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Le origini tedesche dei Fisheye-Nikkor
mar 02 2015 13:00 |
marco cavina
in Storia

La Nippon Kogaku fu una delle prime aziende a mettere in commercio obiettivi fisheye destinati alla fotografia convenzionale, assumendo un ruolo leader nel settore e realizzando autentiche chicche come il famoso fisheye asferico a proiezione ortografica (esente da vignettatura) o l'incredibile versione da 220° (sia non retrofocus che destinata all'impiego con visione reflex), in grado di registrare addirittura una porzione di campo alle spalle del fotografo.
Tutto ebbe inizio nel Luglio del 1962, in un periodo storico denso di eventi, quando venne presentato il primo Fisheye-Nikkor 8mm f/8: sebbene la luminosità massima fosse modesta e la struttura non retrofocus imponesse il sollevamento preventivo dello specchio, sfruttando per l'inquadratura un approssimativo mirino esterno, fu subito chiaro il plusvalore che un tale obiettivo poteva sfoderare in settori come la fotografia pubblicitaria, la ricerca creativa e la documentazione metereologica.
In realtà la Nippon Kogaku non aveva realizzato quest'opera prima partendo dal classico foglio bianco: rovistando fra le pieghe della storia é possibile retrodatare le prime esperienze in questo settore addirittura al periodo prebellico; inoltre, dettaglio importante e ricco di implicazioni secondarie, il know-how necessario venne mutuato direttamente dall'ottica tedesca, in un periodo politicamente assai favorevole a questi travasi tecnologici.
Tutto ebbe inizio nel 1935, quando la Allgemeine Elektrizitaets Gesellschaft di Berlin (la nota AEG) concepì uno dei primi obiettivi fisheye della storia, in grado di coprire un angolo di campo superiore a 180° (dai rendiconti del tecnico Zeiss Willi Mert risulterebbe addirittura 200°) e destinato all'impiego meteorologico (registrazione simultanea dell'intera copertura nuvolosa).
Questa scheda originale, archiviata per oltre 60 anni dal Central Air Document Office di Dayton (Ohio), riporta i dati del fisheye AEG; come si può notare ? presente l'indicazione "Weitwinkel ueber 180°", ovvero: grandangolare in grado di superare i 180°.
Quest'obiettivo, caratterizzato da una focale di 17mm con luminosità f/6,3, era parte integrante di un assemblato che funzionava come una spartana fotocamera: l'ottica era equipaggiata con un otturatore centrale della Deckel di Muenchen, un attacco per treppiedi ed un cannotto posteriore collegato ad una piastra metallica ricavata dal pieno, a sua volta dotata di attacchi rapidi per il vetro smerigliato di messa a fuoco e per chassis con pellicole piane; la denominazione ufficiale del complesso era 'AEG Weitwinkelobjektiv' ed era incisa sulla facciata anteriore della piastra.
Una vista frontale dell'AEG Weitwinkelobjektiv, il primo fisheye moderno prodotto in serie dopo il celebre 'Sky lens' di Robin Hill, lanciato nel 1924; come potete notare il complesso si configura come un'essenziale ma funzionale apparecchio fotografico, concettualmente assimilabile ad una moderna Hasselblad SWC dotata di adattatore per messa a fuoco sul piano focale.
(foto del Dr. Milos Paul Mladek - oggetto per cortesia di Westlicht Photographica Auction)
Il fisheye AEG da 17mm f/6,3 presenta la tipica lente anteriore emisferica che caratterizza i fisheye attuali e non era trattato antiriflessi; l'AEG non era attrezzata per produrre direttamente un obiettivo e l'identità del reale costruttore é tuttora argomento di discussioni, anche se é noto che nel 1936 la Carl Zeiss Jena assemblò e testò alcuni prototipi di quest'ottica, quindi é lecito supporre che la produzione in serie fosse delegata a questa blasonata casa.
(foto del Dr. Milos Paul Mladek - oggetto per cortesia di Westlicht Photographica Auction)
La vista posteriore mostra un vetro di messa a fuoco Zeiss dotato di pozzetto collassabile, facilmente rimovibile dopo aver regolato l'inquadratura per inserire gli chassis porta-pellicola.
(foto del Dr. Milos Paul Mladek - oggetto per cortesia di Westlicht Photographica Auction)
Questa ulteriore immagine mostra la piastra posteriore e l'interno del dispositivo; l'obiettivo generava un'immagine circolare da circa 60mm di diametro con proiezione equidistante, analoga a quella degli attuali fisheye a copertura circolare.
(foto del Dr. Milos Paul Mladek - oggetto per cortesia di Westlicht Photographica Auction)
Questo progetto, inopinatamente, avrà grande importanza nello sviluppo tecnico degli obiettivi Nikkor, dal momento che venne passato direttamente ai tecnici della Nippon Kogaku che lo utilizzarono, con minime modifiche, per un prototipo di Fish-eye-Nikkor (SIC) 16,3mm f/8 assemblato nell'anno 1938; non va infatti dimenticata la stretta correlazione in atto sin dagli esordi fra la Nippon Kogaku e l'ottica tedesca: già nel 1921 giunse in forza allo staff di progettazione un gruppo composto da otto tecnici tedeschi specializzati in varie branche del settore (ottici, disegnatori ottici, meccanici, specialisti in vetri ottici): Henrich Act, Hermann Dillmann, Ernst Bernick, Max Lange, Adolf Sadtler, Albert Ruppert, Karl Weise ed Otto Strange; il loro compito era di istruire le maestranze giapponesi e di condividere il know-how; successivamente, il tecnico Tsurayuki Yagi fu lungamente distaccato presso la Zeiss di Jena come ingegnere capo della Marina Imperiale giapponese, grazie anche al fatto che la Nippon Kogaku nell'ambito del gruppo Mitsubishi era lo storico fornitore di sistemi ottici militari alle forze armate giapponesi e quindi referente privilegiato per gli omologhi del Dritten Reich.
Questo Fish-eye-Nikkor 16,3mm f/8 rimase allo stadio di prototipo, ma nel dopoguerra, su richiesta di alcuni enti governativi, fu ipotizzata la costruzione in piccola serie di un apparecchio concettualmente analogo a quello AEG, che si concretizzò nella Nippon Kogaku Fisheye Camera.
Gli esperimenti di officina per il semplice corpo della Fisheye Camera sembra che prendessero avvio fin dal 1948, senza che tuttavia vi fossero dedicate eccessive risorse; nel 1954 venne finalmente definita la complessione generale del compatto apparecchio, il cui Fish-eye-Nikkor 16,3mm f/8 era otticamente identico al prototipo del 1938 derivato dal progetto AEG, con importanti migliorie come l?applicazione del necessario trattamento antiriflessi e l'introduzione di una torretta portafiltri interna con tre filtri di contrasto (giallo, arancio e rosso) necessari sia per una resa più netta della coltre nuvolosa sia per ovviare alla mancanza di acromatizzazione su sullo spettro visibile, 'ereditata' dal prototipo prebellico e dal modello originale AEG. L'apparecchio utilizzava comune pellicola 120 ed impressionava un'immagine circolare da 2'' (50mm) di diametro su un fotogramma 6x6cm.
(foto Nippon Kogaku K. K.)
Questo dettaglio ravvicinato sottolinea la struttura complessa ma estremamente razionale che caratterizza il barilotto del Fish-eye-Nikkor 16,3mm f/8, e molti riconosceranno nell'estetica delle godronature e nell'ordinata successione di ghiere funzionali gli stilemi del futuro Medical-Nikkor 200mm f/5,6 prima serie. Alla base della lente frontale é presente una filettatura per fissare adeguatamente il tappo metallico destinato a proteggere l'ampia lente anteriore; subito sotto troviamo un sottile collare che riporta i dati dell'obiettivo (Fish-eye-NIKKOR 1:8 f = 16,3mm); procedendo verso il corpo macchina il cannotto si restringe e rivela, in rapida successione, la ghiera con i tempi di posa dell'otturatore centrale Seiko, la ghiera con presa di forza per caricare l'otturatore ed aprirlo quando si inquadra, la ghiera del diaframma, la levetta per selezionare l?anticipo di sincronizzazione flash ed il telaio che incorpora la torretta girevole e consente di cambiare i filtri sul percorso ottico. Complessivamente si tratta di una disposizione molto gradevole e logica.
(foto Nippon Kogaku K. K.)
La Nikon Fisheye Camera fu prodotta in appena 30 esemplari (8 destinati al Servizio Meteorologico giapponese ed i restanti 24 al Ministero della Difesa ed all'NHK) ma le sue particolari prestazioni la resero famosa; soprattutto, il suo obiettivo derivato dal progetto AEG di metà anni '30 servì come base per progettare il primo dei celeberrimi Fisheye-Nikkor per il corredo Nikon F: l'8mm f/8 del 1962.
Il Fisheye Nikkor 8mm f/8 fu lanciato nel Luglio del 1962 e deriva strettamente dalle ottiche appena descritte; l'evoluzione del calcolo fu asservita alla riduzione di copertura (quest'obiettivo proiettava un'immagine da 24mm di diametro su un fotogramma 24x26mm) ed all'acromatizzazione in luce visibile, che consentiva di utilizzarlo tranquillamente anche per immagini a colori, senza l?impiego di filtri di contrasto taglia-banda, ma l'impianto del 16,3mm f/8 fu essenziale come base di partenza.
(foto da Cooper - Abbott, 'Nikon F - Nikkormat handbook of photography' , 1969 Amphoto, Garden City, NY)
In quest'obiettivo buona parte del nocciolo ottico é contenuto nel cannotto che entra nel mirabox del corpo macchina fino a 12,1mm dal piano focale (sfiorando quindi l'otturatore), e la porzione esterna é sufficientemente compatta; il mirino di puntamento, forzatamente semplificato, copriva appena 160? e quindi forniva solamente un'inquadratura approssimativa, utile per la centratura dello zenith.
(foto da Cooper - Abbott, 'Nikon F - Nikkormat handbook of photography' , 1969 Amphoto, Garden City, NY)
Ecco lo schema ottico del Fisheye-Nikkor 8mm f/8; il gruppo ottico misura complessivamente 76,7mm e la parte rientrante nel corpo macchina equivale a 34,4mm: lo sbalzo effettivo dell'obiettivo, quindi é di appena 42,3mm per un diametro massimo di 83mm.
(schema Nippon Kogaku K. K.)
Questa scheda tira le fila di tutto il racconto: appare evidente l'analogia fra gli schemi dell'AEG Weitwinkelobjektiv 17mm f/6,3 e quello del Fish-eye-Nikkor 16,3mm f/8 (il prototipo Nikkor del 1938 ed il modello di produzione anni '50 sono identici, fatta eccezione per l'introduzione della torretta portafiltri sul percorso ottico); é altresì probabile che le minime differenze rilevabili siano dovute a semplificazioni presenti nella grafica originale; il Fisheye-Nikkor 8mm f/8 appare anch'esso strettamente derivato dal big brother, aggiungendo doppietti e tripletti per ottenere una ragionevole correzione cromatica nella foto a colori.
Da questo fisheye prenderà vita il successivo 7,5mm f/5,6 e di seguito tutti gli altri, al punto che nel corredo Nikkor siamo arrivati ad annoverare complessivamente undici di ottiche di questo tipo, grazie alle quali la Nippon Kogaku vanta una posizione di assoluta leadership in questo specifico settore, una storia gloriosa che affonda le sue radici in uno spazio-tempo lontano, fra Berlino e Jena, quando gli agghiaccianti echi delle adunate di piazza si fondevano col sentore dell'orrore prossimo venturo.
(Marco Cavina)
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