un uomo, un raggio di luce: Man Ray

L'idea che mi pervade all'indomani della visita di questa mostra (scusandomi per la scarsa qualita' degli scatti, ingenerata dai riflessi sul vetro e dalla pessima temperatura colore dell'illuminazione)
e' pero' contrastante: dalle interviste ascoltate traspare un inquietudine compositiva mutuata dalla sensazione di non riuscire ad eguagliare a causa del mezzo il livello raggiunto dalle espressioni artistiche dei suoi amici piu' vicini  
Dai proclami alla..."il Re e' morto, viva il Re!"
alla consapevolezza di "ciurlare nel manico" conferendo dei titoli a semplici tentativi di composizione, per il puro gusto provocatorio nei confronti di spettatori e critici.
Che sta nelle corde di Dada e Futuristi, ma che dalle esternazioni filmate mi e' parso essere piu' pretestuoso che per militanza armata nella corrente espressiva di appartenenza...
 
Insomma, al vedere l'incredibile "bailamme" del suo secondo studio parigino, quello del dopoguerra, se rapportato alla precedente straordinaria produzione artistica, c'è da credere alla figura di un Uomo che volle, sempre volle, fortissimamente volle...
ma non sempre ebbe...
 
Tranne che la devota Juliet,
lei fino alla fine
 
 

Max Aquila per Nikonland 2015 ©