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[reportage] Wildlife Photographer Of The Year 2013 - La Mostra Al Forte Di Bard

Inviato da Valerio Brùstia , 26 aprile 2014 · 2831 visualizzazioni

natura. mostre

L'austero Forte di Bard è lì da solo, come un ultimo soldato in attesa di un esercito nemico da sconfiggere. Si erge all'ingresso della Valle D'Aosta, ma il lato che appare più austero non è quello rivolto verso il Piemonte, ma verso la valle, verso Aosta. In effetti il forte non è stato eretto per difendere la valle dai piemontesi (!) ma il Piemonte da invasori d'oltralpe. Questa è storia, l'attualità è che oggi il Forte non è più una sede di milizie, bensì una casa per musei, esposizioni e mostre. Una casa d'effetto che non può passare inosservata: bravi Valdostani!
 
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Tra le tante belle manifestazioni ospitate nelle sale del Forte, ce n'è una che è diventata appuntamento fisso. E' la Wildlife Photographer of the Year, esposizione delle opere vincitrici dell'omonimo concorso, concorso che fu indetto dalla rivista BBC Wildlife per la prima volta negli anni '60 e che oggi è divenuto un appuntamento unico a livello mondiale. Da che questa mostra è ospitata al Forte di Bard per noi è diventata una ricorrenza da non mancare. Che sia in pieno inverno o in primavera, un'oretta di automobile e 8 euro di pedaggio autostradale non sono cose che ci dissuadono dall'essere testimoni di questo evento unico.
 
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In tutta onestà trascinerei mia moglie anche in uno scantinato di Milano Baggio se questa mostra venisse ospitata lì. Poco importa se è illuminata maluccio o se c'è da fare una coda da 30 minuti per prendere il biglietto, questa mostra per me è "la fotografia" allo stato primordiale, essenziale, naturale. Certo che scegliere il giorno di Pasquetta non è stato un colpo di genio. Come mi ha confermato la signorina al bar del Forte (cappuccio e fetta di torta) se il tempo è brutto tutti i turisti si riversano qui al Forte. E oggi la giornata è proprio bruttarella, grigia e piovosa. Ergo, pienone. E va bè, ci siamo anche noi. 5 euro di biglietto a testa + 1 euro per poter fotografare la mostra. Mi danno una spilletta viola con il logo del forte, ma io credo che sia un gadget. Entriamo alla mostra, scaglionati a gruppi (tanti ne escono tanti ne entrano) e una signorina mi dice che non posso fotografare. Ma come no, ho pagato un euro!! E la spilletta? (mi chiede). Ah ecco lo scopo, altro che gadget! Me la appunto al pile (fa freschetto). Ma non è finita: non posso fotografare le persone a meno che io non sia giornalista con accredito, per via della privacy. Ecco allora mettetemi in galera perché un colpo di fisheye lo voglio prendere tanto da dare, a chi leggerà queste note, l'idea di come a Bard viene ospitato il WPOY e dell'interesse che suscita.
 
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Difficilmente questa mostra delude. Purtroppo, da abbonato del BBC Wildlife Magazine, mi perdo il 90% delle sorprese in quanto la rivista pubblica le foto vincitrici con largo anticipo rispetto alla mostra italiana. Ma poco male, vederle stampate 80x60 è tutta un'altra cosa. Anche in questa edizioni le immagini sono nello standard della manifestazione: sublimi. La giuria, capitanata quest'anno da Jim Brandenburg (ma che vedeva nelle sue fila anche il nostro Lello Piazza) ha scelto come di consueto foto che colpiscono l'immaginario del lettore, che mostrano le meraviglie del mondo in modo originale, mai visto prima. E questo mondo non è necessariamente esotico o irraggiungibile a meno di poter partecipare ad una spedizione della BBC o di NG. La tenerissima immagine del nido di tordi nella carcassa di un'auto arrugginita del norvegese Pal Hermansen della sezione Urban Wildlife o il martino che vola al nido lungo un ruscello dell'inglese Hamilton James sono immagini del nostro backyard, del nostro mondo quotidiano. Poi ci sono le fantastiche "bottediculo" che la manifestazione ospita sempre, come l'incredibile coccodrillo di Alejandro Prieto colto mentre preda una tartaruga marina sulle spiagge del Corcovado in Costa Rica o il più casalingo scontro tra uno sparviere e una ghiandaia ripreso dal norvegese Pal Hermasen (lo stesso dei tordi: è un diavolo questo qui), sono quelle immagini che ti fanno dire "che fortuna!". Ma la fortuna c'entra ben poco e se si va a vedere bene questa è tutta gente che può permettersi di dedicare molto, molto tempo alla fotografia della natura. In verità, e questa è secondo me la potenza di questa manifestazione, ci sono casi, nemmeno poi troppo rari, di persone che producono immagini eccezionali senza necessariamente disporre del tempo pieno sulla fotografia della natura. E' il colpo d'occhio che viene premiato come nel caso del belga Marc Steichen che immortala i tassi dietro casa sua o del'olandese Theo Bosboom il cui scatto semiacquatico della foresta autunnale del suo paese mi ha veramente ammaliato.
 
Rimarco con tristezza che anche quest'anno le immagini della sezione foto giornalismo naturale e il protfolio Wildlife (premio Eric Hosking) sono ancora una volta presentate su un unico pannello e riprodotte in tristissimi 20x30. Soprattutto il portfolio del canadese Stefanison meritava degli ingrandimenti a parete.
 
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Delle foto presentate devo confessare che ce n'è una che stona. Mi pare uno scivolone della giuria, un errore, una svista. Con buona pace per il suo autore Adam Gibbs, ma il suo scatto, un lago alpino americano nelle ultime luci della sera, non mi ispira nulla di particolare. Sicuramente all'interno di un portfolio articolato questa immagine può dire la sua, ma non da sola. Non è un unicum in cui si riesca a raccogliere chissà quale atmosfera. Mi ripeto, più che un "centro" del fotografo mi pare una disattenzione della giuria.
 
Infine un'osservazione sulla sezione dedicata ai giovani - giovanissimi fotografi. Ricordo che alle elementari la mia maestra mi diede un bel voto per un disegno e aggiunse "e un 7 anche alla mamma!". Ecco, io mi sentii un verme; son passati quasi quarant'anni, ma me lo ricordo ancora. Tornando alla mostra: escludendo il giovane indiano Advaitesha Birla che con la sua Powershot G12 ci ha regalato una vista della sua terra come solo uno che ci vive può fare, gli altri sono tutti, ma tutti, "figli di papà" nel senso fotografico del termine. Ma a chi lo vogliamo raccontare che un ragazzetto di 12 anni usi come strumento di "gioco" (sì perché a quell'età si fa questo: si gioca santiiddio, e meno male) un bel Nikon AF-S 300/2.8 su D700 o D2x ??? Quindi complimenti anche ai papà, che armano i loro figli di cotanta batteria, e qui mi fermo per non essere più cattivo e cioè a dare il premio, ex aequo, anche al così disponibile genitore.
 
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Il lato Tecnico-Fotografico della faccenda.
Come noto ai più, una caratteristica di questa mostra - manifestazione è quella di riportare per ogni foto i dati di scatto: macchina obiettivo ed esposizione. Fin dai tempi della pellicola questa usanza era di grande aiuto per chi, visitando la mostra, voleva ricostruire l'"how to", il come si fa per ottenere quella foto. Tanto è l'interesse per quest'aspetto tecnico che quelli come me prima leggono i dati di scatto poi risalgono il resto della didascalia, fino al (secondario) nome dell'autore. Questa volta mi è parso che il Brand Nikon fosse prevalente. Strano perché sono vent'anni che Canon la fa da padrone. Allora, rientrato a casa, con il volume Portfolio n°23 alla mano le ho contate.
 
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Note. Segnalo che nei dati di quest'anno ci sono un paio di refusi. Il primo riguarda l'immagine di un corvo in B/N dichiarato D1x. Con tutta la fantasia che ci posso mettere quel 50x70 NON può venire dalla vecchia 6 MP (l'ho guardato da vicino). Molto più probabile che invece di un 1 ci andasse un 3 a fare D3x, e allora le cose vanno a posto. Il secondo è l'obiettivo che Nik Nichols ha usato per ritrarre i leoni sotto la pioggia. Va bene che Nik ha la linea diretta con Canon America, ma pretendiamo che non avremmo registrato dei rumors per un 70-200/2 ?? Ecco, aggiungiamo un .8 e torniamo sulla terra.
 
 
Il sorpasso.
I dati delle foto premiate in questa edizione 2013 parlano chiaro: ci sono più foto Nikon che Canon. E' peraltro triste osservare che non ci sono altri Brand. Ai tempi della pellicola la varietà era molta, nei formati e nelle attrezzature di ripresa. Oggi con il digitale il mondo si diviso in due: Giallo - Rosso. E Nikon per la prima volta la spunta sul rivale di sempre. Andando più nel dettaglio si confermano tendenze note e si rivelano nuove evidenze. Infatti è dagli anni '90 che il fotogiornalismo si è spostato su Canon (i due premi di settore sono di Canon User). Nel mondo della fotografia non professionale (e la fotografia della natura in questo ambito è fortemente popolata) Nikon ha sempre tenuto botta cavalcando il decennio '90 a lei sfavorevole sfruttando il nome di un Brand garanzia di robustezza anche nelle fotocamere di fascia media (Canon qui ha sempre fatto acqua). Oggi la riscossa degli investimenti nel digitale del primo decennio 2010 porta al risultato e Nikon sorpassa Canon.
 
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Quali Fotocamere?
Curiosa invece è la distribuzione dei modelli di fotocamera nell'ambito dello stesso Brand. Nikon si presenta con una variabilità che rispecchia una politica di produzione piuttosto sclerotica. Mi colpisce il dato D300-D300s che dimostra come questa vecchietta tenga testa, nei numeri, alla ultra performante D4. Va segnalato che molte delle riprese D300 si riferiscono a macchine scafandrate per riprese sub (è questo un investimento che fa sì che la macchina resti in servizio per un tempo superiore rispetto al normale), ciò non toglie che siano comunque molte le immagini D300 a dimostrazione che un corpo Dx robusto in questo settore della fotografia è decisamente ricercato.

 
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In casa Canon la distribuzione è più ragionevole e si polarizza sui due modelli 5D MK II e III lasciando un sobbalzo di gaussiana alla 1D MkIV. In altre parole quello che i Nikonisti fanno con le varie D700-D3-D4, i Canonsisti lo affrontano con la 5D e in pochi con l'ammiraglia. A riguardo un'osservazione: un solo scatto di 1Dx. E' del già citato Mik Nichols di National Geographic, un fotografo per il quale aggiornare l'equipaggiamento non è un problema, perché materiali e logistica sono fornitura National Geographic...
 
 
E quali Obiettivi?
Sulle distribuzione delle ottiche c'è da sbizzarrirci nelle interpretazioni. Qui faccio notare solo un paio di dettagli. Il primo è che in casa Canon c'è da più tempo una scelta più ampia. Certo focali come il 35/1.4 sono più da fotogiornalista che da fotonaturalista ed infatti in questo ambito anche qui al WPOY trovano applicazione (il discorso di cu sopra). Ma in assoluto è la maggiore scelta a giustificare una così ampia distribuzione, ben maggiore di Nikon. In casa Nikon invece vedo conferma del tele più azzeccato da questo costruttore da 10 anni sta parte: il 200-400/4. Da utilizzatore di questo zoom per me non è una scoperta, ma come detto, una conferma. Dal confronto con Canon si vede bene come qui sia il 300/2.8 a farne le veci, che invece su Nikon è assolutamente minoritario.
 
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Curiosità è il Meyer Gorlitz Trioplan usato da entrambe le famiglie di fotografi e il Tokina 10-17/4.5-5.6 Fisheye DX, obiettivo economico utilizzato da tantissimi fotosub, addirittura in abbinamento con il TC14 (mi vien la pelle d'oca). Eppure i risultati sono lì esposti 50x70 e sono notevolissimi! Confesso che mi tenta molto ... ecco anche sta volta il WPOY mi porterà a spender soldi!

 






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Silvio Renesto
apr 26 2014 19:11

Interessante (molto), e anche curiosissimo,  reportage, classico del tuo stile effervescente e molto godibile.

Sei l'unico che riaccende in me delle scintille di passione per la  fotografia naturalistica nel mucchio di  ceneri che si stanno accumulando.

Questo, insieme all'altro tuo articolo.

Se ti riuscisse di riaccendere il fuoco, te ne sarei eternamente grato.

In caso contrario, non te ne faccio una colpa naturalmente.

 

:)

 

Silvio

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Valerio Brùstia
apr 27 2014 09:07
Silvio! Porca miseria, come fai a spegnere questo entusiasmo. I risultati non arrivano? E un bel chissenefrega? Ehhh, capirai, son 25 anni che faccio solo dei gran buchi nell'acqua. Ma me ne sbatto allegramente perche' il bello e' farsi sorprendere dalla natura, e questo succede anche dietro casa! L'altro ieri sono andato ancora x lepri e fagiani. Ne avevo una coppia nel mirino, lontano, ad un bel momento son scappati, cosi per niente (credevo). Poi guardando da sotto la rete proprio davanti a me a meno di 20 metri, c'era mica un bel capriolo?? Ovviamente ho sbagliato tutte le foto, ma chissenefutte! Ho ancora in testa il suono degli zoccoli picchiati sul terreno (ha capito che sotto quel fagotto c'era qualcosa, io, e picchiando lo zoccolo voleva indurre qualche movimento). Se non fosse per sta cacca di sinusite sarei li tutte le sere. Forza e mai perdersi d'animo Ciao
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Massimo Vignoli
apr 27 2014 20:53

Bellissimo reportage, bravo Valerio. A questo punto voglio proprio andarci a fare un giro! E pensare che, di ritorno dalla Bretagna, sono passato li sotto proprio questa mattina...

 

Ciao

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Valerio Brùstia
apr 28 2014 08:41
Si Massimo, ci devi andare! Sono stampe fatte molto bene, son belle grandi, si apprezzano i dettagli in modo gustoso, ad esempio il vulcano eruttante di Gorshkov e' un piacere per gli occhi. Ciao

Valerio, ha ragione Silvio: leggerti è come bere un... frizzantino  :).

La mostra è tanto bella quanto lontana, quindi grazie per la visita 'virtuale'.

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