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Peter Lindbergh : nur frauen
ott 15 2012 09:43 |
Lieve
in Grandi Fotografi
Peter Lindbergh, tedesco nato Peter Brodbeck nel novembre 1944 in una cittadina al confine tra Slesia e Polonia , con i russi alle porte e la Germania di Hitler all'ultimo atto.
La famiglia si sposta in Germania Ovest, insieme alle centinaia di migliaia di sfollati tedeschi cacciati dall'invasione, per andare a vivere e lavorare in mezzo all'acciaio e al carbone dei Krupp in Renania.
Da ragazzo studia arte e pittura spostandosi tra la Svizzera e la Germania, pagandosi gli studi serali facendo il vetrinista.
Va anche spesso ad Arles, sulle orme del suo idolo Vincent Van Gogh.
E dalla pittura alla fotografia il passo è per lui breve.
Il suo primo editoriale viene pubblicato da Vogue Italia nel 1972. Nel 1978 si trasferisce a Parigi (residenza ufficiale attuale) per intraprendere la carriera di fotografo internazionale. Sempre per per Vogue, prima per la versione italiana, poi per quelle francesi, inglesi e americana.
Lavora comunque per tutte le riviste più importanti, da Vanity Fair ad Harper Bazaars.
La sua carriera si sviluppa e raggiunge il suo massimo contemporaneamente al periodo di massimo splendore delle super-top model (la generazione di Linda Evangelista, Nadja Auderman, Naomi Campbell, Eva Herzigova, Cindy Crawford, Helena Christensen per citare le prime che mi vengono in mente ...) con cui ha la possibilità di lavorare per editoriali e campagne pubblicitarie.
Ha all'attivo con loro due edizioni del Calendario Pirelli, tra le più delicate di sempre.
Il suo stile è riconoscibile e legato all'ambiente in cui è cresciuto, la Germania industriale del dopoguerra.
L'aspetto delle sue opere è caratterizzato da un bianco e nero non troppo deciso, in cui le creature che riprende sono a metà strada tra la terra e il cielo.
Lavora in modo abbastanza convulso. Scatta moltissimo ed è capace di portare decine di kilowatt di illuminazione su una spiagga assolata o ventosa per poi scegliere di scattare su un set improvvisato con un telone nero, un tavolato o una sedia.
Oppure tra le quinte, in mezzo a stativi ed illuminatori.
Le bellezze riprese sono per lo più al naturale, senza troppo orpello, la selezione delle foto sembra voler portare alla luce tra gli scatti, quelli che magari sono sfuggiti durante la ripresa ma che estraggono dal corpo la bellezza interiore, quella che non è a portata di occhio di tutti.
Su Youtube si possono trovare filmati con il backstage di alcuni suoi servizi. Quanto di più lontano dal glamour e dalla ricercatezza di altri grandi della fotografia. Il suo occhio, l'obiettivo della sua Nikon, il soggetto, la sua idea. E tanti click-clack.
In questa sequenza, un rullino da cui selezionati alcuni fotogrammi dallo stesso autore.
riprendono una giovanissima Mini Anden, ancora protagonista oggi di pubblicità patinate, quasi scarnificata, ridotta all'essenziale dove conta l'equilibrio tra volto, braccia, mani.
c'è un fondale nero, una sedia di legno appena appena inquadrata, gli occhi, le mani.
Il resto del corpo quasi fa da quinta.
E' un clichet ripetuto in altre occasioni, con reminiscenze anni '20, qui con Milla Jovovich :
o qui con una giovane Naomi Campbell allegra e vivace come una novella Josephine Baker :
ma non solo in progetti personali, anche con la libertà del grande fotografo che può seguire il suo estro per una pubblicità di una grande casa, sia questa Yves Saint Laurent o David Yurman.
E' il caso del tema dell'angelo, con Amber Valletta in una New York che sembra la Metropolis di Fritz Lang :
o con Linda Evangelista, in una New York certamente più vicina a noi :
la donna e l'angelo, la donna che si fa angelo.
Sono tutti angeli le donne di Lindbergh. Anche quando mostrano un ghigno un pò satanico :
anche quando non sono più nel fiore dell'età :
anche senza trucco
o difficili da ricoscere se tolte dal contesto :
Sono innumerevoli le donne riprese da Lindbergh, praticamente tutte le top model e le grandi attrici degli ultimi trent'anni, non solo le più belle :
che vengono trasformate dall'obiettivo e dalla stampa di Lindbergh. Le sue muse probabilmente Milla Jovovich ed Helena Christensen. Ma lista è interminabile.
Ho citato i due calendari Pirelli, chiudo con l'unica foto a colori di questo articolo (Lindbergh non è solo b&n naturalmente, le esigenze editoriali richiedono anche il colore), e l'unica che ritrae una coppia, felice, un tempo, in una scena che racconta una storia come pretesto per pubblicizzare un prodotto che passa del tutto in secondo piano :
cercate le sue foto sulle riviste o su Internet. Le riconoscerete subito e probabilmente esclamerete ... ah, ecco, è di Peter Lindbergh
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30 Comments
Saluti.
Certo, leggendo del suo modus operandi, i sui set devono essere un'inferno per il suo staff.
e credo che prenda anche lezione
Mi piace anche la sua interpretazione del BN (nel video dice: è più vicino all'arte).
Ciao,
Silvio
OT non mi ero reso conto di quanto bella sia MiIla Jovovic oggi. Quando non spara agli zombie è ancora più affascinante che 10 anni fa.
Per il resto concordo in pieno con quanto detto sopra da Silvio (OT compreso).
Peter Lindbergh un paio di anni fa con in mano una reflex professionale Nikon
Peter Lindbergh un anno fa con al collo una 4/3 Panasonic. Anche lui adesso ha la pelle nera ?
Sul set per la campagna di Dolce e Gabbana "The One", Peter Lindbergh mostra alle star Johansson e McConaughey uno scatto dalla sua Nikon D810 :
in quest'altra al solo Matt
backstage
ricordo che il film è stato girato da quest'uomo qua :
Che coppie! (Lindbergh+Scorsese, Johansson+McConaughey, Lindbergh+Nikon, Dolce+Gabbana)
Peter Lindbergh, non solo è la mia fonte di ispirazione per quel set creato per gioco e da cui è nata una mostra. Ma è il fotografo in assoluto che rispecchia maggiormente il mio modo di concepire il ritratto, non basta la bellezza, bisogna sapere scavare sotto gli strati di qualunque soggetto e cogliere quell'essenza che si manifesta attraverso sguardi, levando il superfluo, ogni distrazione, ogni condizionamento.
Peter Lindbergh non solo è un grande ritrattista a livello di capacità di sintesi ma il suo grande pregio è quello di saper "dare" ai sui soggetti, come dice Toni Thorimbert, un bravo ritrattista non deve saper prendere il ritratto, ma prima di tutto deve saper dare... ma dare cosa? Discorso lungo e complesso...
Resta il fatto che Lindbergh è il fotografo al mondo che gode di maggior stima da parte mia, proprio per questo...
Chi ha sky, consiglio vivamente di andarsi a vedere il doc su Milla ed Eva secondo Peter Lindbergh... osservandolo con attenzione, si comprende cosa questo uomo cerca ed ha sempre cercato dai suoi soggetti, ed il perché alcune delle sue modelle sono rimaste nel tempo le sue preferite, tanto da diventarne profondamente amico e mentore...
Grande Peter!!!
Vero ma adesso l'ha sostituita con la D810
Peter Lindbergh sul set del Calendario Pirelli 2017 con la sua Nikon D810 e un 70-200mm
sono quasi la stessa cosa.. almeno, nello spirito..
Oggi è uscita qualche foto in anteprima del nuovo calendario Pirelli
Sì, siamo lì.
Anzi ..che bello il sorriso dell'ingegnere moscovita! E' una foto freschissima.Sembra proprio contenta/divertita. Dev'essere anche quella una soddisfazione.
Le foto non le fa il fotografo. Se si fotografano persone, sono loro nella maggior parte, le responsabili della riuscita (o meno) di uno scatto.
Il fotografo DEVE mettere i soggetti in condizione di esprimersi. E non potendo parlare con la voce - perchè le fotografie non registrano le parole - dovranno esprimersi con l'espressione. L'espressione di una persona può rivelare tutto di se. Anche aspetti inesplorati.
Che restano fissi per sempre in una fotografia.
Pirelli ha appena pubblicato sul blog dedicato al Calendario una lunga (e interessante) intervista a Peter Lindbergh
in cui parla di questo e di altri argomenti.
Intervista piuttosto interessante, grazie per il link.
Tra le varie considerazioni mi hanno fatto particolarmente pensare le sue argomentazioni riguardanti l'eccessiva ricerca della perfezione (falsa e in realtà non esistente) che oggi dilaga nel modo in cui una donna è ritratta e quindi rappresentata, sia riguardo la tecnologia digitale, che nella sua eccessiva perfezione e nitidezza toglie pathos e rende le immagini in un certo qual senso fredde. Lui dichiara addirittura che ricorre a Photoshop per levare un po' di questa freddezza/durezza.
Devo ammettere che mi trovo ad essere d'accordo con questi suoi pensieri e aggiungo che, non solo i sensori digitali, ma anche i perfettissimi obbiettivi del giorno d'oggi, sono probabilmente tra i maggiori imputati a questo risultato finale. Frequentando anche il forum italiano di Leica (quello non ufficiale) mi imbatto quotidianamente in moltissime immagini prodotte da vecchi obbiettivi e, se pur non utilizzandoli io in prima persona, è innegabile che restituiscono delle immagini diverse, più calde e con un forte carattere, insomma molto affascinanti.
Diciamo che ... è bello avere gli strumenti che abbiamo oggi (Peter usa D810 e 70-200/2.8 VR II per il 99% delle sue foto : mica un Nikkor-H 85/1.8 su D100 ... ) ci consente di avere uno spettro di possibilità che permettono al fotografo di esprimersi come vuole.
In fondo possiamo più facilmente levare il dettaglio che aggiungere quello che lo strumento non legge
Io in linea di massima sono d'accordo con Lindbergh, purchè non diventi una cosa troppo "militante", quasi una "reazione armata" al trend. Che anche lui, se il committente lo vuole, deve proporre (vedi campagna commerciale IWC Portofino : nitidezza addirittura crisp !).
Dove non arrivo proprio è quando parla di 40 anni di meditazione trascendentale ... sono 40 anni che fotografa le più belle donne del mondo ... ma quale meditazione ?
Ehhh ma lo sai come si dice... Ieri Aragosta, oggi aragosta, domani aragosta... dopo un po' uno si stufa e vorrebbe mangiare una bella minestra. E se non può? Allora forse è costretto a ricorre alla meditazione trascendentale
Chi le ha mai viste le aragoste…?
Magari è anche per quello che in tutte le foto lui appare sempre molto ...solare.
La Meditazione Trascendentale (almeno da noi in Occidente) è soprattutto un metodo, una specie di training autogeno, molto efficace. Lo dico perchè ho provato per breve tempo tecniche analoghe alla MT e se ti applichi ... funzionano. A livello neuropsichico, non mistico.
Come tutti i metodi, non è per tutti, io sono più vicino ad altre pratiche ad esempio, ma rispetto chi la fa sul serio (non chi fa "per gioco").
Io sono più incline a queste pratiche (restando in tema Lindbergh )
D5 al buio, un mare di ISO, in barba alla grana (l'ho pure aggiunta !)
Non ne dubito, era solo per dire che le due cose non contrastano, tu non ci arrivi, hai scritto perchè, immagino, non è cosa affine al tuo essere. Ma finchè siete soddisfatti di voi stessi, siete nel giusto tutti e due.
PS So che c'entra pochissimo col topic, ma mi ha stuzzicato l'argomento. Perdonami se mi sono lasciato un po' andare.
Foto meravigliose, ma secondo me fuori posto per un calendario Pirelli, che ho sempre visto estremamente glamour.
Senza arrivare alla pretenziosa di quello della Leibowitz, mi pare un po'sulla stessa lunghezza d'onda. Sarà lo spirito del tempo.
Dal basso della mia ignoranza:
Concordo con Gabriele, le immagini del video le trovo quasi tutte bellissime, viene esaltata una donna matura e forte, padrona di sè, ma sempre molto femminile e affascinante, ma tutta un'altra cosa rispetto alla Leibowitz che in certi casi mascolinizzava (a volte imbruttiva) la donna con risultati un po' shocking.
Certamente un po' meno glamour (termine forse troppo vasto? io direi meno "pin up") rispetto alla tradizione. Forse sono i tempi che cambiano, come scrive Gabriele, o forse voleva proprio percorrere una strada nuova, dare un'idea diversa della donna e del permanere dello charme a qualsiasi età, charme che cambia, si sposta, trasforma col tempo, ma è sempre presente, .
Penso che sia per questo che ritrae la donna a tutte le età, almeno nel video, si passa dalla giovanissima modella nera fino alla ben matura Charlotte Rampling.
O forse sarà colpa della MT