Visto il proliferare di thread sui fish-eye e vista anche la leggerezza degli argomenti tipicamente estivi prendo la palla al balzo per raccontare una storia. La storia di un ragazzo fresco di reflex, convinto di poter fare qualsiasi cosa con qualsiasi obiettivo, compreso il più folle degli obiettivi, il famoso (o famigerato) e psichedelico fish-eye. Ma non di quelli che oggi, nella maggior parte dei casi, vengono definiti tali; bensì i “circolari” che da 180° si spingevano oltre i 200°. Non ne vennero prodotti molti e solo due meritano di essere menzionati.
A lanciare la sfida fu Nikon (e non poteva essere diversamente) con il suo pachidermico e stupefacente 6mm f. 2,8 da 5 chili, 220° , dotato persino di ghiera di messa a fuoco (?). Sono certo che non fosse importante venderlo (visto anche il prezzo) ma che fosse molto più importante, in quel momento storico, occupare il mercato con un sistema di ottiche professionali il più ampio possibile.
Incredibile
In quegli anni solo un costruttore appariva tanto sfrontato e innovativo da accettare la sfida: Minolta. Il suo Rokkor MC 7,5mm f.4, 180°, grande come un 50 macro, compatto, con 6 filtri incorporati a tutt'oggi è un vero e proprio capolavoro di progettazione e di costruzione. Cura dei particolari maniacale e un trattamento antiriflesso che raramente, persino ai giorni nostri, si riesce a vedere; per non parlare di quella sottilissima guarnizione in gomma che protegge la lente frontale dalla filettatura del copriobiettivo in metallo. In una parola: BELLISSIMO.
Solo uno stupido ragazzo con uno stipendio favoloso e senza famiglia da mantenere poteva fare una follia simile. Io. Una mattina uscii di casa con 1.400.000 lire in tasca e lo acquistai. Era talmente bello che impiegai un'ora a rigirarlo tra le mani prima di agganciarlo alla baionetta della srt101. Che emozione.
Una cosa ricordo distintamente: con quella lente scattai solo quattro rulli di diapositive _ facendo bene attenzione a non inquadrarmi le scarpe _ dei quali due in b/n sviluppati da me con il trattamento GHE F215 Ornano (bellissime e divertentissime), durante una mega festa tra amici con l'alcool che scorreva a fiumi e lo stereo a palla, un clima ideale per una lente di tale immensa e incommensurabile stravaganza.
Da quella volta non l'ho mai più usato. Però non ho mai neanche lontanamente contemplato l'eventualità di rivenderlo e ancora oggi è uno degli oggetti più belli in mio possesso. Solo per profondo rispetto verso i progettisti che lo crearono non lo uso come fermarcarte. Lo tengo in un cassetto e ogni tanto lo tiro fuori e lo ammiro: è un antistress pazzesco.
Oggi viene classificato “rarità”, roba da collezionisti. Il suo valore sul mercato oscilla tra i 600 e i 1.500 euro a seconda delle condizioni (niente in confronto al Nikon che ne varrebbe circa 100.000). Ma io non rinuncerò mai al piacere, di quando in quando, di aprire quel cassetto, prenderlo e rigirarlo tra le mani, facendo scattare la ghiera dei filtri solo per sentire la camma che si blocca con un suono secco … tlack!
Non sono più un ragazzo e anche se sono passati così tanti anni non mi sono mai pentito di aver fatto quella stupidaggine.