Riflessioni sulla street photography
(09.02.2012)
Fotografare fra la gente mi piace, parecchio. Bighellonare per strada cercando di catturare scene curiose mi affascina, mi diverte, è un pò una sfida con me stesso e le dinamiche che mi stanno intorno.
Ma c'è un tipo di street photography che proprio non tollero. Prima di tutto perchè è irrispettosa dei soggetti che ritrae.
Scattare col flash, senza quasi guardare nel mirino, quasi aggredendo la gente che è per strada, lo trovo inaccettabile.
Se è il metodo per tirar fuori immagini ad effetto, con inquadrature dinamiche e spettacolari, non è il tipo di foto che fa per me.
Mi riferisco a questo tipo di approccio:
http://youtu.be/IRBARi09je8
Ho scovato un filmato di una fotoamatrice newyorkese che, invece, rispecchia più da vicino il mio modo di avvicinarmi alla gente. Quando si tratta, ad esempio, di visitare piccoli borghi ed ambienti di paese, conversare con le persone è piacevolissimo, chiedergli il permesso di far foto e informarsi della loro vita e attività diventa un tutt'uno con lo scatto. Si entra in contatto diretto con la gente. Ok, diventa anche un altro tipo di fotografia, non prettamente da istante decisivo bressoniano, ma non è neppure un saltare addosso alla gente facendola spesso trasalire o, peggio ancora, infastidendola:
http://youtu.be/w1ZV9Bjoerc
L'approccio ideale, per me, resta comunque quello dell'autore delle seguenti parole: "Io non aggredisco il soggetto. E' la mia mente che corre sempre: guardo lo sfondo, il soggetto, la luce e aspetto che la situazione si evolva".
http://vimeo.com/17855680
David Alan Harvey
Detto questo, ritengo migliore il secondo approccio, più rispettoso della dignità del soggetto.
Un pò come le foto che si fanno in Africa, con gente che si lancia addosso ai nativi manco imbracciasse un M4.
Molto più corretto salutare e GUARDARE cosa succede intorno a noi, così che non sia solo un furto di immagine ma un'esperienza che arricchisce tutti, fotografo compreso.