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C'erano 1 risultati taggati con Palude Casalbeltrame

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  1. La Palude di Casalbeltrame. Primo Meeting Nikon...

    In vista dell'incontro di Nikonland Natura pensavo di scrivere due righe di presentazione dell'Oasi di Casalbeltrame. Va detto che per me, da novarese DOC e per ragioni anagrafiche, l'oasi è sempre stata qualcosa di noto, arcinoto direi quasi scontato. Quindi per descrivere l'ambiente in questione puntavo a raccontarvi del contesto territoriale e della evidente importanza che questa pozza verde riveste nell'ininterrotta distesa di risaia, che dalle rive del Po, su lungo le due aste fluviali di Sesia e Ticino, copre la pianura fino alle propaggini delle Alpi.
     
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    Ma per puro caso, giuro non l'ho cercato, mi è capitato in mano il numero 31 della rivista Airone. Parlo del numero di Novembre 1983. E qui ci trovo un bell'articolo, redazionale, a firma di Vittorio Pigazzini sulla Palude di Casalbeltrame. E non ne posso tacere. Perché Casalbeltrame e la sua vicenda è un fulgido esempio o meglio, un campione assolutamente significativo, per raccontare due storie. La prima è quella della nascita del sentimento ecologista o, più propriamente, della comune presa di coscienza che la distruzione del territorio doveva e deve avere dei limiti. La seconda, è la vicenda, naturalmente parallela, della fotografia della natura. Partendo dalla firma di quell'articolo di 30 anni fa qualcuno di voi avrà già riconosciuto il nome di uno dei fondatori della Società Italiana di Caccia Fotografica. Pigazzini insieme a Nazari, Piazza, Fioratti e altri nomi storici ha dato vita alla fotografia naturalistica nel nostro paese e uno dei terreni di attività, causa la sua vicinanza con la Lombardia, era proprio la Palude di Casalbeltrame. Dirò di più, Egidio Gavazzi fu uno dei promotori della sopravvivenza della Garzaia di Villarboit, garzaia a pochi chilometri da Casalbeltrame. E perchè citare questo Gavazzi? Perché è stato uno dei fondatori della rivista Airone, nonché il suo primo direttore. Gli anni in cui Gavazzi fu alla guida della rivista col bordo giallo, non furono anni facili. Il sentimento comune era del tipo: “quel bosco a che serve? Tagliamolo, almeno si fa legna”. Quel giornale si opponeva a questo modo di pensare, e lo faceva attraverso la conoscenza delle bellezze naturali del nostro paese, oltre che denunciando gli scempi ambientali e dando spazio, diffondendole, alle voci di dissenso, voci però sempre forti di elementi concreti e oggettivi.
     
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    Ma veniamo alla vicenda. L'Oasi di Casalbletrame negli anni '60 fu preservata dall'intervento delle ruspe e del trattore grazie alla passione di due privati che, messa via la doppietta e preso in mano il binocolo, si assunsero l'onere dell'affitto del terreno. Erano due uomini che avevano compreso quale importanza (e bellezza) si raccoglieva attorno a questo pantano. Nei primi anni '70 a loro subentrò il FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano). Fa rabbrividire sapere che, diversi anni dopo, nel Settembre del 1983, ben 260 agricoltori firmarono una petizione per poter trasformare in risaia l'intera Oasi di Casalbeltrame. I 10 ettari di palude dovevano essere una vera spina nel fianco per i miei conterranei coltivatori (mio nonno era agricoltore e poiché di cognome faccio Brustia, si dovrebbe capire che coltivava riso e non cocomeri). Prima di arrivare alla petizione, la palude aveva subito ogni sorta di atto vandalico: taglio degli alberi, abbattimento delle recinzioni e avvelenamento delle anatre. Sulle anatre vorrei richiamare l'attenzione. I coltivatori della zona percepivano un indennizzo per i danni causati dalle anatre che pascolavano in risaia. Spero che questo indennizzo oggi non esista più, me lo auguro con il cuore, perché se fosse ancora in essere immagino che quegli agricoltori dovrebbero provare un po' di imbarazzo nei confronti di un'economia nazionale già di suo gravemente azzoppata. Evidentemente la richiesta corale dei coltivatori di Casalino, Casalbeltrame e Biandrate, non condusse ad alcun risultato perché l'Oasi oggi è ancora qui. La parabola di Casalbeltrame però non è completa se non citiamo lo stato attuale in cui versa questa zona umida. Negli anni, dalle bramosie territoriali contrastate con la passione civile, siamo passati al disinteresse assoluto. Che va anche bene, per carità lo dico sempre: non ce n'è come lasciarla in pace la natura, per vederla fiorire. Fortuna vuole che l'inserimento, avvenuto nel '91, della Palude nel comprensorio del Parco Regionale delle Lame del Sesia (insieme alla garzaia di Villarboit, ma guarda!) ha fatto sì che ad occuparsi del monitoraggio dell'Oasi siano i guardaparco della regione. Sono uomini come Pier Carlo e Alessandro che con il loro lavoro, ma molto di più con la loro personale passione, tengono occhi vigili sullo stato di questo fragile ecosistema.
    Da diversi anni l'Oasi è anche Stazione di Inanellamento. Le informazioni ottenute dalla cattura e dal rilascio dei volatili sono state veramente sorprendenti. Alle migrazioni locali (sono molti i piccoli pennuti che scendono dalle montagne verso il piano per scampare i rigori dell'inverno) si sono registrati i passaggi delle grandi migrazioni, di quelle di specie che qui da noi sono veramente un evento, ma che ancor più affascinano se si pensa che vanno e vengono dal circolo polare artico fino a sud del deserto sahariano. Ora è responsabilità nostra diffondere la conoscenza e testimoniare il valore di luoghi come questo, per lasciare poi il testimone alle generazioni future, come hanno fatto quelli che ci hanno preceduto.
     
    In Concreto che c'è da vedere?
    A me piace parlare chiaro e tondo, senza troppi convenevoli. Qui a Casalbeltrame effettivamente è possibile “vedere” tutti gli Ardeidi italiani, una notevole quantità di rapaci (Falco di palude, Albanella, Lodolaio, Poiana ... il Falco pescatore), qualche rallide come il Porciglione, molte specie di anatre, su tutte il Germano reale, l'immancabile Martin pescatore e tante specie di piccoli uccelli, tanto piccoli quanto elusivi.
     
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    Ma se si ha troppa fretta, è anche possibile venir via dalla Palude dopo aver intravisto solo 2 Germani a 400 metri. Casalbeltrame non è un Torrile in miniatura o una succursale di Racconigi; no, Casalbeltrame è un laboratorio spontaneo a disposizione dell'avifauna e NON dei desideri fotografici. Quindi calma, coraggio e intendiamoci: a noi interessa comunque fare delle foto, possibilmente decenti. In questo luogo serve solo un po' di pazienza, una piccola dose di fortuna, non molta lo assicuro, e mantenendo il più religioso silenzio, prima o poi qualcosa accadrà. Fosse solo un bel germano adulto che decide di rassettarsi il piumaggio proprio davanti al nostro teleobiettivo, o una minilepre che, curiosa, ci arriverà alle spalle, qui alla Palude il movimento è garantito.
     
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    Ovviamente in funzione della stagione, ci saranno più o meno opportunità per scattare. Non solo, durante l'arco della giornata vi sono momenti molto più interessanti di altri. Le ultime ore di luce della giornata, in qualsiasi periodo dell'anno, qui a Casalbeltrame sono un momento molto produttivo. I cormorani e gli Ibis sacri si radunano sugli alberi dell'isolotto per passare la notte. Così fanno anche gli aironi, che però prima di andare a dormire passano qualche momento, zampe a mollo, acquartierati in gruppo compatto sulle rive dell'isola al centro del laghetto.
     
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    Infine sul lato nord della riserva c'è un ampio bosco di alto fusto, un intrico di rami in cui trova rifugio il Picchio Verde, il Maggiore, la Ghiandaia e i piccoli volatili che tanto fanno impazzire qualunque autofocus, oltreché far perdere la pazienza al fotografo. In questo “boscone” un breve appostamento con rete mimetica può regalare simpatiche sorprese. Per gli amanti della macro la folta e varia vegetazione dà ospitalità ad insetti di ogni genere. Molto diffuso il Culex in ogni sua accezione. A completare il panorama c'è la campagna circostante fatta di risaie e fossi e qualche, raro, filare di pioppi. Spesso il Martin pescatore si presenta lungo i canali di irrigazione, magari mentre si transita con l'automobile.
     
    Cosa serve per fare delle foto a Casalbeltrame
    Per le riprese in Palude occorrono almeno 300 mm, su formato APSC è meglio, e un treppiede. I migliori punti di osservazione sono distribuiti lungo un camminamento continuo posto sul lato Ovest della palude. Consiglio di organizzarsi bene per trasportare l'equipaggiamento: uno zaino è l'ideale, gambe in spalla e via, ci son 250 – 300 metri da percorrere. Purtroppo il Tunnel Fotografico, cioè un lungo capanno coperto e chiuso per la sua intera lunghezza, realizzato dalla Regione Piemonte in collaborazione con Photofarm di Torino, non ha retto gli stress atmosferici, tipicamente le nevicate e il conseguente scioglimento. La struttura è ancora in piedi ed è utilizzabile all'80% delle sue potenzialità. Qualche fotografo volonteroso ha recentemente aggiunto delle coperture in pvc nero per ridurre la trasparenza delle protezioni in cannuccia, ma nel complesso è utile portarsi appresso qualche telo protettivo e delle mollette per fissarlo ai supporti, così da sopperire alle limitazioni del capanno fisso. Utilissimo anche un seggiolino.
     
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    A questo punto non rimane che darci appuntamento il 19 Maggio alle 9.00 davanti all'ingresso della Palude di Casalbeltrame. Mi auguro che la visita, con tutti i limiti del caso, possa essere di vostro gradimento. Per quel che mi compete sono già molto soddisfatto che il primo meeting di Nikonland Natura abbia scelto proprio questo luogo per iniziare un'attività che spero possa solo crescere in forza e contenuto.
     
    Valerio Brustia (vbpress)
     
    Notizie utili per raggiungere la Palude di Casalbeltrame
     
    Per chi arriva da Milano o Torino
    l'uscita dell'autostrada A4 è quella di Biandrate. Quindi occorre prendere direzione Novara. A circa metà della provinciale che collega Biandrate a Novara (prima di raggiungere l'abitato di S. Pietro) sulla destra si incontrerà un cartello con indicazione Cameriano e Ponzana e “Palude di Casalbeltrame” (sono sicuro). Occorre girare qui, seguire questa strada superando la bella cascina Marangana. Quindi sul rettilineo, poco prima di un albero isolato si incontrerà sulla destra una strada in terra battuta marcata con il cartello “Palude di Casalbeltrame”. Ci siamo. Si deve seguire la strada e i cartelli indicatori fino al cancello in legno dell'ingresso alla palude.
     
    Per chi arriva da Alessandria - Genova
    l'uscita dell'autostrada A26 è quella di Borgo Vercelli (Vercelli Est). Prendere direzione Novara. Poco prima dell'abitato di Cameriano a sinistra compare l'indicazione di  Ponzana e “Palude di Casalbeltrame” (attenzione: non girate all'incrocio prima che indica Casalbeltrame, se lo fate allungate parecchio e poi mi tocca venire a recuperarvi). Si deve seguire la stretta strada di campagna, si supera la linea ferroviaria Milano Torino, si sfiorano le case di Ponzana e proseguendo otre si raggiunge, a metà del rettilineo, il cartello “Palude di Casalbeltrame” posto sulla sinistra, che conduce su una strada in terra battuta. Occorre seguire le indicazioni fino al cancello della palude. 
     

    • mag 16 2013 09:38
    • da Valerio Brùstia