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Il punto di rottura... fotografia o fotoscopia ?


Quattro anni fa mettevo online questa discussione, basata su due articoli pubblicati anche altrove, ma secondo me allora come ancora non abbastanza compresa

.... ne riparliamo?




L'avvenimento epocale:



Immagine Allegata: s1000pj.jpg


La prima fotocamera al mondo in grado di fare a meno di tutto il resto della catena: produce immagini e video, li può ritoccare anche on-camera ma sopratutto, ne consente l'immediata visione attraverso la proiezione diretta su qualsiasi superficie, con dimensione tra i 13 ed i 100cm di lato lungo!

Indipendentemente dalla collocazione di mercato, dal costo e dal plauso all'azienda più bella di questo mercato che é la nostra amata Nikon, c'é davvero da chiedersi cosa ne sia allo stato attuale della fotografia, intesa nel senso proprio del termine, cioé di materializzazione concreta di una percezione individuale...



Fotografia o "fotoscopia" ?




Etimologicamente parlando, fotografare equivarrebbe a 'scrivere con la luce', tracciare cio? un segno tangibile e più o meno indelebile su di un materiale concreto come la carta, il legno, la pietra.
Oggi tuttavia, a meno che non siate abituati a prendere appunti con un raggio laser su di una lastra di plexiglass (come in molti simulano, estraendo repentinamente un palmare dalla fondina), sembrerebbe che i più preferiscano limitarsi a guardare al monitor del pc, o ancora peggio, su quello della propria fotocamera digitale, il frutto delle proprie elucubrazioni.

Mi capita spesso di ascoltare critiche più o meno fondate sulle qualità di sensori ed obiettivi, basate sul fatto di averle osservate al 100% di ingrandimento su schermi dal costo di svariati variopinti bigliettoni.
D'altra parte, osservo come nel mondo professionistico dell'immagine, si tenda ormai a cercare maniacalmente di ottenere il "risultato finale" più tonico, saturo e compatto possibile sul malcapitato soggetto... oggetto di queste artificiose correzioni, indipendentemente dalla sua natura e dalla percezione di essa che se ne abbia usualmente.

Il tutto ancora più evidente quando il professionista di turno utilizzi come contropartita di tante attenzioni estetiche anche una serie di immagini nelle quali lo stesso soggetto venga maltrattato (sempre artificiosamente) in termini cromatici e di dinamica del disturbo digitale, per dare la sensazione delle antiche tecniche fotografiche oppure, ancora più di recente, attraverso applicazioni di software diffusissimi su apparecchi come gli i-Phone, così come nelle comunità dedite alla "Lomography addiction" Immagine inserita

Normalmente queste ambiguità di ispirazione e realizzazione (riconducibili però unicamente a sperimentazioni da laboratorio) possono essere accompagnate dalla domanda:
<Quale vi piace di più delle due versioni di questa foto?>
cosa che già ci dice tanto della ferrea ispirazione dell'autore

oppure dall'affermazione:

<In camera oscura analogica si facevano le stesse cose che adesso in camera chiara digitale>
cosa che ci fa altresì comprendere come quel soggetto in camera oscura ci sia stato davvero poco per non ricordarsi a costo di quali fatiche, tempi e costi si poteva tentare di avvicinarsi dopo miriadi di prove al risultato che con pochi clic del mouse oggi un elaboratore consente a tutti di ottenere

Ingrandire a monitor un'immagine aiuta senza dubbio a cancellare ogni traccia residua dell'umana fallacia con cui le fotografie di un tempo facevano i conti col fotografo che le aveva scattate
(scherzava Bob Capa sui difetti formali delle sue foto dicendo: "se é un pò fuori fuoco vuol dire che ero molto vicino!")
ma non consente di avere un parametro assoluto di valutazione che invece continua ad esistere ed a chiamarsi oggi come ieri



S T A M P A



Non vi consiglio quindi di astenervi da questa sana palestra che consente ai fotografi di ogni livello di comprendere l'efficacia globale del metodo attuato, qualunque esso sia, da qualsiasi sorgente, argentica o digitale derivi.

Stampare le proprie immagini aiuta a stabilire un rapporto dimensionale con la fotografia anche in termini di utilizzo finale, nonché a valutare le reazioni degli osservatori in maniera oggettiva e non più in dipendenza dalla qualità e taratura anche del migliore dei monitor collegato ad un computer.

Trasferire su carta una foto aiuta altresì a tramandare e conservare in maniera differenziata una parte del proprio modo di osservare le cose e le persone.
Pratica molto utile in un mondo tanto più informatizzato quanto disinformato sul pericolo reale della scomparsa di una fetta delle memoria collettiva come ciò che ha rappresentato essere la fotografia popolare dalla sua diffusione ai primi del 1900 fino all'altroieri?


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A nudo




Percezione, superficie e segno, sono i tre principali ingredienti della nostra ricetta: la foto-grafia.

Ne parlo come di ricetta invece che di obiettivo, perché considero la sua pratica essere un mezzo, necessario a materializzare un'idea.

Siccome vogliamo lasciare il segno, allora utilizziamo una superficie per esprimere la percezione che attraversa la triade sensoriale così ben localizzata da Henry Cartier-Bresson in un percorso che coinvolga mente, cuore, occhio.

Il segno tangibile della nostra percezione (la stampa della foto su di una superficie, che oltre ad essere elemento materiale) però anche soggettivamente interpretabile già soltanto per il fatto di tentare di riportare le tre dimensioni della realtà fotografata in una mera bidimensionalità a cui la limita il supporto scelto.

In questo senso, il limitarsi alla visione delle immagini su monitor, (ciò che considero foto-scopia) consente, sia pur sempre in maniera soggettiva, di godere delle capacità tridimensionali che certi sistemi scheda grafica-monitor consentono, anche se in una condizione a volte difforme dalla realtà ripresa.

Quando fotografiamo (nel senso quindi di voler lasciare un segno) tentiamo il più delle volte di ottenere indietro quella tridimensionalità che la superficie ci nega dal punto di vista fisico, adoperandoci in fase di ripresa in tutti i modi con cui poter suscitare nell'osservatore quella sensazione di "profondità" che di rigore dovrebbe mancare alla nostra stampa.

La direzione della luce e la proiezione delle sue ombre gioca un ruolo insostituibile a questo fine e pertanto il foto-grafo tenderà ad orientare le luci rispetto il soggetto oppure, se gli riesca più facile, orientarsi lui rispetto la luce, in relazione alla posizione del soggetto.

Dove tutto ciò assume dignità artistica?
Eminentemente nella fotografia di ritratto, ancor più importante se orientato al nudo e quando voglia differenziarsi dagli altri generi, meno nobili, che del nudo fanno strumento per differenti pulsioni.

E' sconsigliabile avvicinarsi a questo genere senza aver prima metabolizzato l'esempio di chi faccia un uso strumentale delle sorgenti di illuminazione (qualunque esse siano) non solo in fotografia, ma eminentemente anche in pittura, dove lo sforzo di approssimazione al vero (mutuato da un'attenta osservazione dell'influenza della Luce sul Colore e di entrambi gli elementi sulla Figura.

Sintesi di questa attività di ricerca é la scoperta di un linguaggio delle immagini che viene manifestato indipendentemente dal giudizio estetico che concerne il soggetto ritratto: non si discute più soltanto di bello e brutto, ma di infinite gradazioni di coinvolgimento emotivo che spaziano da un estremo all'altro della nostra personale scala cognitiva.
Tanto da rendere il genere del ritratto ben all'altezza di ogni altra possibilità creativa che la fotografia associata alla gestione digitale dell'immagine ci consente.

Pertanto se sconsigliare qualcosa debbo... é proprio di far ricorso nel ritratto ad elementi di fotoritocco prima di aver invece gestito il soggetto in termini di ricerca della sua migliore prospettiva dimensionale: semplificare l'attrezzatura in questi casi, spesso giova parecchio e mette "a nudo" le capacità percettive personali.

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Allora... indipendentemente dal pretesto, cioé quello della presentazione della rivoluzionaria Coolpix [ndr: oggi arrivata ad una seconda versione] che prima o poi comprerà, se non altro per poter disporre di un proiettore digitale tascabile e di prezzo tutto sommato limitato per quanto ovviamente imparagonabile ad attrezzature specifiche di altra caratura, voglio aprire questa discussione per segnalare quanto importante invece sia diventata oggi la collocazione commerciale di un mezzo, come dovrebbe essere una fotocamera (compatta per giunta) che va diventando ogni giorno di più ... il fine ultimo della catena dell'immagine.

E se ciò ancora non smuovesse emozioni dal fondo delle vostre anime di image-catcher, pensate al potenziale danno che un apparecchio da "soluzione finale" come questa Coolpix potrebbe causare al tanto trascurato problema del memory-bug che la prossima generazione, guardando indietro alla nostra si troverà a dover affrontare:

oggi la maggior parte delle persone che scatta fotografie con compatte digitali (quali che siano) si "dimentica" sistematicamente di effettuare backup delle immagini catturate: ne stampa due o tre, secondo un principio di sana economia che il mezzo ormai ci consente e, prima o poi, butta nell'oblio del cestino digitale il resto delle foto scattate, senza riuscire a comprendere che, anche senza pretese di qualità minima, il compito a cui si era dedicato scattando le foto di viaggio, alla festa, o di ritratto dei propri cari, era prima di tutto un'operazione di conservazione documentale di una generazione, alla quale da almeno centoventi anni ci eravamo abituati a sottostare.



Un buco nella memoria collettiva:


E' questo il punto di rottura di cui parlo tra le righe di questa discussione, alla quale mi farebbe piacere partecipaste per sentire quanto riusciate a percepire il problema.

ne parlo spesso con i miei amici fotografi di tutte le...razze...

Molti sono affascinati da quelle opportunità che ritengono divertenti, creative, attuali... come Hypstamatic, l'App per I-phone che consente di ottenere una grafica assolutamente in controtendenza con le (ottime) qualità fotografiche di quel telefono in questo momento assolutamente trendy...

Altri sono integralisti bianconeristi argentici, tanto da firmare le proprie creazioni con logotipi del genere "silverprint" o simili....
esempio celebre ? Gianni Berengo Gardin, che timbra le sue stampe con diciture tipo "autentica fotografia" o rilascia dichiarazioni del genere

...E allora chissà cosa ne pensa del fotoritocco...
E' il male assoluto (ride, ndr), un taroccamento per cambiare il dna del reale senza chiedergli il permesso.<<Io sono un cronista non un creativo. La realtà la voglio documentare così com'é, senza stravolgerla ma soprattutto accantonando qualsiasi tentazione di renderla più accattivante in maniera artificiale. Ecco perché il digitale non mi piace: si scontra con la mia mentalità di fotoreporter>>


Non rendete questa discussione una tribuna su digitale-non digitale: non é questo l'argomento che intendo discutere!

Vorrei invece porre attenzione su argomenti come il ruolo sociale del fotografo nel difficile ruolo che gli é ascritto di tramandare parte della memoria collettiva del nostro tempo.

Non importa che ce ne rendiamo conto: volenti o nolenti i nostri scatti possono servire a trasportarci avanti nel tempo, nelle mani e attraverso gli occhi di coloro che saranno e che oggi non conosciamo ancora.

Come ciò sarà possibile é l'argomento principe di questa riedizione dei due articoli di cui sopra...


72 Comments

Mi pare che la fotografia, fin dai tempi della sua nascita, sia stata condannata ad essere sottoposta a giudizi estremi e spesso improntati su argomenti opposti:
forma d'arte o insulsa diavoleria ?
meglio o peggio della pittura ?
in grado o meno di poter esprimere qualcosa di personale ?
digitale o pellicola ?
stampata o a montior (adesso anche proiettata) ?
ora che tutti hanno una macchina fotografica esiste ancora la "professione" fotografo, o, ancor peggio, siamo diventati tutti artisti ?

E mentre le prime interrogazioni erano forse pi? "nobili nello spirito" le ultime mi appaiono pi? futili e maggiormente legate ad un fattore "moda".
Cosa cambia se una fotografia ? stampata su carta, accesa su un monitor, o proiettata su un muro?
Per me, fondalmentalmente niente. Qual'? il mezzo migliore? Dipende dalla stampa dal monitor, dal proiettore!
Non trovo per nulla condivisibile la scritta "autentica fotografia" perch? fatta con un mezzo analogico invece che digitale.

In sintesi, secondo me ci si sta preoccupando troppo per delle mode che coinvolgono il mezzo, ma in fondo, non alterano il fine.

Ad esempio ora che ? uscito l'ipad sembra che il mondo sia cambiato di botto... rivoluzione! I giornali spariranno! Ma scusate che differenza c'? fra un ipad, un portatile, uno smartphone? Il giornale lo si legge su tutti e tre i mezzi mi pare, forse l'ipad ? il pi? scomodo, inutile e antifunzionale, non ? grande ma non ? neppure molto tascabile, certamente ? di moda e fa figo averlo.
Infatti la carta stampata ? in crisi da molto tempo prima dell'uscita dell'ipad.

Io penso che com'? tornata di moda la zampa di elefante, il vintage, torner? di moda anche la fotografia stampata.

Forse, addiruttura, un giorno la fotografia passer? di moda e non sar? un fenomeno di massa come in questi ultimi anni.
Chi lo sa? Come si dice chi vivr?.. vedr?!
Foto
Max Aquila
feb 04 2011 11:16


...

Cosa cambia se una fotografia e' stampata su carta, accesa su un monitor, o proiettata su un muro?
...

Io penso che com'e' tornata di moda la zampa di elefante, il vintage, tornera' di moda anche la fotografia stampata.

Forse, addirittura, un giorno la fotografia passera di moda e non sara' un fenomeno di massa come in questi ultimi anni.
Chi lo sa? Come si dice chi vivra'.. vedra'!


Approfitto subito per rispondere a Cris:

la fotografia non e' una moda...ormai e' un'esigenza connaturata alla specie.

Domani tu ricordi ieri e ti aspetti qualcosa dal domani non piu' in funzione di un trattato teoretico come "dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria, ma molto piu' semplicemente in base alle emozioni suscitate dalle immagini che pervadono il tuo, nostro OGGI.

Sono gli scatti e le riprese dei fotoreporter braccati ad Alessandria di Egitto e le foto annunciate e non pubblicate dei "bunga-bunga" che tengono banco, piu' dei fiumi di carta stampata che quotidianamente vengono spesi sugli stessi argomenti, che determineranno il se ed il quando delle relative conseguenze.

Da ultimo, ma non per ultimo:
la stampa e' la fotografia

proprio per i motivi di cui sopra, e' l'unico sistema sicuro di trasmissione (tradizione) dei concetti volatilmente pubblicati sugli avvenimenti in questione: ne sei talmente pervaso anche tu, Cris, da ammetterlo inconsciamente nella tua chiosa

chi vivra', vedra'


se e' una stampa.... certamente!!!

[...]se ? una stampa.... certamente!!!



Come ? il caso della fotografia di quel reduce di Gettysbourgh che dopo 150 ha consentito una scansione e la pubblicazione su questo forum.
Diversamente dai tanti miliardi di scatti che si fanno ogni mese (giorno ?) oggi e che vengono semplicemente cancellati o dimenticati su di un supporto che poi si rompe, si perde o si smagnetizza :bigemo_harabe_net-03:
Foto
Adriano Max
feb 04 2011 12:03
Mi piace fotografare, tentando memorie di cose comuni, da lasciare...
Sono tuttavia consapevole che il tempo erode ogni cosa...
L'unica memoria che mi pare si stia conservando bene ? quella scritta nel DNA da qualche milione di anni...
Come se la vita fosse un fenomeno che il cosmo fa emergere dove ne ha occasione e la sua espressione (sviluppo) replicabile in n copie...
Il negativo di tutte le nostre foto...
Io non sono un catastrofista, n? credo nei numeri, ma la carta...
Dura poco...
Pochissimo...
Ma ci illude e tanto basta...
Per? ricordo che ogni supporto va conservato: la memoria ? un'azione, indipendentemente dal supporto...
Che per me pu? essere qualsiasi cosa...
Certo la carta ? geniale...
La nostra memoria ? nata tra Babilonia ed Egitto su quel supporto, oltre ad altri, litici e xilitici...
Qualcuno immagina che i prossimi saranno silicici...
La carta ? semplicemente umana.
Vicinissima al nostro DNA...

Ciao,
Adri.
Hmmmm .... Adriano, non credo che il punto sia semplicemente il supporto su cui viene immagazzinata la foto.

Certo, come dici tu, la carta in questo ? geniale (come le diapositive) perch? ? al tempo stesso supporto e strumento di visione.

Altrimenti l'intervento di Dimitri pi? sopra avrebbe chiuso la partita.

La questione sta sullo scopo per cui vengono fatte le fotografie e la fine che fanno.

Qualche anno fa, all'alba della trasformazione della fotografia da chimica a digitale un manager si invent? questa frase : "Kodak verr? salvata dalle nonne e dalle mamme".
Intendendo con questo che la volont? di continuare a vedere le foto dei propri nipotini e figlioletti propria di nonne e mamme avrebbe permesso a Kodak di continuare nel business della stampa.
Certamente non ? stato cos? o lo ? solamente in parte.

E' sempre pi? comune riversate tutto su un cd e schiaffare questo nel lettore e guardarsi le immagini in televisione.
Molti, i meno informatizzati, tendono a tenere tutto sull'unica scheda di memoria dentro alla fotocamera, guardando le foto dal visorino della stessa ... :bigemo_harabe_net-03: finch? questa non si rompe e si perde tutto :bigemo_harabe_net-112:
Un mio collega ha sacramentato per un mese perch?, bonta sua, metteva tutte le foto con cui documentava la crescita del figlioletto su un unico cd riscrivibile che incideva a tranche, volta per volta finch? questo non ne ha voluto pi? sapere di essere torturato.

Insomma la questione sta nella perdita di memoria se questa ? affidata a supporti labili o se, peggio - ma in fondo ? questo il punto - il consumo di immagini diventa realmente tale e la foto dopo che ? stata mostrata dal telefonino o tramite MMS o post su Feisbuk ... poi ... si butta.

Che ne sarebbe stato del reduce di Gettysbourgh (foto artisticamente tutt'altro che memorabile) se il fotografo non l'avesse ritratto stampandone le fattezze e i nipoti non avessero conservato quella foto sino ai giorni nostri quando ? finita in un bel museo della Guerra tra gli Stati ?

Qui sta, secondo me, il punto.
Foto
Bernardo Gattabrìa
feb 04 2011 12:54
Ricordo di aver letto in passato un bellissimo libro di fantascienza, in cui venivano inventati dei vetri con indice di trasmissione della luce pari a giorni mesi o anni, con l'enorme vantaggio che trasmettevano le immagini riprese giorni mesi o anni prima. Enormi erano gli sviluppi di quela tecnologia. Impiantati al posto dei vetri normali nelle case dopo essere stati esposti a paesaggi esotici, allietavano la vista dei proprietari di appartamenti altrimenti lugubri. Disposti ai lati delle vie, restituivano alla vista le prove documentarie dei delitti avvenuti in tempi antecedenti.....

Cos? la fotografia se non una memoria storica una memoria documentaria di avvenimenti avvenuti prima? anche la visione nel visore non ? che quello accaduto istanti prima?

Cos'? quindi il fotografo, o meglio l'amante della fotografia?... ? probabilmente colui che attua il concetto del carpe diem, di cogliere cio? l'attimo fuggente per poterlo poi rivivere una, 10, 100, n volte nel futuro....
Foto
Max Aquila
feb 04 2011 14:37

...
Cos'? quindi il fotografo, o meglio l'amante della fotografia?... ? probabilmente colui che attua il concetto del carpe diem, di cogliere cio? l'attimo fuggente per poterlo poi rivivere una, 10, 100, n volte nel futuro....


lui ed anche persone del tutto sconosciute a lui quando il tempo ne avr? avuto ragione.

Ma vorrei contestualmente rispondere anche ad Adriano (Axnaird):
solo dall'avvento del segno abbiamo memoria dell'Uomo:
da molto prima della scrittura cuneiforme degli assiro-babilonesi e cio? dai graffiti (immagini) del neolitico delle grotte di Altamira e simili...

Non dovrei dire altro: ? l'immagine a tramandare il segno....perch? l'uomo di certo esisteva anche prima di essa, ma solo da quando ha capito la necessit? specifica ha sempre cercato di ottenere una soluzione adeguata.

Nel nostro ambito, questa ? ancora ... la STAMPA
Foto
Adriano Max
feb 04 2011 14:48

Hmmmm .... Adriano, non credo che il punto sia semplicemente il supporto su cui viene immagazzinata la foto.
[...]
Che ne sarebbe stato del reduce di Gettysbourgh (foto artisticamente tutt'altro che memorabile) se il fotografo non l'avesse ritratto stampandone le fattezze e i nipoti non avessero conservato quella foto sino ai giorni nostri quando ? finita in un bel museo della Guerra tra gli Stati ?
[...]


Ma certo che non ? il supporto che conta !! Lo dico da un bel po !!

Sulla Terra a far data dal 4000 a.C. sono passate oramai quasi 100.000.000.000 di persone. Non lo scrivo per sminuire il valore di quel documento, ma per sottolineare quanta memoria ? stata persa... Ogni persona muore con una sua storia... Quanti dei 400.000 morti del 1812 a Smolensk sono stati ritratti ? E quanto sono importanti ciascuna di quelle morti per noi ora, per la storia che abbiamo avuto ? per non parlare dei sopravvissuti... E' quindi notevole che ci sia una foto di quel reduce, ma io la leggo come uno strumento in pi? a nostra disposizione... i nipoti e il bel museo (cio? altre persone) sono il principale strumento di memoria, non la foto in s? !

Di molte memorie solo alcune rimangono: quelle scelte. Molte (memorie; tra cui solo alcune, fotografie) vengono fatte per fermare attimi, giocare, appuntarsi qualcosa, immaginare e ricreare il mondo e l'idea che abbiamo di esso. E' vero che altre vanno perse, ma l'errore ? uno dei veicoli di trasformazione. Forse IL vero motore delle trasformazioni. Ecco quindi che il caso a volte fa riaffiorare memorie... benvenute stampe lo dico quindi, quando, parafrasando Faulkner, mi viene da dire che alcune foto, perse e ritrovate, sono avanguardie del caso...

Il resto ? scelta e poteri.

La questione sta sullo scopo per cui vengono fatte le fotografie e la fine che fanno.


Penso che la tua frase sia la corretta risposta al problema posto dall'articolo. Non esiste la "fotografia" in senso assoluto esistono vari tipi di fotografia con diverse finalit?. E' diverso l'approccio di chi fa le foto con il cellulare da chi fa le foto con una reflex o con una compatta. Come ? diverso l'approccio del documentarista o del creativo. Inoltre un gioco fondamentale per la trasmissione della memoria lo stanno acquisendo sempre pi? i video, per il fatto che i mass media televisvi hanno maggior successo di quelli cartacei (ci? non sempre ? una cosa positiva, per? ? un dato di fatto).
Quindi comincerei a definire cosa si intende per "fotografo"... perch?, a mio personale avviso, un fotografo non ? il soggetto che fa foto con iphone o con la compatta. Il soggetto in questione si crea un ricordo con funzione prettamente personale senza alcuna voglia di diffonderla se non alla stretta cerchia di amici, con scarso interesse alla conservazione e alla diffusione delle immagini raccolte nell'apparecchio.
Il fotografo di cronoca o il documentarista invece hanno l'esigenza di testimoniare un evento e diffonderlo il pi? possibile fra il pubblico, cercando le forme e i mezzi per avere la migliore diffusione capillare. In tal senso il supporto cartaceo oltre che gli altri messi a disposizione dalle nuove tecnologie sono imprescindibili.
Il creativo svilupper? il suo progetto visivo sulla base dell'idea da realizzare, probabilmente riccorrendo a pi? tipologie di supporti, ma la carta per mostre o esibizioni non mancher? senz'altro.
Quindi in sostanza quando ? che "avremo buco nella memoria"? Principalmente ritengo nell'intimit? e vita privata delle persone. Persi gli archivi digitali gran parte di episodi vissuti in famiglia andranno persi. Non esiste cura nella loro conservazione perch? non hanno una funzione sociale, ma meramente personale, con un significato diversa a seconda di chi le possiede. Quando le foto erano su carta questi momenti rimanevano nel tempo, ma obbiettivamente spesso accantonati in soffitte e sgabuzzini fino a divenire irritrovabili o spesso carta da macero. Quindi la smaterializzazione dell'immagine su supporti diverso dal cartaceo ha semplicemente accellerato un processo che comunque ha sempre coinvolto un determinato tipo di fotografia.
Le foto dei reporter in Egitto, o i videofilmati che testimoniano quanto sta accadendo, penso che difficilmente verranno persi per negligenza o scarsa cura... il loro fine ? comunicare ai posteri un pezzo di storia. A prescindere dal formato di memorizzazione del supporto la loro missione teleologica di comunicazione ai posteri verr? senz'altro portata a buon fine.
Saluti

[...]
Sulla Terra a far data dal 4000 a.C. sono passate oramai quasi 100.000.000.000 di persone. Non lo scrivo per sminuire il valore di quel documento, ma per sottolineare quanta memoria ? stata persa... Ogni persona muore con una sua storia... Quanti dei 400.000 morti del 1812 a Smolensk sono stati ritratti ?




Da? Adriano ....

... molto prima del 4000 AC c'erano altre arti figurative che hanno permesso di tramandare la memoria dell'uomo.
Le pitture murali di tutti i tempi sono arrivate sino a noi (quando) conservate.

Napoleone loi lo conosciamo per i grandi ritratti che lo hanno immortalato. Certo non ? stato cos? per la fanteria francese dispersa durante la ritirata di Russa. Ma se per questo di me medesimo si conserveranno solo le foto che ci sono su Nikonland (che si canceller? quando io non ci sar? pi? ...).

La fotografia ? nata dopo ? da quel momento che assolve uno dei suoi scopi, quello di documentare e tramandare ci? che il fotografo ha visto.

Lo scopo, quindi, resta, ? il medesimo, immutato nei millenni ... la questione del supporto ? la sua conservazione e la sua fruizione.

Un affresco dura 6 o 700 anni se ? fatto bene. Un graffito abbiamo visto decine di migliaia di anni. Una stampa 100 o 200 anni.
Il problema degli hard-disk non ? solo la loro longevit? (100.000 ore MTBF sai bene che non significa nulla !) ma l'impossibilit? di fruirne senza corrente elettrica e strumenti di proiezione o di visione ...
Foto
Adriano Max
feb 04 2011 15:09

[...]
Nel nostro ambito, questa ? ancora ... la STAMPA


Per?... Molte immagini e musiche ad esempio io non le ho mai viste o ascoltate in 'originale'... ma solo come copie riprodotte, spesso, sempre pi? spesso, da supporti squisitamente 'volatili' che io stesso smagnetizzo dopo l'uso. IO sono la memoria e il crocevia di essa. Detto questo... benvenuti i cellulari e il fatto che i numeri l? sono memorizzati...
;)

Ciao,
A.

Da ultimo, ma non per ultimo:
la stampa ? la fotografia


Non sono d'accordo.

La fotografia, per me, non ? la stampa, manco per nulla!
Si scrive la luce quando questa passa attraverso l'otturatore e viene impressa sul sensore/sulla pellicola/sul dangherotipo ecc.
La stampa ricalca su un supporto ci? che la luce ha scritto nell'attimo dello scatto, il click ? la fotografia, quello ? il momento magico. (per me)

Chi ? il fotografo? Quello che preme il pulsante magico o lo stampatore del laboratorio?
Siamo inoltre davvero sicuri che il mezzo migliore per la conservazione sia la stampa? Ma allora perch? le grande agenzie sprecano soldi e risorse nel digitalizzare i propri archivi?

Concordo sul fatto che la stampa ? il miglior e pi? soddisfacente supporto sul quale guardare una fotografia, ma un supporto rimane.

Ma preferisco potermi portare appresso il mio archivio di fotografie digitalizzato per poterlo mostrare ai miei amici o per riguardarmi da solo i miei ricordi, comodamente in una borsa, invece di non aver nulla del tutto. Quale l'alternativa? Avere un furgone di stampe sempre al seguito???

Ci sono i "contro" ragazzi, ma anche i "pro" e di quest'ultimi gioviamo tutti, anche attraverso questo forum.

La fotografia non ? il sensore, non ? la pellicola, n? il supporto dove questa viene "semplicemente" riprodotta... la fotografia vera ? il CLICK (e tutto quello che lo precede)!
Il mio massimo divertimento lo provo in quel momento.
Foto
Max Aquila
feb 04 2011 17:19

Non sono d'accordo.
...
...
la fotografia vera ? il CLICK (e tutto quello che lo precede)!
Il mio massimo divertimento lo provo in quel momento.


bravo... anch'io:

ma qui si discute di altro.
Foto
Fab Cortesi
feb 04 2011 17:39
Il discorso credo che sia molto piu' in la della semplice forma di archiviazione delle immagini.
Condivido il pensiero di RFSP!

Alcune settimane fa nel Master di fotogiornalismo che sto frequentando si parlava con alcuni colleghi tra cui David Airob (fotografo e editor grafico periodico La Avanguardia) Pepe Baeza (fotografo e docente di ?G?neros fotogr?ficos? y de ?Teor?a y t?cnica del Fotoperiodismo? della Facultad de Ciencias de la Comunicaci?n de la UAB) e Rafa Badia (docente e editor grafico) si parlava appunto della importanza della "memoria storica" delle foto e della fotografia

Il problema va centrato maggiormente e contestualizzato nello spazio-tempo.
Oggi la fotografia non e' altro che una sequenza di 0 e 1 rielaborati.....
Oggi il progresso non detta spazio al sentimentalismo, tutto viene generato....sia gli oggetti fisici, che le informzioni, che i pensieri, che le filosofie.......per durare un tempo esattamente prestabilito.
Nulla e' per sempre...neanche i diamanti!

La fotografia e' una millesima parte del problema fondamentale e di consequenza non si puo' molto distaccare dal restante.
Fortunatamente una piccola percentuale, che va ormai svanendo, si aggancia "all'informazione" al significato e significante dell' "immagine".
Il resto non conta.
A me spaventa piu' la mala informazione dell'immagine e, permettetemi il gioco di parole, l'immagine dell'immagine.
Il supporto e' solo un anello della catena.

PS:
Quanti di "noi/voi/loro"(inteso come utilizzatori di fotocamere e non fotografi) non hanno impresso foto al 1hr photo express con tutte le conseguenze del caso sulla durabilita e qualita del risultato. Eppure si e' fatto e si fa tuttora.

Bisogna andare ben oltre il limite della visione andare al DNA del modo di vivere.
Foto
Adriano Max
feb 04 2011 17:55
In effetti, alla fine, c'? poco da fare: ogni supporto ha la sua destinazione d'uso. Ma in un mondo digitale il negativo se vuoi ? su un supporto: digitale appunto e tale rester?; la 'stampa' finale sar? sullo schermo del monitor nella sala multimediale della biblioteca o del museo, sul pad, sul monitorino del telefonino, di uno schermo LCD pubblicitario, passando alla tazza in ceramica stampata con la foto di Obama (una reliquia a dir poco eterna se ben fatta), alla torta con pigmenti commestibili, fino alla carta trattata in fine art da un artista/stampatore... ogni possibile media: i musei del presente e futuro sono attrezzati alla tenzone.
;)

bravo... anch'io:

ma qui si discute di altro.


In effetti mi pare che si stia discutendo di troppe cose, rispetto al punto di partenza iniziale e soprattutto, troppo approfonditamente, per non dire filosoficamente.
I voli pindarici eccessivi non riesco proprio a digerirli, a dire il vero non ho mai apprezzato neppure la filosofia, che anzi detestavo. Evidentemente non sono la persona adatta a queste discussioni / elucubrazioni metali che non so fino a che punto siano intellettualmente utili.
Che volete... sono una fan della semplicit?!

quindi... da bravo e come consigliatomi tra le righe lascio la discussione. :-)
Foto
Max Aquila
feb 04 2011 18:21

In effetti mi pare che si stia discutendo di troppe cose, rispetto al punto di partenza iniziale e soprattutto, troppo approfonditamente, per non dire filosoficamente.
I voli pindarici eccessivi non riesco proprio a digerirli, a dire il vero non ho mai apprezzato neppure la filosofia, che anzi detestavo. Evidentemente non sono la persona adatta a queste discussioni / elucubrazioni metali che non so fino a che punto siano intellettualmente utili.
Che volete... sono una fan della semplicit?!

quindi... da bravo e come consigliatomi tra le righe lascio la discussione. :-)

Si...l'argomento ? complesso e sfaccettato: prescinde dalla monotonia delle solite discussioni sulle prossime novit? del mercato.

Per? resta a tiro di schioppo: potresti sempre cambiare idea ed approfondire la "vexata quaestio"
:a063:

Si...l'argomento ? complesso e sfaccettato: prescinde dalla monotonia delle solite discussioni sulle prossime novit? del mercato.
Per? resta a tiro di schioppo: potresti sempre cambiare idea ed approfondire la "vexata quaestio"


resto resto! Mi piace comunque leggere le questioni complesse (il latino mi piaceva molto!) ma non sono proprio adatto ad argomentarle per quanto scritto prima. E questo ? tutto un mio limite personale.

:a063:
Foto
Paolo Tagliaro
feb 04 2011 20:28
Il discorso porta inevitabilmente a questioni filosofico-esistenziali.
Leggo tra le righe un ammonimento alla superficialit? e al consumismo che rischiano di far perdere di vista i contenuti ("significato e significante") venerando l'estetica effimera.
La scelta del supporto ? solo uno specchio, una scusa per farci riflettere su cosa vogliamo farci con le nostre foto, perch? premiamo quel pulsante.
La fotografia pu? essere un grande strumento se usato come tale.
Ci? che conta rimane, il resto, pi? o meno velocemente, ? destinato a scomparire.

Ma perch? pria del tempo a s? il mortale
invidier? l'illus?on che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sar? muta l'armonia del giorno,
se pu? destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste ? questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote ? negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi...

ragazzi godo a sentirvi ragionare, andate avanti.
(proprio settimana scorsa ci eravamo avvitati sul motivo ci circa 100 / 150 euro in pi? su certe compattine che a parit? di prestazioni/sensore/funzionalit? differivano apparentemente solo dalla sigla.
poi abbiamo capito: erano "touchscreen"
ma v'a ciapp? i ratt....
come stiamo finendo male.... )
Foto
Adriano Max
mar 24 2011 11:17

In effetti, alla fine, c'? poco da fare: ogni supporto ha la sua destinazione d'uso. Ma in un mondo digitale il negativo se vuoi ? su un supporto: digitale appunto e tale rester?; la 'stampa' finale sar? sullo schermo del monitor nella sala multimediale della biblioteca o del museo, sul pad, sul monitorino del telefonino, di uno schermo LCD pubblicitario, passando alla tazza in ceramica stampata con la foto di Obama (una reliquia a dir poco eterna se ben fatta), alla torta con pigmenti commestibili, fino alla carta trattata in fine art da un artista/stampatore... ogni possibile media: i musei del presente e futuro sono attrezzati alla tenzone.
;)


Io rimarco la mia idea: le immagini suscitate dal mondo o dalla sua rappresentazione artistica possono imprimersi su qualsiasi media. L'incrocio tra il fotografo e il soggetto si trasforma in un momento, un'istantanea, che indipendentemente dal supporto viene comunque proiettata nel mondo. Le immagini 'migliori' sono quelle pi? vicine alla nostra umanit? e in fondo in fondo non 'intellegibili': continueranno a riprodursi e propagarsi nelle nostre culture scrivendosi da qualche parte in noi. Quindi fotografia o fotoscopia ? Provocando, per assurdo una catena di 0 e 1 ? pi? duratura di qualsiasi altra cosa e pu? essere scritta ovunque... e letta da uno 'scopio' qualunque...

Ciao,
Adriano.
Stamattina scrivevo ad un'amica di un altro argomento, simile ma molto distante al tempo stesso.

Ho concluso facendole una domanda :

Che cosa colpisce in una fotografia ben stampata oggi, in stile contemporaneo, non una cosa che scimmiotti il passato ?
Quale valore ha al giorno d?oggi un sentimento cristallizzato su carta in macchie di colore o in bianco e nero, in un mondo tanto superficiale fatto di sms pieni di abbreviazioni illeggibili ?
Un segno scritto e permanente, voluto non solo per comunicare, per ottenere, ma proprio per restare.

Un po? come il libro di Nikonland.


Qualcuno che ci legge spesso avr? trovato strana questa mia mania in pieno 21? secolo per i libri di fotografia fatti insieme.
Fatti per durare, fatti per testimoniare.

Sono strano ?

Una parte della risposta, parafrasata perch? l'argomento era veramente distante ma ... non cos? tanto :

Dare una parte di noi e ritrovarla nell'altro che legge, permette di attuare una sorta di epoch? autoriferita che ci allontana dal nostro stesso giudizio e ci rende in grado di scrivere cose che mai avremmo pensato possibili.

E voi, cosa ne pensate ?

:P
Foto
Raffaele Pantaleoni
mag 09 2011 15:59
Ho riletto diverse volte l'editoriale ed i vari commenti per darmi tempo di pensare a ci? che ? scritto tra le righe e a cercare di immaginare il futuro, anche quello che non mi comprender? pi?.
Fondamentalmente concordo con Max e cio? che molte immagini che oggi si scattano sono destinate una vita brevissima come ad esempio nella fruizione sui social network et similia. Nella mia visione esistono tre o quattro categorie di foto per le quali posso stimare diversi destini.
La prima categoria rappresenta le istantanee che, ormai, con qualsiasi aggeggio tecnologico ? possibile scattare, le definisco senza ombra di dubbio istantanee nell'accezione pi? stretta del termine. Foto scattate in un istante, fatte per durare poco pi? di esso. Nascono senza futuro. E forse non hanno neanche bisogno di un orizzonte futuro cos? distante dalla loro creazione. Perch?? Perch?, tanto per fare un esempio, magari sono le istantanee di due amiche sedicenni che gironzolano il sabato pomeriggio in citt? e si fanno un autoscatto. In questo caso la fruizione ? molto pi? importante della conservazione.
Poi ci sono le foto ricordo, queste vengono scattate con un minimo di ponderatezza in pi?; servono per ricordare. Essendo foto ricordo sono, di norma, strettamente personali o di famiglia. Hanno un interesse nel futuro di forse un centinaio di anni. Mi spiego, una foto di famiglia dei vostri trisavoli l'avete mai vista? Vi ? mai capitata? Personalmente si ma non avendo potuto conoscere, per ovvi motivi cronologici, le persone ritratte ho poco interesse nella loro visione se non la mera curiosit? di vedere come eravamo. Evidentemente la fruizione ha ancora il sopravvento ma la parte di conservazione inizia a pesare in vista di una fruizione futura; non fosse altro che per motivi affettivi.
Infine ci sono le foto di cronaca, che per loro evidente nascita, fanno parte di un patrimonio culturale "globale" e quindi il loro interesse potrebbe durare ben oltre i cento anni. In questo caso fruizione e conservazione hanno perlomeno lo stesso peso; nel caso di foto epocali la conservazione diventa sicuramente il peso maggiore nella gestione.

E' la prima volta che la razza umana ha cos? tante possibilit? di documentare fotograficamente la propria esistenza. Cosa ne rester?? Semplicemente non lo so e non riesco neanche a formulare ipotesi, non che la cosa non mi interessi ma ? veramente difficile prevedere cosa potr? succedere di tutte queste "gigatonnellate" di bit sparse per il mondo e non fermate su di un supporto reale e non dipendente dall'energia per poter essere fruito. Probabilmente un giorno qualcuno tristemente potrebbe dire della nostra epoca:

"Abbiamo pochi bit, brandelli di informazione" - The Matrix 1999

Immagine Allegata: morpheus.jpg

Io nel mio piccolo continuo a stampare in vari formati con la stessa numerosit? e frequenza di quando usavo la pellicola.

Ciao,
Raffaele
Foto
Adriano Max
mag 10 2011 11:11

[...]
"Abbiamo pochi bit, brandelli di informazione" - The Matrix 1999
[...]


Anche di Eraclito abbiamo solo frammenti... e la Biblioteca di Alessandria non esiste pi?... volete conservare e controllare qualcosa per sempre ? Come fece Ramses ? Lui era un dio in terra...

Ciao,
Adri.
Dico la mia.
Mi sembra che per un fotografo intenzionato a lasciare una traccia visibile della propria opera, fotoamatore, professionista, artista o fotografo occasionale che sia, tutto sommato ci sia un margine di scelta molto pi? ampio nell'epoca attuale, caratterizzata da un'iper-produzione di immagini effimere e volatili, che nelle epoche precedenti.

L'importante ?, come gi? sottolineato, scegliere consapevolmente cosa fare delle proprie fotografie e quali supporti di conservazione e presentazione utilizzare. Archiviare in tante copie, stampare senza remore gli scatti pi? degni, e lasciare quindi un completo archivio fruibile dai posteri ? alla portata di tutti. Se poi i posteri non sapranno cosa farsene, questo ? un altro discorso... ;)

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