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La nanny fotografa: Vivian Maier
nov 26 2012 23:55 |
Alberto73
in Grandi Fotografi
Vivian Maier Street Photograpy strret
Da illustre sconosciuta qual era fino a pochi anni fa Vivian Maier viene ora annoverata tra i più grandi street photographers della storia recente grazie all’opera di John Maloof, agente immobiliare con la passione per la fotografia, venuto in possesso di alcune decine di migliaia di foto (circa 30.000) acquistate ad un’asta per circa 400$.
L’intento di John Maloof era di scrivere la storia del quartiere di Chicago in cui vive e per fare ciò l’editore gli richiese circa 220 foto d’epoca in alta qualità da inserire nel libro. Con il suo co-autore iniziaò una lunga ricerca in tutto il mondo che li portò a quella scatola di fotografie, rimaste fino ad allora sconosciute.
Non soddisfatto della sua ricerca decise di acquistare lui stesso una macchina fotografica, una Rolleyflex biottica, e di cercare di riprodurre quel lavoro fatto dalla Maier in tanti anni di vita, frequentando intensivamente anche corsi di fotografia.
Si rese ben presto conto, però, di quanto fosse difficoltoso realizzare un lavoro del genere e del talento straordinario che aveva questa donna. Rimastone affascinato, e deciso a recuperare il resto della sua opera, Maloof è riuscito,nel giro di un anno, a salvare dalla spazzatura circa il 90% del lavoro da lei fatto, entrando in possesso di una collezione che contava da 100 a 150.000 negativi oltre a 3000 stampe, centinaia di rotoli di film, interviste su audiocassette e materiale vario.
Solo nel 2009 è riuscito a sapere il nome della misteriosa fotografa, scritto in bella grafia su una busta porta negativi di un laboratorio fotografico, ma tutto quello che è riuscito a trovare, partendo da quel nominativo, è stato un annuncio su un quotidiano locale: la donna era deceduta pochi giorni prima l'inizio della sua ricerca.
Nella sua ricerca Maloof, tramite molte famiglie per cui la Maier lavorò, è riuscito ad entrare in possesso di ritagli di giornale e corrispondenza che gli hanno consentito di ricostruire quella che fu la vita di questa sconosciuta fotografa.
Dei primi anni di vita si sa ben poco, nasce nel quartiere Newyorkese del Bronx, da madre francese e padre austriaco. I dati sui suoi primi anni di vita sono ricavati dai censimenti che, seppur dimostratisi utili, sono incompleti e ci dicono che a 4 anni vive a New York con la madre (del padre già non si sa più nulla), mentre nel 1939 la troviamo a Parigi. Dal 1951 sappiamo che torna negli States senza la madre.
I suoi primi scatti risalgono però al 1949 quando si trova ancora in Francia. Vivian inizia a fotografare con una Kodak box camera Brownie che non l’aiuta molto a coltivare la sua passione per la fotografia.
Negli Usa Lavora come baby sitter in varie famiglie e, con l’acquisto di una Rolleyflex biottica si dedica sempre più assiduamente alla sua passione. In quel periodo non cambia solo il mezzo fotografico, ma si delinea anche quello che sarà il suo stile personale, probabilmente anche per l'influsso di Lisette Model che insegna alla Columbia University di New York proprio in quegli anni.
Dal 1951 a 1956 vive nella città della Grande Mela per poi trasferirsi a Chicago dove lavora come tata per la famiglia Gensburg per molti anni. Qui ha la possibilità di utilizzare una propria camera oscura che le permette di sviluppare e stampare i rullini in proprio.
All’inizio degli anni 70, con i bambini ormai diventati adulti, termina il rapporto di lavoro con quella prima famiglia di Chicago cosa che la costringe ad abbandonare lo sviluppo delle sue pellicole, accumulandole sempre più passando da famiglia a famiglia. È questo il periodo del suo passaggio alla fotografia a colori con l’utilizzo di pellicole Kodak Ektachrome 35 mm, con una Leica IIIc, e varie reflex tedesche.
Negli anni 80 le difficoltà finanziarie e la mancanza di un lavoro fisso la portano ad accumulare ancora una volta rulli non sviluppati e negli anni 90 fino all’inizio del nuovo secolo dovette più volte rinunciare al suo hobby per poter tirare avanti. Senza fissa dimora viene aiutata dalla famiglia Gensburgs a pagar l’affitto di un piccolo monolocale. A causa dei pochi mezzi, le fotografie lasciate in deposito in un magazzino sono, quindi, vendute all’asta nel 2007 a causa del mancato pagamento del canone di locazione.
Nel 2008 una lastra di ghiaccio è causa di una caduta che le fa battere la testa. Anche se ci si aspetta che possa riprendersi completamente, la sua salute peggiora, tanto da dover ricorrere a una casa di cura. Morirà poco tempo dopo, nel 2009, da perfetta sconosciuta lasciando dietro di sé l’immenso archivio nato dal suo lavoro.
Di lei sappiamo che era una donna eccentrica, forte, con idee chiare e decise, altamente intellettuale e molto riservata. Ogni volta che usciva di casa aveva al collo la sua macchina fotografica con cui scattava ossessivamente, ma non mostrò mai le sue foto a nessuno. La scomparsa della sua famiglia in giovane età fu una delle cause, se non la causa, della sua solitudine, non si sposò mai nè ebbe amici stretti con cui confidarsi. Imparò l’inglese, per sua stessa ammissione, nei teatri e grazie agli spettacoli, ed è il teatro della vita quello che passa davanti al suo obiettivo e ai suoi occhi e che lei riesce a fissare nella pellicola con uno stile degno dei più grandi fotografi.
Paragonata a Mary Poppins fu una “tata” eccentrica che crebbe i ragazzi della famiglia Gensburg come una madre, portandoli nei campi di fragole a raccogliere bacche o mostrando loro un serpente morto o ancora organizzando giochi con tutti i bambini del vicinato.
La sua sete di conoscenza la portò a viaggiare per il mondo, tra le varie mete troviamo Canada (1951 e 1955), Sud America (1957), Europa, Medio Oriente e Asia (1959), Florida (1960), isole dei Caraibi (1965).
Vivian Maier non ha mai cercato la notorietà quando era in vita, ma, per un caso del destino, questa è arrivata dopo la sua morte e ora tutti possono ammirare i suoi straordinarci scatti, attimi di vita impressi sulla pellicola che potevano essere dimenticati per sempre.
Le immagini sono qui riprodotte a puro scopo didattico ed appartegono a Maloof Collection, Ltd. titolare dei relativi diritti.
Links;
http://www.vivianmaier.com/
http://www.vivianmaierprints.com/
http://vivianmaier.blogspot.it/
https://www.facebook...phervivianmaier
http://www.redbull.i...021242950224900
http://48104.forumfree.it/?t=53213366
http://www.liquida.it/john-maloof/
http://magazine.liqu...iscovered-work/
http://effeslash.com...i-vivian-maier/
http://effeslash.com...i-vivian-maier/
http://www.allartnew...r-vivian-maier/
L’intento di John Maloof era di scrivere la storia del quartiere di Chicago in cui vive e per fare ciò l’editore gli richiese circa 220 foto d’epoca in alta qualità da inserire nel libro. Con il suo co-autore iniziaò una lunga ricerca in tutto il mondo che li portò a quella scatola di fotografie, rimaste fino ad allora sconosciute.
Non soddisfatto della sua ricerca decise di acquistare lui stesso una macchina fotografica, una Rolleyflex biottica, e di cercare di riprodurre quel lavoro fatto dalla Maier in tanti anni di vita, frequentando intensivamente anche corsi di fotografia.
Si rese ben presto conto, però, di quanto fosse difficoltoso realizzare un lavoro del genere e del talento straordinario che aveva questa donna. Rimastone affascinato, e deciso a recuperare il resto della sua opera, Maloof è riuscito,nel giro di un anno, a salvare dalla spazzatura circa il 90% del lavoro da lei fatto, entrando in possesso di una collezione che contava da 100 a 150.000 negativi oltre a 3000 stampe, centinaia di rotoli di film, interviste su audiocassette e materiale vario.
Solo nel 2009 è riuscito a sapere il nome della misteriosa fotografa, scritto in bella grafia su una busta porta negativi di un laboratorio fotografico, ma tutto quello che è riuscito a trovare, partendo da quel nominativo, è stato un annuncio su un quotidiano locale: la donna era deceduta pochi giorni prima l'inizio della sua ricerca.
Nella sua ricerca Maloof, tramite molte famiglie per cui la Maier lavorò, è riuscito ad entrare in possesso di ritagli di giornale e corrispondenza che gli hanno consentito di ricostruire quella che fu la vita di questa sconosciuta fotografa.
Dei primi anni di vita si sa ben poco, nasce nel quartiere Newyorkese del Bronx, da madre francese e padre austriaco. I dati sui suoi primi anni di vita sono ricavati dai censimenti che, seppur dimostratisi utili, sono incompleti e ci dicono che a 4 anni vive a New York con la madre (del padre già non si sa più nulla), mentre nel 1939 la troviamo a Parigi. Dal 1951 sappiamo che torna negli States senza la madre.
I suoi primi scatti risalgono però al 1949 quando si trova ancora in Francia. Vivian inizia a fotografare con una Kodak box camera Brownie che non l’aiuta molto a coltivare la sua passione per la fotografia.
Negli Usa Lavora come baby sitter in varie famiglie e, con l’acquisto di una Rolleyflex biottica si dedica sempre più assiduamente alla sua passione. In quel periodo non cambia solo il mezzo fotografico, ma si delinea anche quello che sarà il suo stile personale, probabilmente anche per l'influsso di Lisette Model che insegna alla Columbia University di New York proprio in quegli anni.
Dal 1951 a 1956 vive nella città della Grande Mela per poi trasferirsi a Chicago dove lavora come tata per la famiglia Gensburg per molti anni. Qui ha la possibilità di utilizzare una propria camera oscura che le permette di sviluppare e stampare i rullini in proprio.
All’inizio degli anni 70, con i bambini ormai diventati adulti, termina il rapporto di lavoro con quella prima famiglia di Chicago cosa che la costringe ad abbandonare lo sviluppo delle sue pellicole, accumulandole sempre più passando da famiglia a famiglia. È questo il periodo del suo passaggio alla fotografia a colori con l’utilizzo di pellicole Kodak Ektachrome 35 mm, con una Leica IIIc, e varie reflex tedesche.
Negli anni 80 le difficoltà finanziarie e la mancanza di un lavoro fisso la portano ad accumulare ancora una volta rulli non sviluppati e negli anni 90 fino all’inizio del nuovo secolo dovette più volte rinunciare al suo hobby per poter tirare avanti. Senza fissa dimora viene aiutata dalla famiglia Gensburgs a pagar l’affitto di un piccolo monolocale. A causa dei pochi mezzi, le fotografie lasciate in deposito in un magazzino sono, quindi, vendute all’asta nel 2007 a causa del mancato pagamento del canone di locazione.
Nel 2008 una lastra di ghiaccio è causa di una caduta che le fa battere la testa. Anche se ci si aspetta che possa riprendersi completamente, la sua salute peggiora, tanto da dover ricorrere a una casa di cura. Morirà poco tempo dopo, nel 2009, da perfetta sconosciuta lasciando dietro di sé l’immenso archivio nato dal suo lavoro.
Di lei sappiamo che era una donna eccentrica, forte, con idee chiare e decise, altamente intellettuale e molto riservata. Ogni volta che usciva di casa aveva al collo la sua macchina fotografica con cui scattava ossessivamente, ma non mostrò mai le sue foto a nessuno. La scomparsa della sua famiglia in giovane età fu una delle cause, se non la causa, della sua solitudine, non si sposò mai nè ebbe amici stretti con cui confidarsi. Imparò l’inglese, per sua stessa ammissione, nei teatri e grazie agli spettacoli, ed è il teatro della vita quello che passa davanti al suo obiettivo e ai suoi occhi e che lei riesce a fissare nella pellicola con uno stile degno dei più grandi fotografi.
Paragonata a Mary Poppins fu una “tata” eccentrica che crebbe i ragazzi della famiglia Gensburg come una madre, portandoli nei campi di fragole a raccogliere bacche o mostrando loro un serpente morto o ancora organizzando giochi con tutti i bambini del vicinato.
La sua sete di conoscenza la portò a viaggiare per il mondo, tra le varie mete troviamo Canada (1951 e 1955), Sud America (1957), Europa, Medio Oriente e Asia (1959), Florida (1960), isole dei Caraibi (1965).
Vivian Maier non ha mai cercato la notorietà quando era in vita, ma, per un caso del destino, questa è arrivata dopo la sua morte e ora tutti possono ammirare i suoi straordinarci scatti, attimi di vita impressi sulla pellicola che potevano essere dimenticati per sempre.
Le immagini sono qui riprodotte a puro scopo didattico ed appartegono a Maloof Collection, Ltd. titolare dei relativi diritti.
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13 Comments
C'è tutto un mondo fotografico là fuori che aspetta di essere riscoperto.
Anche da parte dei più distratti
Ho Notato una grande maestria nel passare dal bianco e nero al colore.
Questa della Maier è per me la vera Fotografia.
credo ci fosse il progetto di fare una cposa del genere ma non ho trovato nulla in proposito, probabilmente dovrei fare una ricerca più mirata.......
Se poi pensi che fino alla metà degli anni 70 la fotografia a colori veniva poco considerata.......
Diversi scatti li avevo già visti, ma ora che ho visitato il primo link desidero approfondire.
Grazie Alberto
Avevo letto che lo avrebbero fatto ma non ho avuto modo di vederlo... peraltro non mi è possibile aggiornare l'articolo
Il (bel) documentario che racconta la storia del ritrovamento dei materiali e della loro pubblicazione ho notato essere visibile su Youtube.
Qui.
PS Come si fa a linkare il video evidenziando la schermata dove far partire il filmato?
Per chi ha Sky on demand il documentario lo si può trovare ancora anche lì. E' bello, ne vale la pena guardarlo.