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Michio Hoshino
apr 04 2014 01:00 |
Bruno Mora
in Grandi Fotografi
Michio Hoshino è stato un fotografo giapponese, uno dei migliori dei suoi anni.
Specializzato nel fotografare animali e piante selvatiche, ha lavorato soprattutto in Alaska.
Ho letto le sue imprese sul libro "L'orso Azzurro" dell'americano Lynn Schooler, che fu suo amico e gli fece da guida in diverse spedizioni in Alaska in cerca di soggetti da fotografare.
Un ometto piccolino ma tenace, capace di farsi scaricare da un elicottero in piena tundra artica, con solo uno zaino, sacco a pelo e tenda, e di partire a piedi verso l'ignoto.
Il suo grande amore erano gli orsi, in particolare il grizzly, che fotografò in diverse parti del mondo, fino a incontrare quello che nella penisola di Kamchatka in Russia lo uccise l’8 agosto 1996, all'età di soli 44 anni.
I suoi lavori sono apparsi su tutte le maggiori testate fotonaturalistiche mondiali, e in quegli anni fu giudicato uno dei migliori professionisti.
Per me è un esempio di passione e costanza e grazie a persone come lui ho imparato ad amare sempre di più la natura oltre che a cercare di fotografarla.
Le sue composizioni e la sua ricerca sugli accostamenti di colori sono unici, dovuti alla sua enorme sensibilità, tipicamente giapponese.
I suoi scatti sono una poesia per il cuore e gli occhi.
Utilizzava fotocamere e obiettivi Nikon.
Specializzato nel fotografare animali e piante selvatiche, ha lavorato soprattutto in Alaska.
Ho letto le sue imprese sul libro "L'orso Azzurro" dell'americano Lynn Schooler, che fu suo amico e gli fece da guida in diverse spedizioni in Alaska in cerca di soggetti da fotografare.
Un ometto piccolino ma tenace, capace di farsi scaricare da un elicottero in piena tundra artica, con solo uno zaino, sacco a pelo e tenda, e di partire a piedi verso l'ignoto.
Il suo grande amore erano gli orsi, in particolare il grizzly, che fotografò in diverse parti del mondo, fino a incontrare quello che nella penisola di Kamchatka in Russia lo uccise l’8 agosto 1996, all'età di soli 44 anni.
I suoi lavori sono apparsi su tutte le maggiori testate fotonaturalistiche mondiali, e in quegli anni fu giudicato uno dei migliori professionisti.
Per me è un esempio di passione e costanza e grazie a persone come lui ho imparato ad amare sempre di più la natura oltre che a cercare di fotografarla.
Le sue composizioni e la sua ricerca sugli accostamenti di colori sono unici, dovuti alla sua enorme sensibilità, tipicamente giapponese.
I suoi scatti sono una poesia per il cuore e gli occhi.
Utilizzava fotocamere e obiettivi Nikon.
7 Comments
E Pentax 67 e, con la sua morte, abbiamo perso tutti qualcosa.
Ce l'ho anche io Hoshino's Alaska, una perla di libretto rilegato da miserabili.
Bravo Bruno a ricordare questo autore ASSOLUTO!!
ciao
Valerio
Scusa, ma dietro vedo Grizzlies di Joel Sartore.
Compra Nebraska, se già non ce l'hai, di Joel.
ciao
penso che la vita del fotografo "naturalista" sia solitaria e non sempre facile come sembra.
col grande merito di regalare dei mondi "altri" nel mondo reale.
di farci vedere quello che mai vedremo altrimenti.
Sottoscrivo parola per parola.
Un profondo conoscitore dell'ambiente in cui si muoveva, non certo uno sprovveduto.
Grazie per la precisazione sulle circostanze della morte di questo valente fotografo.
Non ho commentato perché non avevo molto da dire ma ho molto apprezzato l'articolo.