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Punti di Vista: Fotografia astratta, concettuale e surreale.
mag 24 2013 01:00 |
Federica
in Fotografia Generale
Fotografia astratta, concettuale e surreale.
Punto di Vista di Adriano Max
Intervista raccolta e curata da Federica
AxNaird
D1: Adriano, come spiegheresti la fotografia astratta e concettuale a qualcuno che non ne avesse mai sentito parlare?
R1: La fotografia astratta, concettuale e direi anche quella surreale sono - per come le sento io - il tentativo di allontanare il più possibile l'osservatore dal soggetto ritratto e portarlo in un mondo immateriale, poetico e/o concreto ma non consueto anche se talvolta lo sembra; un mondo che comunque risiede nella sua mente, negli strati della sua formazione e cultura, nelle sue prospettive e visioni del mondo.
Questo risultato può essere ottenuto in numerosi modi, combinando tra loro vari tipi di tecniche, stili e - infine - definizioni di fotografia (in linea di massima mi collocherei nell'ambito della sperimentazione, dell'astrattismo, di ciò che segue a movimenti come il futurismo, dadaismo e il panico; quest'ultimo in particolare, che cerca di 'uscire il teatro' fuori dal teatro è ai miei occhi un utile grimaldello di comprensione: la 'fuoriuscita' dal palcoscenico o dai contorni della cornice è fonte di ispirazione per un fotografo orientato a questo genere).
Genere che sfrutta spesso la commistione di tecniche (per esempio il collage, la sovrapposizione di lettere o elementi geometrici, l'uso di colore e B/N nello stesso scatto e numerosissime declinazioni che spaziano da artista ad artista) che in ultima analisi si intersecano e prendono vita da un progetto che in fotografia può essere visto anche durante o dopo lo scatto, ma che sempre deve risolversi da un'idea o un sentimento strutturato a priori nel fotografo. Se così non fosse lo scatto non potrebbe avere lo 'spessore' necessario per essere 'compreso', ovvero integrato in una 'visione del mondo' o di ciò che lo 'sovrasta' rimanendo infotografabile.
Esprime il fatto che questa fotografia - ma in pratica tutta la fotografia - non è la rappresentazione della realtà e tronca con essa, tentando di fotografare l'infotografabile.
D2: Come sei approdato a questo genere?
R2: Perché ho sempre avuto chiaro che la mia idea del mondo non è il mondo, ma una sua rappresentazione... e che tra l'altro cambia nel tempo... a volte anche in un 1/8000 di sec...
D3: Cosa attira la tua attenzione nell’uso della fotografia concettuale/astratta?
R3: Non ho esaurito la mia ricerca, ma se devo riconoscere uno spunto d'inizio lo faccio osservando qualsiasi cosa io abbia dinanzi; cerco di ricondurmi all'essenziale: linee, punti e superfici;luci e combinazioni di ombre e colori; tento di sublimare in niente la consuetudine delle cose.
D4: C’è qualcosa che tenti di esprimere con le tue fotografie? Se sì, cosa?
R4: Il fatto che il modo umano di relazionarsi al 'reale' è una delle possibili declinazioni. La fotografia, che nell'immaginario - falso - si presenta come uno dei mezzi capaci di rappresentarlo come se ne fosse fotocopia attendibile, è uno strumento potente per fotografare invece la contraddizione.
D5: Secondo te, quanto conta l’essere alla ricerca di mondi “altri” per praticare questo genere con risultati apprezzabili?
R5: Non occorre cercare lontano: basta guardarsi il dito con cui si scatta, immaginare che esso agisca indipendentemente da noi, quasi fosse il naso di Gogol, e già si sta immaginando e progettando la foto 'concettuale', l'immagine astratta e surreale.
D6: Chi sono i tuoi “visual artists” preferiti e perché?
R6: Il fotografo che più mi ha ispirato e mi ispira è Rodcenko ; ma sono innumerevoli gli autori che perturbano il mio immaginario: da Man Ray a Minor White, da John Heartfield a Frederik Sommer, fino a Witkin sono quelli che mi si affacciano ora alla memoria... per dare una nota di colore penso spesso agli scatti coloratissimi di Pete Turner.
D7: C’è un consiglio che daresti ai neofiti per iniziare con soddisfazione a praticare questo genere fotografico?
R7: Io stesso sono un perenne neofita: come in ogni cosa è necessario in primo luogo entusiasmo evoglia di raccontare anche di ciò che apparentemente è niente: l'ordinario, il consueto si trasformeranno in meraviglia introducendoci al surreale, all'immaginario.
D8: Qualcos’altro che vuoi aggiungere?
R8: Non sono un professionista della fotografia: mi affaccio timidamente ogni volta ai miei pensieri su di essa e molto spesso il mio linguaggio non rispetta i canoni e le definzioni comuni allacomunità dei fotografi.
Cercate quindi il pensiero nelle relazioni tra ciò che esprime; esorto chiunque a formare un suo universo personale lontano dalle definizioni: è solo l'inizio per incamminarsi tra i propri sognie le forme-pensieri o immaginazioni di essi.
Punto di Vista di Adriano Max
Intervista raccolta e curata da Federica
AxNaird
D1: Adriano, come spiegheresti la fotografia astratta e concettuale a qualcuno che non ne avesse mai sentito parlare?
R1: La fotografia astratta, concettuale e direi anche quella surreale sono - per come le sento io - il tentativo di allontanare il più possibile l'osservatore dal soggetto ritratto e portarlo in un mondo immateriale, poetico e/o concreto ma non consueto anche se talvolta lo sembra; un mondo che comunque risiede nella sua mente, negli strati della sua formazione e cultura, nelle sue prospettive e visioni del mondo.
Questo risultato può essere ottenuto in numerosi modi, combinando tra loro vari tipi di tecniche, stili e - infine - definizioni di fotografia (in linea di massima mi collocherei nell'ambito della sperimentazione, dell'astrattismo, di ciò che segue a movimenti come il futurismo, dadaismo e il panico; quest'ultimo in particolare, che cerca di 'uscire il teatro' fuori dal teatro è ai miei occhi un utile grimaldello di comprensione: la 'fuoriuscita' dal palcoscenico o dai contorni della cornice è fonte di ispirazione per un fotografo orientato a questo genere).
Genere che sfrutta spesso la commistione di tecniche (per esempio il collage, la sovrapposizione di lettere o elementi geometrici, l'uso di colore e B/N nello stesso scatto e numerosissime declinazioni che spaziano da artista ad artista) che in ultima analisi si intersecano e prendono vita da un progetto che in fotografia può essere visto anche durante o dopo lo scatto, ma che sempre deve risolversi da un'idea o un sentimento strutturato a priori nel fotografo. Se così non fosse lo scatto non potrebbe avere lo 'spessore' necessario per essere 'compreso', ovvero integrato in una 'visione del mondo' o di ciò che lo 'sovrasta' rimanendo infotografabile.
Esprime il fatto che questa fotografia - ma in pratica tutta la fotografia - non è la rappresentazione della realtà e tronca con essa, tentando di fotografare l'infotografabile.
D2: Come sei approdato a questo genere?
R2: Perché ho sempre avuto chiaro che la mia idea del mondo non è il mondo, ma una sua rappresentazione... e che tra l'altro cambia nel tempo... a volte anche in un 1/8000 di sec...
D3: Cosa attira la tua attenzione nell’uso della fotografia concettuale/astratta?
R3: Non ho esaurito la mia ricerca, ma se devo riconoscere uno spunto d'inizio lo faccio osservando qualsiasi cosa io abbia dinanzi; cerco di ricondurmi all'essenziale: linee, punti e superfici;luci e combinazioni di ombre e colori; tento di sublimare in niente la consuetudine delle cose.
D4: C’è qualcosa che tenti di esprimere con le tue fotografie? Se sì, cosa?
R4: Il fatto che il modo umano di relazionarsi al 'reale' è una delle possibili declinazioni. La fotografia, che nell'immaginario - falso - si presenta come uno dei mezzi capaci di rappresentarlo come se ne fosse fotocopia attendibile, è uno strumento potente per fotografare invece la contraddizione.
D5: Secondo te, quanto conta l’essere alla ricerca di mondi “altri” per praticare questo genere con risultati apprezzabili?
R5: Non occorre cercare lontano: basta guardarsi il dito con cui si scatta, immaginare che esso agisca indipendentemente da noi, quasi fosse il naso di Gogol, e già si sta immaginando e progettando la foto 'concettuale', l'immagine astratta e surreale.
D6: Chi sono i tuoi “visual artists” preferiti e perché?
R6: Il fotografo che più mi ha ispirato e mi ispira è Rodcenko ; ma sono innumerevoli gli autori che perturbano il mio immaginario: da Man Ray a Minor White, da John Heartfield a Frederik Sommer, fino a Witkin sono quelli che mi si affacciano ora alla memoria... per dare una nota di colore penso spesso agli scatti coloratissimi di Pete Turner.
D7: C’è un consiglio che daresti ai neofiti per iniziare con soddisfazione a praticare questo genere fotografico?
R7: Io stesso sono un perenne neofita: come in ogni cosa è necessario in primo luogo entusiasmo evoglia di raccontare anche di ciò che apparentemente è niente: l'ordinario, il consueto si trasformeranno in meraviglia introducendoci al surreale, all'immaginario.
D8: Qualcos’altro che vuoi aggiungere?
R8: Non sono un professionista della fotografia: mi affaccio timidamente ogni volta ai miei pensieri su di essa e molto spesso il mio linguaggio non rispetta i canoni e le definzioni comuni allacomunità dei fotografi.
Cercate quindi il pensiero nelle relazioni tra ciò che esprime; esorto chiunque a formare un suo universo personale lontano dalle definizioni: è solo l'inizio per incamminarsi tra i propri sognie le forme-pensieri o immaginazioni di essi.
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6 Comments
vorrei scrivere mille cose, ma non saprei come esprimerle ... mi riservo di farlo quando sarà il momento ...
I miei spesso sono ritagli di cose quotidiane, piantate nel normale ...
Adriano,
stai selezionando le tue foto per la mostra di Settembre?
Avrai un compito ingrato, quello di rappresentare l'infotografabile in fotografia, e di fartelo anche stampare al top...
Non manca per te...
Grazie Max, l'infotografabile è in fondo ciò che non viene mai fotografato perchè nessuno lo vede ... sto pensando a quelche foto nel frattempo ...
tu (ma anche gli altri sono benvenuti) fra quelle sopra quali vorresti vedere stampate 'al top' ?
Ciao,
Adri.
La Max_5143 secondo me ha una straordinaria capacità decorativa se stampata molto ma molto grande e magari su Tela!