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Introduzione ai flash da studio, caratteristiche e uso
ott 12 2012 01:00 |
Lieve
in Tutorial
fomex flash studio
E' il discorso introduttivo di ogni corso di fotografia in studio.
Spesso dico due parole all'inizio dei modesti workshop cui partecipo.
Questa è intesa come una chiacchierata complessiva sui flash di studio, loro caratteristiche principali e differenze rispetto ai classici flash elettronici "a cobra" proposti dalle case fotografiche in abbinata con le loro reflex.
Un flash da studio è un apparecchio di dimensioni relativamente molto più grandi di quelle di un SB-XXX Nikon. E' alimentato con la rete elettrica (o a volte con gruppi di continuità o batterie) ma necessita in ogni caso di una potenza di gran lunga superiore a quella fornita dalle pile stilo che stanno dentro ad un flash elettronico portatile.
Questo perchè è in grado di offrire prestazioni di gran lunga superiori sia per potenza emessa che per qualità e stabilità della luce e per tempi di ricarica.
In questa occasione farò riferimento ai mono-torcia (ovvero ai flash stand-alone che non necessitano di un generatore separato) e in particolare al modello coreano Fomex serie HD.
lo vediamo qui disassemblato.
E' composto da un fusto generalmente cilindrico in metallo.
Dietro ha un quadro comandi :
davanti il tubo del flash e la luce pilota :
i componenti interni servono sostanzialmente ad alimentare il tubo del flash e ad accumulare/scaricare la potenza.
Oltre al flash, in generale sono a disposizione alcuni accessori.
Per il sostegno e l'aggancio :
per convogliare o deviare la luce :
o per attenuarla :
o ancora per rifletterla :
.
Sostanzialmente quello che ci interessa in un flash è :
- la potenza nominale che viene espressa in Watt al secondo
I flash monotorcia possono avere potenze che vanno da un minimo di 150 watt/s per le soluzioni più basiche, fino ad un massimo di 1.200 o 1.500 Watt/s.
La potenza non è quella emessa in continuo, perchè un flash ha per sua natura la qualità di accumulare l'energia elettrica nel tempo ed emetterla in un lampo per una frazione di secondo.
Quindi il valore è la potenza espressa in watt erogabile/accumulabile per secondo.
- il tempo di ricarica
E' il tempo che il flash impiega a ricaricarsi dopo aver emesso il suo lampo. Può andare da 0.1-0.2 secondi fino ad oltre 2 secondi a seconda della potenza del flash o della potenza impostata per il lampo
- il tempo di lampo che a seconda dei casi può andare da 1/800'' fino a 1/2000'' o meno per i flash più evoluti
- la potenza della luce pilota e la sua eventuale regolabilità
- il sistema di controllo e la presenza di una servocellula
Soffermiamo su queste caratteristiche.
Scattando in studio dobbiamo mettere in comunicazione la nostra fotocamera con il flash.
Ovviamente non è possibile mettere il flash sulla slitta ... per ovvi motivi di peso e di ingombro.
Perderemmo poi una delle caratteristiche principali del flash, quella di poter essere piazzato dove si vuole distante sia dalla macchina che dal soggetto.
In più il flash da studio non è progettato insieme alla fotocamera e non segue le sue caratteristiche.
Ha necessità di essere pilotato nel modo più semplice e standard, per mezzo di un impulso elettrico.
Questo viene prodotto dalla fotocamera sul contatto della presa syncro alla tensione standard di 8 V.
In questo caso dobbiamo collegare fisicamente la fotocamera tramite un cavo al nostro flash :
il cavo è certamente un affare fastidioso perchè si impiccia tra i piedi e si corre il rischio di inciampare, tirandosi dietro tutto.
La tecnologia attuale consente di utilizzare al suo posto dei trigger composti da un trasmettitore (che si mette sulla slitta flash della fotocamera come se fosse il flash Nikon) e da un ricevitore che ha una spina che si inserisce nella presa Syncro del flash (che la identifica come se fosse il terminale caldo del cavo) :
questo è il kit Elinchrom radio Sky Port.
I più affidabili e flessibili sono quelli radio. Ma esistono tante cineserie ad infrarosso.
Ovviamente il flash è sostanzialmente un dispositivo stupido.
Noi impostiamo la potenza utilizzando il comando di controllo sul retro del flash, e quello una volta comandato, emetterà un singolo lampo alla potenza prescelta.
E' ovvio che la fotocamera non ha alcun controllo sulla potenza e non ne conosce a priori l'intensità di luce.
La macchina andrà quindi impostata in manuale, con un tempo di scatto pari al Syncro del sistema (convenzionalmento ad 1/125'' o giù di li ma non troppo inferiore, pena l'avere scatti in cui si vede la tendina dell'otturatore) e l'apertura misurata con un esposimetro esterno.
Il tempo di scatto sarà quindi quello - brevissimo - della durata del lampo. Non quello impostato sulla fotocamera.
Come detto il flash ha una luce pilota o luce di modellazione per consentire la messa a fuoco della fotocamera e per dare un'idea dell'effetto che avrà il lampo.
In alcuni casi anche questa è regolabile per poter modulare meglio il suo effetto.
La presenza di più flash sul set viene regolata con lo scatto in simpatia per il tramite della servocellula che, se attivata, fa scattare tutti i flash all'unisono, comandati dal lampo dell'unico flash connesso con la fotocamera.
Parabole, nidi d'ape, alette, softbox ed ombrelli sono accessori importanti per modulare la luce ma il cui uso deve essere spiegato dal vivo.
Questo era un discorso puramente introduttivo per chi è realmente del tutto digiuno sui flash di studio.
Buon divertimento !
Spesso dico due parole all'inizio dei modesti workshop cui partecipo.
Questa è intesa come una chiacchierata complessiva sui flash di studio, loro caratteristiche principali e differenze rispetto ai classici flash elettronici "a cobra" proposti dalle case fotografiche in abbinata con le loro reflex.
Un flash da studio è un apparecchio di dimensioni relativamente molto più grandi di quelle di un SB-XXX Nikon. E' alimentato con la rete elettrica (o a volte con gruppi di continuità o batterie) ma necessita in ogni caso di una potenza di gran lunga superiore a quella fornita dalle pile stilo che stanno dentro ad un flash elettronico portatile.
Questo perchè è in grado di offrire prestazioni di gran lunga superiori sia per potenza emessa che per qualità e stabilità della luce e per tempi di ricarica.
In questa occasione farò riferimento ai mono-torcia (ovvero ai flash stand-alone che non necessitano di un generatore separato) e in particolare al modello coreano Fomex serie HD.
lo vediamo qui disassemblato.
E' composto da un fusto generalmente cilindrico in metallo.
Dietro ha un quadro comandi :
davanti il tubo del flash e la luce pilota :
i componenti interni servono sostanzialmente ad alimentare il tubo del flash e ad accumulare/scaricare la potenza.
Oltre al flash, in generale sono a disposizione alcuni accessori.
Per il sostegno e l'aggancio :
per convogliare o deviare la luce :
o per attenuarla :
o ancora per rifletterla :
.
Sostanzialmente quello che ci interessa in un flash è :
- la potenza nominale che viene espressa in Watt al secondo
I flash monotorcia possono avere potenze che vanno da un minimo di 150 watt/s per le soluzioni più basiche, fino ad un massimo di 1.200 o 1.500 Watt/s.
La potenza non è quella emessa in continuo, perchè un flash ha per sua natura la qualità di accumulare l'energia elettrica nel tempo ed emetterla in un lampo per una frazione di secondo.
Quindi il valore è la potenza espressa in watt erogabile/accumulabile per secondo.
- il tempo di ricarica
E' il tempo che il flash impiega a ricaricarsi dopo aver emesso il suo lampo. Può andare da 0.1-0.2 secondi fino ad oltre 2 secondi a seconda della potenza del flash o della potenza impostata per il lampo
- il tempo di lampo che a seconda dei casi può andare da 1/800'' fino a 1/2000'' o meno per i flash più evoluti
- la potenza della luce pilota e la sua eventuale regolabilità
- il sistema di controllo e la presenza di una servocellula
Soffermiamo su queste caratteristiche.
Scattando in studio dobbiamo mettere in comunicazione la nostra fotocamera con il flash.
Ovviamente non è possibile mettere il flash sulla slitta ... per ovvi motivi di peso e di ingombro.
Perderemmo poi una delle caratteristiche principali del flash, quella di poter essere piazzato dove si vuole distante sia dalla macchina che dal soggetto.
In più il flash da studio non è progettato insieme alla fotocamera e non segue le sue caratteristiche.
Ha necessità di essere pilotato nel modo più semplice e standard, per mezzo di un impulso elettrico.
Questo viene prodotto dalla fotocamera sul contatto della presa syncro alla tensione standard di 8 V.
In questo caso dobbiamo collegare fisicamente la fotocamera tramite un cavo al nostro flash :
il cavo è certamente un affare fastidioso perchè si impiccia tra i piedi e si corre il rischio di inciampare, tirandosi dietro tutto.
La tecnologia attuale consente di utilizzare al suo posto dei trigger composti da un trasmettitore (che si mette sulla slitta flash della fotocamera come se fosse il flash Nikon) e da un ricevitore che ha una spina che si inserisce nella presa Syncro del flash (che la identifica come se fosse il terminale caldo del cavo) :
questo è il kit Elinchrom radio Sky Port.
I più affidabili e flessibili sono quelli radio. Ma esistono tante cineserie ad infrarosso.
Ovviamente il flash è sostanzialmente un dispositivo stupido.
Noi impostiamo la potenza utilizzando il comando di controllo sul retro del flash, e quello una volta comandato, emetterà un singolo lampo alla potenza prescelta.
E' ovvio che la fotocamera non ha alcun controllo sulla potenza e non ne conosce a priori l'intensità di luce.
La macchina andrà quindi impostata in manuale, con un tempo di scatto pari al Syncro del sistema (convenzionalmento ad 1/125'' o giù di li ma non troppo inferiore, pena l'avere scatti in cui si vede la tendina dell'otturatore) e l'apertura misurata con un esposimetro esterno.
Il tempo di scatto sarà quindi quello - brevissimo - della durata del lampo. Non quello impostato sulla fotocamera.
Come detto il flash ha una luce pilota o luce di modellazione per consentire la messa a fuoco della fotocamera e per dare un'idea dell'effetto che avrà il lampo.
In alcuni casi anche questa è regolabile per poter modulare meglio il suo effetto.
La presenza di più flash sul set viene regolata con lo scatto in simpatia per il tramite della servocellula che, se attivata, fa scattare tutti i flash all'unisono, comandati dal lampo dell'unico flash connesso con la fotocamera.
Parabole, nidi d'ape, alette, softbox ed ombrelli sono accessori importanti per modulare la luce ma il cui uso deve essere spiegato dal vivo.
Questo era un discorso puramente introduttivo per chi è realmente del tutto digiuno sui flash di studio.
Buon divertimento !
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7 Comments
Mi stavo ponendo un quesito.... poichè ho acquistato un set di frigger yognuo rf-603 per comandare il mio sb-900 esterno (e se e quando li acquisterò, anche gli altri flash), se dovessi passare a dei flash da studio (monotorcia) potrei utilizzare gli stessi trigger o non andrebbero più bene?
Se guardi la figura del retro del flash, vedrai che la presa del Syncro è molto più grande di quella del SB 900.
Ma in genere ci sono gli adattatori da piccolo a grande.
grazie
Grazie :-)
Da riguardare ogni volta, prima delle sessioni in studio.
I flash da studio mi piacciono troppo, ma credo che per il mio studiolo in casa utilizzerò ancora i miei fantastici YN560 (anzi ne prenderò altri due questo fine mese) con batteria al piombo esterna, sono più che sufficienti per una stanza 4x7, sono economici e li porto dove voglio.
Per gli accessori, volendo si possono utilizzare gli stessi dei flash da studio mediante adattatori.