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[natura] La storia dell'imprendibile Picchio Verde e del fotografo (im)paziente.

Inviato da Bruno Mora , 01 maggio 2014 · 5698 visualizzazioni

Riuscire a fotografare il Picchio verde era una sua fissa. Da anni.
Ma il tempo non bastava mai, c'era sempre un intoppo che gli impediva di appostarsi vicino a quell'albero osservato tante volte. E quando gli riusciva di farlo, era sempre per poco, troppo poco tempo.
Lo aveva avvistato in volo tante volte, conosceva alcune zone che frequentava, aveva fotografato il Rosso Maggiore, durante una nevicata in pieno inverno, e in tutte le altre stagioni dell'anno. A volte bene, altre meno bene.
 
Ma non gli bastava, voleva il Verde.
 
Lo aveva intravisto, in mezzo al folto dei rami, arrampicarsi fino lassù, sull'antico albero di cachi piantato da suo nonno più di ottant'anni prima, macchia verde vivo in mezzo a macchie rosse e  grigie, a becchettare gli ultimi frutti prima che la neve e il gelo li distruggessero irrimediabilmente.
Si era ripromesso di sfrondare il vecchio nodoso caco, togliere quei rami che impedivano di vedere bene, dietro i quali il Verde si celava, come se lo facesse apposta, facendosi beffe dei tentativi del fotografo.
 
Immagine Allegata
 
Immagine Allegata
 
La frustrazione aumentava, ammirava sulle riviste e sui siti internet del settore splendide immagini, riprese con una luce bellissima, con colori meravigliosi e da distanze ravvicinatissime. Ma quelli erano fotografi professionisti, cosa poteva fare lui, semplice appassionato sempre a contare il poco tempo che poteva dedicare alla fotografia naturalistica.
 
L'ultimo inverno si era nascosto nel capannino, vicino al caco, dopo averne pulito le fronde intorno a una delle ultime grosse palle rosse rimaste, e aveva passato una intera rigida domenica di gennaio,  seduto immobile ad aspettare, senza mai uscire, combattendo il freddo, che iniziava a salire dalle gambe in su, con sorsate di caffè caldo dal termos che si era portato da casa.
Alla sera, guardava desolato alcune delle poche foto che aveva scattato per ingannare il tempo.
Si trattenne dal cancellarle, dopotutto anche un merlo ripreso al tramonto in controluce ha una sua dignità, e che diamine!
 
Immagine Allegata
 
Passarono le settimane, arrivò la primavera,  insieme all'Airone rosso, alla Sterna, al Cavaliere d'Italia, al Cuculo.
Aveva osservato i movimenti di un altro Picchio, non quello che aveva atteso durante tutto l'inverno, un altro, ed era certo che tutti quegli andirivieni potevano significare una cosa sola: nido nelle vicinanze. Ovviamente del nido in sè non gli importava nulla, non voleva nemmeno sapere in che albero preciso si trovasse, temeva di rovinare la covata, ma sapere che la zona era quella giusta lo rinfrancava. Per di più, era in una zona dove si recava spesso a fotografare uccelli acquatici, e quindi, forse, avrebbe preso due piccioni con una fava.
 
Quel giorno era intento a riprendere aironi, un Airone Rosso si era appena posato dietro un canneto e lui attendeva che ne uscisse, anche se sapeva che avrebbe potuto rimanere nascosto per ore senza involarsi.
La zona periferica dell'occhio registrò un movimento improvviso, una specie di lampo verde, poco più in basso della sua postazione.
Girò il capo e lo vide. Era a non più di 6 metri, con gli artigli stretti intorno a una canna lacustre.
Ed era bellissimo. Un maschio, con la caratteristica barra rossa sotto il becco.
E stava guardando lui.
Tutto avvenne in una manciata di secondi, il tuffo al cuore, il battito cardiaco accelerato.
"Non avere mai fretta di scattare, aspetta", gli avevano insegnato, ma quelle parole non gli attraversarono nemmeno per un istante il cervello.
Ruotò di pochi gradi il teleobiettivo, inquadrò e premette il pulsante. Il rumore dell'otturatore venne avvertito dal Picchio, che si involò. Ma lui riuscì a fargli quattro scatti. Solo quattro.
 
Immagine Allegata
 
Immagine Allegata
 
Immagine Allegata
 
Immagine Allegata
 
Tornando a casa si sentiva ancora agitato ed emozionato, pensava a quanto tempo era durato tutto, 4 scatti a otto foto al secondo fanno mezzo secondo, più forse un altro secondo o due dal momento in cui lo aveva visto. Due secondi di estasi allo stato puro.
Alla sera rivide le immagini. e decise che le avrebbe fatte stampare. Anche se non erano da National Geographic, anche se non avevano un bello sfondo e l'ultima  aveva le punte delle remiganti tagliate, perchè era davvero vicino.
Curioso come tutte le frustrazioni, le fatiche, le ore spese in appostamento, fossero state spazzate via, cancellate, dimenticate.
In due secondi di estasi.
 
 
L'idea di scrivere questa storia (vera) mi è venuta leggendo un articolo di Valerio Brustia in cui l'Autore parla di una vecchia quercia secca e della possibilità di fotografare magari il picchio verde. 
Gli faccio i migliori auguri di riuscire nel suo intento.
Queste sfide non finiscono mai, a me poi è rimasto quel chiodo fisso di fotografare il Verde sul mio albero di cachi. Prima o poi...
 
 
 






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Valerio Brùstia
mag 02 2014 09:56
Bottazza de .... Grande Bruno!!! Ma che te ne fotte della punta tagliata. Hai un verde a fuoco perfetto con le ali aperte nell' azione piu' dinamica che ci si puo' aspettare, l' involo! Sai che ti dico, croppala tagliando anche l'altra ala e rendi l'inquadro simmetrico. Ma sul tuo caco ... Mettere una foto trap? Tanto il caco e' nel tuo orto. Una roba tipo Tim Laman e gli uccelli del paradiso. Grandissimo Bruno Grazie di questo regalo, leggere queste avventure e' il senso di tutta la faccenda. Dai che siamo a maggio e il bosco cosi' bello non lo sara' piu' fino all'anno che viene. Vuoi mettere un verde nel verde? Eh, che sfida Ciao Valerio
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Bruno Mora
mag 02 2014 10:12

Non mi intendo di fototrap, anzi se qualcuno ha da darmi dei suggerimenti o dei link utili mi farebbe un favore. Tempo per studiare ne ho, fino al prossimo autunno inoltrato non se ne parla.

Grazie del commento e dell'ispirazione Valerio.

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Valerio Brùstia
mag 02 2014 10:46
Dipende cosa si vole comandare. Wirless con controllo completo, live view incluso, Cam Ranger e' molto diffuso. Si vede che funziona. Altrimenti cavo usb con repeater, si va a 30m, costa meno. Sto lavorando a questa soluzione per fotografare i pesci (che e' un po' piu' complicato per via dello scafandro). Se si vuole il solo scatto con meno di 30 euro telecomando radio tipo phottix. Nel caso di servizio self portrait occorre coppia fotocellule con alimentazione e circuito di chiusura contatto. Mi stufo solo a pensarci. Ma il vero casino e' piazzare la fotocamera e i flash: morsetti e difese meteo sono necessari e poi batterie maggiorate per i flash ... E' un bell'impegno.
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Silvio Renesto
mag 02 2014 14:36

Il picchio l'ho commentato nel forum, qui m i sono goduto la storia :)

 

Uno specialista di fototrappole era Ernesto Torti, mi pare ne abbiamo già parlato, dico era perchè è scomparso da internet (il suo sito non è più aggiornato da  anni ed è sparito da tutti i forum :( )

 

Lui aveva adattato credo dei sensori di movimento/fotocellule  dagli antifurti.

 

Su Juza c'è una discussione in merito con riportati molti link, ma bisogna vedere quanto è obsoleta.

 

http://www.juzaphoto...ola_fotografica

 

fra i link della pagina di cui sopra, c'è questo, in cui a pag 3-4 si dice qualcosa.

 

http://valbrembanawe...fotografico.pdf

 

Silvio

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danighost
mag 02 2014 15:35

Bruno, senza offesa, ma ho preferito il racconto agli scatti, non che siano da vomito, ma il racconto ha veramente quella marcia in più ;) ... sull'ultima foto sono del parere di Valerio, avercene ... 

 

di Torti non lo sapevo, ci avevo chiacchierato qualche volta su (forum) nital ...

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Valerio Brùstia
mag 02 2014 16:06

Hoops, l'ho conosciuto di persona.

 

A qualche curioso felice di parlarne via MP

 

ciao 

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walter.barra
mag 06 2014 19:07

belle le foto, bellissimo il racconto.

per le fototrappole posso dirti che si trovano molte piu' cose di quante se ne possono immaginare.

sensori ir, sensori suono, sensori luce e il classico laser.

qui trovi qualcosa http://www.triggersmart.it/

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dirk pitt
mag 21 2014 15:03

per quello che ne capisco, mi sembrano bellissime.Bravo!

che bella storia!!
me la sono proprio letta volentieri, come se fossi in capanno con te.
il segreto delle belle storie è essere specifici... questo caffé caldo, le gambe che si congelano... il freddo di gennaio che ti attanaglia... mi pare di sentirli.

complimenti

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