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Yousuf Karsh : c'è un breve momento ...
gen 05 2017 13:45 |
Lieve
in Grandi Fotografi
Yousuf Karsh suggerisce la postura delle mani a Papa Giovanni XXIII
Yousuf Karsh è il più grande fotografo ritrattista del nostro tempo.
La sua firma vale, con le dovute proporzioni dovute al differente mezzo, quella di Caravaggio o di Hayez o di Boldini per avvicinarci di più ai tempi nostri .
Nel suo studio di Ottawa c'era la fila per farsi ritrarre.
E lui poteva andare a ritrarre chi voleva.
Nato in Armenia nel 1908, fuggito alle persecuzioni con la famiglia nella più tranquilla Aleppo, si ritrovò nel Quebec da uno zio che faceva il fotografo. Lo zio, viste le potenzialità di Yousuf, gli trovò un posto di apprendista presso un suo amico ritrattista di Boston.
John Garo, che era anche un pittore, oltre che fotografo, lo iniziò alle tecniche di illuminazione in studio con la luce artificiale e lo introdusse nell'ambiente dei pittori.
Una formazione che pose le basi di quella che sarà poi l'illuminazione drammatica di tanti ritratti del Karsh professionista.
Fatti tre anni di apprendistato e frequentata anche la scuola d'arte serale, ritornò in Canada per aprire un suo studio nela capitale, Ottawa.
La dedizione nel suo lavoro e la fortuna gli consentirono di introdursi negli ambienti governativi per fotografare i dignitari in visita nel suo Paese.
La fortuna gli consentì di scattare il celeberrimo ritratto di Winston Churchill nel 1941
Yousuf Karsh : ritratto di Winston Churchill, Ottawa, 1941
uno scatto destinato a diventare un'icona del XX secolo e che gli valse la notorietà.
Una foto importante (più tardi Karsh venne soprannominato "l'uomo che tolse il sigaro di bocca a Churchill") ma cui non si arriva certo per caso se guardiamo questa foto del 1936, che apparentemente sembra una istantanea ma che in realtà è un ritratto dell'epoca prebellica :
il Presidente Roosevelt (con suo figlio) in visita nel Quebec a colloquio informale con il primo ministro canadese e il governatore generale del Quebec. Il modo più semplice per far sapere alla Corona Inglese cosa poteva pensare della situazione europea l''inquilino della Casa Bianca ?
Per 67 anni ebbe la costanza di applicare il suo metodo al suo lavoro.
Se deve alla fortuna la fama, questa si è certamente sviluppata solo per le sue capacità.
Ogni suo ritratto è diverso dagli altri. Ma in tutti si riconosce la sua firma.
E non c'è fotografo al mondo ancora oggi che, magari inconsciamente, non gli debba qualche cosa.
Del resto, nei 67 anni di ininterrotta attività, Karsh annotò non meno di 15.278 sessioni fotografiche, lasciando qualche cosa come 150.000 lastre di grande formato scattate con il suo banco ottico, sviluppate personalmente e stampate a regola d'arte.
Sono numeri impressionanti anche per il convulso mondo digitale odierno (una lastra in 20x28cm vale lo sforzo di centinaia di scatti in 35mm in digitale) che però non scalfiscono che la superficie di questo gigante della fotografia.
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17 Comments
Per chi volesse approfondire, segnalo, disponibile (ma non sempre) il libro :
Karsh: A Biography in Images
un libro biografico per immagini redatto dal curatore del Museum of Fine Arts di Boston che è scritto in modo tale che pare che Karsh vi racconti prima la sua vita e poi vi illustri egli stesso, per aneddoti, le sue foto più rappresentative.
Un libro molto pregevole, secondo me.
200 pagine, 38 euro su Amazon.
Complimenti, Mauro! Un bellissimo articolo su questo sommo ritrattista che ho letto con molto piacere
Mi hai fatto venir voglia di approfondire, per cui mi procurerò presto il libro.
Bellissimo articolo Mauro! Sì, forse a ragione, Karsh è considerato da molti critici ma anche illusrti colleghi (come la Leibovitz) il miglior ritrattista di sempre.
Grazie Mauro.. non potevi creare un articolo migliore.
Innanzi tutto..
grazie Mauro per averci messo al corrente di non so come definirlo, qualsiasi aggettivo è riduttivo.. comunque sia, è un grande..
sicuramente il costo del volume è puramente irrisorio.. anche se non posso leggere il testo, solamente le immagini parleranno da sole..
Avevo visto tempo fa un documentario su questo grande fotografo che, non conoscendolo ma ri-conoscendolo attraverso alcune sue immagini diventate iconiche, mi ha ispirato subito una grande simpatia aldilà delle indubbie capacità tecniche.
Devo dire che sei riuscito a descriverlo a meraviglia, poiché anche nel lungo filmato che ebbi modo di vedere si metteva in luce prima di ogni altra cosa le straordinarie doti umane di questo artista che, forse proprio grazie a queste, lo hanno portato ad essere ciò che è diventato.
Aggiungo che la sua fama si deve anche all'umiltà e semplicità con cui si accostava al suo lavoro e alle persone che incontrava anche quando raggiunse la notorietà ed il successo, l'umiltà che hanno i grandi uomini e che ne fa spesso la loro fortuna.
Davvero, ho letto con grande piacere ed interesse, grazie anche da parte mia.
Ha avuto soggetti di un certo "spessore" davanti all'obiettivo, uomini che han fatto la storia sul serio; anche vero che oggi è facile fare questa affermazione meno facile è capire che chi hai davanti (il tuo contemporaneo) sarà destinato a diventare un simbolo della società umana del dopoguerra in avanti.
Ad esempio: mi è difficile immaginare un destino del genere per Mr Trump però, chissamai. Secondo voi Gentiloni potrebbe diventarlo?
Perché sono una verza con le luci, altrimenti ...
Battute a parte, la formazione di Karsh, che Mauro ha indicato con dovere, supera in importanza qualsiasi tecnicismo. Misurare con gli occhi e con le mani le disposizioni delle luci mentre si costruisce la propria formazione culturale, in altri termini è il fare e lo studiare, teorizzare ed applicare, e farlo negli anni giovanili quando si è più ricettivi e malleabili, è il modo migliore (forse l'unico) per sperare i raggiugere certi livelli. Poi ci vuole altro, è chiaro, ci va il talento ed è evidente che Karsh ne aveva a catafottere.
Chiaramente alcuni ritratti hanno un'impostazione un po' desueta, mode e modi degli anni '40, ma compensata la tara io da questi lavori rimango affascinato.
Tantissimo.
Il 21° secolo è l'era della superficialità.
Non solo i personaggi pubblici non durano - c'è ancora la Regina Elisabetta che Karsh ha fotografato a 16 anni ma non ci sono altre donne di quella rilevanza, o sono morte oppure non sono ancora nate - mentre i fotografi famosi della nuova leva sono imbarazzanti sul piano culturale, vuoti sul piano morale e in quanto a sensibilità umana, mi verrebbe da voltarmi dall'altra parte.
Ho letto una intervista ad un notissimo ritrattista di oggi (sui 40 anni scarsi, mica 70) che ... fa venire voglia di piangere.
In quanto a Gandhi dubito sia mai entrato in uno studio fotografico.
Ma ho trovato Indira
Indira Gandhi di Yousuf Karsh
e BB
Avevo dimenticato ...
Walt Disney con il suo sorriso contagioso
e tra i musicisti
Pablo Casals
e Mstislav Rostropovich
Karsh che osserva una delle sue innumerevoli lastre
(autoritratto)
Man Ray
Marc Chagall
Marcel Marceau
e il mitico Rudy
Veramente impressionante che un solo uomo possa aver incontrato tutta la storia del secondo 900.
Si altri uomini e altri tempi. Un mondo che non c'è più.
Non è facile come spiegato da Mauro, entrare in quel livello di confidenza con " quelle " persone che decidono di farsi ritrarre.
Si parte da un punto a proprio favore che impone la sicurezza di non sbagliare.
In ogni caso ho capito tanto da queste foto, hanno una forza espressiva, sono convinto condivisa dai soggeti fotografati, da paura.
Nel suo autoritratto vedo la ricerca meticolosa del risultato, è palpabile.
Grazie per aver divulgato.
Un raffronto tra due fotografi diametralmente differenti e lo stesso soggetto.
Il grande compositore inglese Benjamin Britten, Yousuf Karsh
e una istantanea di Eve Arnold con la sua Nikon (della quale abbiamo parlato qui : Eve Arnold, un occhio curioso sull'America)
Yousuf Karsh : I Windsor, 35 anni dopo
qualcuno ricorderà il celebre scandalo, l'erede al trono di Inghilterra, Edoardo VIII che abdica per sposare la pluri-divorziata americana Wallis Simpson.
I due duchi, qui ritratti 35 anni dopo il fatto (1936-1971), decisamente rilassati e ancora complici
Lui morirà l'anno dopo.
Sfatiamo il mito secondo cui (per alcuni) i grandi fotografi si concentrano forte-forte e poi ... in piena estasi creativa fanno un unico scatto perfetto.
Karsh ha lasciato (ma immagino siano solo gli scatti che ha voluto conservare) 150.000 lastre medio e grande formato su oltre 15.000 sedute di scatto.
Il che ovviamente sta a significare che per ogni soggetto gli scatti erano differenti finchè non era soddisfatto.
Per esempio, per Sophia Loren in questo set a Parigi nel 1981
sono disponibili sul web differenti riprese
anche a colori (!)
quindi io sono certo che, vivendo oggi, un fotografo come Karsh apprezzerebbe notevolmente l'affrancamento dalla pellicola e dallo sviluppo permessi dal digitale (ad esempio con un dorso di medio formato vero, tipo la Phase One XF 100, tethering e un 32 pollici 4K su cui vedere in diretta gli scatti insieme al ritratto).