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  1. I Moltiplicatori di focale: come li usiamo noi

    Danno neve domenica, specie verso il pomeriggio tardo. Posso gestirmi la giornata per intero come preferisco, perciò mi sveglio al mattino e guardo fuori:  schiarite, e sole tra squarci di cielo azzurro.

    Ho intenzione di fare una capatina in oasi al mattino, non ci passo da un mese e la voglia di tornarci è forte, anche se so che non è una stagione ricca di avvistamenti.

    Ho con me la D800e e il 500 AFS VR, ho deciso di stare “leggero”, appena arrivo avvisto uno stormo di quindici gru volteggiare per un po’ nei cieli dell’oasi, poi si dirigono verso nord-est, scatto alcune foto per documentare, in serata manderò una segnalazione agli amici di Cuneobirding.
     
     







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    Gru, D800E e 500 Afs vr, il moltiplicatore 1.4 x è rimasto in borsa ( e meno male, non avrei colto il gruppo nella sua interezza)

     

    A Racconigi il passaggio delle gru è la quotidianità, qui un po’ meno. Per il resto poco o nulla da segnalare, i germani, qualche alzavola e un paio di aironi cenerini a distanze siderali completano il quadro.


     

    Quaranta minuti di auto, saliamo di quota, decisamente, vado al mio capannetto, lo sgombero dalla neve, riempio le mangiatoie di semi di girasole e panettone sbriciolato (i panettoni li compro ancora al mercato a prezzi irrisori). Mentre mi faccio strada in mezzo alla neve con la pala, già sento i versi di allerta (o benvenuto?) di decine e decine di cince e fringuelli. Quest’anno la popolazione è aumentata rispetto agli anni scorsi, ha fatto la sua comparsa per la prima volta il frosone, e le cinciarelle sono la specie presente in maggior numero, mentre l’anno scorso erano più diradate.
    Fin dall'inizio, anche mentre sono allo scoperto, i rami degli alberi intorno sono già affollati di ospiti affamati. Qualcuno più ardito scende ugualmente alla mangiatoia, io continuo nelle mie operazioni di sgombero, fino a quando non sono pronto a entrare nel nascondiglio.


    I posatoi sono piuttosto vicini, da un paio di metri a circa quattro, cinque al massimo. Il 500 è inservibile, vado di 300 f/4 e D7100, alternando la D800e, anche perché vorrei un po’ più di aria intorno ai soggetti, i ritratti stretti dopo che ne hai fatti a iosa ti stufano un poco.
     








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     Cinciarella, D7100 e 300 AFS F/4.

     

     


    Fuori è tutto un frullare di ali e un crescendo di twit, il nuovo rametto è subito apprezzato dagli ospiti che vi si alternano e si scacciano l’un l’altro. Le cinciarelle sono le più aggressive, fringuelli, cince bigie e peppole più tolleranti. Il pettirosso è isolato, ma arriva pure lui, ogni dieci minuti fa la sua passata e si avvicina, anche se molto più sospettoso degli altri. Il picchio muratore arriva anche lui, ma mai a distanza utile.

     

    Ad un tratto un frullo di ali più forte, ed eccolo, quello che aspettavo più di tutti, il Frosone, pensavo di non vederlo più dopo le nevicate, dal momento che qui manca l’acqua, di cui ha assoluto bisogno, ma si vede che ne ha trovata poco lontano. Due maschi…. due maschi? Le volte scorse era la coppia, vuoi vedere che si sono passati parola e il gruppo si sta allargando?
     
     







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    Essendo grande quasi il doppio di una cinciallegra, posandosi alla stessa distanza fatico a farcelo stare dentro il fotogramma. D7100 e 300 AFS F/4.

     
    Un lampo mi attraversa la mente: qui ci vorrebbe qualcosa di più corto ancora…il 200 f/2 è a casa, guardo l’ora, sono quasi le 16, tra andare e tornare sono quaranta minuti e mi rimane ancora un’ora dopo, di luce. Parto subito, e torno col 200, lo metto sulla D800e, voglio spazio intorno, e se possibile seguire le evoluzioni aeree. E quando la luce calerà, avrò quel diaframma 2 a disposizione, per tentare l’impossibile.
     

     







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    Cincia bigia, D800E, focale 200 mm. distanza del soggetto circa 2 metri. 

     

     

     

     

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    Il 200 mm liscio, su formato dx.

     



    Una soluzione univoca non esiste, ma esistono molte situazioni tutte diverse che ci faranno propendere per l'una o l'altra soluzione, sta al fotografo scegliere il rimedio migliore.







     




    Ogni lunghezza  focale ha una sua ragione di utilizzo, in un’oasi dove le distanze sono notevoli e non è possibile avvicinarsi ai soggetti perché ci si trova dentro un capanno da cui non si può uscire, allora le lunghe focali la fanno da padrone.  Anzi, più sono lunghe meglio è, i mm. non bastano mai. Quando parecchi anni fa iniziai a frequentare le oasi naturalistiche del nord ovest, mi  resi conto subito che i moltiplicatori erano molto usati perché le distanze erano davvero notevoli, l'unica soluzione era (ed è, ancora, in certi casi) aumentare i millimetri.
     







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    Airone bianco maggiore, 600 mm AFS VR moltiplicato 2x, volevo riempire l'inquadratura con le evoluzioni di questo lontano Airone in cerca di prede. Scattata da capanno.

     

     

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    Con il 600 mm e il TC 14EII ho potuto comporre l'inquadratura nel modo che ritenevo migliore: il gruccione non è né troppo stretto né troppo perso nello sfondo. Foto scattate dall'auto.

     

     


     
    Le focali più corte trovano la loro collocazione in un tipo di ripresa dove il fotografo ha maggiore libertà di azione, può muovere il suo nascondiglio avanti o indietro, oppure può avvicinare i posatoi. Situazione tipica quella illustrata più sopra, con le foto scattate alle cince dal mio capanno.
     
    Io ho ridimensionato l'uso dei moltiplicatori, limitandomi all'uso dell' 1,4x quando si rende necessario, mentre il 2x rimane decisamente sottoutilizzato, pronto a intervenire solo in casi particolari, quali l'avvistamento di una specie non comune a scopo documentativo.
     
    Testo e foto di Bruno Mora.
     




    • mar 15 2015 06:37
    • da Silvio Renesto