06 - come si usano sti aggeggi?

Eccoci quindi alla “madre di tutte le spiegazioni” del corso di base:
si...perche’ se far comprendere che tempo breve di otturazione fa venire il soggetto fermo, mentre tempo lungo equivalga a rischio mosso, quello lo sanno proprio tutti (e bisogna pero’ far capire loro che comunque l’esistenza dei tempi lunghi di esposizione abbia il suo perche’)
mentre risulta piu’ arduo suggerire e visualizzare il senso materiale della costruzione della nitidezza di una scena inquadrata, man mano che si vada diaframmando.
Enunciare la regola in base alla quale vari la pdc, cioe’in rapporto a:

• diaframma in uso
• lunghezza focale dell’obiettivo
• distanza dal soggetto

(peraltro tutte grandezze inversamente proporzionali all’aumentare della pdc, tranne la terza, direttamente proporzionale...anche questo difficile da masticare)
serve sempre a poco: esempi pratici da visualizzare sono sempre meglio accetti, ma solamente l’assegnazione di compiti specifici, sia nel senso di assecondare il contesto inquadrato (ritratto=pdc limitata, panorama=pdc estesa, etc..) sia nel senso opposto, di stravolgere il comune senso delle cose, proprio per dimostrare a contrario quanto difficile sia uscire dagli stereotipi della comunicazione visiva.
Inoltre spiegare come la resa, anche di un semplice obiettivo a focale fissa, cambi sensibilmente al variare dell’apertura di diaframma, in termini dei parametri piu’ facilmente individuabili, come la vignettatura e la nitidezza dei particolari fini del soggetto, aiuta a comprendere quante e quali variabili possano incidere sulla buona riuscita di un’immagine.
Ma che anche in assenza di obiettivi di livello superiore a quelli posseduti, ci si possa mettere nelle condizioni di far lavorare efficacemente o al meglio l’attrezzatura di cui si dispone e che, in una prima fase, dobbiamo mettere alla frusta prima di determinare “facili” necessita’ di ulteriori acquisti: i quali da soli non possono rendere una foto migliore di come non la si sia pensata prima.