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1946 - 1956 : Nikon Rangefinder Camera la storia comincia da qua...
feb 28 2015 16:45 |
Max Aquila
in Storia
Nippon Kogaku Nikon RF Rangefinder SP RFSP Nikkor NikkoKaizen indica il miglioramento continuo nella vita personale, privata, sociale, professionale.
Quando e’ applicato al posto di lavoro, kaizen significa miglioramento continuo che coinvolge dirigenti, quadri, operai allo stesso modo.
All'interno dell'industria, il kaizen si applica in pratica come risoluzione immediata dei problemi che si presentano.
Si deve accertare con sicurezza il luogo, gli oggetti, i contenuti che hanno a che fare con un problema. Si ritiene inopportuno, infatti, fare analisi a tavolino senza osservare come si svolgano i fatti nella realta’.
Infine, la continuita’ e’ la principale caratteristica del kaizen che si oppone, in questo modo, al kakushin (innovazione).
Da qualsiasi angolazione lo si osservi, e’ questo il concetto-guida che ha portato alla nascita, alla crescita esponenziale ed in tempi recenti anche alla eclissi della prevalenza delle imprese sorte nel secondo dopoguerra del XX secolo in Giappone: da dovunque lo legga, questo concetto, mi suona Nikon!
E’ alla fine del 1945 che la societa’ Nippon Kogaku Kogyo Kabushiki Kaisha, che durante il secondo conflitto mondiale era arrivata ad impiegare ben 23000 persone per la costruzione autarchica del vetro ottico necessario alla macchina bellica giapponese, si ritrovo’ in un Giappone occupato dagli americani a dover riconvertire all’industria civile il know-how accumulato, ridimensionata all’estremo, con una forza lavoro di appena 1400 persone.
Vennero costituiti all’interno dell’azienda una Commissione ed un Comitato con lo scopo di effettuare dei sondaggi di mercato per definire la possibilite’ di produrre fotocamere e soprattutto per valutare di che tipologia.
Le opzioni erano varie ed alcune molto rischiose: l’industria fotografica dell’epoca parlava prevalentemente tedesco ed i modelli obbligati si chiamavano Rolleiflex, Leica, Contax.
Superata una prima fase di sperimentazione biottica gia’ nella primavera del 1946 il gruppo di studio guidato da Masahiko Fuketa indirizzato sulle 35mm Leica a vite e Contax, inizia la progettazione di una fotocamera a telemetro e baionetta Contax dall’inconsueto formato di 24x32mm progettato sia per esigenze di risparmio (di spazio e di pellicola) ma anche perche’ proporzionalmente piu’ adatto ai formati in pollici (anglosassoni) della carta da stampa: insomma un perfetto rapporto 4:3 !
Gia’ nel settembre del 1946, in anticipo sui tempi preventivati, la preproduzione della nuova fotocamera e’ ultimata, ma una serie di disguidi organizzativi fanno slittare di un anno la fase di produzione in serie, ed e’ cosi’ che nel novembre 1947 vedono la luce i primi prototipi e poi, nel marzo del 1948, che inizia la produzione continuativa del progetto classificato come ’6FB’:
Nell'immagine in alto il progetto dell'otturatore a piano focale, mutuato invece che dalla tendina metallica a scorrimento verticale Contax, da quella di tessuto a scorrimento orizzontale della Leica che sembrava offrire maggiori garanzie di uniformita’ di esposizione; gli viene attribuito a questo punto il nome, operando una crasi del nome NIppon Kogaku, evitando il gia’ precedentemente utilizzato nome Nikko in favore del piu’ agile Nikon che suona cosi’ tanto Nippon e, aggiungo, assomiglia cosi’ da vicino al notorio marchio Ikon, proprieta’ della celebre Zeiss, tanto da procurare una serie di fastidi non proprio da poco al momento (successivo) della commercializzazione europea del marchio.
Nikon I - 1948
Il risultato e’ quello di un apparecchio a telemetro, strutturato con un otturatore in seta gommata appunto a scorrimento orizzontale e con velocita’ da 1 secondo ad 1/500 piu’ le pose B e T
La regolazione dell’otturatore, come sulla totalita’ delle macchine fotografiche dell’epoca, e’ separato in due ghiere concentriche, una dedicata ai tempi veloci, dal 1/500 al 1/20, l’altra in basso, da 1/20 ad 1’’, con un manettino da collimare nel passaggio dai tempi veloci a quelli lenti.
Il formato, come detto da 24x32, consente l’effettuazione di 40 pose su di una pellicola 135.
Il telemetro a sovrapposizione di immagine ha una base di 60mm (effettiva da 36mm) ed e’ collegato ad un mirino galileiano che copre l’ 85% soltanto del campo inquadrato da un obiettivo di 50mm.
Alle due estremita’ del tettuccio della fotocamera i due bottoni zigrinati per l’avvolgimento ed il riavvolgimento della pellicola.
Alcuni esemplari (rari e di valore!) della Nikon I vengono realizzati con baionetta a vite 39x1 Leica, ma presto questa soluzione viene abbandonata in favore della meno comune baionetta rapida Contax, per evitare la possibilita’ di usare ottiche non Nikon sulla fotocamera.
Non e’ la sola baionetta ad essere copiata dalla Contax II, bensi’ tutta la struttura del frontale della Nikon I, ivi compresa la rotellina di messa a fuoco rapida posta a portata di indice destro e la forma stessa della macchina,
escluso il tettuccio del tutto ridisegnato, con il pulsante di scatto arretrato (stile Leica), il contapose coassiale alla ghiera di avvolgimento e, decentrata sulla sinistra, la staffa porta accessori (come questo elegante e ricercato mirino folding multiformato).
L’obiettivo standard e’ un Nikkor 5cm f/2 a sei lenti ed in montatura rientrante, copia dell’equivalente Sonnar Contax, con il quale la nuova fotocamera arriva a pesare 765 grammi.
I primi numeri di serie, identificativi della data di progetto cominciano per 609xx
(dove 6 e’ l’ultima cifra dell’anno 1946 e 09 indica il mese di settembre):
la prima matricola non prototipo sembra essere la 60922
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14 Comments
Riedizione dell'articolo scritto nel 2006 per Nikonland e su Nikonland a cui tengo di sicuro piu' che ad ogni altro.
In attesa di completarlo con ulteriori elementi ed immagini che sto nel frattempo raccogliendo.
Nikonland nasce anche lei da questo articolo, oltre che dalla mente e voglia di utilizzarla mia e di Mauro Maratta.
Nikonland e' un sito, con un forum a corredo, non un ... forumcolo, come tanti altri che prendono Nikon a pretesto e poi si limitano a parlare di oggetti che non hanno mai visto ne' toccato, tantomeno utilizzato.
E' solo sulla base di cio' che continuiamo ad alimentarlo con quanto riteniamo sia ad esso utile.
Buona luce
La SP era proprio un bell'oggetto.
Mi sono sempre chiesto per quale astruso motivo Nikon decise di chiudere definitivamente l'epopea telemetrica all'inizio degli anni '60.
Leica con le sue scatolette ha superato il millennio, con successo.
Boh, valli a capire, non c'è kaizen che tenga
Curioso invece il rapporto di odio e amore tra USA e Giappone. Curioso che abbiano preferito i prodotti giapponesi a quelli tedeschi, alla fin fine i secondi han devastato l'Europa mentre i primi si son spinti fino al sacro suolo patrio 'mmericano. Curioso
ciao e grazie
Caro Valerio,
Nikon smise la produzione di SP &C perche' il corpo macchina dell'SP non e' altro che quelo della Nikon F del 1959
E reflex era il destino della fotografia.
Leica rimase cio' che era giusta la totale assenza di competitor dopo il passaggio a reflex di tutti coloro che volevano VEDERE davvero cio' che mettevano a fuoco, ed erano tanti gia' dai primi dei Fabulous Sixties
In quanto al resto, gli USA occuparono il Giappone e vi rimasero fino al settembre 1951, facile comprendere come la Germania fosse per loro indissolubilmente legata al nazismo e ad Hitler, ai morti della II WW, lontano dalla patria e all'orrore che l'Europa di quella guerra poteva solo costituire per loro.
Nothing more
Bah, nulla di romantico e nessuna spiegazione storica.
Il prodotto Nikon era semplicemente superiore per quanto riguarda le ottiche, più flessibile e molto meno costoso per quanto riguarda i corpi macchina con i giapponesi che producevano in batteria più pezzi pro-capite dei corrispondenti tedeschi in modo da soddisfare più facilmente la richiesta.
E con SP ed F : avevano a disposizione un corredo che nessun altro al mondo, avesse pure l'accento di Jena o di Stoccarda
Qui da noi c'é sempre stato questo amore-odio con gli Unni, disprezzati e apprezzati allo stesso tempo.
Anche in casa mia nei ruggenti anni '60 c'erano sia la fotocamera che il binocolo Zeiss. E si usavano pellicole Agfa.
Si compravano anche auto tedesche.
Finchè non sono arrivato io
Pacifista!
Se alla fine degli '80 quando ho iniziato a fotografare per sul serio avessi potuto utilizzare una telemetro non per fare il fighetto, ma per tutti i piccoli vantaggi connessi, sarei stato ben felice. Perche' soldi non ne avevo, ma la Minolta CL era un baracchino mica da sottovalutare.
Adesso la rangfinder di Nikon si chiama V3 (passatemi il paragone). Offre una infinita' di possibilita' che una Magnifica SP si poteva solo sognare. Peccato che non offra un unghia del fascino di un oggetto Bello come la SP di ormai antica memoria.
Per tornare alla faccenda USA - resto del mondo: dubito che un qualunque reduce di Iwojima abbia mai avuto desiderio di un qualunque manufatto Jap... Pero' se marchiato MIOJ forse forse ....
ecco appunto: e gli americani gli fecero marchiare tutto, ma proprio tutto MIOJ...
In Europa il colonialismo aveva imboccato la parabola discendente, mentre negli USA...
I reduci desideravano la pace e sparavano ai gialli (come Clint Eastwood in Gran Torino)
Ma pensi che tutti gli altri in patria desiderassero robe di questo genere :
la Kodak 35 ? ... la cui produzione cessò non del tutto inaspettatamente nel 1951 ... quando le Nikon S imperavano negli States
Oppure il mattone Argus ?
la Argus C3 originale
Giá, l'occupazione americana é stata completamente dimenticata da molti.
E considerato che é stata un'occupazione non solo politico-militare ma anche "sociale" (iniziata ben prima della WWII), é giá tanto che il Giappone abbia mantenuto e stia mantenendo un'identitá propria cosí caratteristica.
Ma c'é anche un altro elemento spesso sottovalutato...
La Germania post bellica era una nazione completamente spianata dai bombardamenti alleati, priva di infrastrutture e con condizioni economiche per la ricostruzione ben diverse da quelle degli altri paesi europei.
In epoca di starnazzamenti nel paragonare il debito greco (ed italiano) attuale a quello tedesco degli anni '40 e '50, non fa comodo ricordare la situazione reale di quegli anni.
Affidarsi platealmente ai prodotti di un "ex-nemico" subito dopo la guerra non era politicamente sostenibile da parte degli americani, mentre un paese controllato aveva tutt'altro status.
a_
P.S. Da queste parti, dove la cultura tedesca dopo la guerra era talmente mal sopportata da far cambiare perfino le regole grammaticali, trattori e macchine agricole sono stati americani prima ed olandesi poi fino almeno alla seconda metá degli anni '60.
Non un trattore tedesco o italiano ha messo ruote qui per decenni...
Un mio amico Californiano (piuttosto "giallo", peraltro ) lo considera uno spaccato perfetto della realtá del West fino almeno agli anni '70.
(Io mi limito a considerarlo un film stupendo ).
Ma mi spiegava anche la differenza enorme tra californiani e resto degli US: oltre le Rocky Mountains il contatto con il Giappone e con la Cina é sempre stato nullo o quasi.
Semplicemente li ignoravano.
Al contrario i sottomarini tedeschi sottocosta erano stati una realtá ed un rischio per gli abitanti della East Coast (rischio molto piú pubblicizzato che reale, peraltro, ma serviva a tenere alto l'interesse alla guerra in corso).
a_
Robert Rotoloni
RFSP
Danilo Cecchi
Tutto questo al fine di correttamente datare la nascita e la successiva evoluzione delle reflex Nikon, dalla F del 1959 fino alle attuali DSLR.
e basta purtroppo..
io qualcosa di piu'...ma non basta mai