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[reportage] Non è più strano... il Tai Chi Chuan nei Parchi a Milano.

Inviato da Silvio Renesto , 05 agosto 2017 · 7202 visualizzazioni

reportage bianco e nero cultura
[reportage] Non è più strano... il Tai Chi Chuan nei Parchi a Milano.
 
Non sembra (più) un'arte marziale. Oggi la stragrande maggioranza di chi pratica Taijiquan, soprattutto nello stile Yang, lo fa per la salute e per rilassarsi. Ma non è sempre stato così.
Il capostipite del clan dei Chen era un militare e i suoi discendenti erano famosi per la loro abilità nel combattere, soprattutto con la lancia. Yang Lu Chan e i suoi figli addestravano la guarnigione imperiale. Yang Bahn Hou, Uno dei figli di Yang Lu Chan, aveva fama di combattente spietato, temuto dai suoi stessi studenti. Allora il Taijiquan era veramente un'arte marziale.
L'allenamento era ben diverso da oggi: Intenso, quotidiano, per molte ore al giorno, comprendeva posizioni statiche per rafforzare il corpo, forme lente per connetterlo, forme veloci per esprimere la forza in modo esplosivo e penetrante. Ci si addestrava al combattimento contro avversari a mani nude e con armi, a piena forza e velocità.

 

L'evoluzione "salutistica" iniziò a partire dagli anni '30 in Cina, quando un discendente della famiglia Yang iniziò ad ammorbidire la pratica, almeno in pubblico, enfatizzando l'aspetto benefico per la salute, a scapito di quello marziale. I movimenti fisicamente più impegnativi vennero eliminati dalla forma lenta e le forme veloci furono man mano trascurate e per lo più andarono perse. La pratica a due venne ridottaad alcuni esercizi di base.
 
 
 
 
 
 

 

Immagine Allegata

 

Parco Sempione

 
Si recuperarono trattati che collegavano la pratica con il Taoismo e la Medicina Tradizionale Cinese. Questa "svolta terapeutica" ebbe grande successo; la popolarità dello stile Yang aumentò enormemente e col tempo altri stili di Taijiquan si adeguarono, con qualche eccezione (come lo stile Chen), che mantenne, una componente più marziale.
 
 
   
 

Immagine Allegata

 

 

Nello stile Chen sono presenti molti movimenti "esplosivi"  tipici del Taijiquan marziale. Parco Sempione

 
 
L'evoluzione "morbida" venne accentuata in Occidente da correnti di pensiero "alternative" che adottarono il Taijiquan come pratica meditativa "Yoga in movimento" oppure arte marziale non violenta (un ossimoro...), arricchita di significati che i fondatori non si sarebbero immaginati (Yang "l'Invincibile" non sapeva nemmeno scrivere...). Ad oggi, gran parte dei praticanti di ogni livello, soprattutto nello stile Yang, non ha mai provato a confrontarsi con un avversario "deciso".
 


Immagine Allegata

 

 
 Immagine Allegata

 

Il Taijiquan si può praticare lentamente per la salute. Parco Trotter sopra, Parco Sempione sotto.

 

 

Immagine Allegata

 

Ma  c'è chi continua a studiare anche la parte marziale 

 
Negli ultimi anni però si è visto aumentare l'interesse per un Taijiquan un po' più concreto in alcune scuole Yang; mentre lo stile Chen (che fa ampio uso della forza "esplosiva") sta riscuotendo maggior successo. E' importante, non perchè si debba studiare il Taijiquan per combattere, ma perchè gli aspetti marziale e terapeutico sono strettamente legati: se non si conosce il significato dei movimenti è difficile ottenere i desiderati benefici per la salute. Solo sapendo che in quel movimento si sta deviando, tirando, spingendo o colpendo, l'intenzione guida il corpo a muoversi in modo corretto, regola lo spostamento del peso, la tensione muscolare, l'equilibrio, e aiuta a mantenere la struttura. Se non c'è la consapevolezza del gesto, questo rimane un movimento astratto e ci si ritrova allora con una strana ginnastica che non rafforza granchè nè corpo nè mente. La pratica delle armi del Taijiquan oggi ha sicuramente poco senso dal punto di vista combattivo (a meno che non si decida di andare in giro con una sciabola), ma rimane ugualmente utile, perchè aumenta le capacità di coordinazione e rende più impegnativo mantenere equilibrio e connessione.
Chi invece fosse attratto proprio dall'aspetto marziale tradizionale del Taijiquan, trovando le scuole in cui questo viene insegnato, avrà molto da scoprire.
 
 
 

Immagine Allegata

 

 
Nota bibliografica. Se volete informarvi sulla storia del Taijiquan, per lo stile Yang consiglio caldamente due libri:
Douglas Wile (curatore) Yang Family Secret Transmissions. Sweet Chi Press
e
Yang Jwing-Ming Tai Chi Secrets of the Yang Style. YMAA Publication Center.
Sono due traduzioni degli insegnamenti (orali) trascritti dai discepoli diretti delle prime generazioni degli Yang, commentate in modo approfondito. Gli autori sono due esperti, (un sinologo docente universitario Douglas Wile, un noto maestro di Arti Marziali Yang Jwing-ing). Partendo da background diversi concordano sostanzialmente nelle interpretazioni.
Chi volesse invece sapere di più su tutto il Taijiquan, la via più breve è il monumentale sito di Peter Lim Tian Tek
http://www.itcca.it/peterlim/
Abbastanza accurato, molto completo, sufficientemente documentato e di gran (e ripeto gran) lunga meglio di tanti libracci infarciti di panzane.
Lasciate stare invece i manuali e le derive troppo filosofeggianti. 
 
Come avrete forse notato nel leggere l'articolo, ho omesso volontariamente i nomi delle scuole da me fotografate, delle scuole in cui ho studiato e non ho dato consigli su dove e da chi andare. Questo per non fare pubblicità a qualcuno  a scapito di qualcun altro. Pregherei quindi anche chi commenta, qualora fosse praticante,  di evitare di citare scuole, nel bene o nel male. Commentate le mie foto, discutete del lato sociale, culturale, storico o tecnico ma asteniamoci tutti da (auto)promozioni.
 
Note fotografiche: per fotografare una forma di una qualsiasi arte marziale in cui i soggetti non si fermino in posa apposta per il fotografo, è meglio sapere qualcosa di quella disciplina, per individuare i momenti significativi. Questo vale ancora di più per il Taijiquan dove i singoli movimenti, pur essendo lenti, fluiscono uno nell'altro senza soluzione di continuità (se i praticanti sono bravi) per cui non si hanno degli stop fra un movimento e l'altro. Il rischio è di cogliere i movimenti in anticipo o in ritardo mancando l'espressione finale del gesto.
L'altra difficoltà è che i praticanti nei parchi mostrano di vari livelli di esperienza all'interno di uno stesso gruppo; a volte l'esecuzione dei movimenti è sincrona, con effetto piacevole, altre volte invece c'è chi è in anticipo e chi in ritardo o ha posture strette o larghe; e il risultato "fermato" dall'immagine è disarmonico. Spesso di questo ci si accorge solo quando si selezionano le immagini, al momento della ripresa è difficile avere una vista d'insieme.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





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...da praticante sono molto contento di questa diffusione e del fatto che non sia piu' strano vedere nei parchi gruppi di persone che si allenano , purtoppo pero' quasi sempre sono solo movimenti lenti...

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Silvio Renesto
ago 06 2017 12:35

Grazie. 

 Come ben saprai, la percentuale di scuole che insegnano la parte più marziale (non dico il tuishou,  ma qualcosa di più attivo)  sono una minoranza per cui è più difficile incontrarle.  Nel Milanese ne ho viste  una di stile Chen (che ho mostrato) e due di stile Yang  (una a Milano, una a Monza).  Le altre erano "morbide".

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Andrea Zampieron
ago 10 2017 22:09

Ciao Silvio bel reportage ben descritto e fotografato, tutte le arti marziali hanno un percorso salutistico ma dovrebbero comunque avere un percorso applicativo , altrimenti non sarebbero arti marziali .

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danighost
ago 13 2017 09:13

Grazie per la lettura Silvio ... non mi ricordo se ti avevo detto che pratic(av)o il qi gong ...

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