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[reportage] A Flower?

Inviato da Valerio Brùstia , 22 novembre 2014 · 1972 visualizzazioni

Musica bella
[reportage] A Flower?

Questo è lo spazio per il Mio Blog e quindi vi beccate questo sproloquio. I gusti musicali sono un a faccenda molto soggettiva, un po' come il vino e la pasta con i ricci di mare o la bagna cauda: non piacciono a tutti.
 Detto questo, sono andato a vedere un concerto, ho fatto due foto combattendo contro un gendarme donna che impediva le riprese (nel 2014! Un po' demodè) e ho tirato le somme sul fenomeno a cui ho assistito, e qui ve lo racconto con dovizia di particolari.
 
Andiamo, non andiamo, vado non vado.... Laura che ne dici, andiamo? Mia moglie è più decisa di me e compera i biglietti. I biglietti di che? Di un concerto? Sì, ma non proprio. Un Musical? Forse, ma nemmeno. Direi che Laura ha comperato due biglietti per un viaggio nel tempo.
 
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Sì un salto nel passato, nel 1973 per la precisione. Non voglio fare un'iperbole, non voglio raccontare quello che ho visto deformando i fatti attraverso il mio modo di interpretare, no no: qui sul palco della sala Verdi del Conservatorio di Milano, in questa sera piovosa del 14 Novembre 2014 va in scena un concerto dei Genesis del 1973 anzi per maggior dettaglio il Selling England "white show". I The Musical Box sono gruppo canadese che, da oltre vent'anni, ricostruisce con maniacale precisione quelle performance. Una fedeltà tanto maiuscola da non poter accomunare i The Musical Box alla varia truppa di tribute band che imperversano in ogni angolo del mondo e che riproducono, con varia abilità, la musica delle icone del rock di una stagione che difficilmente potrà ripetersi.
 
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E allora eccoci qui seduti davanti ai teli traslucidi di un palco modesto, piccolo e affollato di attrezzi e strumenti. L'abitudine ad allestimenti imponenti delle scenografie del pop corrente, fa apparire queste quinte come uno spettacolo parrocchiale. I The Musical Box hanno riprodotto tutto nel modo più fedele possibile. Mi fa una certa impressione vedere la folla di aste dei microfoni, matasse di cavi e cavetti correre tra sgabelli e strumenti, tra le casse spia verniciate, maldestramente, di un bianco un po' sporco. Se confrontato con una rock band corrente, questo palco appare una via di mezzo tra un magazzino ed un mercatino dell'usato. Già, perché i The Musical Box in scena portano i fasti ma anche le miserie di un decennio ormai lontano, dove la tecnologia a disposizione era decisamente limitata e, anche volendo, i soldi erano un bene effettivamente scarso.
 
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Di quei limiti di budget però, bisogna essere onesti, a musicisti come furono i Genesis assai poco glie ne fotteva in quanto tutti i loro sforzi, di ciascuno, erano orientati alla musica, ai suoni e, per il frontman, all'interpretazione di testi tanto bizzarri quanto impegnativi, parole da fare incastrare nel tessuto musicale articolato e complesso. I The Musical Box ci mostrano come questa magia veniva riprodotta sul palco. Denis Gagné (voce e flauto) esce entra dalla quinte per raggiunge il microfono nel momento giusto per prendere l'attacco del brano. Gangè ha un timbro vocale assolutamente simile a quello di Gabriel e la sua voce la sa usare bene. Dando per scontata l'importanza delle parti di tastiera di Tony Banks, qui con onore riprodotte dal giovane quebequois Guillaume Rivard scopro che l'esecuzione di brani come "Supper is ready" sono diretti dal bassista factotum che fu Mike Rutherford qui interpretato da Sebastien Lamothe solido e preciso musicista, a cui tutti si riferiscono durante il procedere dell'esecuzione. La batteria del rock di quegli anni non è lo strumento che "dà il tempo", è invece uno dei protagonisti della partitura. Così fu che il grande Phil Collins aveva il suo bel da fare nei pezzi come "Dancing with the Moonlit Knight" e quindi Mark Laflamme, che ne copre la parte, suda come un orco, come da copione. Imperturbabile, tutto sulla sinistra del palco, arroccato sul suo sgabello Francois Gagnon alla chitarra fa scivolare le dita sulla tastiera legando le note come le pensò Steve Hackett. Peccato per l'indecisione durante "Orizon", ma si rifà durante "the Knife" il cui assolo, scritto da Phillips, veniva un po' maltrattato dall'esecuzione di Hackett. Gagnon addolcisce quell'interpretazione e rende omaggio al primissimo chitarrista dei Genesis, quel Phillips che non reggeva lo stress da palcoscenico e dovette cedere il posto nella truppa. Storie d'altri tempi.
 
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Certo che è bizzarro: a portare in scena questo rock, interpretandolo nel modo più fedele possibile, tanto da ficcarsi in testa delle parrucche per assomigliare agli attori di quelle rappresentazioni, sono dei ragazzi canadesi (di Montreal per la precisione, quindi francofoni) che appartengono alla mia generazione (o più giovani). Parliamo di gente che i Genesis dal vivo non li ha mai visti e che non ha vissuto in prima persona quegli anni, mentre ha vissuto il decennio '80 del tecnopop. Evidentemente a costoro è successo quel che è capitato a me e cioè nell'età della formazione, nell'adolescenza, in cui forse si è ancora sensibili, invece di mettere sul piatto del giradischi l'ultimo LP del Prefab Sprout, hanno posato la testina sui solchi di "Nursery Cryme" rimanendo ammagliati, per tutta la vita, dalle fughe della tastiera di Banks, dalle cavalcate di Collins, dagli urli liberatori di Gabriel, un Gabriel che ... altro che "sledge hammer"!!
 
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Il pubblico ha apprezzato, davvero. Io stesso ero molto scettico, invece mi son dovuto ricredere, ho provato il piacere di risentire ancora una volta, ma dal vivo ed eseguiti magistralmente, i pezzi di una scaletta che, proposti agli attuali musicisti collaboratori di Peter Gabriel, hanno scatenato la rivolta. Ed allora eccola qui, per la cronaca, la lista di brani sgranati sul piccolo palco dell'affollata Sala Verdi del Conservatorio di Milano. Si parte con l'organo sospeso nel vuoto di "The Watcher the Skies", poi la scena si riempie della sola voce di Gagné per l'incipit di "Dancing with the moonlit Knight" , quindi la beffarda "Cinema Show" e a seguire la più leggera "I Know what I like". L'attacco delle note di "Firth of Fifth" è accolto con un boato, segue la magnifica "Musical Box", il breve intermezzo (un po' maltrattato) di "Orizon", la complessa e pretenziosa (ma che a me piace tanto) "Battle of Epping Forest" e quindi il capolavoro di 17 minuti di "Supper is Ready". A chiudere, come era da copione, il primo brano di successo dal primo LP "Tresspass": "The Knife". Dimenticavo, questa non è una scaletta scelta a piacere, no. Questa è la scaletta della tournee dei Genesis del 1973.
 
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Che dire di più ... chi sa e non ha mai assistito ad uno spettacolo di questi virtuosi Quebequois, è bene che corra ai ripari e non si faccia scappare la prossima occasione. Magari all'Operà di Parigi che spesso li ospita, piuttosto che alla Royal Halbert Hall di Londra, dove hanno suonato con lo stesso Steve Hackett. Io dalla mia sono contento che esistano persone come Gagné e soci, che hanno deciso di mantenere viva una musica che merita di essere suonata e ascoltata non una, ma cento, mille volte.
 
Valerio Brustia - Novembre 2014






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Valerio Brùstia
nov 23 2014 11:19
Eravamo seduti in fila 5 tutto sulla destra. Identica all'esecuzione del 14 novembre.
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Francesco Saverio La Notte
mar 23 2015 23:57

Ma allora non è vero che non attraversi il Ticino ........... ?

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Valerio Brùstia
apr 01 2015 09:51

Sì ma solo per particolari occasioni ... tipo andare tutti i giorni a lavorare puttanazzamiseria!

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