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Ricordi di un Passato Prossimo: Sviluppo e Stampa del Bianco e Nero (I parte)


Ieri stavo mettendo a posto l'armadietto dove ho la mia attrezzatura fotografica e ho preso in mano il mio componar 75 mm obiettivo per la stampa dei negativi 6x6, e nel farlo mi sono venute in mente tante cose relativo a quel mondo affascinante che e' la pellicola bianco e nero.
Ieri stavo mettendo a posto l'armadietto dove ho la mia attrezzatura fotografica e ho preso in mano il mio componar 75 mm obiettivo per la stampa dei negativi 6x6, e nel farlo mi sono venute in mente tante cose relativo a quel mondo affascinante che e' la pellicola bianco e nero.

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La mia avventura con la pellicola inizio' quando avevo 10 anni. La mia seconda fotocamera in bachelite era una ferrania eura. 6x6.

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Pur di plastica di infima qualita'; era dotata di mirino di lente frontale che si muoveva determinado la possibilita' di messa a fuoco e permetteva di utilizzare due diaframmi 8 e 12 ; nessun esposimetro niente protezione su doppi scatti, nient'altro che premere il pulsante di scatto.


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In quegli anni ho imparato diversi concetti sulla camera oscura sugli ISO ( a quel tempo si chiamavano ASA), sulla composizione, ma mi servivo sempre di laboratori che sviluppavano le mie pellicole e mi stampavano le foto.

Nel 1969 inizio' la mia carriera di fotografo esperto. :post-42-1201873916:
Mio padre regalo' a me e mio fratello una Nikon Nikkormat FTn e una Rolleiflex 3,5 Planar piu' tutto quello che serviva per sviluppare le pellicole e stamparle, ovvero Durst M600 con obiettivo Componar più tank patherson con bacinelle di varie misure, termometro, pinze tergifilm, pinzette per prendere le carte fotografiche ecc ecc

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Tutto inizio' con lo sviluppo della pellicola bianco e nero nella tank.

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La tank non e' altro che un recipiente conformato in modo tale da risultare a tenuta di luce e che possa essere riempito e svuotato dei bagni chimici senza dover stare al buio. Al suo interno si mette la pellicola da sviluppare, avvolta nella SPIRALE (di solito fornita con la tank, cosìdetta perche' la pellicola vi si avvolge a spirale in modo che il lato dell'emulsione sia libero.

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Lo sviluppo di una pellicola e' in effetti rendere visibile l'immagine latente creatasi al momento dello scatto quando la luce ha impressionato i sali d'argento (cristalli di alogenuro d'argento) sopra di essi posti. Attraverso lo sviluppo un acido a contatto con la pellicola elimina i sali d'argento che non sono stati impressionati , rendendo trasparente la pellicola e annerisce le parti esposte alla luce, propozionalmente alla quantità di luce che l'ha colpita.

Il bagno chimico chiamato rivelatore cosa e'?

E' il reagente responsabile della reazione chimica fondamentale della fotografia: lo "sviluppo", cioè la trasformazione dei cristalli di alogenuro d'argento colpiti dalla luce (le "luci" dell'immagine) in argento metallico (le zone scure e opache del negativo).

Per iniziare va bene uno qualunque. Si vendono sia in polvere (da sciogliere nell'acqua) che come liquido concentrato (da diluire secondo le istruzioni riportate sulla confezione). Quelli in polvere sono di solito più economici e si conservano anni se non vengono sciolti in acqua, quelli liquidi concentrati sono un po' più costosi e si conservano meno, ma sono piu' pratici da preparare. A ciascuno la scelta. Un rilevatore per eccellenza è il D76 della kodak in polvere.

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Una confezione per preparare un litro di soluzione costa mediamente 5 euro e permete di sviluppare una decina di pellicole.

La preparazione del rivelatore viene fatta con acqua sufficientemente calda per far si che la polvere si sciolga nell'acqua e mediante agitazione continua.
Una volta preparato per essere usato deve essere a temperatura d'azione (generalmente come tutti i rilevatori anche il D76 ha come temperatura d'azione 20°. Quindi appena preparato generalmente la temperatura supera i 50° e va raffreddato.

Ritorniamo un attimo alla tank.Come si carica? all'interno della tank c'e' una spirale di nylon in cui viene caricata la pellicola. Per il 35 mm non ci sono problemi: una volta smontato i cappucci della pellicola, basta arrotondare gli estremi della coda della pellicola , cercando di non prendere le perforazioni, erroneamente come nella foto, e inserire l'estremita della pellicola stessa nella spirale.

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Poi con un movimento di avanti e indietro la pellicola entra cm dopo centimetro totalmente nella spirale della tank fino alla fine. Se invece abbiamo a che fare con una pellicola 6X6 la faciltà di inserimento della pellicola è un po' piu' difficile, ma il sistema di inserimento e' il medesimo.

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Al centro della spirale 4 viene inserito un cilindro cavo 5 in cui passeranno poi i liquidi che raggiungeranno la base della tank 6 .

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La spirale con la pellicola inserita e il cilindro 5 vengono inserite nella tank vine poi aggiunto un coperchio per ermeticita' della luce 3 e un coperchio 1 affinche' una volta inseriti i liquidi questi non fuoriescano dalla spirale, anche se questa capovolta. Tutto questo va fatto al buio piu' assoluto per evitare che la nostra pellicola prenda luce anche minima e si possa,in gergo cosi si dice, velare.


Bene caricata la tank e preparto il nostro sviluppo cosa serve? teoricamente il bagno di arresto per bloccare lo sviluppo che continua fino a che non venga rimossa qualsiasi traccia di sviluppo sulla pellicola, e il fissaggio che serve per rendere stabile l'immagine sulla pellicola nel tempo.

Le nostre nonne quando ci lavavano la nostra camicetta sporca di gelato, durante il lavaggio, erano solite mettere un cucchiaio pieno di aceto. E si l'acido acetico e' un buon fissatore ed evitava che i colori della camicetta sbiadissero con i continui lavaggi.

Io nel mio uso del fissaggio e arresto, ho sempre usato un'unica soluzione costituita da iposolfito di sodio, per i seguenti motivi. L'operazione di svuotamento della tank dello sviluppo e il riempimento di una soluzione unica per arresto e fissaggio da un lato e' piu' veloce eevita di riempire e svuotare la tank una volta in piu', dall'altra parte fa perdere al fissaggio molto piu' velocemente le capacita' di svolgere le sue funzioni di fissaggio a causa del fatto che tracce di sviluppo si mischiano col fissaggio e che tendera' ad aumentare ma mano che il fissaggio viene riusato.

A questo proposito va ricordato che tracce di sviluppo nel fissaggio non alterano in misura notevole le caratteristiche del fissaggio medesimo. Poche gocce di fissaggio pero' inquinano in maniera definitiva una soluzione di sviluppo, a punto tale che conviene a quel punto buttarla essendo diventata del tutto inefficace.

Ricapitolando quindi preparando un litro di fissaggio e' bene non oltrepassare i 30 rullini a causa di una perdita graduale nel tempo della capacità di fissaggio. Chiaramente se uno fa piu' di 30 rullini in 6 mesi, conviene adottare la tecnica dell'arresto e del fissaggio, per evitare di dover fare spesso una nuova soluzione di fissaggio.

Quindi arresto acito acetico (un cucchiao di aceto in un litro d'acqua) e per fissaggio soluzione di iposolfito di sodio (136 gr di sali di iposolfito in un litro d'acqua).

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La soluzione di iposolfito di sodio ha il brutto difetto di puzzare nella preparazione della soluzione (e si' .... contiene zolfo), per cui esistono prodotti meno... puzzolenti... quali per esempio l'Ilford rapid fixer che viene venduto in soluzione liquida concentrata.

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Una cosa importante e basilare al termine del procedimento dello sviluppo e' il lavaggio della pellicola per evitare nel tempo la formazione di chiazze giallognole sulla pellicola.

La pellicola come abbiamo detto va sviluppata all'interno della tank con una procedura che tra breve descriveremo. In ogni caso tutti i liquidi che vengono a contatto della pellicola devono essere termostaticizzati, ovvero devono avere la stessa temperatura (ivi compresa l'acqua) per evitare la formazione di grana a pallettoni (retinatura) in caso di brusche variazioni di temperatura.

Ogni pellicola in funzione del valore nominale di sensibilita' o del valore di sensibilita' per la quale e' stata esposta, avra' un certo tempo di sviluppo che potra' variare sia in funzione della temperatura sia in funzione del degrado dello sviluppo, man mano che questi andra' a sviluppare altri rullini.

Esistono delle tabelle che ci dicono per un dato sviluppo e per una data pellicola qual'e' il tempo ottimale affinche' il rullino venga ben sviluppato, ovvero le luci piu' forti siano completamente annerite e quelle piu' deboli abbiano solo un grigiore pallido.

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Le tabelle si possono trovare per esempio qui http://www.digitaltr...om/devchart.php in cui o si ricerca la pellicola e ci sono le indicazioni per i diversi tipi di sviluppi oppure in funzione dello sviluppo troviamo le modalita' e i tempi per tutte le pellicole. Questi hanno valore per il primo rullo per una soluzione fresca del rivelatore. Ogni rullo successivo dovra' tener conto del degrado dello sviluppo secondo un fattore percentuale di aumento. Comunque vediamo con un esempio come operare.

Supponiamo di aver scattato le nostre foto con una pellicola Ilford ad esempio una Ilford Delta 100 al valore nominale di 100 ISO.

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Osservando la tabella ci accorgiamo che la pellicola delta 100 pro 35 mm esposta come 100 ISO, puo' essere sviluppata a 20° in stock (ovvero nella soluzione preparata da un litro) per un tempo di 8 minuti e 30 secondi. Solo che noi adesso per esempio, abbiamo il D76 a 24 gradi. Che facciamo? o lo raffreddiamo oppure dobbiamo vedere come varia il tempo di sviluppo a 24 gradi.







2 Comments

Foto
~ Fabio Desmond ~
nov 21 2012 14:47
Bello!
Foto
Bruno Mora
nov 29 2012 18:53
Grandissimo!
Sai che grazie a questo tutorial riprendo a sviluppare?
Già ordinato il D76...per la cronaca, costa 3,50 euro...

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