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Il punto di rottura... fotografia o fotoscopia ?
feb 03 2011 12:35 |
Max Aquila
in Editoriali
Quattro anni fa mettevo online questa discussione, basata su due articoli pubblicati anche altrove, ma secondo me allora come ancora non abbastanza compresa
.... ne riparliamo?
L'avvenimento epocale:
La prima fotocamera al mondo in grado di fare a meno di tutto il resto della catena: produce immagini e video, li può ritoccare anche on-camera ma sopratutto, ne consente l'immediata visione attraverso la proiezione diretta su qualsiasi superficie, con dimensione tra i 13 ed i 100cm di lato lungo!
Indipendentemente dalla collocazione di mercato, dal costo e dal plauso all'azienda più bella di questo mercato che é la nostra amata Nikon, c'é davvero da chiedersi cosa ne sia allo stato attuale della fotografia, intesa nel senso proprio del termine, cioé di materializzazione concreta di una percezione individuale...
Fotografia o "fotoscopia" ?
Etimologicamente parlando, fotografare equivarrebbe a 'scrivere con la luce', tracciare cio? un segno tangibile e più o meno indelebile su di un materiale concreto come la carta, il legno, la pietra.
Oggi tuttavia, a meno che non siate abituati a prendere appunti con un raggio laser su di una lastra di plexiglass (come in molti simulano, estraendo repentinamente un palmare dalla fondina), sembrerebbe che i più preferiscano limitarsi a guardare al monitor del pc, o ancora peggio, su quello della propria fotocamera digitale, il frutto delle proprie elucubrazioni.
Mi capita spesso di ascoltare critiche più o meno fondate sulle qualità di sensori ed obiettivi, basate sul fatto di averle osservate al 100% di ingrandimento su schermi dal costo di svariati variopinti bigliettoni.
D'altra parte, osservo come nel mondo professionistico dell'immagine, si tenda ormai a cercare maniacalmente di ottenere il "risultato finale" più tonico, saturo e compatto possibile sul malcapitato soggetto... oggetto di queste artificiose correzioni, indipendentemente dalla sua natura e dalla percezione di essa che se ne abbia usualmente.
Il tutto ancora più evidente quando il professionista di turno utilizzi come contropartita di tante attenzioni estetiche anche una serie di immagini nelle quali lo stesso soggetto venga maltrattato (sempre artificiosamente) in termini cromatici e di dinamica del disturbo digitale, per dare la sensazione delle antiche tecniche fotografiche oppure, ancora più di recente, attraverso applicazioni di software diffusissimi su apparecchi come gli i-Phone, così come nelle comunità dedite alla "Lomography addiction"
Normalmente queste ambiguità di ispirazione e realizzazione (riconducibili però unicamente a sperimentazioni da laboratorio) possono essere accompagnate dalla domanda:
<Quale vi piace di più delle due versioni di questa foto?>
cosa che già ci dice tanto della ferrea ispirazione dell'autore
oppure dall'affermazione:
<In camera oscura analogica si facevano le stesse cose che adesso in camera chiara digitale>
cosa che ci fa altresì comprendere come quel soggetto in camera oscura ci sia stato davvero poco per non ricordarsi a costo di quali fatiche, tempi e costi si poteva tentare di avvicinarsi dopo miriadi di prove al risultato che con pochi clic del mouse oggi un elaboratore consente a tutti di ottenere
Ingrandire a monitor un'immagine aiuta senza dubbio a cancellare ogni traccia residua dell'umana fallacia con cui le fotografie di un tempo facevano i conti col fotografo che le aveva scattate
(scherzava Bob Capa sui difetti formali delle sue foto dicendo: "se é un pò fuori fuoco vuol dire che ero molto vicino!")
ma non consente di avere un parametro assoluto di valutazione che invece continua ad esistere ed a chiamarsi oggi come ieri
S T A M P A
Non vi consiglio quindi di astenervi da questa sana palestra che consente ai fotografi di ogni livello di comprendere l'efficacia globale del metodo attuato, qualunque esso sia, da qualsiasi sorgente, argentica o digitale derivi.
Stampare le proprie immagini aiuta a stabilire un rapporto dimensionale con la fotografia anche in termini di utilizzo finale, nonché a valutare le reazioni degli osservatori in maniera oggettiva e non più in dipendenza dalla qualità e taratura anche del migliore dei monitor collegato ad un computer.
Trasferire su carta una foto aiuta altresì a tramandare e conservare in maniera differenziata una parte del proprio modo di osservare le cose e le persone.
Pratica molto utile in un mondo tanto più informatizzato quanto disinformato sul pericolo reale della scomparsa di una fetta delle memoria collettiva come ciò che ha rappresentato essere la fotografia popolare dalla sua diffusione ai primi del 1900 fino all'altroieri?
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A nudo
Percezione, superficie e segno, sono i tre principali ingredienti della nostra ricetta: la foto-grafia.
Ne parlo come di ricetta invece che di obiettivo, perché considero la sua pratica essere un mezzo, necessario a materializzare un'idea.
Siccome vogliamo lasciare il segno, allora utilizziamo una superficie per esprimere la percezione che attraversa la triade sensoriale così ben localizzata da Henry Cartier-Bresson in un percorso che coinvolga mente, cuore, occhio.
Il segno tangibile della nostra percezione (la stampa della foto su di una superficie, che oltre ad essere elemento materiale) però anche soggettivamente interpretabile già soltanto per il fatto di tentare di riportare le tre dimensioni della realtà fotografata in una mera bidimensionalità a cui la limita il supporto scelto.
In questo senso, il limitarsi alla visione delle immagini su monitor, (ciò che considero foto-scopia) consente, sia pur sempre in maniera soggettiva, di godere delle capacità tridimensionali che certi sistemi scheda grafica-monitor consentono, anche se in una condizione a volte difforme dalla realtà ripresa.
Quando fotografiamo (nel senso quindi di voler lasciare un segno) tentiamo il più delle volte di ottenere indietro quella tridimensionalità che la superficie ci nega dal punto di vista fisico, adoperandoci in fase di ripresa in tutti i modi con cui poter suscitare nell'osservatore quella sensazione di "profondità" che di rigore dovrebbe mancare alla nostra stampa.
La direzione della luce e la proiezione delle sue ombre gioca un ruolo insostituibile a questo fine e pertanto il foto-grafo tenderà ad orientare le luci rispetto il soggetto oppure, se gli riesca più facile, orientarsi lui rispetto la luce, in relazione alla posizione del soggetto.
Dove tutto ciò assume dignità artistica?
Eminentemente nella fotografia di ritratto, ancor più importante se orientato al nudo e quando voglia differenziarsi dagli altri generi, meno nobili, che del nudo fanno strumento per differenti pulsioni.
E' sconsigliabile avvicinarsi a questo genere senza aver prima metabolizzato l'esempio di chi faccia un uso strumentale delle sorgenti di illuminazione (qualunque esse siano) non solo in fotografia, ma eminentemente anche in pittura, dove lo sforzo di approssimazione al vero (mutuato da un'attenta osservazione dell'influenza della Luce sul Colore e di entrambi gli elementi sulla Figura.
Sintesi di questa attività di ricerca é la scoperta di un linguaggio delle immagini che viene manifestato indipendentemente dal giudizio estetico che concerne il soggetto ritratto: non si discute più soltanto di bello e brutto, ma di infinite gradazioni di coinvolgimento emotivo che spaziano da un estremo all'altro della nostra personale scala cognitiva.
Tanto da rendere il genere del ritratto ben all'altezza di ogni altra possibilità creativa che la fotografia associata alla gestione digitale dell'immagine ci consente.
Pertanto se sconsigliare qualcosa debbo... é proprio di far ricorso nel ritratto ad elementi di fotoritocco prima di aver invece gestito il soggetto in termini di ricerca della sua migliore prospettiva dimensionale: semplificare l'attrezzatura in questi casi, spesso giova parecchio e mette "a nudo" le capacità percettive personali.
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Allora... indipendentemente dal pretesto, cioé quello della presentazione della rivoluzionaria Coolpix [ndr: oggi arrivata ad una seconda versione] che prima o poi comprerà, se non altro per poter disporre di un proiettore digitale tascabile e di prezzo tutto sommato limitato per quanto ovviamente imparagonabile ad attrezzature specifiche di altra caratura, voglio aprire questa discussione per segnalare quanto importante invece sia diventata oggi la collocazione commerciale di un mezzo, come dovrebbe essere una fotocamera (compatta per giunta) che va diventando ogni giorno di più ... il fine ultimo della catena dell'immagine.
E se ciò ancora non smuovesse emozioni dal fondo delle vostre anime di image-catcher, pensate al potenziale danno che un apparecchio da "soluzione finale" come questa Coolpix potrebbe causare al tanto trascurato problema del memory-bug che la prossima generazione, guardando indietro alla nostra si troverà a dover affrontare:
oggi la maggior parte delle persone che scatta fotografie con compatte digitali (quali che siano) si "dimentica" sistematicamente di effettuare backup delle immagini catturate: ne stampa due o tre, secondo un principio di sana economia che il mezzo ormai ci consente e, prima o poi, butta nell'oblio del cestino digitale il resto delle foto scattate, senza riuscire a comprendere che, anche senza pretese di qualità minima, il compito a cui si era dedicato scattando le foto di viaggio, alla festa, o di ritratto dei propri cari, era prima di tutto un'operazione di conservazione documentale di una generazione, alla quale da almeno centoventi anni ci eravamo abituati a sottostare.
Un buco nella memoria collettiva:
E' questo il punto di rottura di cui parlo tra le righe di questa discussione, alla quale mi farebbe piacere partecipaste per sentire quanto riusciate a percepire il problema.
ne parlo spesso con i miei amici fotografi di tutte le...razze...
Molti sono affascinati da quelle opportunità che ritengono divertenti, creative, attuali... come Hypstamatic, l'App per I-phone che consente di ottenere una grafica assolutamente in controtendenza con le (ottime) qualità fotografiche di quel telefono in questo momento assolutamente trendy...
Altri sono integralisti bianconeristi argentici, tanto da firmare le proprie creazioni con logotipi del genere "silverprint" o simili....
esempio celebre ? Gianni Berengo Gardin, che timbra le sue stampe con diciture tipo "autentica fotografia" o rilascia dichiarazioni del genere
...E allora chissà cosa ne pensa del fotoritocco...
E' il male assoluto (ride, ndr), un taroccamento per cambiare il dna del reale senza chiedergli il permesso.<<Io sono un cronista non un creativo. La realtà la voglio documentare così com'é, senza stravolgerla ma soprattutto accantonando qualsiasi tentazione di renderla più accattivante in maniera artificiale. Ecco perché il digitale non mi piace: si scontra con la mia mentalità di fotoreporter>>
Non rendete questa discussione una tribuna su digitale-non digitale: non é questo l'argomento che intendo discutere!
Vorrei invece porre attenzione su argomenti come il ruolo sociale del fotografo nel difficile ruolo che gli é ascritto di tramandare parte della memoria collettiva del nostro tempo.
Non importa che ce ne rendiamo conto: volenti o nolenti i nostri scatti possono servire a trasportarci avanti nel tempo, nelle mani e attraverso gli occhi di coloro che saranno e che oggi non conosciamo ancora.
Come ciò sarà possibile é l'argomento principe di questa riedizione dei due articoli di cui sopra...
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72 Comments
Adri, per me, per sempre racchiude il mio orizzonte terreno.
Apres moi le deluge ...
Io, di origini ebree, faccio coincidere la mia storia con quella dei miei avi. Storicamente Ramses si pone ai confini di questa mia memoria; terrena, del tutto terrena...
Ciao,
A.
Con l'avvento dei tablet, di monitor da 7" utilizzabili come cornici, di tabelloni pubblicitari oramai non più cartacei ma costituiti da TV LED o monitor composti da più TV LED, PC, telefonini con display sempre più efficaci, telefoni fissi con monitor ! proiettori e videoproiettori di tutte le salse... io direi che la fotoscopia è sempre più invadente, corrosiva, volatilizzante ? ... oppure semplicemente è uno strumento che si aggiunge a ciò che in parte comunque continua a fissarsi sulla carta, che viene sovrastata solo quantitativamente ?
Ciao,
Adri.
la stampa è ... la stampa
Ora siamo in un'altra era, ma nulla toglie che le 2 "tecnologie" non possano convivere ...
A voi che risulta ?
Ho però notato un certo ritorno degli album fotografici per le foto di famiglia.
Nel senso che, sopratutto i non fotografi, tendono maggiormente a sfruttare i servizi di stampa on line per farsi il libro fotografico dei primi anni del figlio o delle foto dell'anno appena passato.
Un vero Nikonlander ! ... ma chi è intorno a voi ? A parte i fotolibri e le stampe-raccolte di foto fatte in mesi o anni, nella quotidianità io penso che siamo quasi tutti fotoscopisti !!
O no ? questo era il senso del mio richiamo d'attenzione ...
Concordo, sebbene sto stampando piu' per esigenza che per piacere ( solo ieri 22 stape A4 presentate per un lavoro) ritengo che la maggior parte (e mi includo in questo gruppo) e' "'fotoscopista"
Piuttosto preferisco non scattare
E nella mia stanza di ufficio ê pieno di stampe, dal 10x15 al 50x75
Negli ultimi 20 anni ho dovuto traslocare così spesso che non mi va nè di spendere soldi nè di trasportare stampe da appendere a pareti che rapidamente cessano di diventare "casa mia".
La cornice digitale occupa poco spazio, si può trasportare facilmente, è vivace, cambia continuamente, si può aggiornare ... può essere il backup elettronico del proprio portfolio stampato.
Ammesso che qualcuno ce l'abbia ancora.
Le mie stampe stanno dentro a scatole formato A2, in buon ordine, nel mio studio
Al suo fianco un pannello di compensato di due metri per quattro che ospita molte dei miei scatti che apprezzavo di più negli anni ottanta e novanta, last century...
Il resto della stanza è oberato da sovrapposizioni stratificate di fotografie, viste, scattate, stampate ed appese.."
Impolverate ed imbarcate, ma ancora efficaci nello stimolare in me pensieri, parole, opere ed omissioni.
Nessuna colpa!
Splendida foto !
Posso dire che il 93% delle immagini che guardo passa da questi supporti ...
Il resto sono quotidiani (ma se vedo una foto su un quotidiano che mi interessa la vado a cercare sul web in risoluzioni migliori ), riviste, stampe ...
Molte foto spesso sono condivise sempre più spesso sotto forma di video-presentazioni ... la stessa Nikon ha proposto la sua macchina che vorrebbe essere la più venduta (CX) con la possibilità di inserire automaticamente gli scatti all'interno di micro-filmati ... fotografia e cinematografia sono sempre più compenetrati ...
La carta è ancora un media eccezionale, ma io le mie foto più recenti del figlio e della moglie le ho spesso sul cellulare, non in un rettangolino di carta 5x7 da tenere in portafoglio ...
Fotoscopisti: siamo tutti fotoscopisti, anche chi stampa: stampa una frazione infinitesima delle immagini e fotografie che osserva in ogni istante !
Ciao,
A.
non tutti:
-dipende dal motivo per cui stampi,
-dipende dalla qualità che vuoi abbiano le tue stampe
-dipende dal valore che dai alla moltitudine dei tuoi scatti rispetto al valore che dai a quei pochi di essi che stampi
-dipende da cosa pensi delle pareti intorno a te: se siano da supporto alle fondamenta della tua casa o piuttosto da fondamento al supporto della tua immaginazione creativa: che si concretizza in una stampa...
...solamente una foto, perlappunto...
Ciao Max,
capisco il punto di vista e mi immedesimo: io stesso stampo poche cose*, quelle che mi piacciono di più o che mi sono care. Quindi eseguo collages e ho disegnato sulle stampe, le ho spuntinate, cerco di esplorare il mezzo (in proprio solo con la stampante), mi piace sperimentare con la carta che è un media incredibile e lo resterà ancora per eoni ... credo, mi illudo, di essere un fotografo in quel senso da te evocato, ma resta vero che vedo la maggior parte delle cose nuove e il lavoro e l'arte di altri fotografi non dalle loro stampe ma dal web: da monitor, quindi.
Io non ho mai visto tue stampe o quelle di qualcuno dei Nikonlander, per esempio, se non le rare del nostro annuario e in alcune altre ancor più rare occasioni: una sedimentazione su carta del meglio, di ciò che si vuole veramente trasmettere, quando i '-dipende' si incrociano e la fotografia la si vuole completare e finalizzare su questo primitivo e contemporaneamente ipertecnologico media che è la carta. L'unico che in fondo pensiamo possa sopravviverci ...
... ma devo riconoscere che le mie stampe - e quelle di molti fotografi - costituiscono tuttavia un discorso tra pochi e qualcosa di silenzioso rispetto al ribollire delle immagini familiari, sportive, di cronaca, quelle quotidiane: del nuovo dentino, della partita, della ragazza e del ragazzo nuovi, dei pettegolezzi e della saggezza popolare... il titolo è se siamo fotografi o fotoscopisti: dipende certamente dallo 'strato' di consapevolezza in cui ci poniamo, ma anche da come sta riposizionando i media e si sta riposizionando nei media l'umanità che fotografa.
Adri.
* stampo poche cose va letto in queste condizioni: per me una stampa è qualcosa di almeno 18x24cm, preferibilmente 20x30cm se non superiore ...
Stampo soprattutto foto di altri che non sempre suscitano emozioni in me e non sempre ho tempo per le mie foto, che a me sembrano molto più belle
Ho tutto archiviato per bene in complessi sistemi di archiviazione digitale, con migliaia di keywords, exif e spesso geo-tagging, ma la vera foto è quella stampata.
Ho una relazione di amore con tantissimi tipi di carta, ma solo tra le matte e le baritate. Adoro la loro matericità e come restituiscono la luce.
E per essere stampa, una stampa per me deve essere almeno un A1 cioè 90x60 cm circa. L'ampia dimensione mi conquista: è l'affermazione dello spazio parallelo alla realtà fisica, una realtà virtuale accessibile tramite un misterioso gateway verso dimensioni parallele.
Oggi sono poetico.
Con il Natale prossimo spero di arrivare in possesso di una stampante che stampi 1/4 del formato a te preferito: cioè arrivi almeno all'A3, pur con i costi connessi ...
In questo spero di riuscire a quagliare qualche libro (nei tipi di Blurb) che raccolga alcune mie foto: l'intento è anche quello di capirmi. Da lì poi dovrei essere in grado di navigare per l'A3 , mentre per i formati superiori immagino dovrò chiedere a te o a tuoi colleghi ...
Ciao,
A.
I più grandi fotografi della storia hanno avuto a fianco un grande stampatore. I casi di crasi tra le due figure sono realmente pochi.
E dato che stampiamo poco, perchè non permetterci il meglio e lasciare ad altri la gestione dei consumabili, delle carte e dei guasti ?
Per Natale, comprati una Fuji
E' chiaro che le A3+ sono costose e probabilmente sovradimensionate, però non ne ho mai avuta una e, pur avendo fatto stampare, qualche volta mi piacerebbe 'il fai da te' ...
Da adulti si gioca con giocattoli così !
Ciao,
A.
e oggi, invece?
Dopo aver vissuto l'emozione delle stampe di Michele a Bassano,
la stampa delle foto di noi tutti, cosi' diverse da essere accomunate soltanto dalla capacita' espressiva dello stampatore che, per ognuna di esse ha pensato, studiato, sperimentato e quindi eseguito il suo lavoro, in modo da essere in linea con le nostre idee...
oggi...
te la compreresti ancora la stampantina A3, Adri?
Un po piu' fotografo, grazie anche al tuo libro Blurb e un po' meno fotoscopista?
O no...?
Ciao Max !
Meno fotoscopista, fortuna mia ... per ora ho stampato solo una decina di foto su A3 fine art: una per ogni dozzina delle 100-150 stampe A3 che sono uscite per ora dalla mia Canon Pro-10. La stampa è un'esperienza bellissima: io ho potuto dedicarmici qualche volta su chimico ... ora la tecnologia ha maturato un livello abbordabile affinchè ne abbia piacere anche in camera chiara.
Ho tuttavia da dire due cose: la prima che ho sempre stampato, ma normalmente in 10x15 o massimo 18x20 ... la seconda è che spero sia chiaro che non rinnego nulla: io voglio che il FOTOSCOPISMO maturi, maturi, maturi molto ! è un sistema formidabile di trasmissione del pensiero e dell'immagine che lo trasmette; quello che serve è una sorta di FINE ART del FOTOSCOPISMO la capacità cioè di portare quel sistema ad esprimere i livelli ora possibili solo su carta. E' soprattutto una sfida tecnologica che non può conoscere come la chimica del B/N vie molto artigianali, ma sono certo che l'affinamento produrrà sempre più humus e substrati da cui germoglino Arti ora percorse solo da esperimenti.
Ciao,
Adri.
Intendiamoci poi: anche il mio 1 su 12 è 'na schifezza in confronto all'Arte che può esprimere Michele ! però è meglio di quello che può restituirmi un lab pro, o al limite equivalente (non vorrei imbrodarmi).
E poi è bello, non come vedere l'immagine apparire sulla carta in una bacinella con la luce rossa accesa, ma comincio ad avere qualche soddisfazione ... adesso ad esempio che sto finendo di usare le carte Canon ho capito che in futuro userò quasi esclusivamente cose come la Hahnemule Baryta Fine Art !
e solo quello sopravvive alla memoria:
formando con essa il ricordo.
Una frazione infinitesimale della moltitudine di immagini che si affacciano alla nostra vita.
Una stampa appesa su un muro o custodita in un album.
Tutto il resto viene via con noi, Adriano...