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Amsterdam, la Venezia del Nord
apr 01 2013 08:03 |
angelici
in Reportage
Amsterdam Olanda
Pentagoni d’acqua iscritti l’uno nell’altro. Sono i canali che segnano la toponomastica cittadina. Il tessuto urbano, in realtà, è un continuo intersecarsi di vie d’acqua e percorsi pedonali, ciclabili e veicolari, un intreccio che porta il viandante a vivere entrambe le realtà come qualcosa di inscindibile, di unico. Infatti Amsterdam E’ unica. Unica e vivace, poliedrica, sfaccettata, antica ma anche contemporanea.
Nella sua architettura che in epoca recente ha accolto edifici modernissimi accanto alle antiche costruzioni del 16° e 17° secolo.
Nella sua gente, altissima e bionda, così aperta da far sentire all’istante lo straniero come parte di essa, accolto e gradito. Così solare e disinibita da ignorare quel senso di pudore e riservatezza cui noi popoli italici difficilmente sappiamo rinunciare. Ecco allora che le finestre di Amsterdam mancano totalmente di tende. Può succedere di passare accanto a una finestra spalancata e accorgersi che fra noi e chi si sta lavando ci sia soltanto il vetro smerigliato di una doccia.
Il luteranesimo ha lasciato tracce profonde nella società olandese, un forte senso del lavoro come primo scopo della vita, strumento offerto da Dio per migliorare le proprie condizioni. Ad esso, al lavoro, ogni altra cosa era subordinata. A cominciare dal cibo. Il momento del pranzo e della cena, ben lungi dal rappresentare il rito sociale e ludico così come lo si vive nel nostro Paese, costituiva il mero soddisfacimento di una necessità fisica, alla stregua del sonno. Nulla di più, perché, diversamente, indulgere nel piacere del cibo sarebbe sconfinato nel vizio, un ambito proibito a un passo dal diavolo.
La realtà attuale, per fortuna è molto mutata ma certe radici restano. Si spiega allora come la cucina olandese tradizionale sia ancora costituita essenzialmente da carne bollita in acqua e verdure altrettanto bollite fra cui la patata regna sovrana. A mitigare un rigore ( e un grigiore!) altrimenti di difficile sopportazione, arrivano piatti esotici, indonesiani soprattutto, che molto hanno a che fare con il passato colonialista dell’olanda. A parte questo, ogni altra cucina è presente ad Amsterdam, da quella cinese all’italiana, dalla messicana alla greca alla spagnola.
Girando per la città ci s’accorge subito della viscerale passione degli olandesi per la bicicletta. A ogni angolo di strada, accanto alle ringhiere dei canali, sulle barche e nelle piazze, la bicicletta è sempre presente. In mille varianti, munita di cestini porta-tutto o con il rimorchietto per bambini, abbellita di fiori freschi o vivacemente colorata, la bici è parte integrante dello sfondo cittadino.
La cultura secolare della città si esprime nei suoi tanti musei, a cominciare dal Rijksmuseum e dal Van Gogh Museum, nelle chiese , fra tutte la Oude Kerk (la Chiesa Vecchia) e la Neuwe Kerk (la Chiesa Nuova), nei monumenti, molti dei quali si trovano attorno a piazza Dam o nei pressi.
Piazze, angoli di strada, slarghi, giardini pubblici fanno spesso da sfondo a improvvisati concerti, spettacoli di mimi, giochi.
Uno dei momenti più consigliabili per visitare Amsterdam è il Koninginnedag, il giorno della Regina, il 30 aprile di ogni anno.
In quei giorni (in realtà il Paese festeggia per circa una settimana) la città è perennemente in festa. Ovunque si balla, si canta, si festeggia con grandi bevute e festini ad ogni angolo e ogni piazza diventa scena teatrale o palco per un concerto. Perfino sui canali è normale assistere al passaggio di barche, chiatte e barconi trasformati in feste galleggianti con tanto di orchestrine o enormi impianti stereo che diffondono musica a tutto volume.
Leit motiv del giorno della Regina è il colore arancione. Dal nome della famiglia reale, Orange appunto.
Per i turisti, molti provenienti per l’occasione da altre zone del Paese, che affollano la città in ogni momento dell’anno, questo è un evento particolarmente ghiotto. Specie per gli appassionati di fotografia che non hanno difficoltà a cogliere situazioni paradossali, buffe e curiose, coloratissime e interessanti ad ogni istante, liberi di scattare senza alcun timore di …rappresaglie.
Nella sua architettura che in epoca recente ha accolto edifici modernissimi accanto alle antiche costruzioni del 16° e 17° secolo.
Nella sua gente, altissima e bionda, così aperta da far sentire all’istante lo straniero come parte di essa, accolto e gradito. Così solare e disinibita da ignorare quel senso di pudore e riservatezza cui noi popoli italici difficilmente sappiamo rinunciare. Ecco allora che le finestre di Amsterdam mancano totalmente di tende. Può succedere di passare accanto a una finestra spalancata e accorgersi che fra noi e chi si sta lavando ci sia soltanto il vetro smerigliato di una doccia.
Il luteranesimo ha lasciato tracce profonde nella società olandese, un forte senso del lavoro come primo scopo della vita, strumento offerto da Dio per migliorare le proprie condizioni. Ad esso, al lavoro, ogni altra cosa era subordinata. A cominciare dal cibo. Il momento del pranzo e della cena, ben lungi dal rappresentare il rito sociale e ludico così come lo si vive nel nostro Paese, costituiva il mero soddisfacimento di una necessità fisica, alla stregua del sonno. Nulla di più, perché, diversamente, indulgere nel piacere del cibo sarebbe sconfinato nel vizio, un ambito proibito a un passo dal diavolo.
La realtà attuale, per fortuna è molto mutata ma certe radici restano. Si spiega allora come la cucina olandese tradizionale sia ancora costituita essenzialmente da carne bollita in acqua e verdure altrettanto bollite fra cui la patata regna sovrana. A mitigare un rigore ( e un grigiore!) altrimenti di difficile sopportazione, arrivano piatti esotici, indonesiani soprattutto, che molto hanno a che fare con il passato colonialista dell’olanda. A parte questo, ogni altra cucina è presente ad Amsterdam, da quella cinese all’italiana, dalla messicana alla greca alla spagnola.
Girando per la città ci s’accorge subito della viscerale passione degli olandesi per la bicicletta. A ogni angolo di strada, accanto alle ringhiere dei canali, sulle barche e nelle piazze, la bicicletta è sempre presente. In mille varianti, munita di cestini porta-tutto o con il rimorchietto per bambini, abbellita di fiori freschi o vivacemente colorata, la bici è parte integrante dello sfondo cittadino.
La cultura secolare della città si esprime nei suoi tanti musei, a cominciare dal Rijksmuseum e dal Van Gogh Museum, nelle chiese , fra tutte la Oude Kerk (la Chiesa Vecchia) e la Neuwe Kerk (la Chiesa Nuova), nei monumenti, molti dei quali si trovano attorno a piazza Dam o nei pressi.
Piazze, angoli di strada, slarghi, giardini pubblici fanno spesso da sfondo a improvvisati concerti, spettacoli di mimi, giochi.
Uno dei momenti più consigliabili per visitare Amsterdam è il Koninginnedag, il giorno della Regina, il 30 aprile di ogni anno.
In quei giorni (in realtà il Paese festeggia per circa una settimana) la città è perennemente in festa. Ovunque si balla, si canta, si festeggia con grandi bevute e festini ad ogni angolo e ogni piazza diventa scena teatrale o palco per un concerto. Perfino sui canali è normale assistere al passaggio di barche, chiatte e barconi trasformati in feste galleggianti con tanto di orchestrine o enormi impianti stereo che diffondono musica a tutto volume.
Leit motiv del giorno della Regina è il colore arancione. Dal nome della famiglia reale, Orange appunto.
Per i turisti, molti provenienti per l’occasione da altre zone del Paese, che affollano la città in ogni momento dell’anno, questo è un evento particolarmente ghiotto. Specie per gli appassionati di fotografia che non hanno difficoltà a cogliere situazioni paradossali, buffe e curiose, coloratissime e interessanti ad ogni istante, liberi di scattare senza alcun timore di …rappresaglie.
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2 Comments
A.
Nella sua architettura che in epoca recente ha accolto edifici modernissimi accanto alle antiche costruzioni del 16° e 17° secolo.
Nella sua gente, altissima e bionda, così aperta da far sentire all’istante lo straniero come parte di essa, accolto e gradito. Così solare e disinibita da ignorare quel senso di pudore e riservatezza cui noi popoli italici difficilmente sappiamo rinunciare. Ecco allora che le finestre di Amsterdam mancano totalmente di tende. Può succedere di passare accanto a una finestra spalancata e accorgersi che fra noi e chi si sta lavando ci sia soltanto il vetro smerigliato di una doccia.
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