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Un sasso, un masso, un ... ? Ma il sasso non da stimoli !
nov 11 2012 15:29 |
Lieve
in Editoriali
Federica alle prese con Gaby. Sembrerà banale dirlo ma ... non è banale relazionarsi con un soggetto cosciente.
Si imparano tante cose, non solo di tecnica fotografica.
c'è chi fotografa sassi e fossili.
Chi esclusivamente animali inferiori. Chi spore e funghi. Chi fiori recisi in studio, chi fiori vivi di stagione.
Chi frutta, chi cibi, chi panorami e sa a che ora è meglio fotografare al meglio ognuno di essi.
C'è chi fa street tagliando le teste delle persone ignare che inquadra, casualmente.
Chi si dedica alle fontane. Chi alle facciate delle chiese. Chi alle statue, temendo che in un qualche istante possano animarsi e chiedere al fotografo perchè !
Perchè ?
Perchè fotografi, perchè mi fotografi, perchè non parli con me ?
Invariabilmente - parlo per esperienza - dialogare con oggetti inanimati o con animali che non possiedono il nostro linguaggio (nè noi il loro) finisce per frustrare il fotografo.
Semplicimente perchè .. .viene a noia. Cessano gli stimoli.
Perchè è in fondo, e senza offese per nessuno, quanto di più solitario ci sia, fotografare solo ed esclusivamente cose. Cose che non parlano, cose che non collaborano.
Fotografare in due è più bello. Si può parlare.
Ma niente è come fotografare qualcuno che parla e che ti chiede cosa vuoi, come lo vuoi. E, dotato di proprio libero arbitrio si spinge fino all'audacia di proporti una cosa diversa - e più bella - di quella che avevi pensato.
Ci sono foto meravigliose che scoprio nei miei archivi a distanza di anni. E mi chiedo, ma questa da dove è venuta ? Se non fosse stato per lei non l'avrei mai potuta scattare ...
queste due foto che adoro, sono merito di Stanislava.
Io ho messo la luce e le ho detto di stare seduta li.
Ma lei non si è accontentata di stare seduta e si è messa alla luce secondo il suo feeling di quel momento.
L'ho amata per quello e continuo ad amarla per quello che mi ha donato. Ben di là del rapporto fotografo-soggetto.
In tutti questi anni di fotografia ho imparato una sola cosa. Vale la pena di premere il tasto di scatto solo quando c'è sintonia tra quello che vedo e il mio cuore.
E questo succede esclusivamente quando mi emoziono (me lo ha insegnato Florestan).
A quel punto non importa se il soggetto è vivo o inanimato. I vivi mi hanno insegnato a provare comunque emozioni.
E voi a che punto siete del vostro percorso ? Ancora al diaframma migliore per l'obiettivo XXYYZZ ?
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25 Comments
Questo succede incoraggiando il "caso" a manifestarsi attraverso ciò che il mondo ha da offrire. In altre parole, gironzolando curioso per strade, paesi, luoghi, eventi... In quella che ritengo la foto più importante scattata in questo anno ormai agli sgoccioli, mi si è presentato in tutta la sua meraviglia e inaspettata bellezza di significato.
Anche un cronista neutrale ad un certo punto sente la necessità di relazionarsi con coloro di cui scrive, altrimenti finisce per lasciare arrugginire la fotocamera.
Secondo me, poi, non è soltanto nell'essere animato del soggetto l'interesse del fare fotografia. Io, per esempio, potrei stare, come faccio spesso in primavere, ore steso a terra a riprendere le infinite variazioni di forme e colori delle orchidee selvatiche.
Non credo sia un'esigenza particolare quella di parlare col proprio soggetto.
Uno trova il proprio modo di rapportarsi al mondo in ogni forma esistente, secondo il proprio gusto e interesse.
Ma qui c'è un fiorire di fotografi senza ispirazione che producono solo osservazioni tecniche.
E in farmacia non ci sono pillole per questa patologia
Il mio suggerimento a loro - non a te o quelli che credono che il soggetto sia ininfluente e poi si scopre che fanno due foto ogni due anni - è quello di lasciarsi prendere per mano da qualcuno e seguire l'ispirazione senza troppo pensarci prima ...
Per l'affinamento del "come", lo sai meglio di me, ci vuole tempo, dedizione, studio, esperienza di vita....
Non esistono "cure" per questo.
Restando fermi a contemplare una veduta che non ti dice nulla non si arriverà mai da nessuna parte.
Ci vuole una vita e alla fine si scopre di essere diventati troppo vecchi per continuare il viaggio ... meglio pensarci sinchè si è in tempo.
Anziano anche lui, è non mi risulta che abbia esaurito gli stimoli...
Non voglio essere contraddittorio, è una facezia, voglio solo dire che non c'è una sola via.
Questo è proprio un bel topic, senza scherzi.
discorso, tutt'altro che banale.
Siccome se mi sembra in qualche modo "innescato" da me (ma io i fossili li fotografo solo per lavoro), rispondo, perdonami se rispondo un po' random, magari poi ritorno con le idee più chiare, dopo attenta riflessione.
Come si può far capire che tu hai ragione, ma anche non hai ragione?
Hai ragione perchè tutto quel che hai scritto, così come quel che ha scritto Giuliano, sul relazionarsi col soggetto, è assolutamente vero. Anche se la battuta "sull'avere davanti lo specchio, naturalmente" è un po' troppo cattiva per i miei gusti.
Ma non è vero che il non umano (che non vuol dire inanimato=privo di vita) non dia mai stimoli:
Ma anche l'inanimato:
Un sasso, un masso non danno stimoli?
Sì, no, dipende:
"Di certo, dev'essere uscito lo spiritello dalla pietra" è un Haiku (forma di poesia giapponese per chi non se ne intende) dettato dall'emozione del poeta alla vista di un ciottolo reso lucente dalla pioggia.
Ma anch'io trovo molto, molto raro e difficile fotografare come si deve (ossia emozionandosi ed emozionando) oggetti inanimati, per questo fotografo ANIMA(li).
Come ho scritto più volte, il pericolo è cadere nel banale, nell'illustrazione, nella mancanza di interpretazione allora sì che ci si stanca, perchè è ripetitiva. Io credo di essere stanco della mia incapacità di andare oltre un certo livello, non dei soggetti in sè come ho scritto nel blog stamattina, è stata illuminante (la mostra, non il blog).
Posso sbagliare, naturalmente e invece come dici tu dovrei cercare altro. Non voglio sembrare "chiuso" ed assolutista, ma io mi sono prsentato come naturalista fotografo, non fotografo naturalista... .
Hai ragione di dire che considerare il soggetto ininfluente è sbagliato, ma io la vedo nel senso che il soggetto ti deve coinvolgere emotivamente. Io a volte passo del tempo semplicemente ad osservare ammirato l'attività del martin pescatore, anche senza fotografare. Bellezza e stupore per ciò che la natura offre.
La foto che hai messo di Stanislava è stupenda, una delle migliori che ho visto, ma cos'è? Luce e composizione... su un soggetto che è fondamentale per te perchè ti emoziona ed è quel tipo di soggetto il tuo mezzo per esprimere ciò che senti o vuoi trasmettere. O no?
Questa di Steven Hills vincitrice del wpy 2011 non è emozionante?
Anche se è fatta con criteri opposti ai tuoi.
Io cerco di fare cose così, nel mio piccolo, non intenerisce un po' (ossia suscita emozione)?
More later dicono gli anglosassoni, ora devo andare a picchiarmi...
Ciao,
Silvio
PS Su quelli che disquisiscono tecnicamente e basta, credo sia un altro argomento e comunque che non si possano cambiare. Qui vedo meglio restringere il discorso a cosa ti emoziona.
Ognuno ha la sua.
Ma è chiaro - per me e' evidente - che se la 'benzina' si esaurisce c'è' qualcosa di sbagliato nella ricetta.
E non è che per trovare stimoli emozionanti si debba necessariamente andare alla ricerca di Shangri-La in Lapponia o a Capo Nord.
Sempre che poi il viaggio dia quegli stimoli, perché spesso si risolve in una questione di mero trasporto di materiale ma niente 'anima'.
Io credo che ci si possa far aiutare. La solitudine dell'artista e' bella finché è' sopportabile.
Non si spiegherebbero altrimenti le grandi storie d'amore tra pittori e le loro ispiratrici.
Io adesso fotografo in modo infinitamente più' profondo di quando mi limitavo alle vedute con il polarizzatore.
È non solo le 'gnocche'. Per niente ...
Intendevo dire, in risposta a rudolf, che se la veduta che hai davanti non ti dice nulla è normale che la foto che ricevi (per dirla alla Scianna) dirà poco. Non sarà nel soggetto che riprendi la mancanza di interesse, di emozione o di efficacia, ma nei tuoi occhi e in come ne saprai o meno restituire forma e senso. Anche per me, naturalista/ornitologo, una pietra può raccontare tanto, in egual misura di un soggetto che parla. Ma se non ho sviluppato i giusti mezzi formali e comunicativi per spiegare il perchè del mio interesse verso quella pietra, riuscirò difficilmente nell'intento di trasmettere a chi guarda la mia fotografia il senso autentico del mio stupore, dell'imput che mia ha spinto a premere il tasto della fotocamera.
Ciao,
Adri.
Io non parlavo di soggetti ma di collaborazione con soggetti che diventano coautori consapevoli di foto migliori.
Tutta un'altra profondità' di indagine, impossibile con altro che non siano persone o simili (per me i cani sono piccole persone pelose).
E collocata verso chi non trova stimoli per fotografare e quindi 'omette'.
Ovviamente quando parlo lo faccio utilizzando la mia esperienza ma non ho alcuna velleità' universale.
Anzi, so di essere diverso. Io fotografo ...
... C'e' chi e' in imbarazzo di fronte ad una persona, tanto che si dimentica i comandi della sua fotocamera.
Io posso discutere ore - come ho fatto giovedì - con la fontana di Varese o di musica con una modella russa e fare foto più' belle, finendo ed avendo più' voglia di prima di ricominciare, per giorni e giorni ancora
cessano gli stimoli se non si interagisce usando la Parola con il soggetto inquadrato?
A me no, non succede.
Che parli che stia zitto, che frusci , che gracchi , che sibili , cinguetti ,ululi o parli ugrofinnico, che puzzi o sia buono da mangiare, se mi intriga lo fotografo. E mi succede da quando ho iniziato a fare click molti anni fa. E' un gioco bellissimo multidimensionale, tecnico, creativo, spirituale, sociale, politico. Il gioco del fotografare non mi stancherà mai, ormai lo so, non c'è speranza.
Ma a differenza di altri "non compongo" una situazione, becco quello che c'è sul tavolo. Alcune volte va bene altre, tante, va male.
Sono andato fuori tema? Boh, non credo. Se si me ne scuso
ciao
Valerio
Mi interessa zero avere ragione e non credo di avere torto.
Ma ho scritto esclusivamente per chi si identifica in quello che ho scritto.
Chi trova felicemente le proprie motivazioni fotografiche in un altro modo ha la mia benedizione.
Chi invece troverà' occasione di riflettere da quanto ho scritto, magari mi dirà' la sua.
Penso comunque che fotografare soggetti umani che partecipano alla riuscita delle fotografie arricchisca anche chi fotografa solo cartelli stradali sforacchiati da pallettoni.
Ma è' solo la mia opinione.
L'editoriale e' stato scritto a beneficio di chi lo condivide, senza altre velleità' evangeliche, oramai fuori moda.
Io so che li fuori c'è' un sacco di gente che ha migliaia di euro di fotocamere che non usa per mancanza di ispirazione.
Non è' un problema mio ne' di chi non si annoia a fotografare ma forse gli si può' dare una mano.
Certo non costringendolo ad appostamenti infruttuosi dall'alba al tramonto ...
Mauro, indipendentemente che si sia d'accordo o meno, fai BENISSIMO ad intervenire e proporre con simili editoriali. Non è una questione di ragione o torto.
L'editoriale lo avrai anche scritto a beneficio di chi condivide, ma anche se solo uno di quelli che "omette" si troverà a riflettere e cercare (tanto per essere evangelici) avrà ancora più valore.
Chiaro che chi è appagato come Valerio non ne ha bisogno, come concludi tu, ma chi tentenna, può fermarsi a riflettere e decidersi di osare e sperimentare.
Seminare è un'incognita, non bisogna farci troppo affidamento, ma conviene farlo sempre perchè qualche volta, qualcosa cresce. E questo da' soddisfazione.
Ciao,
Silvio
ed è chiaro che quando questo accade, non posso fare a meno (e questo è bello) di avere un'interazione con chi sta dall'altra parte dell'obiettivo.
E quando il risultato è di soddisfazione ciò dipende da chi scatta ma anche da chi è fotografato.
Quello che non faccio (più) è creare il set. No grazie, non mi interessa creare del nuovo, è già tutto nuovo quello che incontro andando in giro, nel poco tempo che ho a disposizione.
E non centra un tubo la distanza da casa. Se avessi tre vite saprei come spenderle senza uscire dalla mia provincia di residenza.
Comprendo comunque che questa tua si rivolga a chi predilige il SET o mi sbaglio?
nel caso son fuori posto e non ho nulla da aggiungere
ciao
Sto solo parlando di qualcuno che è' consapevole e partecipe, in qualsiasi situazione, niente di 'rubato', al volo o mentre un altro la sta fotografando.
Io e quella persona. Quella persona ed io. Due persone per una foto.
E una storia di un minuto in mezzo
Se la metti in questi termini ... il tuo discorso è più vecchio del mio !
E' indubbio che la foto di ritratto vada affrontata come tu suggerisci: è una relazione e dalla sua maturità, dalla nostra capacità di cogliere gli innumerevoli momenti che essa offre, dal caso e dall'ineffabile, nascono belle fotografie. Ma questo vale anche se si ritrae un popolo, un branco, un ambiente, il nulla. Di ogni nostro scatto possiamo parlare con altri e confrontarci. Parlare con noi stessi e riscoprirci. Stare in un luogo o con persone per anni e solo dopo trovare ispirazione ... Parlare coi sassi e trovare le nostre ombre. Fotografarle e cercare, cercare, cercare l'incognita di esistere.
Dimenticavo poi (memore dell'importanza del soggetto ma della sua dimenticanza): ti dico che a tua seconda foto mi ha profondamente emozionato, davvero tanto, anche (e soprattutto) se (perché) non si vede il viso della modella ... un bellissimo ritratto, una bellissima presenza. Probabilmente sei tu quella donna. O noi ... chissà ... Probabilmente hai colto qualcosa che è dentro tutti noi.
Ciao,
Adriano.
è bellissimo.
Ma non ci sto dentro con le mie attività professionali (fare la spesa guidare la macchina avanti-indrè dal lavoro, laurà).
Sì è bellissimo, talvolta molto difficile ma sempre entusiasmante. I miei ricordi più forti sono legati ad incontri e scambi di conoscenza fatti attraverso la macchina fotografica.
Operai del petrolchimico, agricoltori, pescatori, forze dell'ordine ... e del disordine
Ma fotografare la gente è dispendioso e adesso sono poverissimo. La moneta con cui pagare è il tempo.
ciao
Penso sia la tara di quasi tutti noi ... io per primo fotografo nei ritagli ... ma anche nei ritagli si può fotografare al meglio se si è preparati: è l'occasione che va colta.
Ciao,
Adri.
Il tempo non è speso tanto nella fase di ripresa ma nella logistica organizzativa.
Tutto qua, dovuta precisazione
ciao
La casualità degli incontri fa il resto. Se guardi il mio blog, dove si trovano qua e là anche ritratti più o meno in senso classico, non c'è mai pianificazione dietro.
E' ovvio che questo richiede un certo tipo di approccio con luoghi e persone, che non tutti hanno la faccia di affrontare (anche io le prime volte avevo diverse difficoltà, e tutt'ora mi imbatto in situazioni che non sempre riesco a gestire al 100%). Ma in questo sta il fascino maggiore della fotografia che preferisco. Nessun programma o costruzione della scena. Una sorta di piccola sfida col caso e l'universo che ne costituisce il contesto.
ciao
Valerio
Ma è un parere decisamente personale.