaventosa.

C’è un effettivo rischio verso il quale ci stiamo dirigendo a causa di un sempre maggiore accrescimento di documenti conservati in forma digitale, tale rischio corrisponde ad un vero e proprio dissolvimento della storia. Vint Cerf ha parlato specificamente di un nuovo Medioevo, e dunque di un’epoca buia alla quale abbiano noi tutti contribuito la nascita.

 

Gli storici del futuro, che vorranno dire qualcosa sul ventunesimo secolo, incontreranno un’enorme difficoltà nel ricercare le fonti, questo perché foto e documenti di qualsiasi sorta, saranno stati immagazzinati nel web, e probabilmente saranno andati anch’essi in putrefazione. Ecco così creato quel buco nero in cui il ventunesimo secolo si troverà ad essere inghiottito

Alla fine, ha spiegato Vint Cerf, tutti i nostri documenti attuali rappresentati dai Tweet, Blog, video, immagini digitali, non saranno più leggibili perché ormai totalmente deteriorati e non più adeguati ai nuovi macchinari.

La faccenda sembra essere piuttosto paradossale, perché oggi gran parte degli individui si affida alla tecnologia pensando di garantire maggiore sicurezza ai propri file, inconsapevoli invece, che ciò al quale ci stiamo affidando corre il rischio di un’obsolescenza futura, causata dal progresso stesso.

 

Vint Cerf ha spiegato come il rischio sia la decomposizione del Bit. Il Bit potrà essere completamente inutile un domani se i nuovi software ed hardware non saranno in grado di decifrarli perché privi di un sistema in grado di poterlo fare, basti pensare a come i nostri computer odierni non sono più adatti alla lettura dei floppy disk sui quali non molto tempo fa gran parte dei documenti venivano raccolti.

Buona parte dei documenti del passato non sono stati vittime di questo problema ed infatti sono stati recuperati per la ricostruzione storica. Tramite la lettura di corrispondenze epistolari, ha notato Cerf, è stato possibile comprendere molto sulla vita di svariate persone. Cosa ne sarà invece un domani delle nostre corrispondenze tramite il web?

 

L’appello che saggiamente lancia Vint Cerf è quello di stampare tutte le foto a cui teniamo di più, cosicchè da poterle conservare, ed inoltre annuncia ad una possibile risoluzione del problema: con la creazione di una pergamena digitale alla quale stanno già pensando alcuni ricercatori della Carnegie Mellon University di Pittsburg. Il suo fine dovrà essere quello di leggere file ormai disusati, anche su macchinari moderni, attraverso una particolare tecnica.

Intanto però, sarebbe meglio cominciare a cambiare le nostre abitudini: in fondo nessuno ci ha mai imposto di smettere di stampare le nostre foto, nessuno ci ha mai imposto di smettere di utilizzare penne, fogli e quanto altro, di toccare con mano le tracce che noi stessi lasciamo   

 

Articolo del 23/02/2015 di Antonia Buono, tutti i diritti riservati

 

 

Insomma...

adesso mi dà ragione perfino il vicepresidente di Google, questo Vint Cerf  (che si tratti di abbreviazioni invece che di un vero nome?)

peraltro cofondatore con Bob Kahn del protocollo TCP/IP (che adesso capiamo trattarsi del nome del cugino...)

Immagine Allegata: Vint-Cerf-300x164.jpg

 

il quale solennemente ed in pieno 2015, ci invita a darci alla stampa fotografica per salvaguardare quello che della memoria collettiva dei nostri giorni vada tutelato.

 

Ebbene, i nostri seguaci qui su Nikonland, stanno avanti, Mr. Vint... stanne Cert!!!  :bigemo_harabe_net-143:

Abbiamo qui su NL un covo segreto di amanti della stampa che affronterà il blackout informatico con serenità e fiducia :)

Foto
Adriano Max
mar 02 2015 10:28

Abbiamo qui su NL un covo segreto di amanti della stampa che affronterà il blackout informatico con serenità e fiducia :)

 

Stampando su carta per la conservazione dell'immagine e impaginando libri e libretti per la condivisione ...

:)

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danighost
mar 02 2015 11:57

Una mia curiosità (da molto tempo, e mai il coraggio di chiedere), supponendo una fotografia stampata in 10x15, e premettendo anche di avere perso il file originale, quanto scansionandola o rifotografandola si và a perdere rispetto ad una stampa in formati più alti? tipo 30x45 o superiori ... 

 

Questo nel caso servisse una copia della foto, e ripeto non si avrebbe più l'originale ... 

Stampata... Come? ;) 

Una stampa da fotolab (o un "camera oscura di serie" se parliamo di foto piú vecchie) se va bene contiene le informazioni adatte alla visione di quel formato.

Piú spesso non contiene nemmeno quelle, e se la andiamo ad osservare é davvero brutta... :( 

 

 

Probabilmente la migliore stampa professionale ha qualcosa di piú, ma sempre ben lontano dall'informazione nella pellicola o nel file originale.

a_

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danighost
mar 02 2015 13:08

Stampata dal fotografo/stampatore sotto casa ... 

Non mi sembra un gran rivoluzionario questo Vint Cerf.

 

Già Asimov nei suoi romanzi anticipava questo (anzi, raccontava di come l'uomo avesse addirittura, nel futuro, perso la memoria del suo luogo d'origine e non ne ritrovasse più le tracce in documenti elettronici salvati in formati di cui non si avevano più gli strumenti di lettura : Isaac Asimov - Foundation and Earth)

Foto
Adriano Max
mar 03 2015 10:28

Non mi sembra un gran rivoluzionario questo Vint Cerf.

 

Già Asimov nei suoi romanzi anticipava questo (anzi, raccontava di come l'uomo avesse addirittura, nel futuro, perso la memoria del suo luogo d'origine e non ne ritrovasse più le tracce in documenti elettronici salvati in formati di cui non si avevano più gli strumenti di lettura : Isaac Asimov - Foundation and Earth)

 

Ma noi siamo necessariamente umano-centrici: la memoria umana, storica, è un'invenzione recente. Gli uomini come noi calpestano la terra da qualche decina di migliaia di anni soltanto e abbiamo fatto in tempo a dimenticarci degli altri ominidi, di quando avevamo più peli, di quando avevamo nidi, capanne, non case. Abbiamo dimenticato che di notte le uniche luci sono la Luna e le stelle, il fuoco se sappiamo farlo. 

 

Tutte le tecnologie sono memoria. Un rametto è il grimaldello per prendere le formiche se ha la forma adatta, il cacciavite avvita le viti con il taglio complementare. La fotografia è un'immagine. Una rappresentazione. Essa stessa ci ha fatto dimenticare che esiste una memoria diversa, fatta di parole, racconti, sentire che va vibrato dai nostri corpi.

 

Le foto stampate sono importanti ... certo ... ma le parole sono più importanti. Gli uomini che sanno vivere insieme sono più importanti. 

Questa comunità, Nikonland, è più importante delle foto che può produrre.

 

Ciao,

Adri.

Foto
Max Aquila
mar 03 2015 16:22

 

Ma noi siamo necessariamente umano-centrici: la memoria umana, storica, è un'invenzione recente. Gli uomini come noi calpestano la terra da qualche decina di migliaia di anni soltanto e abbiamo fatto in tempo a dimenticarci degli altri ominidi, di quando avevamo più peli, di quando avevamo nidi, capanne, non case. Abbiamo dimenticato che di notte le uniche luci sono la Luna e le stelle, il fuoco se sappiamo farlo. 

 

Tutte le tecnologie sono memoria. Un rametto è il grimaldello per prendere le formiche se ha la forma adatta, il cacciavite avvita le viti con il taglio complementare. La fotografia è un'immagine. Una rappresentazione. Essa stessa ci ha fatto dimenticare che esiste una memoria diversa, fatta di parole, racconti, sentire che va vibrato dai nostri corpi.

 

Le foto stampate sono importanti ... certo ... ma le parole sono più importanti. Gli uomini che sanno vivere insieme sono più importanti. 

Questa comunità, Nikonland, è più importante delle foto che può produrre.

 

Ciao,

Adri.

quella non e' memoria, Adriano: ma ricordo

ossia memoria collegata a cuore (cor-cordis): anima...

 

P.S.

ma te l'avevo gia' risposto qui, su questa stessa discussione, un anno e mezzo fa... :bigemo_harabe_net-143:

Foto
Adriano Max
mar 04 2015 13:29

quella non e' memoria, Adriano: ma ricordo

ossia memoria collegata a cuore (cor-cordis): anima...

 

P.S.

ma te l'avevo gia' risposto qui, su questa stessa discussione, un anno e mezzo fa... :bigemo_harabe_net-143:

 

Mah, sono spesso usati come sinonimi, anche se forse tecnicamente la memoria è la capacità del nostro corpo/cervello di memorizzare le cose, mentre il ricordo è atti o oggetti (e le parole sono oggetti, tecnologia ! : la prima della storia dell'uomo forse) in grado di richiamare e trasmettere tali memorie.

In questo mio modo di pensare, la foto in sè è solo un ricordo: se non si è uomini e non si contengono le memorie in grado di decifrare una foto, la foto non sarà dissimile da un oggetto che non conosciamo: dovremo costruire una nostra rappresentazione mentale di ciò che osserviamo, collegarla alle nostre memorie e sentire se tutto ciò ha un senso. Nè più ne meno di quello che facciamo guardando la foto di un attrezzo sconosciuto o la sua immagine, o l'immagine di un uomo sconosciuto in un luogo e in un tempo sconosciuti. E' la nostra memoria che viene attivata insieme alla nostra umanità, che è forse l'anima a cui accenni e che per me è corpo vivo e muore con esso.

 

Memoria e ricordo per noi uomini quindi sono strettamente interconnessi, forse io e te diciamo le stesse cose ma certo tu confidi più di me nella foto stampata e la sua vita leggermente più lunga della nostra ... io oramai credo solo agli uomini buoni e alla possibilità di consegnarmi il più possibile a loro, facendomi conoscere fin dove è possibile e fin dove io sono in grado di farlo. 

;)

 

Ciao,

Adri.

Scusate, capisco il bisogno di distinguere (ed in questo sono perfettamente d'accordo con Max). 

Ma il significato quotidiano di memoria e ricordo é lo stesso, semmai piú ridotto nel secondo caso.

 

Non sarebbe meglio parlare di memoria reale ed emozioni, o qualcosa di simile?

Altrimenti io mi perdo...  :wacko:

Ed invece la distinzione é estremamente interessante, ed a mio parere rende perfettamente giustizia al tema originale. :) 

a_

Foto
Adriano Max
mar 04 2015 14:07

Ho accennato a quanto mostri, ma le parole e le distinzioni da fare sarebbero troppo in questo contesto ...

 

La memoria è un processo attivo: non è un contenitore da cui attingiamo. E' fatta del ricordo, dell'azione di recupero e sintesi attraverso emozioni, ragionamento, coscienza; la memoria siamo io e te che la rendiamo reale. E' relazione.

 

Senza di noi le statue degli egizi e i geroglifici scolpiti e le piramidi che dovrebbero rendere immortale la civiltà egizia non sarebbero che oggetti. E gli oggetti, come le montagne, si sgretolano e diventano la sabbia delle spiagge se non li si conserva ... ovvero se noi non continuiamo ad interrogarci su di essi e a trasmettere la nostra meraviglia. Riproducendola di continuo come riproduciamo i nostri corpi.

 

Per ora non conosciamo altro modo. La fotografia è uno dei nostri media: ovvero strumenti per realizzare oggetti che parlino alla nostra memoria o la estraggano o la mettano in relazione tra noi o/e altri oggetti.

 

Ciao,

Adri.

Foto
Max Aquila
mar 04 2015 15:20

 

Mah, sono spesso usati come sinonimi, anche se forse tecnicamente la memoria è la capacità del nostro corpo/cervello di memorizzare le cose, mentre il ricordo è atti o oggetti (e le parole sono oggetti, tecnologia ! : la prima della storia dell'uomo forse) in grado di richiamare e trasmettere tali memorie.

In questo mio modo di pensare, la foto in sè è solo un ricordo: se non si è uomini e non si contengono le memorie in grado di decifrare una foto, la foto non sarà dissimile da un oggetto che non conosciamo: dovremo costruire una nostra rappresentazione mentale di ciò che osserviamo, collegarla alle nostre memorie e sentire se tutto ciò ha un senso. Nè più ne meno di quello che facciamo guardando la foto di un attrezzo sconosciuto o la sua immagine, o l'immagine di un uomo sconosciuto in un luogo e in un tempo sconosciuti. E' la nostra memoria che viene attivata insieme alla nostra umanità, che è forse l'anima a cui accenni e che per me è corpo vivo e muore con esso.

 

Memoria e ricordo per noi uomini quindi sono strettamente interconnessi, forse io e te diciamo le stesse cose ma certo tu confidi più di me nella foto stampata e la sua vita leggermente più lunga della nostra ... io oramai credo solo agli uomini buoni e alla possibilità di consegnarmi il più possibile a loro, facendomi conoscere fin dove è possibile e fin dove io sono in grado di farlo. 

;)

 

Ciao,

Adri.

troppo lungo, Adriano:

la scheda, l'obiettivo, la macchina, l'hard disk, il file sono la memoria.

 

La foto e' il ricordo.

:bigemo_harabe_net-143:

Foto
Adriano Max
mar 05 2015 08:44
La versione breve non mi basta, purtroppo... Ciao grande Aquila !
:-)

Bah, io vi rimanderei a quanto scritto nell'editoriale :

 

 

Vorrei invece porre attenzione su argomenti come il ruolo sociale del fotografo nel difficile ruolo che gli é ascritto di tramandare parte della memoria collettiva del nostro tempo.

Non importa che ce ne rendiamo conto: volenti o nolenti i nostri scatti possono servire a trasportarci avanti nel tempo, nelle mani e attraverso gli occhi di coloro che saranno e che oggi non conosciamo ancora.

 

 

da morto un fotografo difficilmente potrà trasferire i suoi ricordi. Ma se avrà mantenuto un cassetto di memorie direttamente fruibili dai posteri nel modo più immediato (e quantomeno possibile), allora si che non perderemo i suoi ricordi.

 

Domenica mia madre mi ha mostrato una foto in cui lei, tredicenne, era avvicinata da un cane. La foto è stata scattata da un cugino morto una decina di anni fa e che io ho visto solo una volta nella mia vita e nemmeno me lo ricordo.

Chissà da quanti anni è morto quel cane. Il molo in cui si trovava non esiste più. Eppure la fotografia è li, in bianco e nero, 10x15cm. Non ho idea con che macchina sia stata scattata e non ci sono indicazioni sul produttore della carta. Ma esiste ed io la posso vedere. E l'avrò anche quando non ci sarà più l'ultima protagonista di quello scatto.

 

O stavate parlando di altro ? :)

Foto
Adriano Max
mar 05 2015 10:31

Delle stesse cose in altro modo ... comunque mi sta scoppiando il cuore di nostalgia !

:)

Foto
Valerio Brùstia
mar 06 2015 14:57

E adesso introdurrei il Diritto all'Oblio

 

avanti scatenatevi

Io faccio sempre pochi scatti e praticamente tutti, dopo la selezione, vengono stampati come si deve.

 

Ho un cellulare che non so utilizzare se non per telefonare. In quanto alla condivisione delle immagini cercherò di farlo ma solo per partecipare alle discussione di Nikonland.

 

Una foto per me vale se è stampata, non ci sono tanti altri discorsi da fare.

Foto
Max Aquila
mar 25 2015 15:51

Io faccio sempre pochi scatti e praticamente tutti, dopo la selezione, vengono stampati come si deve.

 

Ho un cellulare che non so utilizzare se non per telefonare. In quanto alla condivisione delle immagini cercherò di farlo ma solo per partecipare alle discussione di Nikonland.

 

Una foto per me vale se è stampata, non ci sono tanti altri discorsi da fare.

e dove sei stato finora Locutus invece che qui su Nikonland...???

 

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